Il governo italiano ha sospeso gli aiuti ai palestinesi
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venerdì 25 marzo 2005
- 2025
Caro Leonardo,
Cosa vuoi mai, routine.
Sul Supernet di San Petronio dicono che i terroristi hanno alzato il tiro in città. Niente più kamikaze negli stabilimenti, bensì un paio di colpi in banca e un gesto simbolico e spettacolare: l'abbattimento della statua del Patrono sotto le torri.
Le banche sono sicuram una stronzata. Ormai uno tende a prendersela coi terroristi anche se il micio gli sale sull'albero. La statua è un altro discorso. Non è esplosa: l'hanno tirata giù. Se è stato un vandalo, doveva avere con sé un piccolo bulldozer. Un bulldozer silenzioso e invisibile, o perlomeno con lo ZTL, che attraversa la città di notte senza dar nell'occhio né a Sirio né a un nottambulo né a nessuno.
La notizia ha comunq rimesso la guerra all'ordine de giorno, e meno male: ormai le centrali energetiche in tilt e i blackout non se li filava più nessuno. Ora pattuglie di volontari montano la guardia al Santo Padre Pio del Cassero, e li capisco. Mentre il Patrono ha sempre avuto l'aspetto bonario di uno santificato secoli fa che non deve più dimostrare niente a nessuno, qll'altro, oltre a essere relativamente fresco di nomina, è uno che s'incazza. E se s'incazza, ha senza dubbio i mezzi per portare sfiga.
Quanto a me, sono preoccupato: nessuna traccia di Taddei. Neanche di Damaso, se è per questo: all'ospedale non me lo fanno più vedere (Assunta è molto preoccupata). Io mi sono rimesso a venire in Facoltà quasi tutti i pomeriggi (Concetta è preoccupata). Certo, lei ha questo chiodo fisso che io una di queste primavere inciampi in qualche fanciulla in fiore. In realtà non è come lei pensa: bensì, dopo attenta valutazione, ho concluso che per trovare Taddei o farmi trovare da lui un posto vale l'altro; e siccome mica posso andare in giro con la lanternina, mi conviene stare fermo da qualche parte e aspettare che la legge dei grandi numeri me lo conduca tra le braccia.
Naturalm in base alla vera legge dei grandi numeri, questo può accadere in un momento qualsiasi da qui ai prossimi diecimila anni; ma per ora non si sta male, qui. Sotto Pasqua non c'è mai molta gente, studenti professori drogati cani e barboni si prendono tutti un meritato ponte lungo. La brezza in Piazza Verdi sa di mare. Solo qlche giovinetta ogni tanto percorre i portici ad ampie falcate con una tesina ritardataria stretta in seno, ma non è come Concetta pensa. Del resto la biondina, come si chiama, Aureliana, non si fa vedere, sarà in Liguria o Versilia, chissà.
C'è un'altra cosa. Mettiti nei panni di una persona scongelata vent'anni prima che si sveglia in un ospedale della sua città e scappa in un pigiama a righe: dove vai? Cosa fai? Per prima cosa, hai voglia di rivedere casa tua, controllare se c'è ancora qualche amico o familiare. Ma amici e familiari, per quanto ci è dato di sapere, non ne ha più (tutti morti o emigrati): la sua casa natale era a San Lazzaro, in uno di quei caseggiati buttati giù per far posto agli stabilimenti balneari. A Pasqua porterò Letizia a farsi un bagno e darò un'occhiata in giro, ma secondo me non è rimasto lì. (E in ogni caso non mi posso permettere di andarlo a cercare sul bagnasciuga tutti i santi giorni. Per quel che mi pagano. Non sono mica un informatore a tempo indeterminato, io, ecchecazzo. Sono un collaboratore part-time e finora i rimborsi spese li ho letti nei romanzi. Se volevano un lavoro fatto bene mi pagavano di conseguenza. E F'nql).
Dicevo, secondo me non è rimasto lì. Bella spiaggia, bella gente, magari un pigiama a righe si può mimetizzare, ma non c'è niente che possa ricordargli davvero l'infanzia o quant'altro. Inoltre è maledettam curioso, qll'uomo. Avrà voglia di sapere cos'è successo negli ultimi vent'anni. Le mie risposte imbarazzate devono avergli creato solo confusione. Che farà?
Cercherà giornali. Non ce ne sono. Librerie. Molto rare, e i libri sono gli stessi tascabili di vent'anni fa, ingialliti e scollati. A meno che non decida di far pace con l'interfaccia utente del Supernet, non avrà nessun modo di informarsi. E a quel punto, dove arriverà, guidato dalla disperazione?
