Non ho molto tempo per scrivere in questi giorni, e anche se l'avessi nessuno mi pubblicherebbe pezzi su uno degli argomenti che mi sta intrigando di più, ovvero la Svezia. Quel fenomeno tutto particolare per cui nel momento in cui gli svedesi stanno raggiungendo il record continentale dei contagi, c'è ancora qualche italiano sulla mia bacheca social che dice che loro hanno capito tutto, avremmo dovuto fare come loro sin dall'inizio, ecc. ecc. (Per contro nessuno propone di imitare greci e portoghesi, che pure fino a questo momento sembrano aver scampato meglio a un rischio peggiore).
Ovviamente all'inizio nessuno sapeva come sarebbe andata a finire, e tutto sommato bisogna essere grati agli svedesi per aver fatto da gruppo di controllo per l'intero continente: mentre gli altri Paesi – compresi i confinanti nordici – adottavano misure di blocco, loro si sono assunti le loro responsabilità, sono andati per la loro strada e soltanto grazie al loro sacrificio adesso (solo adesso) possiamo confrontare i loro numeri con quelli sensibilmente più bassi di danesi e norvegesi e desumere con qualche sicurezza che la strada presa dagli svedesi non era migliore di quella presa da tutti gli altri. Il problema è che non lo facciamo (non lo fanno neanche loro, a quanto pare) e continuiamo a credere in questo mito dei Superuomini Svedesi nostri Superiori.
Su questo mito, che riguarda non solo gli svedesi ma tutti gli scandinavi (e i finnici) avevo provato a scrivere un pezzo mesi fa, in un periodo in cui erano rispuntati contemporaneamente due o tre tormentoni intramontabili, ad es. l'eccellenza della scuola finlandese o il mercato del lavoro danese. Proprio mentre ci lavoravo uscì un numero di Internazionale coi finnici in copertina. Alla fine il pezzo fu rifiutato perché, in effetti, non era coerente con la linea della testata, ovvero: è da anni che raccontiamo la Scandinavia come il paradiso liberal-socialista-anarchico in terra, mò tu che cazzo vuoi, nonnino. Che è un punto di vista che rispetto, eh? Io al vostro posto mi sarei mandato a cagare anche prima. Comunque il pezzo è qui, non parla di epidemia perché erano i primissimi giorni del lockdown, credo, e in Scandinavia nessuno pensava che il virus sarebbe potuto arrivare, quello screanzato.
Se anche tu passi un po' di tempo su internet cercando di farti un'idea del mondo che ti circonda, sai che è solo questione di ore. Prima o poi succederà, e non potrai farci niente. Arriverà sotto forma di video o di link a un pezzo di Internazionale. Te lo avrà inviato un amico, o un perfetto sconosciuto. Più tempo passi on line, più crescono le possibilità che qualcuno senta la necessità di ricordarti che gli scandinavi e i finlandesi esistono, e sono migliori di te.
Sei una donna? Le donne svedesi hanno sconfitto la rape culture. Sei un insegnante? I finlandesi hanno le migliori scuole del mondo (i finlandesi non sono esattamente scandinavi, ma di solito sono inclusi nel pacchetto). Sei un siciliano e non ne puoi più dei traghetti? Danesi e svedesi in quattro anni hanno costruito un ponte che è lungo cinque volte lo stretto di Messina! E così via. Il nostro mercato del lavoro non funziona, dovremmo fare come la Danimarca. L'ambiente, gli islandesi sì che lo rispettano. I norvegesi, loro sì che hanno uno stato sociale. E hai visto quante donne nel governo finlandese! Eccetera eccetera eccetera.
