11. la sinistra perde perché non usa i blog
12. la sinistra perde tempo a leggere e scrivere blog
(anche la destra, però).
Negli ultimi tempi è cresciuto un dibattito intorno all'uso 'politico' dei blog in Italia, e nell'occasione mi è capitato di essere stato citato in un elenco di blog "vocatamente" politici, redatto da Giuseppe Granieri. La cosa mi fa naturalmente molto piacere, perché sono un egotico.
Allo stesso tempo, la cosa è molto imbarazzante. È imbarazzante per me – ed è imbarazzante per il mondo-blog italiano in generale – leggere per esempio quel che scrive il gentilissimo Webgol: "Non credo neanche che manchi un blog italiano sede di un commento politico articolato e affidabile (uno su tutti: Leonardo)"
Grazie, davvero, ma io la vedo così:
il mio è un blog personale, confidenziale, visibilmente artigianale, cui dedico approssimativamente il 10% del mio tempo e il 20% della mia intelligenza.
E il fatto che il blogghino qualunque di un trentunenne qualunque, di una provincia qualunque, con un paio di carriere avviate nel fiorente mondo del precariato cognitivo (un poveretto, insomma) sia considerato da osservatori di riguardo "sede di un commento politico articolato e affidabile"… secondo me la dice lunga sulla qualità media dei blog "vocatamente" politici in Italia. (A proposito, bello questo avverbio, "vocatamente". È nuovo? Che ne dite di strozzarlo nella culla?)
Vocatamente Vostro
Non voglio neanche peccare di falsa modestia, guai. Dico subito che, scorrendo la lista di Granieri, oltre ad una manciata di URL davvero articolate e affidabili, c'è robaccia al cui confronto io sono l'Encyclopaedia Britannica (soprattutto nella colonna di "Destra": ma questo non è un problema dei blog, è un problema generale della destra italiana). Mentre mancano siti che trovo molto più interessanti e affidabili del mio. E vabbè, qualcosa si può aggiungere, qualcosa togliere, ma sostanzialmente il panorama è quello lì. È un panorama interessante, ma non esaltante. A tratti avvilente. Vediamo.
Qui non si fanno nomi, per evitare polemiche (in realtà, quando si fa così, le polemiche aumentano esponenzialmente, perché chiunque crede che si stia parlando di lui).
– Nella lista ci sono alcuni blog-massa. Il blog-massa è una categoria che Antonio Negri inventerà tra 15 anni. In pratica si tratta del figlio di un operaio-massa che si è laureato, lavora davanti a un PC, e nel tempo libero gestisce un blog, dove parla molto spesso di politica perché è un tema che lo indigna e lo appassiona.
In effetti il blog-massa non fa altro che indignarsi e appassionarsi. Il contenuto dei suoi post può essere ridotto a questo: "Berlusconi mi taglia le tasse, W!", "Berlusconi continua a prendermi in giro con le tasse, Booo!". Siamo stati tutti, almeno una volta, blog-massa, e abbiamo scritto, almeno una volta, un post-massa. Nessun tipo di riflessione, nessun dato che non si possa trovare già su qualche organo di stampa. A prima vista il blog-massa sembrerebbe inutile e ridondante. Sbagliato!
Gran parte dei blog che mi va di leggere al mattino, sono proprio Blog-massa. E anche quando leggo un blog un po' più sofisticato, non vedo l'ora che perda un po' la calma e non se ne esca con un post-massa. Ma cosa c'è di così interessante in tutto ciò?
Per prima cosa, l'eterna ambizione di ogni sociologo dilettante: sapere cosa pensa "la gente". Che è il motivo per cui in tv ci spacciano per informazione un servizio in cui si passa un microfono "per strada", alla "gente". Se un signore dalla faccia simpatica e dal cappotto un po' stazzonato mi dice al microfono "Berlusconi non mi frega più", magari con una bella inflessione dialettale, questo per me vale cinquecento sondaggi di opinione condotti con tutti i crismi della statistica. Chi se ne frega della statistica, io voglio vedere una faccia, sentire un accento. Ed è la stessa cosa che cerco in un blog: una faccia, un accento. Se Berlusconi ne combina una delle sue, la sera penso: "chissà come la spiegherà il tal blog filo-Berlusconi". E il mattino vado a vedere.
