Il governo italiano ha sospeso gli aiuti ai palestinesi

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sabato 14 dicembre 2002

Non sappia la tua destra.

Bisogna essere veramente dei senza cuore per parlare male di Telethon, ma d'altronde…

Secondo voi qual è la peggior sfortuna: nascere in Italia con una malattia genetica o nascere sano nelle regioni amazzoniche dell'Ecuador?
Domanda difficile. Oggi un bambino italiano affetto da malattia genetica può avere una speranza di vita, grazie alla ricerca, grazie a Telethon, grazie alla Banca Nazionale del Lavoro che sponsorizza l'iniziativa.
Per contro, un bambino sano nato e cresciuto nelle foreste dell'Ecuador può morire di malattie respiratorie e cancro a causa dell'estrazione di petrolio. O può morire (è già successo) negli scontri tra l'esercito e la popolazione che non vuole la costruzione dell'OCP.
L'OCP è un oleodotto che si mangerà altri duemila ettari di foresta, in una zona ad alto rischio vulcanico, idrogeologico e sismico. E che sarà costruito anche grazie alla Banca Nazionale del Lavoro, che finanzia l'iniziativa.

Voi questa come la chiamate? Incoerenza? Io la chiamo umanità. È profondamente umana quest'abitudine a commettere buone azioni e atti spregevoli, insieme, anche nell'arco di 24 ore. "Io sono una persona abbastanza onesta", dice Amleto alla povera Ofelia (Atto III), "eppure potresti accusarmi di cose talmente terribili che sarebbe stato meglio se mia madre non mi avesse mai messo al mondo". È vero per tutti noi, un po' tutti i giorni. Magari vogliamo andare a fare un versamento a Telethon. È una buona azione. Usciamo con la macchina, ma c'è da fare rifornimento. Ci fermiamo all'Agip. Ahi. L'Agip è del gruppo Eni, il gruppo Eni co-finanzia l'oleodotto OCP. E siam daccapo.

Ma se queste cose succedono a noi, uomini piccoli (e un po' pigri, bastava cercare un altro distributore, o tirar fuori la bici) perché non dovrebbero succedere ai pezzi grossi? Prendiamo Luigi Abete, presidente della BNL (ex presidente Confindustria, qualcuno lo rimpiangerà). Non è senz'altro uno sprovveduto. Il 30 aprile di quest'anno rassicurava gli azionisti con queste parole (I am myself indifferent honest...):

"Vorrei rassicurare tutti ricordando che, come in passato, così per il futuro, Bnl dedica la massima attenzione a tutti i valori e tra questi anche alla valorizzazione e salvaguardia dell'ambiente";
Fuori dalla sala qualche manifestante stava appunto protestando per dell'oleodotto OCP.
"Purtroppo spesso le informazioni ed i giudizi sono parziali. Quello in Ecuador è un investimento a cui Bnl ha partecipato solo come finanziatore insieme a tante altre banche internazionali ed italiane di massimo livello verificando nel momento in cui ha investito che le documentazioni, anche di compatibilità ambientale, fossero regolari"

Ha ragione, Abete: spesso le informazioni ed i giudizi sono parziali. Purtroppo la banca ''non fa nessuna attività ulteriore, se non quella di verificare che le coerenze del progetto siano man mano rispettate''.
(I virgolettati sono un'agenzia ansa, 10:58 del 30 aprile 2002).

Sono passati sei mesi. Novità? Il cantiere dell'oleodotto va avanti. I quichua della comunità di Sarayacu e gli attivisti del Movimento hanno continuato a rompere i coglioni in Ecuador e un po' in tutto il mondo, con fortune alterne. La più autorevole agenzia di rating, (qualcuno mi spiegherà poi cos'è il rating), Moody’s, ha retrocesso l’OCP nella sua lista di valutazione, proprio a causa dei rischi associati agli impatti socio-ambientali. Il massimo esperto in materia, Robert Goodland, ha dichiarato che l'OCP viola le linee guida socio-ambientali della Banca mondiale: linee guida che lui conosce bene, avendo lavorato in Banca mondiale fino allo scorso anno. In Italia, l'investimento ecuadoregno della BNL è stato criticato dagli stessi sindacati interni alla Banca (CGIL, CISL, UIL e altri).
E Abete?

