In vacanza Greenwald e Snowden, la Russia vara pesanti leggi per censurare il web :)
— Gianni Riotta (@riotta) August 8, 2014
È una scemenza almeno su due livelli. (1) Riotta ignora o finge di ignorare che Snowden si è effettivamente espresso in modo critico contro le nuove leggi ; ma in ogni caso (2) Snowden non è un opinionista tuttologo che siccome ora vive in Russia deve avere un'opinione su quel che succede in Russia. Snowden è un informatore che si è esposto in prima persona a un rischio altissimo per mettere a disposizione della collettività mondiale un corpus di informazioni che riteneva preziose, e che in effetti hanno modificato sensibilmente il modo in cui tutti noi vediamo il web, l'amministrazione USA, Google, eccetera. Per questo motivo è perseguito dagli Stati Uniti e dai suoi alleati come un criminale, mentre l'opinione pubblica (anche negli USA) lo considera un uomo che si è rovinato l'esistenza per farci conoscere una verità scomoda. Qualcosa di più simile a un eroe che a un traditore. Contro questa opinione, Riotta combatte come può, con le armi insoddisfacenti che la cultura giornalistica italiana gli ha lasciato in dote: ignoranza e supponenza. Non disponendo della minima prova per dimostrare che Snowden sia un traditore, non gli resta che l'opzione di sabotare la sua popolarità con allusioni e frecciatine.Il guaio è che Riotta pretende di mantenere questa posizione non su un quotidiano di provincia, ma sul World Wide Web - di cui peraltro si ritiene espertissimo. E quindi capita che un suo pezzo cialtrone su Edward Snowden e sul giornalista del Guardian con cui collaborò, Glenn Greenwald, venga fatto leggere direttamente a Greenwald. Nel pezzo Riotta sosteneva che Greenwald si fosse comportato al contrario di come si deve comportare il buon giornalista tradizionale. Al che Greenwald ribatte: l'opposto del giornalismo sarai tu.
La reazione di Riotta, luminare di new media old values a Princeton, è quella triste di un opinionista italiano maschio di mezza età: bugiardo io? wow, dimmi cos'avrei detto di falso (si vede che "100%" non è abbastanza chiaro), argomenta. La collega che ha fatto leggere il suo pezzullo a Greenwald viene definita "groupie": così si trattano le femmine che non sanno stare al loro posto (questi devono essere gli old values).
Tutto questo succedeva a ottobre. In aprile il Guardian e il Washington Post vincono il Pulitzer per il loro lavoro giornalistico sul Datagate. Greenwald ne approfitta per ricordare che tutto non sarebbe stato possibile senza le rivelazioni di Snowden. Riotta è un po' distratto: in Italia è tempo di nomine e lui sta usando twitter per salutare i nuovi potenti.
il Pulitzer non ce l'ha una medaglia per questo giornalismo qua, peccato... pic.twitter.com/xRcZLzDGLX
— mazzetta (@mazzettam) April 14, 2014
Vi ricordate di quando Riotta mise in dubbio la professionalità di @ggreenwald? Oggi ha vinto il Pulitzer. Greenwald, mica Riotta.
— Alessandro Oliva (@olivegreche) April 15, 2014
Quando finalmente si rende conto della situazione, reagisce ricordando al mondo intero che i giudici del più prestigioso premio giornalistico americano non sono infallibili. Fonte: wikipedia.
Walter Duranty, Premio Pulitzer 1932, la Storia ha strani giri, lenti ma costanti http://t.co/19WBWHyHgn
— Gianni Riotta (@riotta) April 14, 2014
Sempre lo stesso equivoco in malefede: Duranty era un giornalista britannico da cui ci si aspettava un punto di vista oggettivo su quello che stava succedendo nell'allora Unione Sovietica. Snowden è un rifugiato politico in Russia, non una fonte di prima mano sulla Russia. I giornalisti sono i cani da guardia della democrazia, si diceva una volta. In mancanza di democrazia, c'è il grosso rischio di abbaiare a vuoto. Non è il caso di Riotta: lui sa sempre contro chi abbaiare e perché.
Con questo pezzo che cosa vuoi dirci esattamente?
RispondiEliminaBel tentativo, Gianni.
EliminaGrazie Tondelli. Posso venire da Lei a prendere lezioni di giornalismo?
Elimina"Gianni Riotta è un giornalista "
RispondiEliminaerrore blu alla prima frase.
"Giornalismo è diffondere ciò che qualcuno non vuole si sappia; il resto è propaganda"