Il giovane favoloso (Mario Martone, 2014).
"Signor Conte, come va?"
"Male, illustrissimo, e voi?"
"Non c'è bene, grazie. Ho visto il vostro film. Malinconico al vostro solito".
"Sì, al mio solito".
"Sconsolato, disperato: si vede che questa vita vi pare una gran brutta cosa".
"Eh, che vi devo dire? Mi ero messo in testa questa pazzia, che la vita umana..."
"Fosse infelice. Beh, può anche darsi, ma al giorno d'oggi magari un chirurgo... perdonatemi l'impertinenza..."
"Ve la perdono volentieri, ma non capisco come un chirurgo potrebbe modificare le mie riflessioni".
"Beh, magari potrebbe aiutarla con quella... quella gobba, insomma".
"Gobba?"
"Sì, quella cosa lì, insomma, il morbo di Potts o come si chiama".
"Ma di che gobba state parlando, illustrissimo? Non vedo nessuna gobba qui".
"Per forza, l'avete sulla destra... o non era la sinistra?"
"Vi sentite bene, illustrissimo?"
"Io mi sento benone. Siete voi che avete una smisurata gobba sulle spalle, il che forse, dico forse, potrebbe spiegare alcuni punti della vostra pessimistica filosofia".
"Illustrissimo, quella filosofia che voi mi attribuite è tanto nuova quanto Salomone e quanto Omero..."
"Parliamo di un cieco e di un sex-addict, non proprio il massimo dell'equilibrio nel discernimento..."
"...e tanti altri tra i poeti e i filosofi più antichi che si conoscano; i quali tutti sono pienissimi di figure, di favole, di sentenze significanti l'estrema infelicità umana: intendete dunque immaginarvi una gobba sulle spalle di tutti costoro? Ma distruggete pure, se vi piace, le mie osservazioni e i miei ragionamenti, piuttosto di accusare le mie eventuali malattie".
"Conte mio adorato, ma di che osservazioni, di che ragionamenti stiamo parlando?"
"Di quelli contenuti nei miei libri, illustrissimo".
"Ma quelli, conte mio, mi guardo bene dal distruggerli, tanto li ho amati leggendoli; e viceversa sarei ben fiero di difenderli da chiunque si attentasse a infamarli. Ma non di quelli stiamo parlando, purtroppo".
"Ah no?"
"No".
"E di cosa stiamo parlando allora?"
"Di un film".
"Ovvero?"
"Un invenzione del secolo XX. Immagini in movimento, proiettate sulla parete di una caverna... hanno fatto un film su di voi, signor conte".
"Sulle mie opere?"
"Su di voi".
"Ahi".
"Capite insomma il problema".
"Ma insomma, che immagini mostrano in questo film?"
"Eh, tante cose... per esempio, quando voi componete l'Infinito".
"Ma perdonatemi, come possono alcune immagini proiettate su una parete darci quell'idea del vago, dell'indefinito, che io stavo cercando di..."
"Eh, appunto, non è così che funziona. Al cinema non mostrano l'Infinito. Mostrano voi, conte Giacomo, mentre da ragazzino componete l'infinito".
"E quindi in pratica che fo? Miro e rimiro una siepe siccome un babbeo?"
"Più o meno è così - salvo che non siete voi, ma un attore, che vi impersona".
"Ah. E lui... com'è?"
"Bravo, bravo, un po' sopra le righe ma se la cava. Somiglia, un po', ehm..."
"A me?"
"A Foscolo".
"Eh, beh, naturale. E sulle spalle..."
"Gli hanno montato questa gobba enorme che cresce per tutto il film".
"Dunque è così? La profezia di quello scrittorucolo... come si chiamava?"
"Niccolò Tommaseo".
"...si è avverata? Solo la gobba mi è sopravvissuta? Di lei sola parlano nel secolo XX?"
"Non è così, conte mio, non è così credetemi. Le vostre poesie, le vostre operette, sono ancora ben salde nella coscienza dei lettori e nei programmi scolastici ben oltre il termine del XX e l'inizio del XXI. La vostra gloria è tale che nel campo delle lettere italiane solo quella di Dante la sorpassa, e non di molto".