I soliti rompicoglioni, tra cui i militanti di Attac Roma, sono andati a trovarlo giovedì scorso, a un convegno. Messo alle strette, Abete ha minimizzato: ''Bnl e' una delle tante banche italiane [ci sono anche Unicredit e Banca Intesa] e internazionali che parecchio tempo fa hanno partecipato al finanziamento di un progetto", con appena "50 milioni di dollari, il 5% del totale''. La nostra attivita', ha continuato, ''e' semplicemente un'attivita' di finanziamento, di partecipazione ad una linea di credito assunta prima che Goodland facesse la relazione nell'agosto di quest'anno''.
Ne deduco che Abete ammette che ehm, sì, in Ecuador qualcuno usa i soldi della BNL per violare i diritti umani, ma questo è saltato fuori dopo la firma del contratto, il contratto non lo prevedeva, e il contratto va rispettato. ''Vorrei che non confondessimo una giusta aspirazione alla legalita' e alla tutela dell'ambiente con un rapporto di diritto privato regolato da un contratto'' (AGIS (ECO) - 11/12/2002 - 15.37.00).

Dove mi pare di capire che la l'"aspirazione alla legalita' e alla tutela dell'ambiente" sia "giusta" solo finché non subentra questo terribile "contratto", che nessuno, a quanto pare, né in cielo né in terra, può più sciogliere. Ma sarà vero?
Non lo so. Io credo che a volte bisognerebbe avere una mentalità più positiva, varcare la soglia della speranza (Wojtyla), andare oltre la paura (D'Alema). Insomma, se possiamo sconfiggere le malattie genetiche, possiamo anche riuscire a stracciare un contratto, tanto più che in fondo non si tratta che di un piccolo 5%.

E mi resta un sospetto. Che Abete e gli altri dirigenti, in fondo, questa buona azione avrebbero potuto farla, prima o dopo la valutazione di Moody's, prima o dopo il rapporto Goodland. Non credo che si siano astenuti per malvagità o avidità. Credo che valga anche per loro, ingrandito, lo stesso problema che viviamo noi, ogni giorno, quando decidiamo di fare il pieno alla pompa più vicina, anche se è Agip. Una fondamentale questione di pigrizia. Che è, io credo, il peggior vizio dell'umanità, me compreso.

Quel contratto andava stracciato, quei milioni recuperati e reinvestiti: lo imponeva l'etica aziendale e l'immagine stessa della BNL. Ma ci sarebbe voluto tempo, riunioni, telefonate, litigate, gli azionisti non avrebbero capito, ecc. ecc., e in più c'era anche Telethon da organizzare in dicembre.
Invece, questi ambientalisti, questi militanti, questi rompicoglioni, ma dove le trovano tutte le energie? Chi li finanzia? Chi li paga? Stamattina volantineranno nelle sedi della BNL, proprio durante Telethon. Eh, no!, dice Abete [(AGI) 111537 DIC 02] "È inopportuno usare una manifestazione nobile come Telethon come cassa di risonanza e per mischiare le cose".

Inopportuno, già.
E poi cosa c'entra, una malattia genetica in Italia e un oleodotto in Ecuador, che in otto anni svuoterà il Paese del suo petrolio e lo lascerà più povero di prima (teste Goodland)?
Cosa hanno in comune i bambini ecuadoregni e quelli italiani?
Niente. Proprio niente.
Ormai sono due specie diverse.

(Grazie a Riccardo Liburdi, Attac Roma, per le ineusaribili rassegne stampa)

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