Speriamo bene. Grazie leghista per non tirare al cachemire è sull'Unita.it e si commenta qui. (Oppure qui).
Carissimo ELMO (Elettore Leghista Medio Operaio), come stai? È da tanto tempo che non ti scrivo. Ma alcuni fatti degli ultimi giorni, apparentemente slegati tra loro (la cimice di Bossi, il cachemire di D'Alema, la strage in Arizona) mi hanno fatto pensare a te.
Nei prossimi giorni si parlerà molto di come un certo tipo di propaganda possa istigare al crimine. Prendi Tucson. Il pazzo che ha sparato nel mucchio con un'arma a ripetizione, come un pessimo cacciatore, non era poi così pazzo da non saper scegliere la sua preda. La parlamentare Gabrielle Giffords era in una “hit list”, una lista di obiettivi da abbattere (in senso figurato ovviamente), sul sito della leader conservatrice Sarah Palin, un'altra che ha il grilletto facile. Forse il suo attentatore non ha fatto che confondere senso letterale e senso figurato, come capita ai bambini e a chi è considerato incapace di intendere e volere. Ma la retorica barricadera di personaggi come la Palin può essere considerata in qualche modo responsabile?
Almeno in Italia non abbiamo personaggi così. Con tutti i problemi che abbiamo già... L'unico politico ad aver parlato con una certa frequenza di fucili e pallottole, negli ultimi vent'anni, è il tuo leader. Eppure non ce ne siamo mai preoccupati troppo, anche quando parlava di migliaia di "martiri" padani e i suoi uomini portavano i cappi in parlamento. E lo sai perché? Perché in fin dei conti abbiamo fiducia in te, Elmo. Ti abbiamo dato del razzista, e forse lo sei. Ma non abbiamo mai pensato a te come un assassino. E guarda che in Italia di fanatici assassini ce ne sono stati, a destra, a sinistra e in altri luoghi non chiari.
Ma a un terrorismo di matrice leghista no, non abbiamo mai voluto pensare. Del resto in vent'anni l'unica cosa che mi viene in mente è quel commando di Serenissimi che occupò il Campanile di San Marco con un trattore travestito da carro armato – in un primo momento liquidati come una banda di mona dal Senatur, che poi si impietosì e organizzò anche fiaccolate per la loro liberazione. E questo per ora sarebbe tutto – no, aspetta, c'erano anche le famose ronde padane, che quando furono lanciate sembravano a tutti (anche a me) l'anticamera dello squadrismo, ma poi sono più o meno scomparse nel nulla.
La sensazione, caro Elmo, è che tu sia molto meno guerriero di come i tuoi leader amano raffigurarti. Può darsi che un certo tipo di violenza verbale non ti dispiaccia (qualche giorno fa su Radio Padana si esultava per le ferite riportate da Nichi Vendola cadendo dalle scale), ma è più un modo di sfogare la rabbia che di eccitarla. Certo, il tuo leader continua a lasciar intendere che tu mordi il freno, che non ne puoi più, che vuoi il federalismo subito o non sarai più responsabile (anzi: lui non sarà più responsabile) delle tue azioni. E tu, se il gioco delle parti lo prevede, sei anche disponibile a fare la faccia feroce. Magari a scendere su Roma, con o senza elmo di cartapesta: una cosa rapida, però, e sabato possibilmente: che domenica c'è la partita e lunedì... sveglia alle sette.
D'altro canto, carissimo Elmo, negli ultimi mesi probabilmente anche tu devi aver perso il conto di quante volte Umberto Bossi ti ha chiamato alle armi, per poi chiederti subito dopo di rinserrarle nel fodero, ché il federalismo era questione di giorni, ore, minuti (anzi, non era già arrivato in settembre?) Poi d'un tratto, in mezzo a tanti proclami e controproclami, è successa una cosa. Una piccola cosa, in fondo. Qualcuno ha vandalizzato una sede della Lega, con petardi e bombolette spray.