"E Petrarca?"
"Petrarca è out".
"Aut?"
"Out, fuori, finito, trionfo dell'oblio".
"Che brutti gusti che avete, nel secolo XXI".
Si poteva fare un film riuscito su Leopardi? (Se ne discute su +eventi). Premesso che qualcuno prima o poi ci avrebbe provato, e che difficilmente avrebbe saputo fare qualcosa di meglio di Martone; l’intrepido Martone che con le sue spericolate ellissi e i suoi arditi anacronismi è l’unico che tenti di darci un’immagine dell’Ottocento che non puzzi lontano dieci miglia di fiction della Rai; che dunque insomma dobbiamo dirci fortunati che l’idea sia venuta a lui, e che Elio Germano si sia reso disponibile. Ma visto il risultato, pur coraggioso, non banale, senz’altro più cinematografico che televisivo, rimane la domanda: si poteva fare un film biografico su Leopardi? Un poeta che, finché ha vissuto, ha ripetutamente pregato i lettori di non giudicarlo per le proprie sofferenze e deformità, ma per le sue idee: può diventare l’oggetto di un film che non si concentri proprio sulle sue vistose deformità che per forza di cose ruberanno la scena alle sue idee? “Demolite le mie osservazioni e i miei ragionamenti, piuttosto che attaccarvi alle mie malattie“, scrive il conte in una lettera famosa, che si legge in tutti i manuali di letteratura per il liceo. Nel film, la frase diventa un grido che Leopardi prorompe chino su un bastone, in una gelateria, davanti a due parrucconi imbarazzati. Ci stiamo imbarazzando anche noi, certe cose un conto è scriverle in una lettera, un conto è gridarle in un luogo pubblico. D’altro canto: che altro poteva fare Martone? Rimuovere la gobba?
Forse sì. Perlomeno, se chiedete a me, io avrei lavorato di più sulle Operette morali – magari con un po’ di computergrafica: siparietti con mummie, gnomi e folletti, Atlante ed Ercole che si palleggiano il pianeta Terra, Cristoforo Colombo che ragiona con Gutierrez, il Sole con Copernico, la Moda e la Morte. Non è che Martone non ci provi, scolpendo nel fango millenario una Natura Matrigna o giocando sulle potenzialità horror di A Silvia. Ma alla fine la gobba si ruba il film, non poteva che andare a finire così. Magari Martone la considera un correlato oggettivo del disagio esistenziale, della solitudine dell’intellettuale, dell’insalubrità del milieu culturale italiano, e di chissà cos’altro; fatto sta che invece di girare un film sui pensieri di Giacomo Leopardi, Martone ne ha fatto uno sui dolori di Giacomo Leopardi. Probabilmente era inevitabile, ma non è comunque un tradimento? Forse era necessario, ma perché insistere proprio su uno degli episodi più imbarazzanti di una vita breve e difficile, il non-affaire con Fanny-Aspasia? Il Passero solitario, no. Le ricordanze no. Martone poteva darci un po’ di Quiete dopo la tempesta o di Ultimo canto di Saffo, ma no! Dopo averci mostrato nel primo tempo il Leopardi diciottenne ribelle, il Leopardi che scappa di casa, Martone doveva per forza mostrarci il Leopardi trentenne innamorato, il Leopardi ridicolo. Ora non nego che ci sia qualcosa di autentico e universale in tutto questo – nel modo in cui la stessa passione che a diciott’anni ci rende nobili, dai trenta in poi ci rende patetici – ma ci vuole comunque una certa dose di crudeltà per andare a pescare, nelle migliaia di bei versi che il conte ci ha lasciato, proprio quella manciata di svenevoli che nessuno saprebbe più a leggere senza ridacchiare, dal Consalvo.
Oimè per sempre
Parto da te. Mi si divide il core
In questo dir. Più non vedrò quegli occhi,
Né la tua voce udrò! Dimmi: ma pria
Di lasciarmi in eterno, Elvira, un bacio
Non vorrai tu donarmi? Un bacio solo
In tutto il viver mio?
