Prima o poi qualcuno dovrà rifarlo.
Mi manca Blob of the Blogs. Era una cosa geniale, solo ora me ne rendo conto.
Storicamente, è stato il primo aggregatore di blog italiani, ed è stato un posto importante dove conoscersi (beh, beh, un archeoblogo pignolo a questo punto mi prenderebbe in castagna: The Hub è molto più antico). Negli stessi giorni stava incubando anche UBW, la finestrella bianca piena di notizie di guerra che vedete qui sotto.
Poi c'è stata la blogbar, il blog aggregator... (per favore, non vogliatemene se non li cito tutti. Col tempo m'informerò, m'iscriverò, risponderò a tutte le mail, aggiornerò la colonna dei link, implementerò i feed rss, laverò la macchina, diventerò una persona migliore).
Tutti questi progetti rispondono alla stessa esigenza: selezionare i blog da leggere. Ma con quale criterio? Qui si apre una voragine. I blog sono molto suscettibili in materia: non amano essere responsabilizzati, né sottovalutati. Reclamano il diritto di scrivere fuffa, ma anche di fare concorrenza al giornalismo d'assalto. E non sempre si riesce a capire se fanno sul serio o no (diffidate dai layout!).
Di solito gli aggregatori funzionano "a invito": è il loro limite. Sono la rassegna di un limitato circolo di blog che si auto-responsabilizza. Nessuno vuole ammetterlo, ma il circolo non può allargarsi all'infinito: ci sono limiti strutturali. Altrimenti l'aggregatore rischia di diventare una copia cache di tutti i blog italiani: ma a questo punto è molto più divertente pescarli dal vivo (parola di uno che naviga da casa col modem).
Il Blob funzionava in un altro modo: tutti potevano partecipare, ma uno alla volta. E tutti potevano segnalare qualsiasi cosa, ma erano tenuti a decontestualizzarla, a inserirla in un discorso frammentario, a trasformarla in qualcos'altro. Essere lincati sul blob mi faceva un po' l'effetto di incrociare uno specchio per strada: dapprima non ti riconosci, e poi ti spaventi: dunque questo è il modo in cui mi vedono gli altri?
E - particolare ulteriormente geniale - tra le "regole del gioco" ce n'era una fondamentale: mai lincare sé stessi. Chiunque poteva partecipare, ma a prezzo della propria autoreferenzialità. Al massimo poteva organizzare uno scambio di favori, ma era pur sempre uno scambio. Bisognava essere lettori, oltre che scrittori di blog. (Io, onestamente, i lettori di blog non li ho mai capiti, ma sono così felice che esistano).
Infine, il Blob non era una cosa seria. Ed è soprattutto per questo che lo rimpiango.
Una volta i blog erano un gioco, il diario delle cazzate, un modo di sembrare indaffarati nella postazione di lavoro. Oggi non più. Oggi i blog sono in guerra: la descrivono, la combattono. E' una guerra di parole, ma è sufficientemente fastidiosa.
Oggi che sui blog si contano i morti, si fotografano i morti, si lotta tra morti giusti e morti sbagliati, io mi rendo conto (troppo tardi, come sempre) che vorrei indietro il mio giocattolo, per favore.
E comunque ringrazio Strelnik. Sono così felice che esistano persone come lui.
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