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giovedì 7 luglio 2011
I venti viceré
I provinciali.
Io credo che la scarsa convinzione con cui i parlamentari del PD affrontano il dibattito sull'abolizione delle province si possa facilmente spiegare con questa cartina. Parliamo di un partito che nella sua breve Storia non è mai arrivato al 30% nazionale, ma che occupa, soprattutto nel livello amministrativo intermedio, una quantità di territorio impressionante: poco meno della metà. Un turista bizzarro che volesse esplorare l'Italia transitando soltanto per le province governate dal PD potrebbe partire dalla Val di Susa e arrivare nell'Agro Romano; un analogo turista del PDL al massimo potrebbe fare un Ascoli-Salerno, non è la stessa cosa.
Ci vuole insomma un certo tasso di masochismo a essere del PD e a chiedere l'abolizione delle province (e infatti molti militanti del partito le chiedono). Il PD non è un movimento (pseudo)rivoluzionario che cavalca le proteste del momento; non è nemmeno il braccio politico di un miliardario che ha problemi con la giustizia; il PD è un partito di amministratori. Nel bene e nel male: nel primo caso (bene) si parla di buon governo, nel secondo (male) di clientelismo e corruzione, ma in sostanza un partito di amministratori si difende occupando le amministrazioni, a ogni livello. Se un livello viene a mancare, è difficile che facciano salti di gioia. Un signore come Pierluigi Bersani non ha nuovi miracoli italiani da offrire: l'unica cosa che può promettere agli italiani è di governare bene, così come ha governato bene una Comunità montana e una Regione. Il suo cursus honorum l'ha fatto lì: dove avrebbe dovuto farlo? In publitalia, in magistratura, doveva fare il comico o l'opinionista in tv? Le amministrazioni sono l'ambiente in cui l'apparato del PD si difende, in cui costruisce il suo consenso (quando amministra bene); chiedere allo stesso apparato di abolire l'istituzione secolare delle province è un po' come proporre al consorzio dei pesciolini rossi l'abolizione dell'acquario. Il fatto che alcuni pesciolini si dicano favorevoli, addirittura entusiasti, non depone a favore dell'intelligenza collettiva della specie, che (come ogni specie) dovrebbe per prima cosa tendere all'autoconservazione.
Quanto all'IdV, beh, è chiaro che ha altre priorità. L'IdV è un partitino d'assalto che, a parte qualche feudo locale, si gioca tutte le sue carte a Roma, dove può diventare ago della bilancia, in attesa che il piattino di centrodestra sobbalzi e travasi una fetta interessante dell'elettorato. Così, a Roma, l'IdV può anche esercitarsi nel gioco preferito della seconda Repubblica, “suggerisci una riforma costituzionale a caso”, in questo caso una proposta piccola piccola che eliminava la parola “province” da tutti gli articoli della Costituzione in cui compariva (avranno usato ctrl+f?) E i deputati del PD, vuoi per disciplina, vuoi per puro istinto di autoconservazione, non l'hanno votata. Apriti cielo. Il Partito è stato accusato, anche dai meno esagitati degli osservatori, di aver perso chissà quale occasione importante di realizzare un'abolizione delle province che addirittura comparirebbe nel programma del PD. Al punto che Bersani è stato costretto a dire che il PD le vuole abolire sul serio le province, che ha già una sua bozza pronta. È tutto abbastanza deprimente.
In realtà la bozza del PD non prevede la sbianchettatura della parola “province” dalla Costituzione: al massimo un iter per l'accorpamento di enti locali, per cui certe province potrebbero, se proprio volessero, autoabolirsi (sì, certo, come no). In realtà nel programma del 2008 il PD non chiedeva di abolire le province, se non quelle che dovevano trasformarsi in aree metropolitane. E qui bisognerebbe aprire una parentesi. Molti appassionati sostenitori dell'abolizione delle province non hanno la minima idea di cosa le province siano e facciano. Non per ignoranza, ma perché non abitano in una dimensione provinciale. Spesso stanno a Roma, o a Milano, o in altre città dove in effetti è difficile capire a cosa servano degli uffici provinciali che sono a tutti gli effetti dei doppioni di quelli comunali. Del resto già da tempo almeno Roma, Milano e Napoli sarebbero dovute diventare aree metropolitane.
