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mercoledì 29 luglio 2015

Due popoli, due Stati, una presa in giro

La settimana scorsa Matteo Renzi è andato a Gerusalemme, e alla sede del parlamento israeliano ha pronunciato un lungo e appassionato discorso pieno di nomi non solo ebraici e italiani, ma specificatamente toscani (Michelangelo, Bartali, Nedo Fiano...) Il senso ultimo del discorso era: popolo italiano e popolo israeliano amici! Ce n'era bisogno?

Forse sì. Appena due settimane fa Obama ha dato il via al nucleare iraniano, l'incubo a cui Netanyahu deve parte dei suoi successi elettorali. A condurre la trattativa per l'Unione Europea c'era l'Alta Rappresentante Federica Mogherini, fortemente voluta da Renzi, e quindi sì, forse valeva la pena di passare da Gerusalemme a ribadire l'ovvio - ossia che l'esistenza di Israele non è in discussione. A quel punto non si poteva evitare di fare una visita di cortesia anche ad Abu Mazen, a cui non stringeva la mano da qualche mese. Prontamente colmata la lacuna se ne è tornato a casa, e laggiù hanno rimesso a tirarsi pietre e fumogeni al ritmo consueto.

In Italia l'unico dettaglio che ha attirato un po' l'attenzione degli spettatori è stata la pronuncia di "Michelangelo". L'inglese di Renzi è abbastanza terribile; l'idea che veicoli simpatia è irredimibilmente provinciale; e però bisogna concedergli che "Michelangelo" in inglese si pronuncia proprio così: se lo dici in un altro modo non è affatto detto che ti capiscano. Qui, come in altri casi, il pubblico italiano esibisce riflessi condizionati: è talmente addestrato ad aspettarsi periodiche gaffes internazionali dei suoi rappresentanti, che le vede e le sente anche quando non ci sono. È uno dei lasciti più subdoli del berlusconismo, questa idea per cui Renzi debba per forza essere ridicolo, e sia ammirabile o criticabile in quanto tale. Alla stampa israeliana, più avvezza a sentir pronunciare l'inglese in tutte le pronunce del mondo, è rimasto molto più impresso l'accenno ai boicottaggi. Chi boicotta Israele, ci ha fatto sapere Renzi, boicotta sé stesso, e forse non si rendeva conto di quanta ragione avesse: il boicottaggio comporta da sempre un danno anche per chi lo pratica.

Renzi ha anche pronunciato un'altra ovvietà necessaria, che non ha oltrepassato la soglia dell'attenzione né dei titolisti italiani né di quelli israeliani: a Gerusalemme non ci sarà pace finché non ci saranno due Stati per due popoli. Ha davvero detto così ("la pace che domandiamo per Gerusalemme sarà possibile solo quando sarà interamente compiuto il progetto Due Stati per Due popoli"). Anche questa sarà una banalità, ma ricordiamo che a una settimana dalle elezioni Netanyahu di Stato di Palestina non voleva più sentir parlare. Dunque di cosa si lamentano le Ong italiane che lavorano nei Territori? Che altro poteva fare un capo del governo italiano alla Knesset, se non ribadire che la Palestina deve esistere?

A parte che ci sono, in effetti, un sacco di cose che Renzi potrebbe fare per dare un senso alle sue parole di solidarietà ai palestinesi, e a tutte le strette di mano che dà ad Abu Mazen; a parte questo, c'è da dire che a nessuno piace sentirsi presi in giro, e ormai chi parla di Due Popoli e Due Stati a Gerusalemme dà questa fortissima sensazione. A meno che non sia in buona fede, il che però significherebbe essere rimasti fermi agli anni Novanta e alle strette di mano tra Arafat e Rabin, quando a un certo punto ci siamo convinti che uno Stato Palestinese potesse esistere, più o meno con questa forma (in verde la Palestina, in bianco Israele):



Ecco, più o meno quello che abbiamo in mente in Italia quando pensiamo ai Due Popoli Due Stati è una cosa del genere. C'è il piccolo particolare che né ad Arafat né ad Abu Mazen è mai stata offerta una Palestina così. A ventidue anni da Oslo II, la Palestina affidata ai palestinesi continua a essere questa.



Così quando Renzi va alla Knesset a proporre Due Popoli e Due Stati, quello che gli israeliani pensano è una soluzione del genere. Non solo i falchi alla Netanyahu (che almeno ogni tanto ammettono la verità: non ci sarà mai nessuna Palestina); il suo contendente laburista alle ultime elezioni non aveva in mente una Palestina molto diversa da questa - e di ritirare i coloni non voleva sentir parlare. Il fatto che quest'arlecchinata sia una proposta irricevibile per la maggioranza dei palestinesi non è un problema. Questo soprattutto facciamo fatica a capire in Italia, dove ci ostiniamo a considerare la questione palestinese un problema. In Israele il problema è un altro (la sopravvivenza di un piccolo Stato nel burrascoso Medio Oriente) e la questione palestinese, con crisi annesse, è già parte della soluzione: una soluzione già prevista dai collaboratori di Sharon, con disarmante semplicità, dieci anni fa. Israele ha vinto. Mi ripeto:

Non riusciva a cacciare i palestinesi e non voleva sterminarli; non poteva assimilarli senza rischiare di essere assimilato; e allora li ha recintati, umiliando e stroncando sul nascere qualsiasi embrionale tentativo di formare una classe dirigente. Ogni vittoria ha un prezzo, e ogni tanto in effetti qualche israeliano muore per mano palestinese. Ne uccide più il traffico, ma quando succede l'IDF può dimostrare a tutti i bravi cittadini israeliani la sua forza morale e la sua potenza di fuoco. In modo davvero non dissimile gli Spartani dichiaravano ogni anno la guerra ai loro schiavi Iloti: quella era Sparta, questo è l'Israele di Netanyahu.