No, caro Elmo, non minimizzo la gravità del gesto: le bombe fanno male, anche quando sono bombe carta. Ma proprio mentre condanno fermamente i vandali di qualsiasi colore, mi è difficile non pensare a quante volte sui muri delle nostre città ho letto scritte inneggianti a Bossi e alla Lega: a quanti insulti rivolti a Roma, ai meridionali, ai migranti, vergati dai simpatizzanti di un partito che sui cartelloni ufficiali scriveva gli stessi slogan. E quindi Elmo cosa vuoi, chi di bomboletta spray ferisce, di bomboletta spray può anche... esser ferito. Non possono essere tutti leghisti i graffitari, nemmeno nel varesotto.
Bossi però non l'ha presa tanto bene. In un primo momento addirittura ha denunciato nei petardi di Gemonio un avvertimento della “palude romana”: oscuro riferimento a poteri forti, ma così forti, che per avvertire Bossi non lesinano in bombolette spray. Quando i media hanno chiarito che i vandali andavano cercati nelle vicinanze, ha dichiarato che senz'altro erano figli di leghisti (come se a Gemonio non si potesse più essere figli di qualcun altro). Nel frattempo l'episodio scatenava l'emulazione: a Sant'Omobono Terme qualcun altro osava vandalizzare una sede leghista, stavolta addirittura con scritte in bergamasco.
A questo punto per Bossi era fondamentale cambiare argomento. Il leghismo, nei sogni del suo fondatore, è sempre rimasto un movimento popolare, che attacca il palazzo del potere dal basso: fino a qualche anno fa i leghisti erano i ribelli che scrivevano sui muri, non gli imbianchini chiamati a ripulirli. Così ecco servita ai media un'altra storia: il ritrovamento di una microspia nel quartier generale della Lega. Magari è una storia vera, chissà. Certo, è buffo che l'abbia raccontata identica nel '93. Ma quel che importava a quel punto era spostare l'attenzione da Gemonio o Sant'Omobono, allontanando soprattutto l'idea che i leghisti siano contestati dal basso, persino in dialetto: no, chi ce l'ha coi leghisti dev'essere senz'altro affiliato a un potere forte, qualcuno che ha i mezzi per spiare e intercettare.
In casi come questi il tuo Bossi non fa che imitare, in modo intuitivo e un po' meccanico (ma non meno efficace), la strategia berlusconiana che punta alla costruzione del nemico. Vent'anni fa era il comunista, ma poi, man mano che il tempo passava e il Muro di Berlino si stemperava nei ricordi, è diventato sempre di più il “comunista in cachemire” (che D'Alema, ahinoi, non rinuncia a impersonare). In questo consiste il capolavoro di Berlusconi e Bossi: nell'essersi costituiti difensori dei ceti popolari contro un nemico di classe, il ceto intellettuale invidioso e improduttivo, quei “radical chic” che sono l'ossessione di qualsiasi fondo del Giornale o della Padania, i sofisticati antipatici con la puzza sotto il naso che nelle fiction mediaset tormentano l'esistenza della gente de core, umile ma perbene. Non importa quante elezioni abbiano perso, sono ancora lì: nelle università occupate, nelle scuole, nella magistratura, in Parlamento. Sono loro che intralciano la realizzazione del federalismo, o della devolution, o di qualsiasi cosa Bossi ti stia promettendo in quel momento. Perché non si levano di mezzo?
