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lunedì 8 agosto 2016

La prima notte di Iside

Riassunto delle punta prece: un tizio vaga nel cosmo in un'astronave generazionale. Si sveglia ogni cent'anni e i passeggeri gli fanno un sacco di domande, lui le risposte o non le sa o non le vuole dire. 

Ti aspettano per cent'anni, e poi quando ti svegli nessuno ti chiede come stai.

Vogliono tutti sapere: chi siamo? Da dove veniamo? È ancora lontana Copernico? Che fine ha fatto il computer di bordo? Perché sono spariti gli archivi, dov'è finita tutta la Storia dell'umanità che noi modestamente rappresenteremmo nell'infinità del cosmo? Dove sono i motori? Una volta ti hanno chiesto pure questa: se siamo in viaggio, dove sarebbero i motori?

"I reattori, intendete? Sono molto grossi, trovarli non dovrebbe essere difficile".
"Sappiamo benissimo dove stanno i reattori, vecchio..."

Certe generazioni non conoscono l'educazione, semplicemente.

"...ma sono spenti!"
"Ah, è questo".
"È tutta una presa in giro!"
"Direi che non sono più accesi da quando abbiamo fatto la fionda gravitazionale intorno a Centauri. Ora siamo nello spazio profondo e anche se bruciassimo tutto il contenuto della Nave come propellente non potremmo andare più veloci di così. Forse addirittura causeremmo un rallentamento".
"Ci stai prendendo in giro".
"Uhm, mi sa che qui bisogna ripartire da Galileo".

Ti aspettano per cent'anni, ma quando arrivi non sono mai contenti. E nessuno ti chiede come ti senti, come va col mal di schiena - una volta ti sei preso una bronchite che non ti è passata in cinque secoli. Non gliene frega niente di te, di quello che provi. Sei solo una divinità, come dire una parte dell'arredo.

Al limite ti mandano su una ragazza.


ANNO 1762 DELL'ERA BIONDA

"Come ti chiami?"
"Iside".

Nientemeno.

"Allora Iside, non prenderla sul personale, ma non sei il mio tipo".
"Mi dispiace terribilmente".
"Non è colpa tua, non è colpa di nessuno, le preferisco bionde".
"Potresti lasciarlo detto quando... quando vai a dormire".
"Già provato. Al mio risveglio non c'era una sola persona castana nel primo livello, per tacere dei negroidi. Fatti schiavi o sterminati".
"Forse me lo ha raccontato mia nonna".
"Complimenti a tua nonna, è una cosa successa più di duemila anni fa. Per rimediare abbiamo dovuto attingere alla banca genetica, certe componenti etniche comunque si sono perse per sempre. Tutto perché avevo detto a un paio di sacerdoti: beh, se proprio deve andare avanti questa farsa, almeno fatemi trovare una bionda".
"Te l'hanno fatta trovare almeno?"
"Come no, un mostro. Avevano continuato a incrociare gli individui più biondi della nave fino a creare una piccola popolazione di albini. Da allora in poi non ho più chiesto niente. Del resto non ho bisogno di nessuno".
"Mio Signore..."
"Di una spalla per piangere, magari, ma come si fa?"
"Le mie spalle sono tue spalle".
"Eccerto, e poi la prossima settimana te ne andrai in giro a spiegare che il Signore della nave è un frignone che non sa più cosa inventarsi".
"Non sai più cosa inventarti?"
"Vedi? Queste cose non posso dirle a nessuno. Neanche a una ragazzina. Adesso dovrei farvi tagliare la testa al sorgere del sole".
"Non farmi tagliare la testa, Signore!"
"Ma ci mancherebbe. E comunque non c'è nessun sole, qui. Quanti anni hai?"
"Ventuno terrestri".

Dicono tutte così.

"Hai i documenti con te?"
"Signore?"
"Lascia perdere".

Sembra più piccola, ma stanno tutti diventando più piccoli. All'imbarco eri un quarantenne relativamente basso, adesso sei un gigante. È un adattamento all'ambiente, anche se non era previsto che succedesse tanto in fretta.

"Iside, meglio metterlo in chiaro. Ho dovuto accoglierti perché mi hanno spiegato che altrimenti avrei offeso non so quale casta di femmine importanti..."
"Le cucitrici".
"Eh beh, immagino, chi non ha bisogno di un rammendo qui. Però non ci sarà niente tra noi. L'ho detto a loro e lo ribadisco a te".
"Non sei un uomo?"
"Non... non da quel punto di vista".
"Dal mio punto di vista sembri un uomo".
"La possibilità che io interferissi col corredo genetico dell'equipaggio è stata esclusa prima della partenza".
"Non capisco".
"Sono stato sterilizzato".
"Non capisco".

Ci sarà pure un modo per farsi capire.

"Non ce l'ho. Me l'han tagliato".
"Non si può... recuperare?"

Già. Dopotutto sei l'uomo che si sveglia ogni cent'anni. Figurati se non ti si può smontare e rimontare a piacere.

"Non si può. Se l'è mangiato il gatto".
"Cos'è un gatto?"
"Un pesce. Se l'è mangiato un pesce".
"Forse ho capito. Il pescegatto".
"Quello, certo".
"È una storia tristissima!"
"Bene, raccontala in giro, vuoi vedere che è la volta che ci credono".
"Ma allora perché mi hanno mandata qui?"

Povera ragazza. E non è neanche vero che non è il mio tipo (dopo l'incubo albino non toccherò più una bionda nei secoli dei secoli). Non si merita la verità. Ma neanche una bugia.

"Ti dirò come va a finire, di solito".
"Di solito?"
"Chi ti ha mandata sa bene che io non posso avere discendenza. Ma tu l'avrai. Qualcun altro ti... ti feconderà nei prossimi giorni. Avrai un figlio, e faranno credere che sia il mio. Lo nomineranno Re o imperatore o quel che si usa in questo secolo".
"Falco".
"Bello. Il predatore alato più grande sulla nave. Non ti andrà neanche così male, sarai la Madre del Falco. Naturalmente tu e lui sarete solo pedine nel gioco di qualcun altro. E dovrai tenere il segreto".
"Mia nonna diceva che c'è solo un tipo di donna che sa tenere i segreti..."
"Tua nonna la sapeva lunga, ma era succube di un immaginario patriarcale che..."
"Il tipo morto".

Sua nonna la sapeva lunga.

Sei un tizio che va in giro per il cosmo, hai conosciuto milioni di persone, sono tutte morte. Chi di vecchiaia, chi di pestilenza, chi di errori stupidi, e tanti sono morti a causa tua. Non sei Hitler, non sei Mao, ma ormai ti domandi se al loro posto non avresti fatto di peggio. Presa nel suo insieme, l'umanità è una cosa che ti fa orrore, ormai. Ma una ragazzina che piange perché non vuole partorire un Falco e morire, ancora ti commuove.

Forse c'è speranza.

9 commenti:

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