A volte cerchi di resistere. Leggi un pezzo di un vicesindaco di Helsinki che dopo aver visitato Roma ha scoperto il segreto per risolvere il problema del traffico: ingrandire i marciapiedi! Leggi commenti di romani estasiati, ah, i finlandesi, se solo ci invadessero. Pensi: mio dio, ma cosa sto leggendo? Roma fa quasi tre milioni di abitanti, su sette colli e più; Helsinki è grande come Bologna ma senza le colline. Come si fa a paragonare due città del genere, che senso ha. Quanto al ponte Øresund tra Svezia e Danimarca, per carità: è bellissimo, ma la campata più lunga non è neanche di cinquecento metri: quella del ponte di Messina dovrebbe arrivare a tremila metri, nessun altro ponte al mondo ci si è nemmeno avvicinato, fin qui. Non è merito degli ingegneri scandinavi se sui loro fondali puoi piantare piloni di cemento mentre tra Scilla e Cariddi non si può.
E quanto alle donne svedesi, continuano a denunciare più violenze degli altri popoli europei, e non è sicuro che lo facciano perché abbiano più fiducia nella legge e nei giudici (su questo almeno gli studiosi non concordano). Il fatto che sempre più incarichi di governo ricadano sulle donne è un buon segnale, ma non significa che in generale per le donne scandinave sia facile far carriera: per ora non c'è una nazione nordica dove la percentuale di imprenditrici superi l'8% (la media dell'UE si attesta intorno al 20%). Ma proprio mentre stai cercando questi dati, qualcuno ti manda un link: leggi questo pezzo! gli scandinavi hanno risolto il problema del bullismo, hanno inventato un sistema innovativo! Leggi il pezzo. Il "sistema innovativo" è molto simile a quello che usano nella scuola dei tuoi figli – il che alla fine non dovrebbe sorprendere: molte tecniche nate nei Paesi scandinavi sono state adottate già da anni in altri anche da noi. Sul bullismo, in particolare, gli scandinavi sono stati all'avanguardia perché gli studenti tendevano a suicidarsi con più frequenza, e in generale la percentuale dei suicidi continua a essere importante (anche se il "record svedese dei suicidi" è un vecchio luogo comune smentito dai numeri). Il punto è che qualsiasi cosa facciano i nordici per noi è eccezionale, e quindi se tendono a togliersi più spesso la vita, subito decidiamo che devono essere i recordmen mondiali di suicidio.
È sempre stato così, da che ti ricordi. Non c'è mai stata un'internet che non ti ricordasse periodicamente quanto i Superuomini Scandinavi Siano nostri Superiori. Dodici anni fa, nei giorni ruggenti in cui su beppegrillo.it si diffondevano leggende come la biowashball o la propulsione a olio di colza, gli islandesi erano già l'Ultima Thule del grillismo, il popolo eroico che aveva deciso di non pagare i propri debiti alle banche internazionali assetate di sangue. Ovviamente era una bufala, ma già molto indicativa. Proprio come a Nord si incrociano Oriente e Occidente, così la leggenda dell'eroico popolo nordico che resisteva al sordido potere dei bancari attirava lettori da destra e da sinistra. Già allora la maggior parte sembrava voler ignorare che gli islandesi fossero in tutto poco più di trecentomila, meno degli italiani residenti nel comune di Firenze, e che quindi anche i loro debiti alla fine non dovessero ammontare a gran cosa. Invece no, se ci stavano riuscendo loro, anche noi saremmo riusciti a non restituire il nostro colossale debito pubblico. E però in economia le dimensioni contano. Qualcuno si sognerebbe mai di proporre la Repubblica di San Marino come modello? Ok, l'Islanda è un po' più popolata di San Marino. Dieci volte di più. L'Italia, dal suo canto, è duecento volte più popolosa dell'Islanda.
Se grillini e rossobruni guardavano all'Islanda, anche i liberaldemocratici sentivano il richiamo dei fiordi. Erano gli anni in cui brillava l'astro di Pietro Ichino, il giuslavorista del Partito Democratico che proponeva per il mercato del lavoro italiano un modello danese da lui definito "Flexsicurity". Lui stesso ammetteva che l'Italia non poteva diventare la Danimarca in un giorno, anche a causa del "difetto di risorse pubbliche destinabili ai servizi nel mercato del lavoro", insomma questa minore disponibilità dei contribuenti italiani, rispetto ai danesi, a pagare le tasse: ciononostante credeva necessario provarci. Inasprendo la pressione fiscale? Ah ah, no.