Per contro, io che ho sempre abitato in una provincia, non faccio molta fatica a identificarla. Quando sento dire che in provincia fanno poco, la mia reazione d'istinto non è chiederne l'abolizione, ma un ulteriore sforzo di decentramento delle competenze regionali (o accentramento di quelle comunali). Fanno poco? Male, dovrebbero fare molto di più. Mentre ai comuni dovrebbe essere affidato tutto ciò che che rientra nella gestione dei centri abitati (che in Italia non sono quasi mai enormi conurbazioni) alle provincia dovrebbe competere tutto ciò che è gestione del territorio, dall'allocazione delle discariche alla cura dei corsi d'acqua (a proposito, abbiamo appena chiesto, con un referendum, che l'acqua potabile sia gestita dal pubblico: e poi vogliamo abolire l'ente pubblico?) Dove vanno costruiti gli ospedali? Le scuole secondarie? Dove devono passare le autolinee? Sono tutte decisioni che non possono essere prese a livello comunale, e di cui la regione – secondo me – non dovrebbe impicciarsi. Anzi, faccio un po' fatica a capire di cosa dovrebbe impicciarsi, la regione, in generale: pur vivendo a cinquanta minuti da Bologna, non riesco a capire cosa debba fare lei per me e io per lei, figurati se stessi a Fiorenzuola o a Comacchio. Insomma secondo gli allegri riformatori costituzionali dell'IdV, le decisioni sul mio pronto soccorso, o sul mio inceneritore, o sulle fermate della mia corriera, le dovrebbero prendere a Bologna i consiglieri eletti tra Piacenza e Rimini. Ora io non ho niente contro piacentini e riminesi, però non capisco cosa c'entrino col mio territorio, semplicemente. Per me la regione continua a essere un'astrazione, un accorpamento di territori eterogenei per fini statistici; ma mi rendo conto che il federalismo all'italiana va in una direzione diversa. Va, in sostanza, verso la creazione di venti vicereami indipendenti, retti da venti sovrani più o meno autonomi, tutti occupati a nascondere la spazzatura (centrali inquinanti e discariche) nella piega del tappeto più lontana alla propria capitale, più prossima al feudo del vicino.
Siccome eliminando la parola “province” dalla Costituzione non si eliminano i fiumi né le discariche, e gli ospedali restano dove stanno, sembra abbastanza chiaro che quella proposta dall'IdV non è l'abolizione delle province. Al massimo corrisponde alla loro trasformazione in enti esclusivamente burocratici, senza rappresentanti eletti. L'ufficio scolastico provinciale cambierebbe targhetta e diventerebbe la sezione provinciale dell'istituto scolastico regionale, ma in sostanza continuerebbe a fare le stesse cose. La cura delle strade intorno alla provincia di Ascoli Piceno continuerebbe a dipendere da un ufficio sito di Ascoli e da maestranze di Ascoli, che però dovrebbero aspettare ordini da Ancona. Continueremmo a pagare per una burocrazia provinciale, con l'unica differenza che non sarebbe più controllata da un rappresentante eletto dei cittadini a livello provinciale, ma solo a livello regionale: tutto dovrà passare dal viceré di Bologna, di Torino, di Milano, di Roma, di Napoli, che bel federalismo. Io preferisco chiamarlo accentramento regionale, che è più o meno quello che ha in mente la Lega (oddio, “mente”...) e che piace anche a qualche masoch del centrosinistra. Deve piacere anche a me?