A questo punto non posso che ringraziarti, carissimo Elmo, perché dopo tanti anni di tiro (metaforico) al radicalscic, non ti è ancora venuto in mente di tirare sul serio al primo fighetto in cachemire che ti passa davanti. Sul serio, al posto tuo non so se sarei riuscito a rimanere così freddo, mentre ogni giorno qualcuno mi spiega chi odiare e perché. Davvero, sei molto più tranquillo di come ti dipingono: e più furbo, anche. Ma non bisogna dirlo in giro: a troppi tuoi amici e nemici fa ancora comodo immaginarti sotto un elmo e con lo spadone sguainato. http://leonardo.blogspot.com
Nei prossimi giorni si parlerà molto di come un certo tipo di propaganda possa istigare al crimine. Prendi Tucson. Il pazzo che ha sparato nel mucchio con un'arma a ripetizione, come un pessimo cacciatore, non era poi così pazzo da non saper scegliere la sua preda. La parlamentare Gabrielle Giffords era in una “hit list”, una lista di obiettivi da abbattere (in senso figurato ovviamente), sul sito della leader conservatrice Sarah Palin, un'altra che ha il grilletto facile. Forse il suo attentatore non ha fatto che confondere senso letterale e senso figurato, come capita ai bambini e a chi è considerato incapace di intendere e volere. Ma la retorica barricadera di personaggi come la Palin può essere considerata in qualche modo responsabile?
Almeno in Italia non abbiamo personaggi così. Con tutti i problemi che abbiamo già... L'unico politico ad aver parlato con una certa frequenza di fucili e pallottole, negli ultimi vent'anni, è il tuo leader. Eppure non ce ne siamo mai preoccupati troppo, anche quando parlava di migliaia di "martiri" padani e i suoi uomini portavano i cappi in parlamento. E lo sai perché? Perché in fin dei conti abbiamo fiducia in te, Elmo. Ti abbiamo dato del razzista, e forse lo sei. Ma non abbiamo mai pensato a te come un assassino. E guarda che in Italia di fanatici assassini ce ne sono stati, a destra, a sinistra e in altri luoghi non chiari.
Ma a un terrorismo di matrice leghista no, non abbiamo mai voluto pensare. Del resto in vent'anni l'unica cosa che mi viene in mente è quel commando di Serenissimi che occupò il Campanile di San Marco con un trattore travestito da carro armato – in un primo momento liquidati come una banda di mona dal Senatur, che poi si impietosì e organizzò anche fiaccolate per la loro liberazione. E questo per ora sarebbe tutto – no, aspetta, c'erano anche le famose ronde padane, che quando furono lanciate sembravano a tutti (anche a me) l'anticamera dello squadrismo, ma poi sono più o meno scomparse nel nulla.
La sensazione, caro Elmo, è che tu sia molto meno guerriero di come i tuoi leader amano raffigurarti. Può darsi che un certo tipo di violenza verbale non ti dispiaccia (qualche giorno fa su Radio Padana si esultava per le ferite riportate da Nichi Vendola cadendo dalle scale), ma è più un modo di sfogare la rabbia che di eccitarla. Certo, il tuo leader continua a lasciar intendere che tu mordi il freno, che non ne puoi più, che vuoi il federalismo subito o non sarai più responsabile (anzi: lui non sarà più responsabile) delle tue azioni. E tu, se il gioco delle parti lo prevede, sei anche disponibile a fare la faccia feroce. Magari a scendere su Roma, con o senza elmo di cartapesta: una cosa rapida, però, e sabato possibilmente: che domenica c'è la partita e lunedì... sveglia alle sette.
D'altro canto, carissimo Elmo, negli ultimi mesi probabilmente anche tu devi aver perso il conto di quante volte Umberto Bossi ti ha chiamato alle armi, per poi chiederti subito dopo di rinserrarle nel fodero, ché il federalismo era questione di giorni, ore, minuti (anzi, non era già arrivato in settembre?) Poi d'un tratto, in mezzo a tanti proclami e controproclami, è successa una cosa. Una piccola cosa, in fondo. Qualcuno ha vandalizzato una sede della Lega, con petardi e bombolette spray.