Per Ichino la priorità era rendere più facili i licenziamenti: quel che il governo Renzi ottenne con il Jobs Act. In seguito non siamo diventati la Danimarca (per ora sono aumentati quasi soltanto i lavori a termine), ma lo stesso Ichino avvertiva che ci sarebbero voluti comunque molti anni, se non "decenni" (sarebbero serviti anche ammortizzatori di cui quel parlamento non fece in tempo a occuparsi, come succede più o meno ogni volta che in Italia si riforma lo statuto dei lavoratori). Rimane curioso l'esempio di un Paese che decide, come l'Italia di Renzi, di riformare il proprio mercato del lavoro prendendo esempio da un altro Paese diversissimo per cultura e per dimensioni: i danesi sono un po' di più degli islandesi (cinque milioni), ma comunque molto meno di noi. Può darsi davvero che alla fine le dimensioni non contino, ma insomma quando cerchiamo modelli per migliorare l'Italia, anche solo in Europa c'è l'imbarazzo della scelta: sono quasi tutti migliori di noi in qualche cosa, avrebbero quasi tutti qualcosa da insegnarci. Perché ci fissati tanto sui nordici, per quanto marginali, e piccoli, e diversissimi da noi per cultura, clima, paesaggio?
Gli scandinavi non sono imperialisti come gli americani o i russi, non ci hanno deportato un bisnonno come i tedeschi, anzi i finlandesi i tedeschi li hanno respinti, dopo aver respinto i sovietici (si sono anche alleati, a turno, sia coi primi sia coi secondi, ma chi siamo noi per giudicarli). Insomma non ci fanno paura, gli scandinavi. Non sono neanche troppo vicini, come i francesi, e questo forse ci rende più semplice invidiarli. L'invidia non essendo altro che un meccanismo emotivo che ci consente di migliorare noi stessi, regolandoci sugli esempi forniti da chi ci sta intorno. Certo, se diamo troppe occhiate a chi ci sta vicino rischiamo di apparire nervosi e innestare un circolo vizioso di diffidenza. Invece nessuno se la prende se dal fondo dell'aula ogni tanto diamo un'occhiata all'alunna alta e bionda in prima fila. È lontana, inaccessibile, magari a sedercisi più vicino scopriresti che ha anche lei i suoi problemi (alcolismo in famiglia, violenze domestiche, manie suicidarie), ma perché dovresti? Per te è solo un obiettivo a cui tendere. Ok.
Mentre pensi a questa cosa, ti arriva una notifica. Un tuo collega vuole farti vedere come sono fighissime le classi finlandesi. Altro che le nostre aride lezioni frontali. È un video di due minuti, si vedono studenti fare quello che gli pare in ogni angolo dell'aula, ce n'è un paio appollaiati sugli scaffali. Pensi: speriamo che gli scaffali siano bullonati alla parete, in Italia è previsto dalla legge e non puoi metterli nei corridoi. E guarda quanti spigoli, da noi sarebbe vietato. Due ragazzi seduti su uno scaffale è un aneddoto, ma decine di ragazzi tutti i giorni in tutte le scuole è un concreto rischio per la sicurezza, da noi prima o poi qualche dirigente finirebbe a processo. Certo, magari da loro non è zona sismica, e poi hanno tutto lo spazio che vogliono, nessun problema con le vie di fuga... Ma insomma, la prova che le scuole finlandesi sono fantastiche è che i ragazzi possono sedersi sugli scaffali in barba a elementari norme di sicurezza e buon senso? Caraffe di acqua bollente vicino ad attrezzi ginnici elettrici, e spigoli, spigoli vivi dappertutto. Cioè magari hanno davvero le scuole migliori del mondo i finlandesi, ma non lo dimostra un video del genere. In effetti, cosa lo dimostra?
