…I blog-persona
(Riassunto delle noiose puntate precedenti: ci sono i blog-massa che fanno politica, ma più spesso vanno al bar; poi ci sono i blog-evidenziatori che fanno rassegna stampa, i blog-proconsoli in missione nel mondo per conto nostro, e i blog-addentro che spiano nei corridoi importanti. E tante altre categorie di blog politici che potrei inventarmi da qui a Natale, se non fate i bravi. In effetti, ci sono molte più categorie che blog).
Finalmente, dite voi, una vera Persona. Già, ma sapete benissimo che in latino "persona" è anche il mascherone che usavano gli attori nel teatro greco. La persona comica aveva la bocca piegata all'insù, quella tragica all'ingiù (ma che, vi devo spiegare 'ste cose?). Oltre a schermare il volto dell'individuo (a trasformarlo in un personaggio, appunto), la persona era fatta in modo da amplificare la sua voce. Il Blog-persona ne ha bisogno, perché è solo, in mezzo a una folla che si aspetta molto da lui. Dialoghi brillanti, suspance, monologhi intensi, ma anche duelli all'ultimo sangue, e almeno un massacro prima del sipario.
La materia non manca mai: ogni giorno evidenziatori e proconsoli raccolgono spunti da buttare sull'arena. Morti, morti ammazzati; metodi di contare i morti ammazzati; dibattiti sull'opportunità di mostrare in tv i morti ammazzati; torture, dibattiti su cosa è tortura: idranti in faccia? Mangiare hamburger? musica a massimo volume nelle orecchie? Dipenderà anche dal menù, dalla playlist. Barre di uranio, opere d'arte distrutte che poi si rivelano soltanto inutili cocci di terracotta assirobabilonese. Dossier. Dossier su chi ha scritto il dossier. Attendibilità di chi ha redatto il dossier contro il dossier. Sondaggi: punta sul nero, punta sul rosso, ho vinto io, tu hai perso. Tutto questo è informazione, senza dubbio, ed è anche politica, ma soprattutto è teatro, e il Blog-persona ne è il protagonista. Così che alla fine, anche se parliamo di Guantanamo o Abu Ghraib, di Falluja o di Madrid, di Bush o Kerry, di tortura o non tortura, in realtà stiamo parlando soprattutto di un'altra cosa: del blog-persona, di quanto sia antipatico o simpatico, attendibile o no. Di un mascherone, alla fin fine.
Se poi vogliamo parlare di Camillo (che non è il solo blog-persona, attenti), va bene, parliamone, però premetto una cosa. Trovo abbastanza significativo, e triste, che dopo le ultime notizie da Guantanamo il primo istinto di parecchi sia stato andare a sfottere Camillo. Non che Camillo si meriti gli sfottò, per tanti motivi che possiamo anche enumerare. Ma perché in gioco c'era qualcosa di molto più grave del mascherone Camillo: stiamo parlando di torture. Altre volte abbiamo parlato di morti. Non del gioco a chi ha ragione o a chi azzecca la previsione.
Anche perché alla fine il problema è sempre più vasto. Sin dalle prime polemiche su Guantanamo, mentre Amnesty gridava alla tortura, la Croce Rossa aveva assunto una posizione più sfumata. Se solo adesso la Croce Rossa decide che Guantanamo è tortura, la colpa non è di Camillo: il problema è la Croce Rossa, che per molti mesi ha permesso a mascheroni come Camillo di minimizzare Guantanamo.
Lui, in fondo, non ha fatto che il suo mestiere. Che non è più tanto quello di divulgatore, quanto di personalizzatore. Non si va da Camillo per tenersi informati, ma per saggiare la sua reazione personale, valutare le reazioni: se incassa bene, se fa il finto tonto, se reagisce scomposto, se intona un ritornello nuovo. Non smette di essere istruttivo, perché (per esempio), se per spiegare una sentenza ci mette un paragrafo, tu capisci che è in difficoltà. Se si mette a incollare frasi intere in inglese, capisci che è in grosse difficoltà. E se per una settimana o un mese si mette a spergiurare che non c'è un'emergenza del cristianesimo integralista negli USA, tu finisci per convincerti del contrario. Non è più questione di contenuti, insomma, ma di mimica.
Lo stesso autore di Camillo lo sa bene, e cerca, per quanto può, di nascondersi dietro una maschera di antipatia, saccenza e petulanza, che è assolutamente deliberata. Perché - dando per scontato che siamo tutti maggiorenni e responsabili - esiste un momento in cui ognuno di noi può decidere se passare il Rubicone, alzare il livello dello scontro, giocarsi la faccia, indossare una maschera (non solo, ma si può anche tornare indietro). Tutte le volte che è stato accusato di dire piccole e grandi bugie, Camillo ha avuto la possibilità di spiegarsi meglio, cambiare versione, magari riconoscere qualche imprudenza sua. Di solito ha preferito far baccano, intorbare le acque, insultare, chiedere i cognomi, dando per scontato di avere di fronte dei mascheroni e di essere, lui stesso, mascherone. È il ruolo che si è scelto, e forse è la cosa che gli riesce meglio, ma perché?
Perché si diventa blog-persona? E possiamo ancora parlare di politica, quando tutto viene preso in modo così 'personale'?
Io credo che sia un problema di cattivi maestri. Persone non prive di intelligenza e di mestiere che, preso atto della crisi delle ideologie, si sono offerte di sorreggere l'impianto del dibattito politico con la pura forza della propria personalità. Berlusconi è il caso più cheap, ma prendiamo ad esempio Ferrara. Qualcuno è in grado di capire a cosa crede veramente Ferrara? È una domanda così peregrina?
Di sicuro non è mai stato un berlusconiano praticante. È improbabile che ora si stia convertendo a un qualche cristianesimo a mo' di baluardo d'occidente. È anche abbastanza improbabile che una persona con una certa cultura ed esperienza possa fare affidamento a tutto il baldacchino ideologico dello scontro di civiltà. E allora in cosa crede? In sé stesso, essenzialmente. La sua ideologia coincide con la sua storia personale e con le sue simpatie e antipatie personali. Come Berlusconi, Ferrara occupa l'arena politica da 'persona'. Come Berlusconi, Ferrara gioca molto sulla sua fisicità: Berlusconi ride a 48 denti, Ferrara gigioneggia proponendosi come il grande Zio a una generazione di intellettuali di centro-destra cui è mancato un vero papà. In un periodo in cui è tanto difficile capire cosa è "sinistra" e così "destra", ecco che lui ci propone una soluzione economica: essere pro o contro Giuliano Ferrara. Il suo organo di stampa è la verbalizzazione delle sue antipatie e simpatie personali, perduranti o momentanee. Come diceva una volta Pfaall, mi pare, il Foglio è una specie grande blog cartaceo. Un blog politico. Ma soprattutto, un blog personale.
Inutile poi biasimare chi finisce per ricostruire, all'ombra del Grande Zio, le stesse dinamiche, con qualche sfumatura puerile in più (se accetti di avere il Grande Zio, accetti anche di restare un grande nipotino). Il problema starebbe a monte, nella personalizzazione della politica.
Poi ti viene in mente: in fondo i blog non sono proprio questo, la micro-personalizzazione della politica? E ti viene il dubbio se ti va veramente, di continuare a micropersonalizzare i problemi del mondo in questo modo. Un anno fa, in un post natalizio, Satana tentava i bloggatori con una domanda semplice semplice: vuoi cambiare il mondo, o vuoi solo avere ragione in una discussione? Bella domanda, andrebbe scritta a margine del pulsante "publish".
(Non ne potete più, vero?)
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