Rassicurare è meglio che curare
Possiamo contestare Sirchia finché vogliamo, ma la sua posizione è inattaccabile: la Castità è più sicura. Il preservativo riduce il rischio del 90 %, dice Mauro Moroni, leader dell'Anlaids? Beh, il 10 % di possibilità di contagio non è uno scherzo, io stesso mi credevo assai più protetto.
Per fare un paragone antipatico, quando si fa una campagna contro il cancro, non si dice "fumate light", bensì "smettete". E qui potremmo aprire un capitolo sul perché l'invito all'astinenza sessuale ci dà più fastidio di altri inviti alla moderazione (che restano pur sempre inviti, non ordini). Ma non lo facciamo, perché non è di noi che si sta parlando, bensì degli adolescenti. Ma chi sono gli adolescenti?
Io, che su tanti argomenti sono un tuttologo un-tanto-al-chilo, ma su questo posso vantare una certa esperienza professionale, vorrei proporre una mia definizione: l'adolescente è individuo sessualmente maturo, dai 12 ai 18 anni, che non fa mai quello che un adulto gli propone.
Se anche voi sentite di poter condividere questa definizione, è chiaro che la polemica sulla brochure del Ministro Sirchia non vi può appassionare. Non so se esista una statistica attendibile sui rapporti s e s s u a l i tra adolescenti, ma sono sicuro che non rileverebbe nessuna flessione dopo la diffusione della brochure nelle scuole.
È come l'eterna storia del crocefisso nelle aule, quel pezzo di legno appeso al muro che non ha mai convertito nessuno (semmai il contrario): campagne del genere non si fanno per gli adolescenti, bensì per i loro genitori. Non hanno nessun valore di prevenzione, ma contribuiscono a dare una certa immagine di chi le produce. Un'immagine rassicurante: "vedete com'è bravo il nuovo Governo, che fa rigare dritti i vostri ragazzi?" Prevenire è meglio di curare, ma rassicurare – in termini elettorali – è ancora meglio.
Ma vogliamo parlare anche delle campagne degli scorsi governi? Secondo voi hanno veramente convinto i ragazzi a infilarsi in un preservativo? O non hanno per caso contribuito a far perdere al palloncino il suo (già scarso) sex-appeal? Non lo hanno banalizzato, trasformato in un gadget da astuccio, privato della sua iniziale aura trasgressiva?
Del resto il problema della comunicazione con gli adolescenti è complesso. E non si può dire che non ci sia sforzati, in passato, di fare campagne intelligenti.
Occorre evitare un approccio 'dall'alto', "io uomo grande spiego a te piccolo come stanno le cose", quando in realtà l'adolescente conosce il suo mondo assai meglio dell'adulto. Chiunque abbia lavorato cogli adolescenti, per esempio, non avrebbe mai potuto scrivere una frase come "Che cosa puoi aspettarti da una relazione nata per caso, magari in discoteca?". Tra l'altro le discoteche sembrano essere progettate proprio per disincentivare i rapporti sociali (luci basse, musica assordante, grande disponibilità di sostanze stupefacenti). Se malgrado tutte queste barriere qualcuno riesce a intrecciare un rapporto, bè, complimenti, ma è improbabile che stia cercando "il vero amore". Specie a 16-18 anni. Per queste cose ci sono già gli oratori, costano molto meno e l'aranciata è ottima. "Non confondere l'amore con l'attrazione sessuale!". Ma chi è che confonde? Semplicemente, a una certa età si preferisce una cosa all'altra. E' perfino naturale...
D'altro canto serve a poco anche quel certo tipo di complicità stile "Fratello maggiore", tipica per esempio dei genitori di Porci con le Ali, quelli che insistono per far fumare alla figlia la prima sigaretta e per farsi raccontare tutti i dettagli della prima volta. L'adolescente un po' scafato evita queste confidenze come la peste, e io non so dargli torto.
E in ogni caso, bisogna evitare il moralismo. Ma è possibile? Sì, se si volesse fare un discorso di pura prevenzione. Ma diciamolo, qui non è l'aids a interessarci veramente. Quello che ci interessa è il s e s s o , in particolare il s e s s o degli a d o l e s c e n t i. Per una parte degli italiani si tratta di un bene inalienabile, che nessuno può mettere in discussione. Per altri il è una pratica rischiosa dalla quale ci si deve (e ci si può) guardare. Che i Ministri della Sanità e dell'Istruzione condividano quest'ultima concezione, non è una novità: ve la ricordate la circolare Donat-Cattin? No? Ach, sto invecchiando. Lo strano è che nel 2002 i Ministri predichino la castità mentre le tre televisioni di proprietà del Presidente del Consiglio diffondono universalmente il messaggio opposto: il s e s s o è un accessorio necessario, un attributo del successo, se fai s e s s o vai lontano, e più lontano vai più s e s s o fai.
Questo è lo stato delle cose nell'inverno 2002 (meglio descritto da Michele Serra). I nostri adolescenti trarranno le conseguenze. Sospetto che già oggi facciano molto meno s e s s o di quanto crediamo noi adulti allupati. Per paura dell'Aids, per il fastidio di dover osservare misure profilattiche, ma forse anche per inconsapevole rivolta nei confronti della sessualità che gli viene proposta in tv. Una sessualità patinata, estenuata, che ben poco può avere a che fare con le prime esperienze di un adolescente. Ora, se c'è una cosa che questo non sopporta, è il sentirsi coinvolto in una lotta più grande di lui, in cui ha solo qualcosa da perdere. E vista dalla sua parte la lotta di noi adulti, coi nostri preservativi di stato, le nostre circolari sulla castità, i nostri calendari patinati, deve sembrare ancor più ridicola. Perché è senz'altro un po' testardo, ma non è mica necessariamente stupido, l'adolescente. Anzi.
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