Al tempio del sapere. L'ateneo più vecchio del mondo. Là ci saran bene testi di Storia sugli ultimi quattro lustri, penserà. Naturalm non li troverà. Ma troverà me.
Dopodiché…
Non lo so. Speriamo bene.
mercoledì 23 marzo 2005
- 2025
Caro Leonardo,
Ho preso le ferie arretrate, ho preso le anticipate, ho preso anche un po' di quelle di Assunta, ma prima o poi dovevo tornare anche al Progetto Duemila.
"Ciao Loreto"
"Toh, a volte ritorna".
"Come andiamo con l'Abate?"
"Andiamo di merda. Odio la quaresima. Niente primi piani femminili per 40 giorni".
"Addirittura?"
"Direttive dall'alto. Hanno scoperto che vent'anni fa le donne in tv erano tutte troppo scollacciate".
"Ma dai ".
"Siccome però la direttiva non era del tutto chiara, per sicurezza Pioquinto ha proposto di toglierle tutte. Stop. Da 40 giorni in qua la storia la fanno solo gli uomini. A parte l'usastra immortale".
"Chi?"
"Una per niente scollacciata. Un'usastra in coma, un caso di bio-etica di vent'anni fa. Mai sentito parlare?"
"Forse sì. E perché l'avete tirata fuori?"
"Perché, perché, perché. Perché non c'è venuto in mente niente. Tu non c'eri e avevamo finito i ricordi. Sai cosa penso del 2005, collega Immacolato?"
"Dimmi, collega Loreto".
"Che è stato un anno inutile e insulso, non succedeva niente che valesse la pena. L'altro giorno abbiamo fatto il servizio d'apertura su una bimba rapita dagli zingari. E un cane che mordeva la padrona".
"Non so che dirti"
"Ma mica ti devi scusare, non è colpa tua se hai vissuto anni insulsi".
"In effetti non erano un granché, c'era la guerra…"
"…come sempre"
"…e una campagna elettorale".
"Come sempre. Senti, Abate mi ha detto di chiederti un pezzo vecchio stile"..
"Che vuol dire vecchio stile".
"E che ne so. M'ha detto: appena lo vedi, qllo, chiedigli un pezzo vecchio stile per la Settimana Santa'"
"Settimana Santa? Siamo in Settimana Santa?"
"Sì, collega miscredente. Lunedì, a Dio piacendo, ci ributtiamo sulle donne. È da un mese che sto lavorando a un montaggio di spot telefonici. Taglio tutti i cellulari e lascio la gnocca. Voglio proprio vedere se…"
"Ciao Loreto".
Pasqua è una strana festa, ondivaga, che da sempre ci coglie di sorpresa. Difficile da vivere e difficile da interpretare. Se il Natale è la celebrazione puntuale della Nascita, la Pasqua celebra qualcosa di più ambiguo e inafferrabile: vita e morte, resurrezione e mortalità. Sta ai fedeli decidere quale aspetto celebrare. E se mettessimo in fila le Pasque degli ultimi venti, trent'anni, scopriremmo che la vita e la morte si è alternata nelle nostre celebrazioni, puntuale come un pendolo.
Così, non c'è dubbio che la Pasqua 2004 celebrasse la Morte: in piena Grande Guerra Mediorientale, a un mese dall'attentato di Madrid, compariva nei cinematografi del Bel Paese la Passione di Mel Gibson: i supplizi di Nostro Signore diventavano spettacolo cruento, a cui assistere con occhi sbarrati, per dare prova di zelo nella fede. La prova generale in attesa delle videodecapitazioni mediorientali che avrebbero inondato i palinsesti tv nell'autunno successivo. Il buon cristiano del 2004 è l'uomo che contempla i sacrifici, senza staccare l'occhio, e si rende testimone dell'orrore. Ma già verso la fine dell'anno il modello comincia a dare i primi segni di stanchezza. Il più grande spettacolo del 2004 è il maremoto dell'Oceano Indiano: un supplizio immenso di cui l'uomo, per quanto si sforzi, non riesce a trovarsi colpevole. Il 2005 nasce su una nota diversa.