“Ma siete sicuro che questi versi li ho scritti io?”
“Li avete scritti voi, Conte, sono nell’edizione critica dei Canti”.
“Me li ero dimenticati”.
“Ce li stavamo tutti dimenticando volentieri”.
“Ma c’è qualche operetta morale, almeno?”
“C’è il dialogo tra la Natura e l’Islandese”.
“Ecco, quello sì che me lo ricordo bene! E la Natura com’è? Una gigantessa?”
“Una sfinge di pietra, con, ehm…”
“Va bene, va bene”.
“…la voce di vostra madre”.
“Di mia madre? E che c’entra mia madre?”
“Eh, è una lunga storia, diciamo che tra le novità del secolo XX vi è anche l’approccio psicanalitico ai testi letterari”.
“E in cosa consisterebbe questo approccio psico…”
“In sostanza si ritiene che lo scrittore porti con sé per tutta la vita i traumi della propria infanzia”.
“Potrei per certi versi concordare, ma…”
“…e li rovesci nei suoi scritti. Quindi, caro signor conte, se voi avete parlato di una Natura Matrigna, il critico del secolo XX ha buon gioco a dimostrare che in realtà state parlando di vostra madre, e di quanto poco sia stata affettuosa con voi”.
“Ma che c’entra? E poi io non ho mai parlato di mia madre…”
“Suvvia, c’è quella pagina dello Zibaldone così eloquente…”
“Ma ne parlo in terza persona, e saranno poi affaracci miei, o no?”
“No purtroppo signor Conte, nel secolo XX il poeta non ha più panni che non si debbano lavare in pubblico da personale altamente specializzato”.
“Mi state dicendo che le mie considerazioni sull’impassibilità della Natura sono contrabbandate come sfoghi personali causati dal fatto che mia madre non mi spazzolava i capelli? Siete veramente così morbosi e cialtroni, nel XX?”
“Siamo già nel XXI, ma, come dire, perduriamo”.
“Ma non potevate farmi fare la fine di Petrarca? Preferirei”.
Poi c’è la musica, che alterna Apparat e Rossini, un po’ come servire cracker al formaggio e Saint Honoré – non è che non funzioni, ma tra qualche anno non credo che sarà la Saint Honoré a suonare datata. Infine c’è quel tentativo di inserire una tematica omoerotica che davvero non si capisce che senso abbia – si spera non quello di rendere il poeta più attuale, più interessante. Sono quegli strani inserti martoniani che fanno sì che a fine visione la perplessità vinca su ogni altra sensazione – come la scena in Noi credevamo in cui Crispi mostrava la bomba Orsini ai mafiosi; qui c’è una lunga calata in un bordello infernale che in un qualche modo si riallaccia al primo film di Martone, Morte di un matematico napoletano. Verso la fine in effetti il Leopardi martoniano sembra sfumarsi e giustapporsi a quel Caccioppoli: un flaneur che per i peggio vichi gioca a rimpiattino con la morte. Germano è coraggioso e bravo, tutto il cast si dà da fare, il prodotto è ben confezionato, ma ne valeva la pena? Il giovane favoloso è ai Portici di Fossano e all’Aurora di Savigliano alle 21:15.
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Si poteva fare un film migliore invece che un film pretenziosetto e superificiale. Certo si doveva essere visionari (di un altro mezzo) invece che corrergli appresso vanamente fra il bigino e l'intento (forse) educativo delle masse. Il fatto poi che il pessimismo cosmico sia messo in relazione con la gobba è veramente da poveri di spirito. Eppure la tensione (doverosamente da rentere e invece inevasa) fra l'amore e l'odio è manifesta, ad esempio, proprio ne l'Infinito bastano l'inizio e la fine " Sempre caro mi fu quest'ermo colle ....e naufragar m'è dolce in questo mare" e non "Posto di merda sprofondasse...quando me ne vado sarà comunque troppo tardi" . M'ero illuso stupidamente e repentinamente ne fui deluso.
RispondiEliminaIo sono sempre dubitoso dei film di questo tipo perché rischiano di banalizzare.
