Non sono scomparso (la mia adsl lo era).
Oggi è uscito un altro mio pezzo sull'Unita.it (il sito, non il giornale). Parla di anarchici e di paperi (in realtà non parla né degli uni né degli altri). A breve ricomincerò a scrivere pezzi qua dentro, non vi preoccupate. Se vi stavate preoccupando. Se invece non vi stavate preoccupando, continuate così.
[Update: Il pezzo ora si legge qui].
Un'altra cosa (poi, giuro, per un po' la finiamo con l'autoreferenzialità). Venerdì esce l'ultimo numero del 2009 di Vita dove c'è anche un'intervista che mi ha fatto Riccardo Bagnato. Riccardo è il vecchio amico a cui nel 2001 proposi di andare al G8 di Genova per scrivere "qualche pezzo di colore": in fondo è tutto iniziato lì. Tornare a chiacchierare su quelle pagine mi fa tantissimo piacere.
Il governo italiano ha sospeso gli aiuti ai palestinesi
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I paperi stanno agli anarchici in quanto hanno le ali, ma finiscono sempre per venire caduti male e accorgersi troppo tardi di non potere volare.
RispondiEliminaO poterlo fare anche troppo....che se credessero nel cielo sarebbero tutti lassu'.
San Pinelli martire piu' di tutti.
Non mi stavo non preoccupando.
RispondiEliminanon fare scherzi, eh
RispondiEliminaUhm, da osservatore del fenomeno "blogger talentuoso che prova la strada del giornalismo tradizionale" questo pezzo troppo lungo e un po' divagante mi preoccupa un po'.
RispondiEliminaMa forse è solo un problema di prendere bene la mira.
Gab.
Ma quale adsl...
RispondiEliminaOra sarà tutto un casino di argomenti che si moltiplicano durante la giornata e di "vorrei parlare di questo no di questo ma va beh anche di questo e però anche questo" e post che ti compaiono in mente e ti fanno passare un'ora ciascuno con la drammatica domanda
"Lo metto qui o lo pubblico là?"
La selezione sarà naturale.
Non ci crede nessuno che manterrai il ritmo.
Uno dei due cannibalizzerà per forza di cose l'altro.
L'alternativa è che non sei umano o che non lavori o che hai pezzi per almeno altri 3 giornali e non meno di 2 blog.
Sperèm.
non ho trovato l'intervista su vita...
RispondiEliminaCiao Leonardo!
RispondiEliminaSu l'Unità iniziano a usare troppi virgolettati quando parlano di te. E le virgolette sono brutte bestie. Per il resto continua così!
Complimenti, ti leggerò anche di là allora.
RispondiEliminaL'Unità e poi Vita. ok, è ufficiale: cattocomunista.
RispondiElimina(che è un grande complimento, visto come viene usato, da chi, verso chi)
Incasellato diritto diritto di fianco al mitico http://maurobiani.splinder.com/
(che collabora da molto tempo con varie testate, ma di altra specialità ed anche perché socialmente impegnato - però, come tanti, da parecchio mi chiedevo: perché Leonardo ancora no? non è giusto, con tanti cani che ci sono in giro..
Insomma: era ora, ri-complimenti, doppi, da qualcuno che ti legge ed apprezza dal 2001, se non ricordo male)
No, nessuno può apprezzarmi dal 2001. Neanche la mia mamma.
RispondiEliminaE' chiaro che magari qui scriverò un po' meno, ma l'impegno sull'Unità dovrebbe essere di un pezzo a settimana.
A tratti, s'intende :)
RispondiEliminaSempre se non ricordo male
Se la precisazione sul pezzo a settimana risponde in qualche modo al mio commento mi va di precisare.
RispondiEliminaIn realtà con "Lo metto qui o là" immaginavo un dubbio che prescinde dalla frequenza dei post/articoli.
Insomma, ho provato a immaginare me al tuo posto e ho capito che il mio problema, per esempio, sarebbe una nuova forma di autoimposta valutazione di ciò che scriverei da quel giorno in poi, in una maniera che magari finché scrivevo sul mio blog non ritenevo necessaria o non mi veniva in mente perché chissenefrega.
Ché scrivere su un blog, per quanto famoso e molto seguito (il tuo dico), è certo cosa che impone anche una piccola "responsabilità" rispetto a ciò che si scrive anche in termini di qualità, ma passare a un quotidiano nazionale è altra cosa e credo che tra un brindisi e l'altro, un momento di raggiunto orgoglio e l'altro, un po' di ansia da prestazione in qualche modo arrivi.
Ecco, su quella consapevolezza che se prima si cercava di essere di qualità ora bisogna esserlo molto di più perché in qualche modo bisogna restituire quella fiducia accordata, penso si possano accendere lampadine nuove che ti faranno stilare una naturale classifica di ciò che produci, in base alla quale scegliere la destinazione di un pezzo diverrà cosa naturale.
Non so, io al tuo posto di fronte a un pezzo che trovo davvero riuscito non credo riuscirei a pubblicarlo con la stessa spensieratezza il giorno stesso sul blog solo perché quella settimana il pezzo per l'Unità è andato.