È l'anno della vita. I media insistono sulle malattie del Pontefice, sottolineano l'aspetto eroico della sua caparbia sopravivenza. L'accanimento terapeutico autoinflitto al corpo di Giovanni Paolo II è un segno del consolidarsi della nuova alleanza tra Scienza e Fede. La morente civiltà dello spettacolo reagisce producendo pellicole inneggianti all'eutanasia, premiate dalle giurie internazionali, che destano l'ira dei nuovi credenti. Nel Bel Paese il dibattito sull'embrione, rimasto in sordina negli anni precedenti, scoppia in occasione del referendum. E a Pasqua, sui media di tutto il mondo, tiene banco il caso giudiziario di una cittadina usastra in coma, a cui il marito vorrebbe interrompere l'alimentazione. Il buon cristiano del 2005 è uno zelante difensore del diritto alla vita: un uomo che si sarebbe rifiutato di spezzare le gambe ai ladroni crocefissi (Giovanni 19,31).
C'è contraddizione? Assolutamente no. C'è solo una sensibile oscillazione. Contemplazione della morte e lotta per la vita sono due aspetti complementari della nuova fede cristiana che prende forma nella prima decade del nuovo millennio. Un Cristianesimo rinnovato, adeguato alle innovazioni tecniche che stanno rendendo la vita sempre più lunga e dolorosa. Terri Schiavo, come Nick Berg, come il Gesù di Gibson, è l'agnello che deve soffrire ogni suo ultimo respiro, ogni stilla del suo sangue, ogni vertebra spezzata del suo corpo, perché così ha deciso lo spettatore credente.
Ironicam, in quello stesso marzo 2005 in una valle tibetana il Gruppo Fiume Perpetuo maturava le prime formulazioni che avrebbero portato anni dopo al brevetto dell'Immortalità: un'invenzione che, pur prevedibile, avrebbe messo in crisi i movimenti di lotta per la vita d'ispirazione cristiana.
"E qsto sarebbe il pezzo vecchio stile ".
"Sì, Loreto mi ha detto che toccava me".
"E bravo il piccolo scaricabarile".
"Non è un problema. Qsta roba mi viene facile, lo sai".
"Lo so, lo so. Infatti non è male. Vita, morte, Mel Gibson, Terri Schiavo, i tibetani… Ma come ti vengono certe idee?"
"È un periodo un po' così, sai, mi capita di pensare alla vita, alla morte, al fatto che invecchio e…"
"Sì, sì, ho capito. È il cambio di stagione. Comunq adesso fammi una cosa".
"Ehi, cosa fai col foglio?"
"Lo sto strappando, vedi. Così puoi andare a scriverne un altro sui successi delle squadre italiane in Champions League, contro i decadenti bizantini ".
"Che squadre?"
"Juve, Milan, Inter".
"Ancora?"
"Cosa vuoi farci. Era il 2005":
"Che anno insulso".
"Vabbè, non è mica colpa nostra".
No?
lunedì 21 marzo 2005
- 2025
Caro Leonardo, come va?
Come vuoi che vada.
Non mi faccio illusioni. So cosa mi sta succedendo, era previsto, era descritto. E so cosa accadrà. Nulla di buono per me, in definitiva. Non si spianeranno le rughe sulla mia fronte, non mi cresceranno i capelli; non si spegnerà il fuoco allo stomaco, né il mal di schiena; i ricordi continueranno a sbiadire e i sogni a non farsi ricordare. È solo primavera, una in più, una in meno. Non si rinasce in primavera, al limite ci si innamora, e non c'è nulla di eccezionale in qsto. Era previsto. E quando dico 'previsto' non mi riferisco mica a horus o barbanera, heh. È stato Arci.
Fu una delle prime volte che ci rivolgemmo la parola – già ci conoscevamo di vista, eravamo membri di un'associazione che poi confluì in un partito che si scisse in due tronconi, di cui il nostro passò in clandestinità e si federò a un'altra rete di movimenti che organizzava spesso riunioni a San Petronio, prima che la città prendesse qsto nome. Eravamo in pausa pranzo e lui mi stava spiegando che faceva nella vita.
"Ricercatore".
"Pure tu, un'orda, siete. E che ricerchi?"
"Statistica applicata alla sociologia. Studio i rapporti sessuali verticali".
"Ah, sì. Interessanti, anche se io preferisco…"
"No, non in quel senso. Per 'verticale' si intende intergenerazionale: i rapporti sessuali tra individui di generazioni diverse".
"Mm".
"Non fare qlla faccia. Fino a cento anni fa erano i rapporti più frequenti, anzi, a ql tempo erano i rapporti tra individui della stessa generazione a esorbitare dalla norma. Il matrimonio 'standard' prevedeva una differenza di 15-25 anni tra uomo e donna. Poi qlcosa è cambiato, e non è chiaro il perché".
