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venerdì 4 aprile 2014

Chi ha più voglia di un pornoVonTrier?

Nymphomaniac I, (Lars Von Trier, 2013)

Che senso ha buttare via la religione e tenersi il senso di colpa? Se lo chiede il timido Seligman, all'inizio della lunga conversazione con la signora che ha trovato sanguinante in un vicolo. Dice di chiamarsi Joe e di essere, dall'infanzia, irredimibilmente cattiva. Ninfomaniaca, addirittura. Ma cos'è questa ninfomania?

Finalmente al cinema un treno regionale brutto come quelli veri!
Questa è pornografia!
Non è nemmeno una malattia. Lo sapevate? Dal 1992 l'Organizzazione Mondiale della Sanità non la riconosce più come tale; tre anni più tardi è stata cancellata dal quarto volume del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, che preferisce parlare di "Ipersessualità", sia maschile che femminile. Anche su quest'ultima non c'è un vero consenso: è un disturbo ossessivo-compulsivo? Una dipendenza? Negli USA esistono i Sessuomani Anonimi, con programmi di recupero modellati su quelli degli alcolisti, perlomeno nelle serie tv e nei romanzi di Palahniuk: da noi no, credo, ma non me ne intendo.

Probabilmente neanche Lars Von Trier, che finalmente ha fatto dono al mondo del suo film porno-d'autore. Come ricorda l'ottimo Bernocchi, l'idea di girare un porno gli frulla in testa da tantissimo tempo - forse fin da quando lo conosciamo, i tempi delle Onde del destino e di Dogma. Già allora la buttava lì, forse per ravvivare un po' il gelido imbarazzo delle sue conferenze stampa: e poi sapete che c'è? una volta o l'altra faccio un porno. Certo, perché no. Ora, non voglio dire che a metà Novanta fossimo verginelli appena usciti dal collegio: i miei ricordi sono vividi ancorché un po' sgranati, come le vhs troppo videonoleggiate. Magari ci sono altri motivi per cui quella che nel 1996 poteva sembrarci una grande idea, avanguardistica e iconoclasta, oggi ci lascia un po' più che perplessi: sgomenti. Dite la verità, dai: voi come l'avete vissuta la notizia: "sta per uscire nelle sale un film di cinque ore di Von Trier con scene di sesso esplicito tra controfigure di attori famosi"? Per me è stato più o meno quando mi avvisano che devo pagare una tassa in più: buongiorno, siamo l'Ente Preposto alla Aggiornamento Culturale e le notifichiamo che ci deve cinque ore di vita: cinque ore che passerà guardando coiti altrui ripresi senza entusiasmo da un regista tormentato e depresso. Così impara a farsi piacere Dogville, Manderley addirittura. No, per dire che io sono uno di quelli che una volta Von Trier se lo andava a guardare volentieri. Qualcosa non va.

Potrebbe anche non trattarsi di Von Trier, che alla fine ha il solo torto di restare fedele ai suoi temi, alle sue ossessioni eccetera (anche se mi sembra sempre meno rigoroso, sempre più incerto, stavolta per esempio fa il citazionista ma in modo un po' maldestro, a un certo punto toglie il colore per fare Bergman ma è come mettersi i baffi finti per fare Chaplin, cioè proprio non basta, capisci? In altri casi sembra voler fare il verso a Greenaway, è un auto-paragone impietoso). Dicevo, potrebbe anche non trattarsi di Von Trier, ma di tutto quello che gli è successo intorno. Il concetto stesso di pornografia, che nel '95 era eversione, era l'anti-Hollywood, il realismo estremo, dogmatico, e oggi cos'è? la cosa più normale del mondo. Ne è passato di liquido sotto i ponti.

Per dire, alla fine degli anni '90 nella mia città (non Cuneo) c'erano ancora i cinema porno. Erano una specie di specialità locale, i turisti fotografavano le locandine sbianchettate. Ci andavano perlopiù vecchietti e persone in cerca di partner occasionali. Il consumo di pornografia era, per così dire, "sociale". Ma era uno spettacolo al tramonto. Trionfava il modello di consumatore completamente opposto, quello dei videonoleggi: un solitario manovratore di telecomando, nell'oscurità della propria cameretta. Da allora ci sono state due o tre rivoluzioni tecnologiche: il passaggio ai dvd; il peet-to-peer su internet; flash e i siti alla youtube. Un economista ci direbbe che la pornografia è diventata una commodity: come l'acqua potabile e la luce elettrica, anzi ancora più comoda, visto che per raggiungerla non dobbiamo nemmeno alzarci dalla sedia. Entrare in un videonoleggio o in un sex shop a metà Novanta richiedeva ben altra determinazione. Oggi guardare un porno è diventato maledettamente facile. Risultato? (scopritelo su +eventi!)

