Il governo italiano ha sospeso gli aiuti ai palestinesi
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mercoledì 16 maggio 2001
Ma a volte, credetemi, bisogna avere il coraggio di essere banali. Sì, la sinistra perde perché non è banale. Oppure perché è troppo banale. Oppure perché è a metà tra questi due estremi, o anche a metà tra la metà e uno di qusti due estremi, ed è per questo che la sinistra perde. Se ci fosse il doppio turno... A proposito, figlioli, ai turni di tombola mi dicono che non vi si vede più, che storia è questa? Volete cambiare il mondo, e poi saltate i turni a tombola?
(Tratto da: 1994, Fuga da Modena
"Carte di Comunicazione", anno 1994)
"Ed è per questo che la sinistra perde"
A nessuno piace perdere, però uno ci si abitua. Sin da bambino. Se tutti tifano Juve, tu grida ad alta voce che tifi il Torino (la squadra più sventurata del mondo). Innamorati della ragazza più carina della città. Fatti comunista in una famiglia democristiana, e viceversa: poi, se al liceo sono tutti comunisti, fatti ben notare come cattolico praticante. E via così. Sarai sempre dalla parte sbagliata, con la gran consolazione che è sempre colpa tua. Dipende solo da te.
Te collocò la provvida
sventura tra gli oppressi…
Ma che provvida sventura, mi faccia il piacere. Mi ci sono collocato da solo, perché mi piace starci. Gli oppressi sotto sotto si sa che hanno ragione, e in più tutto un orizzonte di speranze che gli oppressori neanche si sognano.
Forse la fine dell'adolescenza (che prima finisce meglio è) è proprio questo: scoprire (1) che a fare gli oppressi ci si rimette davvero, e (2) che in realtà più di tanto non possiamo scegliere da che parte stiamo. Ed ecco qui. Quand'ero ragazzino trovavo insopportabile (ma in fondo divertente) l'egemonia democristiana. Leggevo Cuore e mi divertivo un mondo. Oggi forse sono grande perché ho capito che sotto Berlusconi ci sarà poco da divertirsi. Pagheremo caro, e pagheremo tutti. Pagherà soprattutto chi aveva in mente un'Italia diversa da quella di B. E c'è ben poco da fare, se non assistere, un poco sgomenti, allo smantellamento di ogni residuo di società civile. Sperando che non duri cinque anni. Però potrebbe durare anche di più.
Chiunque si professi "di sinistra" dovrebbe essere allenata a questa sensazione. Pensiamo al '94. (Oppure andiamo a riprenderci La giornata di uno scrutatore, ambientata da Calvino 40 anni prima: un'identica lucida disperazione).
Eccoci ora alle prese coll'eterna, rancorosa domanda: dove abbiamo sbagliato?
Mah, forse non abbiamo sbagliato niente. Abbiamo soltanto perso, perché gli altri erano più forti.
Prendo nota della domanda della Pizia:
E' forse la mia un'inerzia che un'intero 'gruppo' di persone condivide? posso definire questo gruppo come giovani (25-45) sinistrorsi di medio-alto livello culturale e appena benestanti? e per sinistrorsi COSA si intende? Qual'e' la nostra idea di societa'? di scuola? di famiglia? di lavoro? di cultura? quali diritti e quali doveri riconosciamo? quali le liberta' fondamentali? quanto e' importante il denaro, il successo, l'aggiornamento tecnologico e via dicendo?
Forse l'inerzia, mia, della sinistra, dei miei amici che ascolto, e' che sentiamo che qualcosa non funziona, ma non sappiamo bene cosa sia...
Cara Pizia, a me non piace ragionare per generazioni. Trovo che, benché in tutte le generazioni sia possibile trovare persone intelligenti, le generazioni prese in sé siano tutte stupide. E sentirmi apparentato con dei 40enni mi gela il sangue…
Comunque d'accordo, fingiamo un momento che quello dei "sinistrorsi di medio-alto livello culturale" sia un gruppo sociale omogeneo. Ammettiamo anche che esso si ritrovi con un sacco di idee confuse. Siamo sicuri che sia proprio per questo motivo "che la sinistra perde"?
Perché, forse che gli altri (i vincitori) hanno le idee chiare su quello che vogliono? Non credo.
Diciamoci la verità. Noi sinistrorsi, noi ex tifosi del Torino, sempre in minoranza in famiglia, in classe, ovunque, noi che odiavamo Craxi e odiamo Berlusconi (e a stento mandavamo giù anche D'Alema)… noi siamo sempre pronti a farci un esame di coscienza, un autocritica, e a dirci: È colpa nostra. È il nostro modo di consolarci. Siamo all'opposizione, sì, ma perché lo abbiamo scelto (strategia Bertinotti).
E invece no.
Noi non abbiamo nessuna responsabilità.
Noi non perdiamo perché abbiamo scelto di perdere. Perdiamo perché noi, sinistrorsi di medio-alto livello culturale, siamo pochi e non contiamo niente. Siamo un target ben definito, ma minoritario, irrisorio. Una nicchia di mercato.
E infatti Berlusconi non si è nemmeno dato la pena di conquistarci. Gli operai, gli imprenditori, le massaie, i pensionati si meritavano uno slogan. Ma noi no. Si dava per scontato per chi avremmo votato, e che comunque non avremmo fatto mucchio. (Anche a prescindere di chi per dispettoso si è astenuto, o ha scelto un qualche partitello esotico che garantisse meglio la sconfitta).
Personalmente sono stanco, stanco ancora prima di iniziare, dell'autocolpevolismo di quanti ora faranno gara a spiegarci "che la sinistra ha perso perché…". (E il Manifesto, Pizia, sarà sempre in prima fila in questo gioco). Abbiamo sbagliato a demonizzare Berlusconi? O non lo abbiamo demonizzato abbastanza? ecc.. La sinistra potrà anche aver sbagliato qualcosa. Anche noi potremo aver sbagliato qualcosa. Ma temo che sia inutile, ormai, cercare di darsi importanza in questo modo. Il fatto è che abbiamo proprio perso. E non è dipeso da noi. Mi dispiace.
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