In Europa è così? Le uniche nazioni con cui si possono fare paragoni seri, per dimensioni e popolazione, sono Francia e Germania. Ci sarebbe anche il Regno Unito, ma i suoi livelli amministrativi sono incomprensibili per me; comunque mi pare di capire che anche i sudditi britannici possano votare per enti locali di almeno tre livelli (correggetemi se sbaglio). Nella Germania federale i cittadini votano per comuni (Gemeinde), province (Landkreis) e Stati federali, tranne nelle Città-Stato (Amburgo, Berlino, Brema) che sono in pratica aree metropolitane, dove i Landkreis non ci sono. In Francia si votava per i comuni, i dipartimenti e le regioni, ma recentemente le elezioni regionali sono state soppresse: dal 2014 il consiglio regionale sarà composto da rappresentanti del dipartimento (l'unità territoriale più simile alla nostra provincia). Non si potrebbe fare una cosa del genere in Italia? Abbiamo realmente bisogno di eleggere direttamente i venti viceré con annessi cortigiani, non potremmo mandare ai consigli i delegati delle province (che così lavorerebbero un po' di più)? Eh, ma vuoi mettere quanto è più sexy promettere l'“abolizione delle province”?
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Gli inglesi hanno le contee a due livelli (quelle più rurali, due voti) e le contee unitarie (comune e provincia fusi, un voto).
RispondiEliminaIn Germania non ci sono le città-stato a non avere Landkreis, tutte le città di grandi dimensioni sono dichiarate come Kreisfreie Stadt, cioè senza Landkreis annesso.
RispondiEliminaA onor del vero, molte grandi città tedesche (inclusa Berlino) hanno assorbito l'hinterland già a partire dagli anni Venti, cosa che in Italia non credo sia stata fatta.
Sul merito: parli da abitante di regione a statuto ordinario; Trento e Bolzano se la cavano benissimo come province autonome, ma non venirmi a dire che le istanze particolari sarde o siciliane devono essere prese in carico dalle province: Enna? Medio Campidano? Carbonia-Iglesias? Vuoi farmi ridere?
RispondiEliminaSulla lettera: ho apprezzato tantissimo la metafora: la provincia sta all'elettore PD (ma io, umilmente, aggiungerei: il PD sta al proprio elettorato) come l'acquario sta al pesce rosso.
Resta solo da chiarire se l'acquario sia l'habitat naturale del pesce rosso o un'orrenda prigione di inutile sofferenza, al solo fine di soddisfare l'ego crudele dei suoi proprietari.
Aggiunta. Qui in Germania per le elezioni dei comuni e delle province possono votare anche i cittadini stranieri residenti.
RispondiEliminaOk, ok, ok, quindi ci stai dicendo che togliere la parolina "Province" non serve a niente. D'accordo. Allora perché non votarla comunque per fare bella figura? Perché al PD sono onesti e stanno lavorando per riorganizzarle e risparmiare qualche soldo in più? Se questo fosse vero sono anche fin troppo onesti, sono dei masochisti.
RispondiEliminaIn Francia le regioni furono soppresse alla rivoluzione proprio per rompere i legami di identità storica più forti. Quelle attuali sono essenzialmente raggruppamenti di dipartimenti disegnate con confini a volte molto diversi da quelli delle regioni storiche.
RispondiEliminaLa riforma delle collettività territoriali non è come dici tu. Le elezioni regionali non sono soppresse ma accorpate alle cantonali.
In Italia gli stati preunitari al centro-nord avevano dimensioni a volte regionali, a volte provinciali. Non è vero che furono sempre creazioni a fini statistici.
Io non mi sento più tutelato, rappresentato o quello che vuoi dalla provincia. Il discorso che fai tu si può fare identico per le province. Dimostrami che hanno più in comune un cittadino di Frassinoro (Mo) e uno di Finale Emlia (Mo) piuttosto che uno Sestola (Bo).
Queste sono baggianate.
Secondo me sono meglio 20 vicerè che 100 duchi. L'Italia non è un territorio sconfinato, non c'è bisogno di unità territoriali intermedie quando tutte le regioni le puoi attraversare in due ore di macchina. Abbiamo tecnologia, capacità e organizzazione per gestire da Bologna la costruizione della strada che va da Comacchio a Marina Romea.
