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venerdì 20 maggio 2005

- 2025

La democrazia ha dei grossi limiti (e il tempo è una treccia)

Ricapitolando, qlla notte a Bisanzio Arci m'insegnò tre cose. Cominciando dalla meno importante:

1. Io ho dei limiti. Tutto sommato, non sarei stato un'ottima alternativa a Berlusconi. Avrei portato al governo le mie incompetenze e idiosincrasie, così come lui aveva portato le sue. Il mio score finale era 2,5% ("gli annalisti ti ricorderanno come RUTELLI IL RISIBILE"). Da quel giorno mi fu più simpatico, tanto che in seguito fui onorato di prendere parte all'unità di crisi che organizzò il blitz e la liberazione del futuro pontefice del Teopop (io preparavo il caffè).

2. Anche la democrazia occidentale ha dei limiti, più tragici dei miei. Chiunque prenda per cinque anni il volante di una piccola grande nazione, può al massimo evitare dignitosam qualche buca nel tracciato. Non c'è tempo per cambiare la rotta. I principali disastri finanziari (la Fiat, la Parmalat), erano già in cantiere; i bond argentini sarebbero comunq crollati con o senza di me. In un senso aveva ragione Berlusconi: è colpa della gestione precedente. È sempre colpa delle gestioni precedenti.
"Sono qste maledette elezioni che ci fottevano. Ogni cinque anni cambiava tutto".
"E poi qlle a medio termine, le provinciali, comunali…"
"Se una farfalla batteva le ali ad Aci Trezza, a Roma cambiavano due ministri".
"E i referendum su questo e quello".
"Il sistema non selezionava buoni statisti. Selezionava solo ottimi conduttori di campagne elettorali. Che a loro volta avevano interesse a trasformare la vita politica nazionale in una campagna elettorale permanente. Ma scusa, tu investiresti in un'azienda che cambia tutti i quadri ogni cinque anni?"
"Ho investito un gatto, una volta".
"Ci difendevamo dietro l'alibi che lo Stato dovesse comunq divenire più leggero. Ma dove, ma quando. Lo Stato continuava a crescere, con gli interessi in ballo. Politiche ambientali, energetiche, militari; interi popoli in migrazione; la responsabilità dello Stato cresceva, e noi continuavamo a eleggere supplenti a tempo determinato. Se vuoi un lavoro fatto bene, non chiami un supplente a tempo determinato".
"Ma certo che no".
"Guarda i cinesi. Solo loro hanno saputo giocare la partita dall'inizio ad adesso. È dal 3000 BC che sono in campo. Hanno solo cambiato dinastia ogni tanto. La dinastia di adesso si chiama Partito Comunista".
"E funziona".
"Altro che piani quinquennali, i piani cinquantenari, fanno. Se c'è da spostare una regione per fare una diga, loro prendono la regione e la spostano. Niente comitati di protesta. Niente campagne elettorali. Pura gestione del potere. C'è tanto da imparare, sai".