Ecco, qui entriamo in un terreno lacustre e accidentato. Posto che paragonare sistemi scolastici molto diversi è sempre discutibile, diciamo che l'idea dell'eccellenza finlandese nasce vent'anni fa con la prima pubblicazione delle prove Ocse-Pisa. In quel momento fu davvero una sorpresa perché nessuno se l'aspettava. Da lì in poi abbiamo deciso che i finlandesi avevano capito qualcosa che avremmo assolutamente dovuto imitare, anche se non era chiaro cosa. Non era chiaro agli stessi finlandesi, che invece di sedersi sugli allori hanno continuato a sperimentare cose nuove, senza preoccuparsi troppo di calare in classifica. Che è infatti quel che è successo di lì a poco. A quel punto il dibattito sulla scuola finlandese è diventato un caos in cui anche chi la critica parte da posizioni completamente diverse: c'è chi accusa i finlandesi di fare "teaching to the test", ovvero di ridurre la didattica a una serie di espedienti che ti consentono di andare molto bene nei test, ma che non stimolano la creatività e non consentono lo sviluppo di autentiche competenze (e tuttavia, come s'è visto, i finlandesi non vanno più così bene coi test). C'è chi invece sostiene che i risultati ottimi di vent'anni fa non erano causati dai nuovi sistemi didattici, ma dal buon livello del sistema tradizionale precedente, basato sulle lezioni frontali impartite da insegnanti che nella società finlandese godevano e godono di una indisputabile autorevolezza. L'eccellenza della scuola finlandese sarebbe un grande fraintendimento: era molto migliore quand'era tradizionale, poi ha voluto cambiare insistendo molto sulla responsabilità individuale degli studenti e i risultati dei test hanno registrato un calo non drammatico, ma sensibile e immediato.
Insomma quando diciamo che vorremmo una scuola più finlandese, cosa intendiamo? Una scuola che vince le gare internazionali di matematica, o quella dove i ragazzi sono liberi di sedersi sugli scaffali? Non è chiaro e forse non è nemmeno così importante. Anche la scuola finlandese attrae ammiratori da sinistra e da destra. I primi non possono che essere conquistati da un sistema educativo super-inclusivo ed egualitario (e quasi completamente pubblico), che è poi lo specchio di una società egualitaria che crede nell'importanza dell'istruzione e la finanzia in modo cospicuo. Che faccia lezioni frontali o teaching to the test, o assista semplicemente i ragazzi cercando di evitare che si spezzino il collo contro gli scaffali, il docente finlandese è ancora percepito come un perno della società, che lo riverisce e lo paga adeguatamente, e questo è l'essenziale.
D'altro canto chi osserva il video non può impedirsi di notare che in quell'aula sono tutti bianchi, bianchissimi. Perché il carattere egualitario della società finlandese è anche dovuto alla sua omogeneità etnica e culturale. Il 90% della popolazione è di lingua suomi; il 5% svedese: gli immigrati dal sud del mondo sono quantificabili in decine di migliaia, il che deve rendere oggettivamente meno difficile la vita quotidiana di un insegnante statale finlandese.