Anche avendo una posizione meno radicale della mia l'astensione del Pd è stata comunque sbagliata politicamente: se hai una proposta che gli altri non vogliono discutere li devi mettere con le spalle al muro cercando di abolire lo status quo e costringendoli a parlarne.
Non merita commenti il discorso sulla carriera di Bersani e degli amministratori Pd: mica si aboliscono i comuni e le regioni o la carriera di un politico deve per forza passare dalla provincia?
Delle due l'una: o il voto non era importante, e allora il PD avrebbe mandato sotto il governo e mostrato coesione con l'IdV, e nulla più. Oppure la norma era importante, e se davvero poteva portare a una diminuzione della spesa pubblica, difficile non darle il benvenuto. Aggiungo che non sono affatto sicuro che il Sud abbia bisogno, come sostieni per l'Emilia-Romagna, di una organizzazione locale. Questo perché l'organizzazione locale é più suscettibile al clientelismo. Gli scontri di colore politico tra province e regioni rendono il tutto meno efficiente e più complicato.
RispondiEliminaCerto ci saranno toni di grigio nell'importanza della norma proposta: ma a quanto ho letto l'idea è nell'aria da quasi 50 anni, e sulla carta la vogliono tutti. Il PD, se è un partito di amministratori, è perduto: mi pare che l'elettorato voglia un partito di riformisti. No?
Sottoscrivo in pieno, anche perché le regioni, tanto amate dagli italiani, sono i veri buchi neri del bilancio nazionale.
RispondiEliminaD'altro canto sopprimendo le regioni non sopprimiamo il costo della sanità che grava sul loro bilancio...
RispondiEliminaComunque la provincia come definizione geografica basta ed avanza a dare un senso di unità, ho grossi dubbi sulla sua utilità nel governo del territorio, visto che molte funzioni che svolge sono spesso vincolate da scelte regionali (come le opere pubbliche, pressoché sempre legate all'erogazione di fondi regionali) o sono di ordinaria amministrazione. Basterebbe magari creare alcune nuove regioni per essere più "intermedi" fra i comuni e lo stato centrale, come la Romagna ecc...
Il discorso sul PD e l'acquario sa tanto di PdL: tutti arroccati a difendere le nostre roccaforti!
In Francia le elzioni regionali ci sono state l'anno scorso. Sono andate tutte alla "sinistra" tranne l'Alsazia.
RispondiEliminaIntervento sacrosanto con argomentazioni sacrosante.
RispondiEliminaCosi' come e' stato sacrosanto il modo in cui ha votato il PD: non ha mai voluto l'abolizione totale, non si capisce perche' avrebbe dovuto votarla. Per conquistare facili consensi con una scelta demagogica e incoerente? No, grazie.
Ha dimostrato di essere un partito maturo che fa la scelta che ritiene giusta, anche a costo di rinunciare ad un'opportunita' di consenso facilone e inutile. Ed e' giusto cosi': dalla crisi l'Italia puo' uscire soltanto facendo le scelte mature, anche a costo di doverle spiegare.
Da quando sono nata abito in un comune, una provincia, una regione amministrati - e bene - dalla sinistra, per cui concordo quando dici che l'arma del PD è quella di mostrarsi buoni amministratori, peccato che su scala nazionale questa strategia non abbia dato buoni frutti.
RispondiEliminaPiù che di abolizione delle province occorerebbe parlare di organizzazione fra enti locali di varia grandezza, di competenze chiare e snellimento della burocrazia, tutte cose per le quali, se non erro, c'è un apposito ministero istituito proprio dall'attuale governo. Cosa stanno facendo? Boh, chissà, staranno ancora ripulendo il (falso) rogo delle leggi!
In Germania la situazione è un po' più complessa.
