(Pandora 5.0, 16.27 GMT)
La notte era uno sfondo indaco che si
screziava, all'orizzonte, nei toni di porpora del crepuscolo. Phil
prese conoscenza acquattato sotto un cespuglio di fiorifunghi.
Percepì una sensazione tattile estremamente precisa, il fresco
solletico di una lucertola di palude che gli camminava sul lungo
avambraccio. Non la disturbò, il panico l'avrebbe resa
fosforescente. Voleva guardarsi attorno senza fare troppo scompiglio,
visualizzare l'ambiente senza esserne il protagonista, ma era
possibile? Tra i fiorifunghi qualcosa si mise a vibrare; era un
messaggio pubblicitario. Lo escluse con un movimento di palpebra
istintivo. Era sovrappensiero. Aveva sognato a lungo di essere lì, e
ora che era arrivato si sentiva a disagio. Tutto come previsto, tutto
simile ai sogni e alle proiezioni, ma qualcosa non quadrava. Si rese
conto che non stava respirando, come le prede quando si nascondono.
Ed era sbagliato, profondamente sbagliato, quello era il posto
nell'universo più sicuro per lui. Fece un grosso respiro, inalò
l'aria tersa di un'alba su Pandora, corretta dall'umidità dei
fiorifunghi...
Sapeva di bubblegum alla fragola.
***
(Matrixhan, 18.11 GMT)
“Fragola?”
“No Arthur, non ho detto fragola.
Bubblegum alla fragola. È diverso”.
“Diverso quanto?”
Nascosto dietro ampi occhiali neri,
Phil si permise di alzare gli occhi al soffitto. La trama dei finti
pannelli antirumore mostrava pattern regolari. Era evidentemente un
solo pannello copincollato miliardi di volte, un'ingenuità che
nessun progettista virtuale si permetteva più da decenni. Ma erano
appunto questi piccoli difetti a rendere delizioso quel bar, quel
grattacielo, quella città. “Hai mai assaggiato una fragola?”
“Penso di sì. È una specie di
grappolo d'uva in miniatura, se non sbaglio...”
“Quello è il lampone”.
“Il lampone, giusto”.
Phil si aggiustò gli occhiali, e per un attimo fece filtrare uno
sguardo di disapprovazione, più netto di quanto avrebbe desiderato –
del resto portava la fisiognomica di Keanu Reeves che indossava non
gli lasciava molto margine per le sfumature. Ursula approfittò di
quel secondo di silenzio per mettersi in mezzo.
“Ne abbiamo discusso centinaia di
volte. Un conto è l'effettivo sapore originale di un frutto, un
conto è l'informazione condivisa, socializzata, sul sapore del
frutto stesso, che si basa molto più spesso sugli estratti chimici
che venivano utilizzati nel secolo scorso. La fragola è un classico
esempio: la maggior parte di noi conosce il gusto del gelato, ma non
saprebbe ricollegarlo al sapore del frutto originale”.
“Ok, ok. Continuo a non capire qual è
il problema. Se nessuno sa di cosa sanno veramente le fragole, per
quale motivo ci intestardiamo a voler riprodurre un sapore che...”
Phil sbuffò. “Non stiamo parlando di
questo. Non ha nessuna importanza di che sapore sappiano le fragole
vere. Non ci sono fragole su Pandora, e se decidiamo di metterle
comunque saranno diverse da quelle sul piano Zero. Le faremo a forma
di lampone, o grosse tre quintali, o volanti, o sessuate, decideremo.
Non ha la minima importanza. Il problema...”
“Stai sudando, Phil”.
“Non sto sudando”.
