Quando si parla di covid e chiusure, bisognerebbe restare calmi. Lo so che è difficile.
Ma ci si dovrebbe provare: tirare un grosso respiro e ricordare che si tratta di un'emergenza come non c'è mai stata da che siamo al mondo, qualcosa per cui nessuno era davvero preparato; che gran parte degli errori che si sono fatti erano inevitabili; e nondimeno è giusto segnalare chi li fa, specie se in cattiva fede. Alla maggior parte di chi incontriamo, che in cattiva fede non è.
Per esempio, già da diversi mesi alcuni dei principali gruppi editoriali del Paese stanno esprimendo una forte voglia di riaprire, costi quel che costi (costerà vite umane). Per essere dei gruppi editoriali, bisogna dire che la esprimono male, con interventi mal editati e scomposti che finiscono per squalificare chi li produce e chi li cita sui social network. Al punto che io stesso, che non sarei quel granitico sostenitore del lockdown a oltranza che credete, alla fine non posso che radicalizzarmi nella convinzione che le scuole non siano affatto sicure: perché se ci fosse uno studio serio che dicesse il contrario, a questo punto ad esempio il Corriere lo avrebbe scovato, e pubblicato in prima pagina, e invece no; mese dopo mese continua a buttar fuori materiale di scarto. La ricerca che tutti citano in questi giorni, e che in un primo momento stavo prendendo seriamente anch'io, non è che l'ennesima rifrittura di numeri che Sara Gandini credeva di aver trovato in novembre (e che scomposti per regione ci dicono tutt'altro); adesso è marzo, siamo alla terza ondata, le varianti si dimostrano più virulente anche tra i giovani, e il Corriere è ancora lì che s'affida alla Gandini. Questo come minimo significa che non riesce a trovare niente di meglio; in una situazione in cui davvero qualsiasi ricercatore che riuscisse a torturare i dati fino a dimostrare che le scuole sono sicure otterrebbe l'homepage nel giro di pochi minuti. Ma niente da fare. E però là fuori c'è fior di genitori che ci crede, in quel che dice la Gandini, perché sono ricerche peer-reviewed (ma veramente no), gente che crede alle pillole d'ottimismo, eccetera.
In sostanza quel che fa il Corriere non è diverso da quello che facevano le Iene ai tempi di Vannoni, salvo che lo fanno in una situazione di emergenza nazionale: stanno apertamente fomentando con informazioni tendenziose una frustrazione sociale che è lì lì per diventare una rivolta civile: ve lo sareste aspettati anche solo un anno fa? che un governo a trazione M5S avrebbe tentato il possibile per proteggerci da una pandemia, mentre Repubblica e Corriere avrebbero diffuso fake news sulle scuole e sui vaccini?; che nel momento della crisi il partito della biowashball e dei chip sottopelle avrebbe mantenuto la barra un po' meglio degli organi di stampa del ceto medio riflessivo? Pure è andata così, teniamocelo per detto.
Non so se sia stato il gruppo della Gandini (un gruppo che neanche un anno fa negava la virulenza del virus) a coniare a un certo punto il nuovo slogan che vedo sempre più impugnato da chi vuole riaprire a ogni costo: "il rischio zero non esiste". Che è insieme una banalità – chi ha mai preteso un rischio zero? – e un'enormità, nel momento in cui in Italia muoiono più di quattrocento persone al giorno. Un po' come Baricco quando ravvedeva un "There Is No Alternative" quando l'alternativa si vede benissimo ed è: facciamo morire un po' più gente, l'economia ne avrebbe bisogno.
Qui vediamo invece Massimo Cacciari in una delle sue più riuscite interpretazioni dell'Uomo Anziano che Impreca al Cielo, mentre senza nessuna difficoltà si lascia mettere in bocca lo slogan da un operatore Mediaset: a riprova che si può essere tra i più brillanti intellettuali di una generazione e farsi suonare come trombette. Ai piani alti hanno fatto due conti e deciso che conviene che moriamo di più, e Cacciari è già in favore di videocamere pronto a spiegarci che morire per la patria bisogna, e sono abbastanza sicuro che nemmeno lo pagano, sarebbe volgare, lui un servizietto così te lo fa gratis, lo baratta con quella misera visibilità televisiva che alla sua età evidentemente lo solletica ancora, ma davvero ci si deve ritrovare così? A chiedere più morti pur di stare in favore di videocamera? Io davvero non
Quando si parla di covid e chiusure, bisognerebbe restare calmi. Lo so che è difficile.