Diciamo subito che la paventata disintegrazione della società e della famiglia e della civiltà occidentale fin qui non c’è stata. Non vi è stata una particolare recrudescenza dei crimini sessuali, nemmeno tra i minori. Qualcuno afferma di soffrire di forme di dipendenza dalla pornografia – e però anche su questa sindrome gli specialisti litigano: forse non esiste. Senz’altro tra centinaia di milioni di utenti in tutto il mondo vi sarà chi ne consuma in modo patologico (ammesso che su internet abbia senso parlare ancora di consumo). Ma la maggior parte degli utenti, oggi, consulta pornografia per un tempo ridicolmente breve. Qualche mese fa un popolare sito porno ha messo on line le statistiche, da cui si evince che la visione di un utente medio duri più o meno tre minuti (ma è in lieve aumento nell’ultimo anno). Come dire che la maggior parte degli utenti trova la visione di un porno piacevole ma – dopo nel giro di pochi minuti – insostenibile.


Può darsi che sia sempre stato così: il fatto che le nostre modalità di fruizione in passato fossero più lente non significa che ci divertissimo di più. Pensiamo a quel che è successo coi quotidiani: una volta ne leggevamo di più, ma eravamo più informati? No: ci mettevamo semplicemente più tempo a trovare cose che ci piacessero. Era così con la musica (dedicavamo più ascolto agli album, o ai programmi radio) e probabilmente con la pornografia. Ci serviva più tempo per trovare la roba interessante. Quello che ha veramente accelerato i tempi è l’aumento vertiginoso della biblioteca a disposizione (per questo mi pare che oggi abbia più senso il verbo “consultare” che “consumare”) e il motore di ricerca. Non dobbiamo più accontentarci: se ci piacciono brune coi piedi lunghi, possiamo rapidamente digitare e ottenere “brune coi piedi lunghi”. Questo rende il nostro rapporto con la pornografia sempre più breve e, in fin dei conti, soddisfacente. Pensavamo che l’abbondanza di internet ci avrebbe portato a insane abbuffate, ma fin qui non è andata così; ormai ci basta qualche snack ogni tanto.

E proprio in quel momento, dalla Danimarca tormentata il dinosauro dogmatico si risveglia e ci fa sapere che ha pronto per noi un pranzo nuziale di cinque portate. Noi che ormai, al cinema, quando c’è una scena di sesso di più di trenta secondi, ridiamo dall’imbarazzo. Se vi ricordate cos’è successo con Adèle, e del modo in cui una stupenda scena di sesso era stata presentata come interminabile – otto minuti, vi rendete conto? Ormai in sala facciamo fatica a sostenere la visione di due molto graziose ragazze che fanno sesso per otto miserevoli minuti.


Pubblicità ingannevole.
Devono aver tratto simili conclusioni anche i produttori di Nymphomaniac che, non paghi di aver tagliato il film in due parti, hanno provvisoriamente accantonato un’altra ora di girato, che probabilmente riusciremo a recuperare in dvd. Il risultato com’è? Boh, non saprei. Davvero. Chi ha già visto la seconda parte ne parla abbastanza bene. Io ho visto solo la prima e non credo di poter già esprimere un giudizio sensato. Senz’altro non ha senso prendersela con Von Trier per l’antirealismo di molte scene, che sembrano progettate in laboratorio piuttosto che studiate dal vero. Il fatto che tra una situazione astratta e artificiale e l’altra faccia capolino un po’ di sesso molto crudo mi ha fatto realmente ricordare i vecchi porno con la trama, ma non so quanto l’effetto sia voluto: però se davvero è riuscito a citare Joe D’Amato fingendo di citare Bergman, complimenti. Mi domando se valga la pena di guardare un film di Von Trier così – anche dopo aver visto la seconda parte, quando uscirà, mi resterà la sensazione di essermi perso qualcosa (tipica anche questa di certe esperienze cinematografiche anni Ottanta, quando finalmente riuscivi a guardare Otto settimane e ti dicevi: tutto qui? Ma no, impossibile, avranno censurato un sacco di roba). Sarebbe più saggio probabilmente aspettare il dvd – e mentre scrivo questa cosa una voce dentro di me bisbiglia: non lo guarderai mai quel dvd, non troverai mai cinque ore di spazio per i tormenti sessuofobi o sessuomani di Lars Von Trier. Con tutte le cose interessanti che ci sono in giro, su internet e altrove.

