“Allonsanfan!”
“Ssssst!”
“Ma questa è... allonsanfan!”
“Seh, e poi c'è Fratelli d'Italia”
“Ma no, nel senso che...”
“Sssssst”.
Premessa: questa settimana dovrei andare al cinema, se non altro per una questione di aggiornamento professionale, e verificare se Noi credevamo sarà davvero, nei prossimi anni, il miglior film sul risorgimento da proiettare in terza media. Ma nicchio. Tre ore! e se poi dopo dieci minuti salta fuori che è la solita fiction in costume? Tanto vale aspettare che lo diano in tv – il Barbarossa però lo sto aspettando da un anno (ehi, lo sto aspettando sul serio). E poi c'è un altro motivo.
Io ce l'ho già, il film sul Risorgimento.
No, non è il deprimentissimo Bronte. No, niente sceneggiati su Garibaldi, né rosselliniani né d'epoca craxiana. Io tutti gli anni non vedo l'ora che si parli di Restaurazione per proiettare un film incredibile, e pensare che l'ho scoperto proprio a scuola. Dissolvenza incrociata.
Notte uggiosa di qualche autunno fa. Una nera figura si muove nella notte – sono io che sto andando a fare una supplenza alle serali. C'è un guaio, siamo in due e dobbiamo gestire una quarantina di personaggi di classi diverse. Badanti moldave e ragazzi pachistani sono i due gruppi più rappresentativi. Che si fa?
“Ho trovato una videocassetta in sala insegnanti”.
“Beh, se non c'è alternativa... che roba è?”
“Allonsanfan. L'hai mai visto?”
“No. Fratelli Taviani. Boh, brutto non sarà”.
Non è un'esperienza professionale di cui vado particolarmente fiero, però mi ha insegnato qualcosa (ai pachistani probabilmente no). Cos'è un film a scuola? Quali sono i film che funzionano? Ecco, ci potrei scrivere un libro, dal quale magari qualcuno potrebbe trarre un film, che non sarebbe adatto da proiettare a scuola. Ci sono film fatti apposta per la scuola che non funzionano minimamente: magari erano perfetti quando sono stati realizzati, adesso no. Ci sono film che dici: piaceranno! E dopo dieci minuti si stanno cavando gli occhi con gli spigoli dei banchi. Ci sono film che non ti aspetteresti mai, sceneggiati antichi e lentissimi che invece... ci sono pellicole che puoi perfino odiare, ma devi ammettere che a scuola funzionano. E poi ci sono quei film talmente assurdi, talmente fuori da qualsiasi categoria, che funzionano a scuola esattamente come funzionerebbero in qualsiasi altro ambiente: fuoriserie, fuori mercato, fuori tutto. Allonsanfan dei fratelli Taviani è il primo esempio che mi viene.
Dopo un quarto d'ora avrei voluto fermare il vhs: basta, tutto questo non ha senso, mettiamoci a studiare le flessioni verbali (alle 21:30, con due classi di sconosciuti dalle occhiaie stanche di lavoro). Poi Laura Betti, col suo sguardo incestuoso, si mette a cantare l'Uva Fogarina. E succede qualcosa. Trenta pachistani, dieci marocchini (che non sopportano i pachistani) e diversi sfusi si mettono a cantare “diridindindin”. Come se l'avessero sempre saputa. Gli arcani dell'inconscio collettivo. Avrebbero continuato col diridindindin per una settimana. Insomma, il film in un qualche modo stava facendo breccia. E cominciavo ad appassionarmi anch'io, volevo vedere come andava a finire.
In seguito ho avuto altre classi. Più o meno scalcagnate, più o meno galleggianti sulla soglia dell'alfabetizzazione. Non ho mai rinunciato a mostrare Allonsanfan. Col vhs, finché ha tenuto, poi lottai perché la videoteca si dotasse del dvd. Con la lavagna luminosa, con quella interattiva, con o senza sottotitoli. Malgrado quelle due scene di nudo da tagliare (è un film che parla anche di sesso, di quando i rivoluzionari smettono di farlo, di perché ricominciano). Purché ci sia la possibilità del fermo immagine, perché (come non manco di far notare) a ogni fermo immagine, Allonsanfan ti restituisce un affresco sulla parete. È un film fatto con un grande amore, che si vede, pochi soldi (e non si vedono): attori filodrammatici, bambini inquietanti, e Mastroianni immenso, che si regala per cento minuti. E quel motivo di Morricone che Tarantino ha ripreso pari pari, proprio in coda al suo masterpiece.
("Stiamo facendo il gioco della polizia, spiegalo tu a quest'imbecille!")
Allonsanfan è un'opera del 1974 che non ci prova nemmeno, a fare il film storico. Per intenderci, nella prima scena Mastroianni, carbonaro, viene liberato dalle carceri di Milano e gli sbirri, tutti vestiti di nero, gli fanno quella cosa che nei centri sociali chiamavano “trenino”: loro tutto intorno coi manganelli, e lui deve passare in mezzo. È una storia di rivoluzioni mancate e cialtroni armati, assolutamente attaccato a quello che stava succedendo in quegli anni; quindi ai ragazzini di oggi non dovrebbe dire niente. È un film sulla stanchezza: cosa vuoi che interessi ai prepuberi la stanchezza, la crisi dei quarant'anni. È un film sul riflusso, sul ritorno al privato; un argomento che in seguito avrebbe stuccato (alla fine ha ispirato più libri e film il riflusso che il '68)... però, aspetta... è un film sul riflusso nel 1974. Come dire che il '68 è durato pochissimo, forse solo una mezz'ora (il tempo per prendersi un sei politico), la stanchezza è subentrata immediatamente.