Credo mi verrebbe automatico metterlo da parte per la settimana dopo, che la mia stessa mente comincerebbe a produrre pezzi con una scrematura qualitativa iniziale influenzata dalla nuova occasione.
Un po' come quando si diceva che un blogger è quel tizio che quando pensa pensa in forma di post.
Ecco, penso che chi si trova con una novità come la tua passi alla fase "2.0" di questa cosa, che si trovi quindi a fare lo stesso processo ma vedendo spontaneamente i propri migliori pensieri e le proprie migliori analisi concludersi nella sua mente non più a forma di post ma a forma di articolo, finendo con il laciare per il blog le cose che al check point non sono risultate (al proprio intimo giudizio) grandi abbastanza per interessare un pubblico nazionale.
Un check point che quando si disponeva solo del proprio blog non era porta attraverso la quale far transitare uno scritto particolarmente riuscito e che oggi invece necessariamente immagino ci sarà per ogni pezzo, in particolare per quelli davvero riusciti che a quel check point si vedranno indirizzati verso il giornale e non (più) verso il blog.
E se è già uscito il pezzo della settimana, ci sarà la lista d'attesa per la settimana dopo.
Non so, sto immaginando come fossi io, quindi non è certo una critica ma solo una curiosità su cosa si scateni nella mente quando arriva un salto così, rispetto alla percezione che si ha della qualità dei propri pensieri di fronte a una novità che la scelta tra due diversi palchi così distanti in termini di importanza, un "problema" che prima non si aveva, in qualche maniera anche cercando in tutti i modi di opporsi, ora la rendono credo abbastanza umanamente inevitabile.
Mi chiedevo solo se accade tutto questo, nella mente.
E, immaginando che sì (perché l'ho pensato su di me), ho visto un aumento di dislivello qualitativo tra quanto arriverà su carta e quanto, l'avanzo (pur di qualità), continuerà a esser messo qui.
Niente più che curiosità, davvero.
Ché mica capita tutti i giorni di parlare con uno che si trova nel mezzo di un salto così.
Si trovano blogger che il salto l'han fatto da tempo, altri che vorrebbero farlo da tempo ma non lo faranno mai, ma uno che si trova "qui e ora" non è frequente e allora ne approfittavo per liberare un po' la mia curiosità.
Ma tutto questo parlare di "salto", non è un po' una clamorosa smentita al discorso tanto caro ai bloggers "la carta stampata è morta, i giornali sono dei paracarri ammuffiti, il nuovo giornalismo è quello dei blog"? No, perché a forza di sentir parlare di "salto" e di complimenti e tappi di spumante che saltano per uno che riesce a passare da un blog a un giornale, viene immediato pensare che l'orgoglio dei blogghisti è in realtà qualcosa di simile allo sdegno della volpe verso l'uva...
RispondiEliminaLuca M.
La carta stampata, se non è proprio morta, ha comunque un colorito bruttissimo.
RispondiEliminaIo una frase come "il nuovo giornalismo è quello dei blog" credo di non averla mai scritta. Il blog è uno strumento, se un giornalista vuole usarlo per fare giornalismo tanto meglio, ma io non sono un giornalista e di solito non lo uso per quello scopo (al massimo ogni tanto per criticare i giornalisti, ma è un'altra cosa).
@ Broono: l'ansia di prestazione ci sarà, ma per adesso preferisco non pensarci. Non credo che sarà un problema di qualità: continuerò a scrivere cose troppo deliranti per metterle in un sito non mio, e le metterò qui. Ma non saranno necessariamente peggiori di quelle che metto di là, anzi.
Leonardo, nel mio post non intendevo attribuirti quella frase. E' una frase che molti blogger hanno fatto propria nel tempo (non tu) e volevo ricordarla per criticare "loro" (ossia quelli che a parole sdegnano i giornali e poi segretamente sognano di scriverci sopra). Insomma, il mio era un post "non ad personam". Dai, adesso non dire che non hai mai sentito nessun blogger parlare con fare sprezzante dei giornali di carta! ;-)
RispondiEliminaComplimenti! Già in passato
RispondiEliminaogni tanto passavo dal tuo blog e lo trovavo interessante (anche se non avrei potuto definirmi un tuo "fan"), ma negli ultimi mesi noto che stai migliorando ancora. Anche il pezzo di oggi su l'unità l'ho trovato interessante e divertente.
Continua cosi...
Su Unità.it, scrivi: "La Fai, spiegano, sta per Federazione Anarchica Informale: e se ti dicono così, significa che la Fai ha già vinto. Non la guerra, ma almeno una battaglia di immagine contro la vera FAI, la Federazione Anarchica Italiana nata nel 1945, editrice della malatestiana Umanità Nova e depositaria della storia più nobile dell’Anarchia italiana."
RispondiEliminaEppure io ho in mente un altro usurpatore, antesignano, anch'esso molto reale, impossibile da falsificare. Saremo stati nel '92:
http://www.youtube.com/watch?v=uA3pBgA_09Q