Ursula aveva ovviamente ragione, benché
il sudore non esistesse, a Matrixhan – come tutti ormai chiamavano
la realtà virtuale Matrix 2.0. Il prodotto, ispirato come tutti da
una saga cinematografica del secolo precedente, non era mai andata
oltre la seconda release, un epico flop commerciale, che aveva
conosciuto un bizzarro successo postumo una dozzina d'anni più
tardi. Gli utenti non ci andavano per parare le pallottole col kung
fu, e si disinteressavano totalmente all'Eletto e a Mr Smith che ogni
tanto saltabeccavano tra un grattacielo e l'altro, dandosele di santa
ragione – a parte quei due fanatici, Matrixhan era un posto comodo
e pulito, facile da raggiungere, fuori dalle mappe dei ragazzini e
dei tamarri di ogni età: divenne un ritrovo fuori orario per
ingegneri e programmatori. L'atmosfera raggelante era in qualche modo
congeniale – di Realtà ce n'erano tante, ma questa era l'unica
dove tutti potevano indossare la stessa faccia senza stonare in
nessun modo con l'ambiente. Perfetto per quel tipo di professionista
che non vuole perder tempo nelle library a cercare l'avatar più
originale, meglio intonato con l'umore, con il meme del giorno, con
l'oroscopo – fanculo, ti metti il tuo Keanu Reeves di ordinanza e
in cinque secondi sei già in un attico affacciato sul vuoto, a bere
ipoalcolici insapori. Col tempo la gente cominciò a fissarci
colazioni di lavoro. Phil sapeva che qualche start-up stava
ragionando sull'idea di piazzare gli uffici direttamente lì –
un'idea ridicola, veramente da startupper, però riusciva a capirla.
Anche lui raramente si sentiva così a suo agio come in un bar
qualunque di quella città di grattacieli, così dichiaratamente
finta. Nessuno lo aveva capito ai suoi tempi, ma Matrix 2.0 era un
capolavoro. Non per la storia, non per il realismo dei dettagli (già
scadente all'epoca, ma 25 anni dopo era semplicemente retrò). Era
semplicemente un posto comodo. Ortogonale, liscio, modulare,
rassicurante. Il contrario di Pandora.
(Vi ho fregato, per sapere come va a finire dovete scaricarvi il libro)
eh si, m`hai fregato. ma non so se lo farò, sono fuori dal tunnel della fantascienza da qualche annetto, ormai...
RispondiEliminaMa Urania non vi farà il mazzo per il plagio della copertina?
RispondiEliminatibi
Urania!
RispondiEliminaRicordo ancora le bancarelle coi libri usati a 300 - 500 Lire, con piccoli segni a penna nella controcopertina (o direttamente sulla copertina) fatti dagli abituée per ricordarsi di averlo già letto e rivenduto.
Ci trovavi robetta, ma anche Asimov, Heinlein, Bradbury, Douglas Adams in edizioni economicissime.
Tra le altre cose, mi sembra un omaggio di valore a partire dalla copertina, bravi
piccolo refuso: "del resto portava la fisiognomica di Keanu Reeves che indossava non gli lasciava molto margine per le sfumature"
RispondiEliminaè FriendFeed.
RispondiEliminaNon ci avevo pensato, ma in effetti ci somiglia un po'.
EliminaDispiace dirlo, ma Fruttero e Lucentini, ben lungi dallo sdoganare la 'fantascienza' (che brutto termine) dal ghetto della letteratura 'popolare' (con l'accezione negativa che ne davano gli accademici italioti), furono altresì bravissimi nel rinchiudercela... come non ricordare gli Urania di quegli anni ? Arbitrariamente condensati come un reader digest e tradotti in modo che mi limiterò a definire discutibile... Ci sono voluti decenni prima che la narrativa fantastico-speculativa arrivasse ad avere anche in Italia una certa qual dignità, per quanto assai minore che nei paesi anglosassoni. Non so, forse è colpa del nostro retroterra crociano, che ha sempre e regolarmente messo al bando la necessità di fantasia, sia speculativa che puramente d'intrattenimento, delegando a questo scopo la sola religione cattolica...
RispondiEliminaPoi, e questo è si 'fantastico', scopri che taluni intellettuali non giudicano 'fantascienza' quelli che sono oramai indubbi capolavori della narrativa, cito ad esempio '1984', pur avendone tutte le caratteristiche, per il solo fatto che a loro 'piacciono'...
Pensandoci, forse il 'pianeta al bubblegum' è adeguato: qui le cose funzionano solo declinate in farsa.
'A marzià, e spostate...
Ma non è mica una farsa; perlomeno non voleva esserlo.
RispondiElimina@Leo: che si trattava di un 'omaggio' (come lo chiama G.) s'era capito e io, personalmente, non ho nulla in contrario agli omaggi (e nemmeno alle parodie); però magari alla Mondadori non lo gradiscono, c'è in giro gente strana e permalosa: per dire, guarda che casino ha tirato su la Apple dopo che Samsung l'aveva omaggiata.
RispondiEliminatibi
Stavo rispondendo a Kruaxi.
EliminaIl racconto intero è qui.
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