No, caro Elmo, non minimizzo la gravità del gesto: le bombe fanno male, anche quando sono bombe carta. Ma proprio mentre condanno fermamente i vandali di qualsiasi colore, mi è difficile non pensare a quante volte sui muri delle nostre città ho letto scritte inneggianti a Bossi e alla Lega: a quanti insulti rivolti a Roma, ai meridionali, ai migranti, vergati dai simpatizzanti di un partito che sui cartelloni ufficiali scriveva gli stessi slogan. E quindi Elmo cosa vuoi, chi di bomboletta spray ferisce, di bomboletta spray può anche... esser ferito. Non possono essere tutti leghisti i graffitari, nemmeno nel varesotto.
Bossi però non l'ha presa tanto bene. In un primo momento addirittura ha denunciato nei petardi di Gemonio un avvertimento della “palude romana”: oscuro riferimento a poteri forti, ma così forti, che per avvertire Bossi non lesinano in bombolette spray. Quando i media hanno chiarito che i vandali andavano cercati nelle vicinanze, ha dichiarato che senz'altro erano figli di leghisti (come se a Gemonio non si potesse più essere figli di qualcun altro). Nel frattempo l'episodio scatenava l'emulazione: a Sant'Omobono Terme qualcun altro osava vandalizzare una sede leghista, stavolta addirittura con scritte in bergamasco.
A questo punto per Bossi era fondamentale cambiare argomento. Il leghismo, nei sogni del suo fondatore, è sempre rimasto un movimento popolare, che attacca il palazzo del potere dal basso: fino a qualche anno fa i leghisti erano i ribelli che scrivevano sui muri, non gli imbianchini chiamati a ripulirli. Così ecco servita ai media un'altra storia: il ritrovamento di una microspia nel quartier generale della Lega. Magari è una storia vera, chissà. Certo, è buffo che l'abbia raccontata identica nel '93. Ma quel che importava a quel punto era spostare l'attenzione da Gemonio o Sant'Omobono, allontanando soprattutto l'idea che i leghisti siano contestati dal basso, persino in dialetto: no, chi ce l'ha coi leghisti dev'essere senz'altro affiliato a un potere forte, qualcuno che ha i mezzi per spiare e intercettare.
In casi come questi il tuo Bossi non fa che imitare, in modo intuitivo e un po' meccanico (ma non meno efficace), la strategia berlusconiana che punta alla costruzione del nemico. Vent'anni fa era il comunista, ma poi, man mano che il tempo passava e il Muro di Berlino si stemperava nei ricordi, è diventato sempre di più il “comunista in cachemire” (che D'Alema, ahinoi, non rinuncia a impersonare). In questo consiste il capolavoro di Berlusconi e Bossi: nell'essersi costituiti difensori dei ceti popolari contro un nemico di classe, il ceto intellettuale invidioso e improduttivo, quei “radical chic” che sono l'ossessione di qualsiasi fondo del Giornale o della Padania, i sofisticati antipatici con la puzza sotto il naso che nelle fiction mediaset tormentano l'esistenza della gente de core, umile ma perbene. Non importa quante elezioni abbiano perso, sono ancora lì: nelle università occupate, nelle scuole, nella magistratura, in Parlamento. Sono loro che intralciano la realizzazione del federalismo, o della devolution, o di qualsiasi cosa Bossi ti stia promettendo in quel momento. Perché non si levano di mezzo?
A questo punto non posso che ringraziarti, carissimo Elmo, perché dopo tanti anni di tiro (metaforico) al radicalscic, non ti è ancora venuto in mente di tirare sul serio al primo fighetto in cachemire che ti passa davanti. Sul serio, al posto tuo non so se sarei riuscito a rimanere così freddo, mentre ogni giorno qualcuno mi spiega chi odiare e perché. Davvero, sei molto più tranquillo di come ti dipingono: e più furbo, anche. Ma non bisogna dirlo in giro: a troppi tuoi amici e nemici fa ancora comodo immaginarti sotto un elmo e con lo spadone sguainato. http://leonardo.blogspot.com