(Io credo che la canzone perfetta – che è come dire la perfetta poesia, il perfetto post, il perfetto modo di passare 3 minuti e 30'' – debba essere per prima cosa ambigua. Dove per “ambiguo” si intenda proprio “suscettibile di due interpretazioni”.
Anche più di due, volendo. Ma non strafare, è meglio due. In effetti, quante interpretazioni pensi di poter suggerire in tre minuti e mezza? Non è un rebus, non stai lavorando per il tempo libero di un professore in pensione; è una canzone che devono capire i ragazzini. Due è più che sufficiente e non c'è neanche bisogno che le capiscano entrambe. Hanno tutta la vita per farlo ed è molto interessante scoprire a trent'anni che la canzone che canticchi da quindici si poteva anche leggere al contrario.
Per esempio Smokey Robinson nel 1965 coi Miracles cantava The tracks of my tears.
People say I'm the life of the party
Cause I tell a joke or two
Although I might be laughing loud and hearty
Deep inside I'm blue
Che suona già al primo ascolto un manifesto della doppiezza: da quando mi hai lasciato sto a pezzi. Dovrei vestire di nero e fare il broncio a tutti ma questo è impossibile, perché vivo in un quartiere coloured di Detroit, Michigan, dove l'esistenzialismo non è mai arrivato e il grunge è molto, molto in là da venire. E perciò, sai cosa? Me la rido. Sto a pezzi ma devo uscire ugualmente con gli amici, dire un paio di battute, perché questa è l'unica cosa che la società mi consente di fare. Noi sempre allegri bisogna stare; non è ancora stato inventato nessun angolino per quelli che se la tirano in disparte, perciò se mi vedi ballare con un'altra, guarda meglio: sotto le smorfie che faccio puoi vedere i solchi delle mie lacrime, I need you, need you.
Tutto questo è già favolosamente doppio: riso e pianto, maschera e sentimento, teendrama e Vangelo.
E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.D'altro canto la canzone ha senso soltanto perché ti chiedo di guardare meglio, di notare che soffro, perché i fiati del ritornello sembrano in ritardo di una frazione di secondo sufficiente a farti capire che non ho voglia di cantarti un ballabile, ma di farti soccombere tra le mie braccia, adesso, qui. E questa dolce ipocrisia basterebbe a fare di The tracks of my tears una delle canzoni più belle mai scritte. E invece, pensa, è solo il primo lato.
Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. (Mt 6,17-18)
Perché se provi a rileggere il testo, ti accorgi che la canzone non parla di un povero ragazzo mollato dalla donna della sua vita. No, no, stiamo all'evidenza. Qui c'è una ragazza che arriva in un locale, e cosa vede? Il suo ex, che ufficialmente si stava struggendo dalla disperazione, e invece è in pista, in perfetta forma, che stringe una tipa qualsiasi. Una situazione imbarazzante per entrambi.
Since you left me if you see me with another girl
Seeming like I'm having fun
Although she may be cute she's just a substitute
'Cause you're the permanent one
E The tracks of my tears è precisamente la strategia elaborata per superare la situazione: ok, hai ragione, in teoria dovrei essere nella cameretta a piangere, e invece eccomi qui, sono l'Anima della Festa. Ma calma, posso spiegarti tutto. Dunque, quello che vedi non è il vero me, capisci? È solo un clown, una maschera, tu mi vedi che mi diverto, e invece dentro... dentro sto d'un male, sapessi... ma guarda bene, guarda sotto il sorriso stampato... non vedi i solchi delle mie lacrime? Eddai, sforzati un po', vedrai che li trovi. Baby, baby, baby look a little bit closer.
Per me la canzone perfetta – che è come dire la perfetta poesia, il perfetto post – deve fare semplicemente questo. Dire una cosa e il suo contrario. Chi ti ascolta sarà libero di scegliere.
O al limite crederà di essere libero. Questo è quello che tu vuoi fargli credere. Mentre in realtà vuoi semplicemente intrappolarlo tra un messaggio e il suo contrario, come tra due parentesi, e non farlo uscire mai più).
Sì, e l'ambiguità si trasferisce negli stati d'animo che comunicano. Quelle canzoni che non sono né davvero allegre né propriamente tristi, ma tutti e due assieme, un po' come quelle volte in cui piove e c'è il sole, o come quei quartieri che non sono né centro storico, antichità, medio evo, pittoresco, né periferia, non luoghi, anonimato, surreali, o come quella distaccata malinconia di Robert Smith che potrebbe essere scambiata per distaccata gaiezza, che è poi come se stesse dicendo: "Come credi che mi senta? Mi sento male, ovviamente. E come ci si sente a sentirsi male? Ci si sente bene, in definitiva, il look è giusto e anche il capello e l'accordo e la luce e la postura."
RispondiEliminaChe è il segreto di una canzome come Like a rolling stones, quantunque superasse i 3,5 minuti...
Quel punto finale messo fuori parentesi è una gran bella trovata :).
RispondiEliminaed io: mi rabbuio di limitato
RispondiEliminaE' di fronte a post come questo che ho smesso di scrivere sul blog ^^. Non so da dove prendi l'ispirazione, leonardo, ma non c'è cosa che scrivi che non sprizzi cultura da tutti i pori.
RispondiEliminaInteressante teoria... ora sto rimbalzando tra parentesi semantiche come una pallina da ping pong.
RispondiEliminaè quello che ho sempre pensato sulla perfetta canzone pop, ma me ne accorgo solo ora che l'hai scritto. grande e grazie, demiurgo.
RispondiEliminaUAU sei terribilmente romantico
RispondiEliminaGenio!
RispondiEliminaMi piacerebbe aggiungere ancora una cosa e lo faccio con una manciata di versi di Erri De Luca:
RispondiElimina"Fai come il lanciatore di coltelli, che tira intorno al corpo.
Scrivi di amore senza nominarlo, la precisione sta nell'evitare.
Distraiti dal vocabolo solenne, già abbuffatto,
punta al bordo, costeggia,
il lanciatore di coltelli tocca da lontano,
l'errore è di raggiungere il bersaglio, la grazia è di evitarlo"
Quando ho letto questa poesia, ho pensato che le belle canzoni (i libri, anche) si comportano in questo modo; qualcosa che somiglia molto all'ambiguità e alla doppiezza, come dici tu.