3. Il futuro è già determinato, perché il tempo è una treccia. Qsta è l'idea di cui Arci andava più fiero. Come quel biologo (non mi ricordo il nome), che dopo aver studiato per anni il puzzle del DNA, un giorno si svegliò pensando: e se avesse la forma di una doppia spirale? Allo stesso modo, un giorno Arci si era svegliato con qsta idea: il tempo è una treccia, composta da vari fili annodati assieme e infiniti.
"I fili rappresentano i nessi di causalità. Mi spiego. Quand'ero studente una sera ho lasciato per sbaglio il frigo aperto, e ho rotto un pedale della bicicletta".
"Poverino, e quindi?"
"Lasciami continuare. C'è un filo che porta lo sportello del frigo lasciato aperto al buco al pedale della mia bicicletta: basta solo capire da dove passa. Nel frigo c'erano tre bistecche che il mattino dopo non erano molto fresche. Il filo lega sportello di frigo e bistecche".
"Non le hai buttate via".
"No. Detesto buttare via il cibo, così le ho mangiate. Ho camuffato il gusto del rancido alla maniera degli antichi: con molto pepe. Il filo passa dallo sportello del frigo al pepe".
"Il pepe fa male".
"Infatti tre giorni dopo ho avuto un'infiammazione alle emorroidi, e il filo passa anche da qui".
"Non so se ho voglia di sapere il seguito".
"L'infiammazione m'impediva di sedermi sul sellino della bicicletta, che era il mio mezzo di locomozione. Ma ero giovane e sportivo, così continuai a usarla per una settimana, reggendomi in piedi sui pedali. Finché uno dei pedali non ha ceduto sotto il peso. Ecco dove arriva il filo. Ma in realtà il filo non comincia e non finisce da nessuna parte: c'è un'infinità di fili che partono dall'infinito e finiscono nell'infinito".
"E se fosse un solo filo che compie infiniti giri?"
"È un'ipotesi molto elegante che ho accarezzato a lungo. Anche perché, se così fosse, basterebbe tirare il filo in un punto per cambiare tutto l'universo. Cambi le previsioni del tempo del 13 maggio 2001, metti bel tempo invece che pioggia, i berlusconiani vanno al mare, Rutelli vince le elezioni, l'Italia non va in crisi. Ma come vedi non è così. Il futuro è altrettanto determinato del passato. I fili sono infinitamente annodati tra loro, di modo che non puoi modificare più di tanto il loro assetto. Se tiri un filo da qsta parte, l'universo lo tira dall'altra, e il risultato finale non cambia".
"Stai dicendo che avresti rotto il pedale anche se avessi gettato via le bistecche?"
"Ti sto dicendo che oltre al filo che porta dalle bistecche al pedale, ce ne sono altri che passano per la mia passione smodata per il pepe, per il perno arrugginito dello sportello del mio frigo, per le mie emorroidi soggette a infiammazioni, per la fragilità dei pedali della mia bicicletta, tali da rendere comunq molto probabile il risultato finale. Le causalità sono fili, ma miliardi e miliardi di fili. Non puoi pensare di cambiare il mondo tagliandole un filo alla volta. Berlusconi ti sembrava molto importante, ma è solo un filo tra tanti".
"Un filo molto grosso".
"Non più grosso di tanti".
"Va bene, cosa mi vuoi dire? Che il futuro non si può determinare?"
"Ti sto dicendo che il presente è determinato tanto dal passato quanto dal futuro. È una sezione di una treccia infinita che non puoi districare, perché ciascun filo che la compone è infinito".
"Insomma, tu credi al destino".
"Ti sto presentando una descrizione scientifica e razionale del concetto di destino".
"Non ci vedo nulla di scientifico in qsto, Arci".
"Se ti rimetti il casco, ti posso mostrare scientificam in che modo…"
"No, va bene, mi fido".

8 commenti:

  1. Tutto questo bel discorso per dirci che la dittatura e' preferibile alla democrazia e che Berlusconi era inevitabile? Mi chiedo dove voui andare a parare, per conto mio non sono d' accordo.

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  2. Bel post, molto arguto, solo che la tesi finale è assolutamente falsa, scientificamente.
    Non che le premesse siano sbagliate, anzi, c'è una visione tanto acuta che invoglia al confronto. Quel che c'è di diverso, nella struttura del reale, è che un sistema di fili così ingarbugliato ha una struttura di tipo caotico, non nel senso di bordello informe, ma di struttura del tipo di quella studiata dalle scienze del caos e della complessità, che sono piuttosto recenti, ma hanno fatto passi da gigante nell'ultimo secolo. Per esempio, non è più proverbiale l'inaffidabilità delle previsioni del tempo che, anzi, oggi permettono già a metà settimana di sapere con ottime probabilità che tempo ci sarà nel week end. Per inciso, non è un esempio marginale: l'esempio classico delle reti di fili è quello di Thom sul battito d'ali che (con)causa l'uragano in Cina, mentre scienza e filosofia considerano da Leibniz alla quantistica centrale la questione se tutti gli orologi siano nuvole o viceversa e quanto e come e in che senso preciso.
    Bene, oramai alcune verità matematiche e scientifiche sui sistemi caotici sono assodate e appurate in modo certo (sempre contestualizzabili, integrabili e raffinabili e in tal senso falsificabili, ma solo in tal senso). Una di queste è che un sistema caotico ha dei meccanismi di funzionamento che entrano nelle dinamiche interne a tutti i fenomeni che vi partecipano portandole a cooperare al suo mantenimento.
    Un'altra è che nessun sistema complesso, tanto più quanto è caotico, è stabile: nuovi ordini, più o meno caotici, possono emergere.
    Com'è possibile, se ogni fenomeno inserito nelle dinamiche del sistema caotico concorre a concausarle? Dimostrazioni matematiche dicono che funziona così: una nuova struttura, con una diversa logica di funzionamento, appare alla periferia del sistema, in zone dove le sue dinamiche agiscono meno intensamente, operando azioni tali da indurre anche altre formazioni dello spazio finora totalmente e tuttora prevalentemente occupato dalla logica del sistema a adoperare in modo conveniente la stessa nuova logica di funzionamento; nella misura in cui tale logica è in grado di adattarsi meglio della conformazione precedente all'ambiente, il sistema muta. Non per rivoluzione di una parte contro l'altra, né per riforma, bensì per soppiantamento.

