Ritorno all'alba
Ieri sera eravamo ancora persi nelle circonvallazioni di Barcellona, litigando a ogni svincolo, e stamattina siamo qui: stanchi, puzzolenti, molto simpatici. Un soggiorno in Catalogna, un breve viaggio nel tempo, ai giorni beati e ignoranti delle gite scolastiche. Complice il clima: nuvole grigie, grevi e sensuali, ci hanno accompagnato per tutto il viaggio, regalandoci a tratti quei violenti acquazzoni così caratteristici delle gite liceali. (Gli stessi barcellonesi rabbrividivano increduli. Mai un primo maggio così freddo).
Bella Barcellona. Bravo Gaudì. Buono pasteggiare a paella tutti i giorni. Eppure qualcosa ci mancava. La campagna elettorale, per esempio, con quel crescendo ormai quotidiano di colpi di scena. Per dirla breve, chissà quante cazzate di Berlusconi in presa diretta ci stavamo perdendo. Cose che poi a raccontarle in differita perdono sapore, come scoprire i risultati delle partite soltanto il giovedì.
E dire che sarebbe bastato sbirciare in qualche edicola (sono aperte 24 ore), per trovare non dico la Repubblica, ma El Pais o El Mundo, gettare fango sul nobile candidato. E questa definizione dell'"internazionale della spazzatura", immaginosa davvero… ("Compagni dai campi e dai cassonetti / Spalate la merda e insozzate il sistema", etc.).
Poi, il ritorno in Italia. Non tutto d'un colpo, come in aereo e anche in treno, ma gradatamente, in autostrada. L'Italia autostradale si afferma per gradi – comincia a manifestarsi verso Marsiglia. Gli autogrill diventano via via più sporchi e più umani, il caffè si restringe sempre più, le distanze di sicurezza si accorciano, le corsie si stringono, la velocità aumenta. Ma l'Italia vera esplode a Piacenza, quando ti immetti sulla A1, che alle cinque del mattino è più trafficata del tratto Barcellona-Montpellier al tramonto. E vai, tra due file di tir, dritto verso l'alba.
Giunti a casa, una gradita sorpresa. In un anonimo cellophane indirizzato a Elisa, un regalo per tutti noi. Una Storia Italiana.
Ma allora ci siamo anche noi, nel target del Cavaliere! Io non ci contavo più. In fin dei conti non mi sentivo interpellato da nessuno dei suoi slogan. "Un buon lavoro anche per te"? Grazie, ora meglio di no. "Pensioni più giuste"? Sì, quelle che ci toccherà pagare ai nostri genitori. "Città più sicure"? Così magari ci aumentano l'affitto. Berlusconi aveva un pensiero per tutti, ma per noi no. Girava voce che "Una Storia Italiana" sarebbe stato distribuito a tutte le famiglie. Per l'appunto, noi non siamo una famiglia. Siamo tre simpatici ragazzi tra i venti e i trenta che indugiano ancora nei locali studenteschi e nelle gite scolastiche. Gente marginale, comunque. E invece no! Anche noi siamo elettorato da convincere! Grande! E dire che abbiamo rischiato di fissare la gita intorno al 13 maggio…
La Storia non l'ho ancora potuta guardare. Elisa ci si è praticamente addormentata sopra, e io intanto dovevo farmi una doccia e presentarmi al lavoro. Spero che sarà molto divertente. Questi giorni sono stati molto divertenti. Speriamo duri il tempo. Questa nuvolaglia grigia… mi porta bene.
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