Sulla senilità di Cacciari si potrebbe imbastire una puntata di Otto e mezzo, per giustizia
RispondiEliminaNon voglio fare il benalstrista, mancherebbe altro, capisco il tuo disagio e il tuo punto di vista e lo voglio rispettare fino in fondo.
RispondiEliminaTi faccio una domanda un po' retorica e un po' provocatoria.
Chiudiamo scuole, palestre, piscine, ristoranti, il calcetto dei quarantenni e, ovviamente, manco da dirlo, stadi, discoteche, concerti, in compenso nessuna misura specifica è stata presa per tenere il più possibile a casa gli anziani, ovvero la fascia di persone largamente più a rischio di forme acute e di morte. Zero.
Mettiamola così, io *PRIMA* avrei messo in campo tutta una serie di misure di supporto alla terza età per evitare il più possibile che uscissero di casa e rischiassero il contagio e, se queste non fossero bastate, *DOPO* avrei chiuso la scuola.
Poi sul resto mi sembra un po' comodo dare la colpa ai gruppi editoriali, se devo essere sincero, i seducenti esperti e professoroni intervistati da inizio pandemia ad oggi, invece che rispondere degli onesti "non lo so, non lo sappiamo" hanno iniziato a pontificare su questo e quello, dicendo "è come l'influenza, no è come il vaiolo, i vaccini fra tre mesi, i vaccini fra tre anni, mascherina si, mascherina no" e potrei andare avanti all'infinito portando citazioni come polline in primavera.
Mi pare che un po' tutti si dica la propria (me compreso, anzi, io peggio degli altri) tirando una freccia al cielo, per farlo sanguinare.
Questa cosa di confinare gli anziani era un po' quella espressa dalla Great Barrington Declaration (in Italia da Pillole di ottimismo). Ci stavano provando in UK, sembra proprio non abbia funzionato. Non è più il 2020, alcune previsioni erano campate in aria, altre fin qui descrivono meglio la cosa.
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RispondiEliminaArticolo della Gandini accettato su Lancet.
RispondiEliminaThe Lancet Regional Health – Europe is a gold open access journal and part of The Lancet's global initiative to advocate for health-care quality and access in all regions of the world. The journal fosters the advance of clinical practice and health policy in the European region, with the goal of improving health outcomes.
RispondiElimina(Rispondo qua perché non discuto su Facebook). È un articolo di Lancet, nel senso che la comunità di Lancet ha fatto il peer-review (secondo procedure editoriali undisclosed). Che questo particolare giornale del gruppo non abbia impact factor è perché è appena nato, ci vogliono parecchi mesi per stabilire quell'indicatore. Che sia Open Access è perché ormai tutti i giornali vanno OA secondo il famoso Plan S (spesso su pressioni delle case editrici), una pratica schifosa ma che coinvolge tutti. Che sia scandaloso che gli editori aprano nuovi giornali a seconda delle mode è anche un discorso da fare.
RispondiEliminaNel frattempo sul Lancet pubblicano risultati, come dire, diversi. https://www.thelancet.com/action/showPdf?pii=S0140-6736%2821%2900622-X
RispondiEliminaMai detto il contrario.
EliminaDa quel che so io, per essermelo fatto raccontare personalmente da dei residenti in UK, le misure adottate nelle scuole britanniche non sono nemmeno lontane parenti dei protocolli che ci sono da noi.
EliminaLo studio che citi parla di "mitigations" vale a dire delle misure di attenuazione del rischio come distanziarsi, classi non troppo affollate, indossare la mascherina, evitare di "rompere" la bolla della classe e così via, cosa che, nelle scuole italiane di cui ho conoscenza diretta io, vengono rispettate sine glossa.