RispondiEliminaDopo la recensione di Leonardo dubito che l'andrò a vedere... però un po' mi dispiace in quanto a me piacerebbe che film del genere fossero realizzati bene, non che scomparissero e se nessuno li va a vedere c'è il rischio che scompaiano.
Che fare? Che fare?
Ci devo riflettere e magari leggermi qualche altra recensione.
PS Perché il Petrarca è out?
No, è un film da vedere, magari discutibile, ma avercene.
Elimina(Il Petrarca è un po' passato di moda, come aveva del resto previsto).
Guai!
EliminaChi guaisce?
EliminaIl Petrarca sarà out, ma è meno out di Giambattista Marino (che non era male) o di Torquato Tasso (che personalmente non mi piace, ma son gusti). E che il buon F.P. non si abbatta troppo: mezzo millennio dopo un contemporaneo di Leopardi (ma meno pessimista di lui) disse che l'armonia vince di mille secoli il silenzio. Però quel che si accenna all'inizio del pezzo è vero: Dante ha vinto su tutti i rivali spaziando dai due euro sino a Benigni passando per una citazione in Notre Dame de Paris (il musical, non il libro).
EliminaStamattina ho ricevuto il veto della gentil consorte ad andare a vedere il film: vuole che prima io mi faccia almeno tre o quattro Von Trier... ma ditemi voi se è vita questa! E' proprio l'antica natura onnipotente che mi fece all'affanno :(
@Claudio VdA: Anche Von Trier è sopravvalutato...soprattutto gli ultimi, non è che sconvolgendo i borghesi per forza realizzi l'arte e in Nynphomaniac ha fatto un collage di film francesi anni 60 e 70 e ce l'ha ammannito con qualche esplicitazione di maniera in più e poi ?
Elimina@Leonardo T non è che Petrarca sia passato di moda perchè minore, è che nel commercio letterario il fatto che ci sia l'Inferno tira più dei sonetti (perfetti d'amore) e i vari Dan Brown ci vanno a nozze coi bagliori luciferini...a prescindere.
L'idea di scandalizzare i borghesi per fare arte è un idea che suonava di stantio già qualche secolo fa, figuriamoci oggi nel XXI. D'altronde se facciamo due conti ci siamo digeriti i Sex Pistols che vomitano sul pubblico, Beethoven che sfascia i pianoforti, Atreo che cucina i bambini in spezzatino (comunista ellenico?), Jonathan Swift che avanza modeste proposte non dissimili, i futuristi che vogliono dar fuoco ai musei e la Littizzetto che ci parla ogni giorno di Walter e Iolanda... diciamo che ce ne vuole per scandalizzarci. Allora meglio John Cage che fa musica con le macchinette del caffè non certo per scandalizzarci, ma per estendere il nostro universo musicabile.
EliminaVon Trier mi è sempre apparso noioso, forse è un difetto mio di comprensione, ma non ci posso fra nulla.
Per quel che riguarda il Petrarca, bisogna ammettere che in effetti tira meno del fiorentino che si trovò bene nelle Romagne. Non so se la motivazione sia stilistica (ricercando l'endecasillabo con accenti perfetti alla fine si ottiene una cantilena abbastanza simile) o invece, come suggerito da Akamota, di marketing (l'inferno tira indubbiamente di più). Forse la seconda.
Di solito mi ritrovo pienamente nelle tue recensioni, ma questa volta, lasciami dire, secondo me sbagli di grosso.
RispondiEliminaOk, l'Infinito declamato da Germano davanti a un'anonima siepuzza è un po' floscio (ma sopratutto: doveva proprio essere l'Infinito? Non c'era nulla di meno "già sentito"?). E ok il Consalvo non era così fondamentale. (Ma vuoi mettere la potenza della Ginestra a fine del film? Basta quella per perdonare a Martone ogni scelta sbagliata...)