Che altro dire. Fin qui è un film che ti fa apprezzare altri film, per contrasto. L’estasi libera dai sensi di colpa di Adèle. La leggerezza e l’attenzione al dettaglio con cui Ozon in Jeune et jolie affronta un tema molto simile; al confronto Von Trier sembra perso in una controriforma tutta sua. Stacy Martin è inquietante e molto a suo agio nel ruolo della giovane ninfomane (che nella seconda parte si evolverà in Charlotte Gainsbourg). Uma Thurman, contrariamente a quanto poteva farvi pensare il poster, non gode, anzi non fa sesso proprio; ma compare in uno sketch tragicomico che mi spinge a riflettere una volta ancora sul senso dell’umorismo di Lars Von Trier. Può darsi dopotutto che non ce l’abbia, allo stesso modo in cui Refn non vede i colori. Mettiamo che esista una sindrome che ti rende incapace di capire le barzellette. Passi la vita a sentire barzellette e a notare che la gente ride. A un certo punto provi anche tu a raccontarle, tanto più o meno le regole le capisci, la teoria è facile. In pratica racconti storie assurde e il pubblico prova disagio: sei un artista.

Nymphomaniac Volume I si può guardare al Cinecittà di Savigliano alle 20:20 e alle 22:30. È vietato soltanto ai minori di 14 anni.

14 commenti:

  1. guarda, mi fido
    temo che non avrò mai tutto questo tempo, oltretutto odio vedere i film a pezzi
    e a meno di non essere costretto a letto da qualcosa di brutto non avrò mai 5 ore di tempo per vedere un unico film (sono in arretrato con 4-5 puntate di the walking dead)
    i registi segaioli come von triers alle volte fanno film geniali, a volte no
    quindi mi fido e lo tolgo dall'elenco dei film da vedere subito e lo metto tra quelli da vedere quando starò molto male

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    1. Intanto io mi permetto di consigliarti tutta la filmografia del maestro tinto brass

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    2. tinto brass... devo averne visti un paio
      l'ho odiato per come ha rovinato "la chiave", nel senso del libro di tanizaki, oltretutto come regista fa schifo

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  2. Condivisibile e persino vero. Mi resta un dubbio su cosa sia il >> peet-to-peer su internet << :)

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  3. ho visto il trailer, a volte i trailer hanno la capacità di abbruttire e distorcere un bel film, a volte lo abbelliscono... in ogni caso mi è sembrato noioso persino il trailer, ho pensato che potrebbe andar bene in una cura per dipendenti da pornografia modello arancia meccanica con i violenti... questa recensione me lo conferma

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  4. Non voglio far pubblicità a nessuno, così al pari dei romanzieri russi dell'ottocento userò le iniziali al posto dei nomi, tantopiù che questo blog lo leggono anche dei minorenni. Lo so, un minorenne non è fesso, ma salviamo almeno le forme.

    Internet trabocca pornografia da ogni angolo, direi che su questo non ci sono dubbi, la domanda che però potremmo porci è : come è la qualità?
    A fronte di alcuni siti web che investono nella qualità, con fotografi professionisti e cura dei dettagli (potremmo parlare di "arte erotica"), troviamo un'enorme massa di prodotti di qualità bassissima, volgari ed esagitati.
    Al contrario, i siti "artistici" come FJ o MA (l'avevo detto che usavo solo le iniziali!) fanno un abbondante uso non solo del trucco sino a pulire i piedi fra uno scatto e l'altro onde evitare che i granelli di polvere risultino sgradevoli alla vista, ma fanno anche grande uso del fotoritocco, dando colorazioni particolari, atmosfere di un certo tipo, eccetera... Il divario aumenta così sempre di più e se il porno "volgare" scende sempre più in basso, quello "artistico" sale sempre più su sino ad essere irreale come foori dalla realtà appare la Venere di Tiziano, i cui riccioli sembrano uscire da un sogno.
    Per chi ha qualche interesse particolare tipo il BDSM la situazione è ancora peggiore: se i britannici di RE costruiscono atmosfere eleganti e la catena diviene elemento artistico, la stragrande maggioranza dei siti è di una brutalità degradante. Un po' come confrontare una pizza con mozzarella di bufala, olio extravergine e ingredienti biologici con una pizza fatta coll'emmental, olio di semi di girasole e verdure in scatola.

    L'impressione è che Von Trier sia rimasto trent'anni indietro, come se l'esperienza dei fotografi professionisti da un lato e dell'abbrutente maremagnum dall'altro fosse passata del tutto inosservata; pari al medico che nel 1825 era obbligato a disconoscere certi vaccini perché inventati dai giacobini, analogamente Von Trier sembra incapace di confrontarsi con l'esperienza dell'arte erotica del nostro tempo, di fronte alla quale appare ridontante e, spiace dirlo, terribilmente vecchio.