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  3. Del resto non ce lo dice solo la matematica: la lunga storia della vita e la brevissima delle società umane lo dimostrano con costanza. A parte mutamenti catastrofici dell'ambiente, tali da facilitare enormemente tutta la dinamica, anche se non in senso "migliorativo" per l'ecosistema nel complesso, la storia della vita è tutta così: specie di forme forse in parte casuali ma certo determinate dalle proprie forme si sono sempre replicate, talvolta mutando fino a divenire specie nuove e talvolta venendo soppiantate da altre. Sia per le nuove caratteristiche all'interno di una specie che fra specie diverse, però, i cambiamenti sono sempre avvenuti così: una nuova forma emerge da qualche parte e per qualche motivo riesce a riprodursi meglio di quelle finora dominanti. Anche nelle società è lo stesso: la borghesia non si è affermata sulla nobiltà perché questa un bel giorno ha maturato la propria coscienza e, soppesando pregi e difetti dell'esser nobili o borghesi ha deciso di riformarsi, né mettendosi d'accordo tutti i borghesi e rivoltandosi in forze (ci han pure provato, quando già era in atto l'altro processo e già capitava talvolta che un banchiere tenesse in mano le sorti di un regno, con la rivoluzione francese, e nessuno sostiene che questa non abbia accelerato il processo, ma di certo non sarebbe bastata: neanche dieci anni dopo essersi liberati del re già si ritrovavano con l'imperatore e, se non fossero stati sconfitti con lui, facile che oggi ci ritroveremmo sotto Napoleone XVII°). La borghesia ha preso il sopravvento sulla nobiltà proliferando meglio di lei, accettando di giocare alle sue regole, sul suo campo, andando a batterla in casa e, vittoria su vittoria, affermando la sua logica al posto di quella della nobiltà. Una logica che serve a chi serve, ma che riesce a imporsi anche su colui a cui converrebbe altro, come Marchionne che può farsi dire di sì da coloro cui chiede di rinunciare a dei propri diritti costituzionali, diritti assolutamente umani, ma che a chi l'adotta può dare di meglio che restare ancorato alla vecchia logica: se è pieno il mondo di nobili decaduti, non sono certo eccezioni coloro che, eredi di nobili, non hanno più i privilegi dei nobili, ma hanno accettato e saputo comprarsi i privilegi dei grandi borghesi; ce la si può tenere pure come orpello, la nobiltà, come fa attrazione la corona inglese, ormai destituita di ogni potere sulle logiche borghesi, ma in essa inclusa e ben assimilata. Mi stupirei di sapere che qualche erede di testa coronata vive oggi in ristrettezze.
    Sia la vita che il cancro funzionano così, solo che il cancro, come il potere, tende a distruggere il proprio stesso ecosistema, piegando ogni altra cellula a fare l'interesse di quella carcinosa, a lavorare per lei, ad annullarsi per permetterne la replicazione e l'espansione, mentre la vita che funziona, anche se si nutre di altra vita, tende a farlo in modo equilibrato e favorendo la proliferazione della propria specie (esistono animali più forti nelle specie animali, ma non esistono imposizioni, imbrogli, sfruttamento, tortura, cannibalismo se non da parte della femmina sui maschi ormai inutili, in natura): non è poi difficile notare la differenza fra una cellula che si realizza insieme alle altre con cui fa un organismo da una parassita e nociva cellula tumorale.