Ma la critica che fai (in verità, un po' pregiudiziale, di quelle già pronte, che ti prepari in sala prima della visione), non è affatto imputabile, nello specifico, a questo film. Non mi pare infatti che il Leopardi uomo, con le sue sfighe, prevalga nella narrazione sul Leopardi poeta. E' vero l'opposto. Per me il pregio di questo film sta proprio nel fatto che nessuno dopo averlo visto sarà più spinto a dire "poverino, c'aveva la gobba...", ma semmai dirà "caspita questo Leopardi, che duro!".
Poi ne trovo altri due, di pregi. Prima di tutto il modo in cui la poesia è tradotta in immagini: sono tantissime le scene che contengono dettagli, citazioni, figure ricorrenti. Davvero bello. Infine la cosa più notevole: Martone riesce a farci digerire Leopardi! Quanti spettatori, che escono magari commossi e ispirati da questo film, non avrebbero in altre circostanze un moto di repulsione totale davanti ad una filosofia così disperata e nichilista? Ecco, per me basta questo, per acclamare Martone. Se poi il suo è un tradimento, o un'interpretazione corretta, non voglio nemmeno chiedermelo. Io mi tengo questa qui, più a fondo non oso andare
Non lo so. Guarda, quando sono uscito dal cinema mi sembrava che mi fosse piaciuto. Poi, ripensandoci a mente fredda, i mah hanno sorpassato i sì. L'unica pregiudiziale che mi riconosco è che il ciclo di Aspasia non l'ho mai sofferto: mi sembra una deriva senile (e sì che aveva appena trent'anni, ma diciamo che un anno di Leopardi equivale a due o tre di un comune mortale). Decidere di concentrare il secondo tempo proprio su quell'episodio, soffermarsi sul poeta che fruga per le stanze come un topolino per spiare Fanny e Ranieri, imbastire un triangolo da soap, insomma, non credo che tutto questo contribuisca a costruire un'immagine titanica di Leopardi. A me sembra proprio che vinca l'immagine del gobbetto infelice. E mi dispiace perché fin lì, con qualche ingenuità, il film stava funzionando.
EliminaEcco mi è dispiaciuto quello, il gobbetto infelice e che le tre volte che ce la sta per fare una volta la figlia del carrettiere schiatta (Zirvia), una c'ha l'amico fico che gli scippa la manza (Fanny) e poi a pagamento cucca il femminiello...Faranno "Il giovane favoloso 2" con Gramsci affetto dello stesso morbo che diventa comunista perchè non cucca. Veramente un peccato.
EliminaMa se devi sceneggiare la biografia di Leopardi, come diavolo fai a non raccontare tutte le privazioni che subì, la gobba, la malattia, la solitudine. Forse non vi è piaciuta l'idea stessa di una biografia. Forse avreste preferito un film di concetto, o una sceneggiatura delle sue opere... se ne può discutere: ma se biografia doveva essere, non poteva che essere così.
EliminaIn questa biografia per me ci sono anche molte altre cose, oltre alle sue obiettive sfighe: per esempio il racconto di un uomo in lotta contro l'ambiente repressivo e reazionario della sua provincia (e, di conseguenza, anche la storia di questa provincia, che poi è la storia d'Italia). Oppure l'altro significativo conflitto, quello tra Leopardi e il suo tempo, "superbo e sciocco", la sua inattualità, che fu la causa del suo isolamento, ma anche il segno vero della sua grandezza. Se poi l'unica cosa che vi colpisce è che il poverino non scopava, o avete un'ossessione per il sesso, oppure eravate distratti durante la visione del film.
Se biografia doveva essere non poteva che essere così ? Cos'è la dimostrazione spinoziana dell'esistenza di Dio ? Perchè biografia è e non può non essere ? L'arte si manifesta, nel tempo, secondo mille modalità, forse le icone ortodosse non si evolvono e per certi versi anche quelle cambiano, ma anche nella breve vita del cinema vi sono state così tante trasformazioni del narrare che non basterebbe certo questo spazio dei commenti. Forse perchè Leopardi l'avevo già amato e digerito prima, forse perchè ho visto molti film, molti dei quali "biopic" in cui si sintetizzano le tappe che, a parer del regista e dello sceneggiatore, sono le più importanti...mica sempre le stesse, allora m'è sembrata una resa fiacca. In ultimo non mi /ci ha colpito il fatto che non scopasse ma al contrario ho/ abbiamo giudicato soverchia l'attenzione e il tempo dedicato alla scarsa fortuna amorosa (non solo amatoria) del soggetto rappresentato, avrei voluto più poesia e meno realismo.