L'atmosfera di Allonsanfan è quella dei gruppetti di extrasinistra di quegli anni. Mastroianni viene liberato, appunto, perché conduca sbirri e spioni nel covo dei congiurati. I congiurati però lo rapiscono, lo scarrozzano per una Milano virata in verde, lo nascondono e cercano di fargli un processo. In realtà è un gruppetto di cialtroni senza un leader, che si è appena impiccato dalla disperazione. Mastroianni li abbandona e torna in campagna, dalla sua famiglia: da suo fratello, che porta ancora il parruccone (la barba incolta e romantica di Mastroianni vicina al parruccone settecentesco del fratello è una delle migliori lezioni di storia del costume che si possano fare). In un primo momento si finge un frate, indulge al melodramma, porta la notizia di sé stesso morto... ma quando vede i fratelli in lacrime si scioglie, li abbraccia, sviene, si fa curare, si rade, canta l'uva fogarina con la sorella. Non pensa più alle rivoluzioni. È felice. Ma gli amici hanno altri piani per lui, e stanno arrivando a riprenderlo. Mastroianni li tradirà più e più volte; li manipolerà, li metterà gli uni contro gli altri, farà il possibile per abbandonarli al loro destino di cialtroni: niente da fare: a un certo punto una barca di camicie rosse salperà da Genova per il sud, e lui senza volere si ritroverà a bordo... è un film comico, a suo modo. Con scene ridicole e altre da incubo, l'apparizione improvvisa di un rospo che gela il sangue nelle vene. Il tutto ambientato a carnevale, perché sia chiaro che mentre i cialtroni programmano la rivoluzioni, la gente là fuori pensa solo a divertirsi. È il Risorgimento più antieroico che si possa immaginare. Non è certo quello vero, ma fosse la prima volta che usiamo la Storia per parlare di noi. Come se la Storia ci servisse ad altro.
("Fate tacere quel meridionale. Con le sue storie eccita i Fratelli!")
A volte mi pongo il problema. Forse esagero, con questi antieroi. I ragazzini sono piccoli, prima dell'antieroismo non bisognerebbe dar loro un po' di eroismo puro e semplice? Prima di mettere in discussione la Storia, bisognerebbe insegnargliela: e a chi tocca, se non a me. È vero.
Di film sugli eroi sono pieni i cinema. Magari mi sbaglio, ma credo che non sia grave se a scuola i ragazzini ne vedono uno un po' diverso. Uno in cui gli eroi invecchiano senza gloria, alcuni mettono le rughe, nessuno mette giudizio, e tutti han fretta che arrivi la fine, non importa quanto sia ridicola. Probabilmente il film di Martone è più adatto, più attuale, più didascalico. Probabilmente. Preferisco far finta di niente, ancora per un po'. Per un po' voglio ancora sentire, nell'intervallo, qualche tredicenne che canta diridindindin.
Su Youtube c'è poca roba. Praticamente solo la scena finale - non guardatela!
Qualcuno ha da accendere?
RispondiEliminaAmico mio,
RispondiEliminastavolta non avrai molti commenti, lo capisci, vero?
Stammi sempre bene
Ah, dimenticavo:
RispondiEliminaè questo post che dovresti pubblicare sull'unità.
è bello
Per quel che vale, cercherò di recuperarlo. (e anche di vedere quello di Martone)
RispondiEliminaForse qualcun altro come me vedrà un film che altrimenti si sarebbe perso.
E' facile avere tanti commenti. Un po' meno influire su decisioni -anche minime- altrui. Per cui commento - anche solo per ringraziare per l'ennesimo post che vale la pena di leggere.
(E sempre sventurato il paese che ha bisogno di eroi)
Bisogna tagliare scene di sesso a badanti moldave e pachistani nonsisacosa adulti o a minorenni italiani?
RispondiEliminaCmq è tutta una scusa per non scriverci la recensione di Barbarossa.
Barbarossa non l'ho proprio visto, anche se a dire la verità mi era bastato vedere un trailer per avere l'idea su un pezzo. Poi non l'ho scritto.
RispondiEliminaLeo di questo post non ho capito niente!
RispondiEliminafantastico.
i film non gli ho visti.
non vado più al cinema da quando sono comparsi
i cineplex.
ciao.
Amelie
E la rivoluzione non è un valore in sé. I sognatori, a una certa età, si ritrovano la testa spaccata. Perché non si danno una calmata? Hanno fretta. Si sentono gli unici svegli in un mondo che dorme, e non lo sopportano. L'idea che il mondo comunque cambierà, ma quando loro saranno vecchi, non li consola: li tormenta. E allora cominciano a frequentare gente poco raccomandabile, mitomani, assassini.
RispondiElimina________
Questo pezzo è bellissimo. Davvero, mi piacerebbe se tu riuscissi a scrivere anche qualcosa di tuo non su di loro, e nemmeno su di voi, che avete impattato contro genova, ma su di noi, la generazione successiva. Questo, visto attraverso un tuo post, sarebbe dannatamente interessante
bene! rilanciamo IL GRANDE CINEMA ITALIANO degli anni '70!
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