Venticinque secoli fa, gli antichi Greci già favoleggiavano di una terra Iperborea al di là dei ghiacci dell'Oceano, dove aveva vissuto e forse viveva ancora un popolo perfetto e felice. L'idea che la civiltà arrivasse da nord ebbe poi un certo successo soprattutto a partire dall'Ottocento: fu ripresa da Nietzsche, e in Italia dal "superfascista" Julius Evola. Per quanto sia antica, è comunque una bufala, tanto quanto la storia degli islandesi che non pagano i debiti. I nordici non sono necessariamente migliori (né peggiori) di noi. La loro cultura si è modulata per adattarsi a un ambiente piuttosto diverso dal nostro: è giusto ammirarli, ma non tutto quello che è buono per loro potrà essere mai buono per noi. Noi siamo mediterranei: siamo più numerosi, viviamo letteralmente su un ponte sottile di terra tra il Nord e il Sud del mondo. Da sempre siamo esposti alle migrazioni e a tutto quello che portano di buono, di cattivo e in generale di complicato. La coesione sociale nordica ce la possiamo sognare: semplicemente non è una cosa che si adatti all'ambiente dove viviamo. Possiamo continuare ad ammirare la ragazza alta e bionda in prima fila: possiamo anche provare a parlarle e magari scoprire che lei è curiosa della nostra cultura quanto noi siamo attratti dalla sua. Non c'è niente di male in tutto questo, anzi, è uno dei motivi per cui abbiamo fatto l'Unione Europea. Ma pensare di poter diventare come lei, semplicemente copiando qualche suo gesto o l'acconciatura, sembra il modo migliore di renderci ridicoli. Anche ai suoi occhi.
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AH ha ha:quando negli anni '80 ho abitato a Reggio Emilia, venendo da Roma, la mia fidanzata lavorava negli asili nido comunali.La cosa che piu' mi impressionò, oltre le parti di parmigiano che davano da mangiare ai bimbi, fu la perentoria dichiarazione che : "I nostri Asili vengono dalla Svezia a studiarli". Ed era vero.
RispondiEliminaGli italiani soffrono di una strana dicotomia esterofilo-xenofoba: tutti fanno (qualcosa) meglio di noi, i tedeschi, gli scandinavi, gli inglesi, gli americani, persino i cinesi... Consultiamo compulsivamente i quotidiani esteri alla ricerca di commenti sull'Italia.
RispondiEliminaSalvo poi rivendicare con un piglio alla Galeazzo Musolesi il 70% delle opere d'arte del mondo (falso), la cucina migliore del mondo (idem), il Rinascimento (che palle, niente di più recente da vantare? Pure il povero Giorgio ci è cascato)...
[Geogrammar nazi mode on] Neanche i danesi sarebbero scandinavi, a dire il vero... :)
Federico
RispondiEliminaa me non pare che per risolvere un test di matematica tipo quelli del pisa / ocse, o saper fare un test di comprensione del testo (come quello di poco tempo fa che ha fatto sbottare a vari cialtroni che 2/3 degli studenti italiani è analfabeta funzionale) richieda doti poco importanti. Mi pare siano un tipo di test dove non sia troppo facile bluffare. Quindi una scuola che insegna "solo a superare (questo tipo di) test" non mi pare affatto una scuola cattiva
Insomma c'hai fatto rendere orgogliosi di avere la nostra scuola con i nostri gagliardi e sottostimati insegnanti,perché il massimo a cui può ambire l'Italia,perché più grande,più popolosa,più complicata,più complessa,più soggetta a migrazione e altri più-più è quello che abbiamo e dobbiamo esserne orgogliosi?
RispondiEliminaA me il principio della flexsecurity mi appare un giusto compromesso tra Stato e privato in cui il primo si prende carico delle sue prerogative costituzionali mettendo in atto il paradossale e ridicolo(a mio parere s'intende)art. 1 in modo incredibile e sensatamente.
La pressione fiscale italiana è ai livelli scandinavi e parametrandone le entrate,dovremmo avere i servizi pubbloci scandinavi.
Questo è il parametro di riferimento che sballa. E mi pare decisivo.
Non è una questione di orgoglio (termine che non mi piace) quanto piuttosto di autoconsapevolezza.
Elimina"A me mi" e "c'hai" li trovo un po' fuori luogo in un commento in cui vorresti prendere in giro gli insegnanti (si intuisce una lunga storia di reciproche incomprensioni). In italiano la "c" davanti alla "h" è sempre dura.
Sul confronto tra la pressione fiscale italiana e quella scandinava la vedi diversamente da Ichino, prova ad andare a trollare lui: magari sarà più comprensivo. Scusa eh ma ho un'età ormai.