Il presidente del consiglio dei miei sogni, invitato alla Knesset, non avrebbe fatto un discorso più bello di quello di Renzi. Però a un certo punto avrebbe detto: scusate, ma mentre mi applaudite perché parlo di Due Stati, non è che state già discutendo di condonare qualche altro migliaio di alloggi israeliani in Palestina? Se proprio ci tenete ad abitare in Cisgiordania, perché non fate uno Stato solo - magari federale - riconoscendo la cittadinanza a quei milioni di arabi che vivono nelle macchioline di un Paese che senza il vostro reale consenso non esisterà mai? Se non lo fate è perché evidentemente siete più comodi così. Se siete più comodi così, perché continuate a lamentarvi che il mondo ce l'ha con voi? Qualcuno a questo punto lo avrebbe accusato di antisemitismo, probabilmente di matrice cripto-islamica. Il presidente del consiglio dei miei sogni non se la prenderebbe: è più o meno quello che dicono di Barack Obama. D'altro canto il presidente dei miei sogni non riuscirebbe nemmeno a farsi votare dal me stesso sveglio, quindi il problema non si pone.

PS: mi scuso per il post intempestivo e ridondante. Il mondo ne poteva certamente fare a meno, e tuttavia la settimana scorsa un tizio (sempre il solito) ha detto in giro che io non parlerei più di Israele perché in un qualche strano modo sarebbe riuscito a farmi paura. Il sentimento che ogni tanto provo per lui, e per i suoi titanici sforzi, di può effettivamente definire con una parola che comincia per P: ma non è paura, proprio no. Se non parlo spesso di Israele è perché non succede nulla di abbastanza tragico (per fortuna), e mi annoio a ripetere sempre le stesse cose: che magari sono sbagliate, ma sono le cose che penso io. Se vi danno fastidio, non c'è bisogno di minacciarmi di questa o quella ritorsione: un dito su alt, un altro su f4, e il problema è bello che risolto. Non ce ne sono poi tanti di problemi che si possono risolvere premendo un tasto, anzi due. Profittatene. Shalom e buone vacanze - mi pare che ne abbiate bisogno.

3 commenti:

  1. Ma secondo voi Zanardo esiste veramente? Io inizio a credere che sia un'account farlocca gestita da un gruppo di antisemiti perché quello che dice è dadaismo allo stato puro.
    Forse da qualche parte in UK esiste il vero Rabbi Zanardo che è un tizio pacifico e tranquillo che nulla sa del fatto che qualcuno usa il suo nome per vomitare idiozie antisemite.

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    1. Il Gabriele Paolini kosher.
      Io mi lamenterei molto, se vestissi i suoi panni, ma lui sembra contento, a fustigare i costumi, correggere i vizi e difendere sull'internet il suo popolo

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  2. naturalmente non sono d'accordo con te su tutto e a questo tutto di sicuro tolgo il conflitto israelo-palestinese
    però, tra tutti quelli che non hanno la mia stessa idea o punto di vista sei quello che preferisco leggere, anche più di tanti con cui sarei d'accordo (in teoria), per dire
    cioè, dal mio punto di vista le tue argomentazioni sono forti e ben espresse (certo meglio di quel che potrei fare io per le mie)
    tuttavia ce ne sono un paio (delle mie) che non riesco a smettere di pensare
    nessuna nazione merita di sparire perché il suo governo fa schifo o ha la polizia e l'esercito davvero "cattivi" (esempi ce ne sono quanti ne vogliamo in africa e in asia: nessuno ha mai pensato di far sparire per esempio burundi o rwanda perché la loro costruzione come stati indipendenti era "artificiale" e anche governati davvero male)
    invece per la soluzione del conflitto israelo-palestinese continuano a spuntare idee che in prospettiva significa la sparizione d'israele e questo - converrai con me - non piace a molte persone, comprese alcune che simpatizzano per i palestinesi
    in sintesi: se il prezzo per una reale indipendenza della palestina è la sparizione d'israele io dico no (nel senso che non faccio niente per far avvicinare questa ipotesi, compreso ridere delle gaffe di renzi o condividere filmati su facebook)
    un'altra cosa è che, comunque, bisogna trattare col governo israeliano votato dagli israeliani, così come il governo israeliano dovrà trattare con il governo palestinese
    poi c'è sempre la questione del boicottaggio... perché mai da sinistra gli unici paesi per i quali s'è proposto il boicottaggio sono sudafrica e israele, nessun altro paese africano o asiatico ha mai avuto questo onore (non so se significa qualcosa)
    mi sono sbrigato a commentare prima che ti piovessero addosso le accuse di antisemitismo, volevo esprimere le mie perplessità prima che l'imbarazzo a leggere certi commenti contrari al post me lo impedissero

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