RispondiEliminaQui c'è uno schema: http://de.wikipedia.org/wiki/Datei:Administrative_Gliederung_Deutschlands.png
Come si diceva, ci sono i Landkreis, ma le città più grandi non ne fanno parte (per dire, una città come Treviso o Vicenza sarebbe esclusa dal controllo del Landkreis di Treviso o Vicenza).
Le città-Stato sono appunto città-Stato, ad un livello superiore rispetto al Kreis insieme ai Land, gli Stati, ed insieme a questi formano la Federazione.
Volevo fare un intervento, poi ho visto che Bluebeardburns ha scritto le stesse cose e pure meglio.
RispondiEliminaK
"Secondo me sono meglio 20 vicerè che 100 duchi."
E questo era da quotare 100%
guarda che abolire le province non vuol dire 'non fare più cose' ma evitare che certi uffici siano gestiti da funzionari politici e la loro corte. Quello che stai dicendo è che se la corte è del pd allora invece è ok, non ti pare strano? in un paese basato sulle corporazioni, stai decendo che le corporazioni amiche non vanno toccate.
RispondiEliminaPoi continuo a essere convinto che sei in una regione atipica messa insieme con tre regni preunitari, ma ribadisco, gli uffici provinciali per quel poco che fanno (qualche strada, questura, che altro?) restano solo sarebbero marcati meno stretti dalla politica. Quella dei 20 viceré contro 100 duchi è illuminante.
Generalizzando molto possiamo dire che in Germania, Spagna e UK un residente vota (direttamente o indirettamente) per due livelli amministrativi, contro i tre italiani... poi ci sono stati più piccoli a cui bastano solo i comuni. In Italia i consigli e le giunte provinciali sono indifendibili, e pure gli uffici: decidono i percorsi degli autobus, ma i chilometri, le fermate e i biglietti sono decisi dalla regione. Sono proprietari degli edifici delle scuole superiori ma i fondi li stanzia la regione e gli indirizzi l'ex provveditorato. Se qualche ufficio è particolarmente efficiente/necessario si può mantenerlo, nel 2000 la repubblica Ceca è passata da 73 distretti a 13 regioni mantenendo molti degli sportelli sul territorio.
RispondiEliminaConsiglio http://www.ibs.it/code/9788842065241/bobbio-luigi/governi-locali-nelle.html
Vivendo in PROVINCIA di Trento, una provincia le cui competenze sovrastano largamente quelle rella regione, non posso che approvare sommariamente il contenuto dell'articolo ;)
RispondiEliminaLasko, no: ci sono tre livelli amministrativi-elettivi sia in Uk che in Germania. In Spagna non so, ma non so fino a che punto la Spagna vada presa come esempio.
RispondiEliminaPoi, ripeto, è vero che le province hanno poche autonomie: dovrebbero averne di più. A quello che dice sì, gli uffici funzionerebbero, soltanto sarebbero marcati "meno stretti dalla politica" dico che con la stessa logica si potrebbe abolirla proprio, la politica, visto che a qualsiasi livello non fa che creare corti e cortigiani: si ritorna ai prefetti e ai potestà, i tecnici prendono ordini dal centro, e si risparmiano tantissimi soldi (da reinvestire in manganelli contro la popolazione che si lamenta perché non si sente più rappresentata). Può anche essere la situazione più pratica, eh.
@Mozart 2006
RispondiEliminaIl voto amministrativo allargato ai cittadini stranieri è in realtà una norma comunitaria valida più o meno in tutta Europa. Così come tu voti per le amministrative in Germania, io voto per le quelle in UK, e in teoria un polacco o un rumeno avrebbe già il diritto di voto in Italia! solo che credo che non lo sappiano, ne loro, ne noi, ne il PD
Leonardo, scusa l'OT ma questo credo sia un bel tema per un post sull'Unità!
Luke
Per chiarire: cittadini stranieri, ma comunitari
RispondiEliminaLuke
Non capisco perchè ogni ragionamento venga portato all'estremo, raggiugenndo come è ovvio risultati paradossali.