Ti ho sentito um pó nervosetto nella risposta.
EliminaNn devi prendere per "trollata" una semplice risposta basata su un principio logico che potrebbe inficiare la tua "trollata" nordica.
Inchino,che tra l'altro stimo molto,avrà avuto un suo approccio alla questione fiscale che,sinceramente ora nn mi appare essenziale.
Io ho seguito il tuo ragionare sui numeri e ti ho posto il dilemma.
A me mi sembra che residuale la restante tua acredine.
Capisco che deve essere dura doversi sempre sentirsi in dovere di difendere anche l'indifendibile. Ma mica c'hai la bacchetta magica per rendere,nn dico l'intero Paese ma almeno la scuola un posto abitato da una maggioranza di semidei. Ma se nn si esce "dal sogno" sarà difficile essere credibili nelle stroncature di realtà nn perfette,ma socialmente più integrate.
Oltremodo la tattica "nazigrammar" è sempre odiosa e figlia di un sapere formale slegato dalla realtà che è anch'esso una buona parte della decadenza attuale,se poi lo fa un prof di italiano che difende pavlovianamente la sua categoria è ancora peggio.
Potrebbe essere una prova a suo sfavore.
Più che nervosismo è stanchezza, questa cosa che stai facendo l'hanno già fatta in tanti e tu sei anche uno dei meno bravi. Probabilmente non sono il primo insegnante che te lo fa presente.
EliminaSono dispiaciuto di aver turbato il tuo meritato riposo,ma nn pensavo che una semplice risposta atta a rendere un diverso punto di vista ti trovasse così "scoperto".
RispondiEliminaLe "pennine rosse",nn preoccuparti che nn sei l'unico e nemmeno originale dal momento che l'approccio è standard tra le tal pennine,abbondano nel Paese gentiliano in cui il liceo è il discrimine tra essere un cittadino di serie A e il volgare volgo,ed io purtroppo o o per fortuna(come direbbe un vero uomo di cultura con i piedi per terra,come il fu Gaber)nn ebbi la possibilità di essere nella serie A.
Ci saranno sicuramente delle cose in cui ti potrei insegnare qualcosa,ma nn mi pongo su nessun piedistallo come coloro i quali "pensano tanto,tanto". Che pensare è importante ma anche l'agire avrebbe un suo perché.
Sicuramente nn ti buggererei se la tua capacità manuale fosse insufficiente,ne mi permetterei di offenderti con basse insinuazioni da bulletto delle medie.
Comunque se il mio livello ti appare inadatto al tuo,ti chiedo di dirmelo e nn oserò più disturbarti.
Tra l'altro nn ho capito cosa sia la cosa che sto facendo?
nervosetto?
EliminaPiù che altro perplesso...e senza risposte...
EliminaSembra di comunicare con l'ignoto di cui si conosce bene tutto.
La via "scolastica" all'ossimoro.
Li sto tutti attendendo, sul bordo del fiume, tutti questi milioni di virologi quando inizierà il campionato di calcio diverranno altrettanti allenatori con moduli di gioco ecc. Ecc.
RispondiEliminaAdoro l'Italia, gli italiani, il cibo, il clima, i paesaggi (quelli non ancora deturpati dell'abuso edilizio), la lingua, la letteratura, ecc. Amo vivere in Italia e la preferisco sicuramente alla Svezia (dove sono nato e cresciuto), ma lasciatemi dire una cosa: io penso che qui manchi solo un pochino di senso civico, quell'idea che tutto ciò fuori dalla porta di casa, sia tuo e da tutelare, piuttosto che una terra di nessuno da depredare. Una volta acquisita questa consapevolezza, riuscirete a liberarvi della corruzione che rovina il resto. Questo è solo il mio pensiero chiaramente, per il resto, non credo esista paese più bello dell'Italia. Ah, magari anche un pochino più di inglese non guasterebbe.
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