EliminaPiero, appunto: *se* devi sceneggiare la biografia di Leopardi, non puoi che combinare guai del genere. E quindi: devi proprio? La domanda è: ne valeva la pena? Visto che Leopardi non ha mai proposto ai suoi lettori nulla che somigli a un'autobiografia; e viceversa ha chiesto più volte, in modo esplicito e forte, di giudicare i suoi ragionamenti e non le sue sfighe.
EliminaLa lotta dell'uomo contro l'ambiente reazionario prima, e contro il nascente positivismo dopo, l'avrei visto volentieri; ma prova a misurare per quanto tempo nel film Giacomo si misura contro questi avversari, e quanto tempo lo passa a spiare le avventure amorose di Ranieri o a struggersi perché non lo bacia nessuno.
Non ho visto il film, ma condivido l'osservazione di Leo, aveva implorato di ricordarlo per le sue opere non per le sue malattie. Per essere realisti bisognava fargli anche la gobba davanti ad altezza dello sterno, l'hanno fatta?
RispondiEliminaPoi io sono del tutto a favore della tesi (estetica) che la biografia degli autori non ha nulla a che fare con la comprensione della loro opera (Heidegger).
Qualche autore decide di fare della propria vita un prolungamento della propria opera, qualcun'altro inserisce molti tratti autobiografici, tutto ciò non aiunta di un nulla la comprensione di ciò che rende arte la loro arte.
I film biografici sono meri tentaivi di far cassa sfruttando il nome della star per registi a corto di idee e coraggio.
Più umiltà e sincerità avrebbero intessuto il film su un personaggio parallelo o una serie di personaggi paralleli, il giordani, il padre ecc. anche il tommaseo... avrebbe fatto trasparire leopardi visto, di volta in volta diverso, attraverso i loro occhi, avrebbe citato qualche canto letto da qualcun'altro, come per caso, avrebbe creato una trama decentrata, dove Leopardi compare ingigantito dal suo apparire veloce, dalla sua echo temporale e spaziale, più che dalla sua voce diretta.
Quanto deve aver sofferto nel vedersi in quella condizione fisica tra quiei dolori, quanto deve aver sognato di fuggire da quel corpo, costruendo melodie "sovrumane"... e noi ce lo ricacciamo ignorando la meta dei suoi sforzi.
... Meta peraltro raggiunta.
EliminaSenti parliamo di cose serie. Perchè non quereli Zanardo? 20000 euro e vedi come gli passa la voglia di fare il troll. Va dicendo ai quattro venti che sei un antisemita. Se scrivi su google "leonardo tondelli antisemita" compaiono in bella vista i deliri dello scarafaggio. Ce n'è per denunciarlo per quattro o cinque volte, nonostante lui sia convinto nel suo delirio messianico che l'UE gli dia ragione. Fallo, ti prego: ti becchi soldini e elimini una blatta molesta dall'internet. Non è male come cosa.
RispondiEliminaEvidentemente ho preferito fare in un modo diverso.
EliminaZanardo vive all'estero già da un po' - è un motivo per cui può calunniare un sacco di gente, oltre a me, senza tema di pagarne conseguenze immediate. Io comunque i passi che dovevo farli li ho fatti.
Peraltro, a parte quegli episodi in cui mi ha accusato di fare cose che non ho fatto (il più delle volte in modo dubitativo), quasi sempre Zanardo si limita a esprimere le sue opinioni su di me, il che rientra nei diritti che gli riconosco io anche prima che glieli riconosca la legge di questo o quel paese. Lui ha diritto a esprimere opinioni deliranti e io ho il diritto di far presente che sono deliranti. Vince che si sa esprimere meglio, e questo mi dà un gran vantaggio. (È vero che lui ha più tempo, ma una battuta meglio assestata vale quanto cento copia-incolla).