RispondiEliminaMai che si ragioni su numeri, su livelli quantitativi, no se si vogliono chiudere i consigli provinciali, allora bisognerà chiudere tutti gli organismi politici.
Ora, non è che se a casa mia dico che magari si spende troppo di bolletta elettrica, significa che voglio tornare al lume al petrolio, no, voglio solo risparmiare.
I costi della politica vengono a livello della grande stampa affrontati in manira impropria, partendo sempre dagli stipendi dei parlamentari. Ora, non sarò certo io a difendere i loro privilegi, aggiungerò anzi che sono favorevole a un drastico ridimensionamento nel numero di parlamentari ed a prendere come riferimento per gli stipendi il dato medio europeo.
Quello che però sfugge è che la gran parte dei costi della politica non sta nel costo dei parlamentari, sta sicuramente nel finaziamento pubblico dei partiti, ma sta soprattutto in questa moltitudine di politicanti di terza e quarta fila per il semplice fatto che si tratta di una vera moltitudine: se pensate che anche i consiglieri di quartiere percepiscono gettoni di presenza!
Abbiamo in Italia circa un milione di persone che ricevono, dico ufficialmente, non mi sto riferendo alla corruzione, soldi dalla politica, un vero esercito, e la scelta è se questo è compatibile con i crescenti sacrifici richiesti ai cittadini.
E qui veniamo al punto trattato nell'articolo: al PD si richiedono delle scelte molto drastiche, e in questo caso non può fare il pesce in barile, deve scegliere se pensare alla propria sopravvivenza di partito o alla sopravvivenza della propria nazione.
Tutto vero quello che scrive Leonardo, ma che appunto conferma che qui nessuno, neanche il PD, è disposto ad occuparsi dell'interesse generale.
Ma questo lo sapevamo già, e questa è appunto la critica che viene rivolta al PD, di fare come gli avversari, difendere i propri privilegi di casta. Nessuno si suicida? Magari allora ci sarà qualcun altro a sopprimmerlo, è una questione di elementare logica.
Leonardo qui quello che molti cercano di dire senza apparente funzionalità della comunicazione, è che non bisogna abolire le funzioni della provincia, ma il grande numero di costi legati alla politica provinciale.
RispondiEliminaDel milione di persone che cita Vincenzo, quanti sono associati alla struttura provinciale? Se sono un numero più significativo del 5-10% allora ben venga l'eliminazione.
Poi se si potesse essere davvero propositivi in questo paese si potrebbe proporre di azzerare tutto e ridisegnare 30-40 distretti da 1,5-2 milioni di persone ciascuno, in modo da non avere province con meno di 60.000 persone e altre con oltre 4 M (http://www.comuni-italiani.it/provincep.html).
Se si avesse un livello intermedio penso che saremmo tutti ben felici di abolire sia province che regioni.
K
Le province sono la dimensione amministrativa giusta. Aboliamo i comuni.
RispondiEliminaLo sapevi che, almeno qui in Veneto, esiste un URPV ? Unione Regionale Provincie Venete ... la fantasia italiana non ha limiti !
RispondiEliminaDistretti da due milioni di persone? Cioè, prima abbiamo diviso Abruzzo e Molise e poi le riaccorpiamo e aboliamo anche le suddivisioni provinciali? Ma non sono mica circoscrizioni elettorali, sono territori, con paesaggi diversi. L'idea che la ripartizione amministrativa debba tenere conto soltanto del numero di abitanti mi sembra abbastanza perversa. Se devi gestire un fiume o una valle, li devi gestire, sia che ci abitino duecentomila persone sia che ce ne abitino due migliaia. Non puoi delegare tutto a un ufficio che sta a centinaia di chilometri, e a una rappresentanza che sicuramente preferirà rappresentare gli interessi di chi abita nei centri più popolati.
RispondiEliminaCentri metropolitani e organizzazione dei comuni in comunità, montane, marine, di pianura. E' il comune che è troppo piccolo, non la regione ad essere troppo grande, è perfino un'ovvietà.
