Un giorno o l'altro uscirà un videogioco su Auschwitz. Sarà probabilmente un buon prodotto, assolutamente rispettoso della memoria delle vittime, che riuscirà a terrorizzare e a suscitare un genuino orrore in tutti i volonterosi giocatori. Si potranno interpretare diversi personaggi, sonderkommando o kapò o fuggitivi. Ci saranno missioni da compiere: trovare una macchina fotografica con la quale documentare il terrore; organizzare una rivolta; seppellire il proprio figlio con un rito religioso. Un giorno qualcuno lo farà, e dopo la sorpresa iniziale, non ci sembrerà una cosa così strana o sbagliata. Un modo di esercitare la memoria, di combattere il negazionismo, di far vivere ai giovani qualcosa di lontanamente simile a un'esperienza... Ciononostante le polemiche fioccheranno: è giusto ambientare un'avventura ad Auschwitz? Forse non è giusto, ma ormai ci ha gà pensato il cinema, no? I videogiochi seguiranno.
No, è fatto meglio di così. |
Il figlio di Saul è piaciuto a tutti tranne me... (continua su +eventi!) I
l figlio di Saul è piaciuto a tutti tranne me, e non so quanto c'entri il dibattito su quanto sia giusto ambientare fiction ad Auschwitz. Può trattarsi più banalmente di una questione di gusti: a me i videogiochi non dicono molto. E se un film in soggettiva posso capirlo, ho una personalissima idiosincrasia per i "film di nuche", quelli in cui il punto di vista coincide con una specie di angelo custode che segue il personaggio passo a passo, offrendoci frequenti primi piani non solo del suo volto (quello di Géza Röhrig, squadrato e un po' ieratico, ricorda davvero il rendering digitale di un gioco da consolle) ma anche delle spalle e della nuca, vi ricordate quanto piacevano a Gus Van Sant le nuche? A me non piacciono le nuche nei film, ma non credo di capirne più di Van Sant. Un film d'azione ambientato in un campo di concentramento me lo vedrei volentieri; ma la sintassi videoludica, quel continuo spalancare porte e aggirarsi per i corridoi, e origliare conversazioni, sempre alla ricerca di qualcosa, dopo un po' mi addormenta. Ma coi ragazzini capisco che potrebbe davvero funzionare. Il figlio di Saulè all'Aurora di Savigliano giovedì alle 21:15.
finalmente un film che ho visto pure io.
RispondiElimina...solo che si intitolava "la vita è bella" (poi te dicono mapperché manco al cinema vai più).
No, no, è tutta un'altra cosa.
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