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    1. ecco... ma anche a uno come te potrebbe far bene questo film, che mette a nudo non tanto la sessualità, ma il bisogno morboso di guardarla, morboso tanto quanto l'ossesione che vuole descrivere e che probabilmente ti ha attirato.
      video porno triviali e fai da te oppure video "erotici" professionali ammantati di estetica sono entrambi generi vuoti di contenuto, generi "di consumo" studiati apposta per andare incontro a diversi palati

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    2. E invece Von Trier è "pieno" solo perché ti piazza lì qualche metafora musicale o pescatoria?

      E "guardare" la sessualità degli altri dev'essere per forza "morboso"? Più o meno che guardare i cuochi di masterchef cucinare e mangiare?

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    3. non ho parlato di quanto trier sia stato artistico, constato solo quanto generi delusione tra gli amanti del porno, che vi si avvicinano per quello che sembra promettere, ma che non tratta la sessualità nel modo a cui sono abituati.
      mi si passi il presupporre che il regista sembrerebbe considerare sessuomania e pornografia qualcosa di morboso o comunque qualcosa su cui riflettere, più che godere, e che la frustrazione in chi avrebbe preferito goderne è appunto una trappula in cui lui calcolava di dover far cadere questo tipo di spettatore.
      non ho nulla contro nessuno, considero morboso solo ciò che è generato o genera un'ossessione o una dipendenza che limita l'esperienza della realtà.
      però che immagini patinate come accennato qui su costituiscano arte al contario di video amatoriali che sarebbero volgari mi pare una sciocchezza detta in malafede.

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  5. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  6. Leo, scusami, ma la tua recensione ha molto poco a che fare col film e i suoi temi e parla per buona parte di tutt'altro. L'antirealismo di certe scene è palesemente voluto, perfino Von Trier se ne prende gioco nei dialoghi tra Charlotte e Stieg. Il sesso diventa un giochetto un po' cinico, talvolta pieno di senso dell'umorismo bislacco, è vero (le relazioni gestite coi dadi e il meavulva...) ma creativo e giocoso, mai pretenzioso. Il punto è che non capisco se l'anaffettività nei confronti dei temi di questo film sia un problema del film in sè o il fatto che proprio quela sera non ti andasse di sciroppartelo. Ossessioni erotiche? Io penso che l'ossessione del film riguardi la mancanza di affetto e la disperazione nel non trovare se stessi. Una disperazione che non sta nel "citare Bergman" ma nel vedere il proprio genitore che muore e l'enorme, universale decadenza e fetore che si prova di fronte a un momento così universale come l'accudire la morte altrui. Il porno è solo uno specchietto per le allodole, è vero, ma in quel caso ha senso prendersela con la campagna pubblicitaria per venderlo.
    Nemmeno io so come prendere il Von Trier degli ultimi film. E' diverso, animato da esigenze oscure. Ma definire un vuoto esercizio un allestimento così sincero della propria depressione mi sembra ingeneroso.

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    1. Guarda, nel frattempo ho visto anche la seconda parte e davvero: boh.

      Parlar d'altro mi sembra la cosa più generosa da fare.

      L'antirealismo è palesemente voluto? Sembrava di sì, ma invece a volte no. Una volta Von Trier ti dava le regole e sgarrava soltanto quando ne valeva la pena. Qui mi sembra solo indeciso.

      Il sesso è un giochetto creativo e giocoso? Boh, magari. Per il più del tempo è descritto come una malattia dalla quale vorrebbe persino guarire.

      I genitori che muoiono meritano una scena disperata? Sì, appunto, meritano una scena disperata e invece lui si mette a fare il citazionista come uno appena uscito dall'accademia.

      Il porno è solo campagna pubblicitaria? No, anzi, una delle cose interessanti è proprio la presenza in scena degli organi sessuali, più o meno inespressivi.

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  7. Leo, ma infatti il problema è che lei vuole guarire. Ma da qualcosa di diverso, in cui il sesso è solo lo specchietto per allodole. Io l'ho visto come un film che rappresenta la depressione. Tutto ciò che viene esplicitato è abbastanza dimesso, quotidiano, se posso permettermi molto "anti-eccitante". Poi il citazionismo sinceramente non l'ho visto in modo così invasivo, la scena trasmette quel che deve, è molto dolorosa e secondo me mette perfettamente a nudo il suo disperato bisogno di vita mentre riesce solo a circondarsi di morte. Anche in Sorrentino mettersi a "citare il citazionismo" mi sembrava una cosa distante da quello che il personaggio tentava di comunicare. Sei sicuramente più bravo di me a sgamare gli omaggi...ma temo che questo ti allontani un po' dalla messa in scena dei sentimenti che lui tenta di evocare.

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  8. vuoi o non vuoi i film porno fanno parte della nostra vita possiamo dire che sono le nostre prime esperienze sul sesso

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