Quello che più apprezzo, sono le variazioni sul tema: le battute, i giochi di parole, il modo in cui la stessa notizia può essere condita in mille modi. I blog di questo tipo, di solito, rivendicano sin dal titolo la loro qualità di blog-massa: per dire, se io sono un blog-massa filoamericano, cercherò di chiamarmi filoamericano-punto-it, così la gente mi trova subito nelle colonnine dei blog-massa affini al mio. Per facilitare il riconoscimento ci sono anche una serie di banner, coccarde, etc., così da non lasciare il benché minimo dubbio anche nel visitatore più frettoloso: io sono amico di Israele (o della Palestina), di Adriano Sofri (oppure lo voglio ai ceppi), eccetera.
– Sempre nella lista c'è almeno un blog-bar (da non confondere con la blogbar, che è un'altra cosa).
Molto spesso, discutendo di blog tra blog (che è una cosa che ci piace fare tantissimo), mi è tornata utile questa categoria del bar. Nello specifico, del bar sport. Sarà che sto in provincia (ma molta Italia sta in provincia). Per me il blog è un buon sostitutivo del bar. Nel bene, ma anche nel male. Si ha un blog-bar quando più blog-massa cominciano a incontrarsi sempre nello stesso posto. Cominciano a svilupparsi rituali, dinamiche compulsive, la biondona che si appoggia sulla coda del pianoforte, il pianista che suona sempre la stessa canzone… e qualche volta, lo Straniero che arriva, afferra una seggiola e spacca tutto. Avevo promesso di non fare nomi, ma la rissa scatenata da Filippo Facci su Rolli secondo me resterà un classico del genere.
I blog-bar, secondo me, sono più insani dei blog-massa, per via delle dinamiche di gruppo. No, dico, ma vi è mai capitato di fare una discussione veramente seria e costruttiva in un bar? Di solito è il posto dove le idee più inconfessabili vengono tranquillamente confessate e difese. Un piccolo mondo dove si può dire di tutto. Con la piccola differenza che il blog-bar è aperto a tutti.
Faccio un esempio. Esistono i Padani, esiste la Padania, ma non esiste il Padano. Se prendi un solo militante della Lega Nord, non riesci a dileggiarlo come se fosse davvero l'abitante di questo Paese immaginario che si chiama Padania. Anche se glielo chiedi, lui farà molta fatica a parlartene.
Ma se prendi due Padani, e li porti in un bar a chiacchierare davanti a un grappino, ecco che due timide convinzioni cominciano a farsi forza tra loro, e di colpo la Padania prende forma. È ancora una piccola Padania. Ma tu aggiungi qualche sedia, versa ancora, e pian piano la Padania cresce (funziona anche con la birra e il Partito Nazionalsocialista).
Nella mia città non ci sono molti padani, ma un giorno ci fu una specie di festa nazionale, venne anche Bossi, e Piazza Grande si riempì di bandiere celtiche e di camicie verdi. Io ci andai.
Non volevo veramente parlare con nessuno di loro, ma volevo visitare la Padania. Arrivai da un angolo della Piazza, e provai ad attraversarla tutta in senso diagonale. Arrivato a metà, mi sentivo male. Era una sensazione di forte disagio. Come un bar sport enorme. Nessuna di quelle persone in sé sembrava cattiva, ma messe insieme facevano un certo effetto. So che c'è una scena uguale in un film di Moretti, ma mica è colpa mia, io ci sono andato prima.
Visitare un blog-bar è come attraversare la piazza dove fanno una manifestazione in cui tu non credi. Sono tutti incazzati, pure sai che non possono farti male. Da quando esistono i blog-bar, io posso visitare tutti i bar in cui non avrei mai messo piede. E qualche visita, ogni tanto, è istruttiva e divertente. Ma col tempo rischi di affezionarti anche ai blog-bar: grosso rischio. Uno dei motivi dell'insana gestione del mio forum è che esso tende continuamente a trasformarsi in un blog-bar trasversale, e io non lo sopporto. Non sopporto che qualcuno cominci a fare il voyeur del mio bar, come io lo faccio in quegli altrui. Del resto, l'unica volta che ho collaborato alla gestione di un bar, esso chiuse in due mesi. Vorrà dire qualcosa.
(Continuo se mi viene voglia).
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