Tieni conto che si ritiene un geniale agent provocateur, ed è lui stesso spesso a implorare di essere denunciato. Non vede l'ora di sbandierare un'eventuale archiviazione come vittoria: se io vi do dell'antisemita, voi mi denunciate e io la passo liscia, significa che un giudice ha deciso che è giusto darvi dell'antisemita!
La situazione è molto più semplice: essere antisemiti su internet significa istigare all'odio razziale; il che è un reato, per esempio, in Italia. Se Zanardo ritiene che io sia un antisemita dovrebbe lestamente denunciarmi, come si guarda bene dal fare. Perché sa benissimo che io non istigo all'odio razziale su internet - non essendo io antisemita.
Ultimamente vedo che è passato a gran voce a chiedere a tutte le persone che offende se per favore gli telefonano. La prima cosa che mi viene in mente è che abbia denunciato preventivamente alla polizia un molestatore telefonico e si sia fatto mettere il fisso sotto controllo. E ora offende gente qua e là sperando che finalmente qualcuno lo chiami. È veramente molto, molto astuto (Zanna, se passi di qui: sono ironico).
THE SHOW GOES ON
RispondiEliminahttp://allegroefurioso.wordpress.com/2012/11/12/i-lettori-ebrei-del-prof-leonardo-tondelli/
Credo che tutti i commentatori di questo blog debbano dedicare qualche minuto del loro tempo a trollare il troll. Quella cosa lì è il cosiddetto blog in cui raccoglie i suoi deliri. USATELO!
Ma no, perché. Questi tra un po' te li cancello.
Eliminahttp://allegroefurioso.wordpress.com/2014/10/18/affinita-e-divergenze-parte-seconda/#comment-1098
RispondiEliminaLINK GIUSTO.
Che pena che fa il signor Z. a postare link del proprio stesso blog (spero che L. glieli cancelli non appena ha due minuti) implorando di essere trollato onde avere qualcosa fra le mani che giustifichi il proprio complesso di persecuzione. Ormai a questo siamo ridotti: implorare un insulto pur di avere un contatto umano.
RispondiEliminaMa perché dovremmo trollarti? Abbiamo di meglio da fare che perdere il nostro tempo a trollare un misero individuo che può solo essere compatito. Se vuoi rovinarti la vita in bile e astio sei libero di farlo, ma noi preferiamo dedicarci ad altro: la vita è troppo breve per essere sprecata in simili meschinerie che non accrescono nessuno.
Caro Claudio, abbiamo sempre bisogno di un capro espiatorio.
EliminaTrovatolo ci sentiamo tutti meglio, vero?
Si, capisco quello che vuoi dire: il nostro anonimo trollatore sfoga su Leonardo tutte le proprie frustrazioni; è veramente incredibile il tempo che dedica a inseguirlo per il web, a riempire paginate di parole tutte uguali (vedasi qui sotto) e se lo fa non può che essere per sfogarsi di chissà quale male che lo rode dentro e forse così si sente meglio,a vendo trovato un capro su cui riversare i propri fantasmi, un colpevole da perseguitare.
EliminaSarebbe bello che si liberasse da questa sua ossessione-feticcio e vivesse la propria vita in maniera più serena; è dura, ma io non dispero, magari i suoi amici e conoscenti lo aiuteranno a liberarsi da questi fantasmi. Io gli auguro il meglio, spero che sappia disintossicarsi e tornare adulto, soprattutto per lui perché è soprattutto a sé stesso che nuoce: a noi che viviamo a centinaia di km di distanza non è che ne cali più che tanto.
http://corriereinnovazione.corriere.it/coverstory/2014/20-ottobre-2014/cemento-argilla-ecco-case-costruite-la-stampante-3d-230383535364.shtml
RispondiEliminaE' qui che fate ironia sulle stampanti 3d?
No, qui è tutto foibe.
EliminaNo, anche Renzi.
EliminaCiao Leonardo
RispondiEliminaRiesumo questo thread perché ieri sono andato a vedere Il giovane favoloso è mi è piaciuto tantissimo. Per colpa tua me lo stavo per perdere, mannaggia.