RispondiEliminaL'unione coatta dei comuni è la soluzione, raga
RispondiEliminaIl problema è la triplicazione e quadruplicazione delle competenze; nonostante, in pura teoria, gli enti locali avrebbero competenze su materie separate, di fatto hanno un livello politico (assessori, gruppi consiliari) e un livello amministrativo (dipartimenti) per ogni materia possibile. Il risultato è che ci sono più uffici (regionali, comunali e provinciali) che si occupano dello stessa questione, fingendo di occuparsene solo per quanto di comptenza, ma occupandosene di fatto (ad esempio per l'urbanistica, per le attività produttive) emanando norme (scoordinate, a meno che non abbiano costituito un apposito ufficio di coordinamento) con una moltiplicazione di costi inutili, creando occasioni per i politici arraffoni, e avendo sempre la possibilità di fare a scaricabarile nei casi in cui la situazione si fa calda ("è colpa della regione che deve fare al circolare", "è colpa della provincia che deve esprimere il parere"). Possiamo anche fare diciotto livelli amministrativi, ma se un ufficio pubblico ha una competenza, se ne assume integralmente onori e oneri, e gli altri si rimettono. Forse il dibattito sulle provincie non ci sarebbe neanche stato.
RispondiEliminaLuca
Non capisco perchè fai di milano eccezione, la provincia conta un numero di abitanti notevole, prima che monzabrianza si staccasse sicuramente più del comune. Tutta la provincia poi è interdipendente per questo dovrebbe avere più potere del comune (il sindaco di milano se ne può sbattere se non ci sono strade decenti che connettono il comune con l'hinterland o che non esistano parcheggi per i non residenti) la provincia è essenziale al contrario delle regioni che fanno quello che potrebbe essere fatto dallo stato e dalle province. Se non esistessi bisognerebbe inventarti. Ma non capisco da cosa sia venuto questo astio per le province, solo per loro. Probabilisticamente dovrebbe essere più distribuito tra province, regioni e magari comuni, invece tutti contro le province. Mi sa più di riflesso d'odio contro lo stato che porta a vedere le regioni come baluardo per l'indipendenza.
RispondiElimina@Ferkin
RispondiEliminaIn effetti, questo elemento c'è, e difatti alla Lega era stata avanzata questa critica, di essere federalista a parole, e di praticare poi un centralismo regionale.
A me però pare una cosa confinata alla Lega, che però, guarda caso, è la maggiore sostenitrice del mantenimento delle province.
No, il punto è che le competenze delle province sono molto ridotte, e potrebbero facilmente essere assunte da organismi un po' più vasti dei comuni. Questi potrebbero così avere contemporaneamente le competenze degli attuali comuni e dlele attuali province.
Il problema certo c'è, ma non riguarda l'istituzione "provincia", ma lo stato stesso, che è attualmente strutturato essenzialmente a livello provinciale (basti citare il caso delle prefetture). Questo problema va comunque risolto, nel senso che questa stessa organizzazione non va, e andrebbe superata.
So che forse vado un po' fuori tema, ma mi sembra giusto spiegare la situazione del Regno Unito, che è più complessa di quanto appaia da fuori.
RispondiEliminaIn Inghilterra si eleggono uno (autorità unitaria) o due (distretto e contea) livelli amministrativi e il Parlamento britannico.
A Londra la situazione è leggermente diversa: si eleggono i London boroughs, la Greater London Authority, l'unica assemblea regionale elettiva, e il Parlamento britannico.
In Scozia si eleggono un livello amministrativo, il Parlamento scozzese e il Parlamento britannico.
In Irlanda del Nord si eleggono un livello amministrativo, l'Assemblea dell'Irlanda del Nord e il Parlamento britannico.
In Galles si eleggono un livello amministrativo, l'Assemblea del Galles e il Parlamento britannico.
In totale ci sono circa 400 unità amministrative, che sono state grandemente ridotte con varie riforme negli ultimi 30 anni.
Chiedo scusa per il commento lungo e un po' pedante.
Lolo