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  4. Del resto non ce lo dice solo la matematica: la lunga storia della vita e la brevissima delle società umane lo dimostrano con costanza. A parte mutamenti catastrofici dell'ambiente, tali da facilitare enormemente tutta la dinamica, anche se non in senso "migliorativo" per l'ecosistema nel complesso, la storia della vita è tutta così: specie di forme forse in parte casuali ma certo determinate dalle proprie forme si sono sempre replicate, talvolta mutando fino a divenire specie nuove e talvolta venendo soppiantate da altre. Sia per le nuove caratteristiche all'interno di una specie che fra specie diverse, però, i cambiamenti sono sempre avvenuti così: una nuova forma emerge da qualche parte e per qualche motivo riesce a riprodursi meglio di quelle finora dominanti. Anche nelle società è lo stesso: la borghesia non si è affermata sulla nobiltà perché questa un bel giorno ha maturato la propria coscienza e, soppesando pregi e difetti dell'esser nobili o borghesi ha deciso di riformarsi, né mettendosi d'accordo tutti i borghesi e rivoltandosi in forze (ci han pure provato, quando già era in atto l'altro processo e già capitava talvolta che un banchiere tenesse in mano le sorti di un regno, con la rivoluzione francese, e nessuno sostiene che questa non abbia accelerato il processo, ma di certo non sarebbe bastata: neanche dieci anni dopo essersi liberati del re già si ritrovavano con l'imperatore e, se non fossero stati sconfitti con lui, facile che oggi ci ritroveremmo sotto Napoleone XVII°). La borghesia ha preso il sopravvento sulla nobiltà proliferando meglio di lei, accettando di giocare alle sue regole, sul suo campo, andando a batterla in casa e, vittoria su vittoria, affermando la sua logica al posto di quella della nobiltà. Una logica che serve a chi serve, ma che riesce a imporsi anche su colui a cui converrebbe altro, come Marchionne che può farsi dire di sì da coloro cui chiede di rinunciare a dei propri diritti costituzionali, diritti assolutamente umani, ma che a chi l'adotta può dare di meglio che restare ancorato alla vecchia logica: se è pieno il mondo di nobili decaduti, non sono certo eccezioni coloro che, eredi di nobili, non hanno più i privilegi dei nobili, ma hanno accettato e saputo comprarsi i privilegi dei grandi borghesi; ce la si può tenere pure come orpello, la nobiltà, come fa attrazione la corona inglese, ormai destituita di ogni potere sulle logiche borghesi, ma in essa inclusa e ben assimilata. Mi stupirei di sapere che qualche erede di testa coronata vive oggi in ristrettezze.
    Sia la vita che il cancro funzionano così, solo che il cancro, come il potere, tende a distruggere il proprio stesso ecosistema, piegando ogni altra cellula a fare l'interesse di quella carcinosa, a lavorare per lei, ad annullarsi per permetterne la replicazione e l'espansione, mentre la vita che funziona, anche se si nutre di altra vita, tende a farlo in modo equilibrato e favorendo la proliferazione della propria specie (esistono animali più forti nelle specie animali, ma non esistono imposizioni, imbrogli, sfruttamento, tortura, cannibalismo se non da parte della femmina sui maschi ormai inutili, in natura): non è poi difficile notare la differenza fra una cellula che si realizza insieme alle altre con cui fa un organismo da una parassita e nociva cellula tumorale.

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  5. I tumori producono variazioni distruttive dell'ordine che permette la vita del sistema, facendolo collassare in un'entropia disastrosa per qualunque cosa veda la propria realizzazione dipendere da un funzionamento dipendente dal sistema. Mutazioni genetiche e nuove specie

    Tornando dunque all'oggetto della discussione, se questo sistema sociale sia destinato per forza a proseguire così (verso catastrofi evitabili che si annunciano certamente come epocali, impronta ecologica, delirio finanziario, globalizzazione dei capitali adoperata come corpo contundente contro i diritti di chi capitali non ha, ma gli serve, progressi tecnologici in mano a interessi squilibratissimi e chi più ne sa più ne ammetta...), la risposta scientificamente corretta è duplice: da un lato è indubbiamente scorretto pensare che Rutelli avrebbe potuto cambiare le cose, così come che possa Obama o che lo potrà Vendola, piuttosto che Beppe Grillo con il movimento Cinque Stelle. Vero. Ma niente dice che sia impossibile che, ai margini delle logiche sistemiche dominanti, ne spuntino di nuove e diverse, più vivibili e adatte all'ambiente (l'ambiente sociale è il mondo, ma prima di tutto noi persone), capaci di funzionare meglio. Anzi, la cosa è in qualche modo probabile, oltre che desiderabile per motivi più che ovvi e stringenti. Ma mi sa che ho già rubato troppo spazio, per un commento, e inizierei a uscire fuori tema rispetto al post, mentre d'altronde sarebbe tutto velleitario se non si cominciasse a considerare la forma che può e deve avere questa alternativa per affermarsi e permettere a tutti e a ciascuno di affermare meglio sé insieme a te. Ma diventerebbe un discorso davvero molto lungo.
    Meritevole di essere affrontato, come infatti tento di fare da anni, ma irriducibile a formato di commento anche come insieme d'accenni: già per arrivare fin qui mi sono dovuto fare in tre.

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