"La parità dei sessi…"
"La parità dei sessi è un grosso problema, da un punto di vista sociale, perché crea un conflitto in più. È chiaro che due persone della stessa età, con esperienze magari diverse, ma di cui si riconosce la pari dignità, non potranno che entrare in competizione e lottare per il predominio, fino a far scoppiare il rapporto di coppia. I matrimoni intra-generazionali, cioè tra persone della stessa generazione, durano in media 15 anni".
"Perché, i rapporti tra vecchi e ragazzine durano di più?"
"Buffo, sì".
"Che?"
"È un dato molto curioso, che nessuno ha interesse a divulgare, comunq sì. I matrimoni intergenerazionali sono più stabili. In pratica, accade che in coppie di qsto tipo non ci sia una vera lotta per la conquista del ruolo di capofamiglia, perché nella prima parte del rapporto esso spetta di 'diritto' al coniuge più anziano, mentre in seguito…"
"…il vecchio rincoglionisce e la signora prende il comando".
"In pratica sì, ma qsto succede anche a sessi scambiati, sebbene siano casi più rari. In pratica, la lotta per il predominio viene sostituita dal normale avvicendamento biologico. Il coniuge più debole sa che un giorno sarà il più forte, e qsto rende più sopportabile la sua momentanea sudditanza. E poi c'è un aspetto fondamentale: il trapasso delle nozioni sessuali".
"Sarebbe a dire…"
"L'educazione sessuale. Sai che è solo con la diffusione della coppia orizzontale che nasce la moderna educazione sessuale. E perché nasce? Perché un maschio e una femmina alla prima esperienza non hanno la minima idea di cosa fare e perché. Con la coppia orizzontale viene a mancare un aspetto fondamentale della conoscenza sessuale: il trapasso delle nozioni".
"Se ho ben capito, stai dicendo che era meglio nell'Ottocento. I ragazzini imparavano educazione sessuale al casino…"
"Con professioniste più anziane di loro, esatto".
"E poi si sposavano verginelle sedicenni e…"
"E trasmettevano in qsto modo le loro nozioni sulla pratica sessuale".
"Lo trovo ripugnante".
"Ma funzionava".
"Ma che vuol dire funzionava, anche il calesse coi buoi funzionava".
"E funziona. E non ha mai smesso di funzionare. In realtà è stato dimostrato che anche in una società orientata verso i rapporti orizzontali, l'iniziazione sessuale avviene per via verticale. Cerca di ricordare le tue prime esperienze sessuali. È probabile che tu ti sia rivolto, istintivam, a una partner più esperta di te".
"Che mi diede picche".
"Vedi qnt'è frustrante, ai nostri giorni? In ogni caso, per diversi anni la tua pratica sessuale è stata (mi auguro) piacevole, in quanto scoperta, processo di conoscenza. Oggi, probabilm, hai scoperto tutto ql che dovevi scoprire".
"Ma mi diverto ancora molto".
"Infatti sei ancora relativam giovane, per gli standard attuali. Ma è inevitabile che da qui a vent'anni inizierai a rivolgerti a partner più giovani. Trarrai piacere non più dallo scoprire, ma dall'insegnare".
"Non credo che avrò nulla da insegnare a…".
"Qsta è una tua valutazione razionale, di cui tra vent'anni la tua libido si fregherà altamente".
"La mia libido".
"Tra vent'anni ti suggerirà di instaurare rapporti di coppia verticali con ragazze di vent'anni più giovani".
"Beh, sarà molto difficile, non lavorando io all'università".
"Ih, ih, in effetti l'ambiente accademico è una delle poche oasi dove è possibile coltivare i rapporti verticali al giorno d'oggi. Non che siano particolarm incentivati. Ma altrove non sono nemmeno tollerati. Ed è un grande problema, perché sempre più uomini e donne tendono a cercare partner intergenerazionali. Purtroppo la società non fornisce molti luoghi adatti a intrattenere qsto tipo di relazione. E qsto è uno dei motivi per cui sono qui".
"Qui dove? A un congresso di un movimento politico clandestino?"
"Ssst. Non dirlo in giro".
"Vuoi dire che sei qui perché stai facendo una ricerca sul sesso nei…"
"Nei movimenti politici. È buffo, ma il secondo luogo più adatto dopo l'accademia, per i rapporti verticali, sembra essere il movimentismo politico. Avrai notato anche tu che tende a essere sempre più intergenerazionale: vai a un forum e ci trovi la diciottenne, il ventiquattrenne, la trentaseienne, il quarantacinquenne… Guardati in giro".
Io lo feci: mi guardai in giro e vidi Concetta (che non si chiamava così) puntare dritta verso di me, con un plico di fotocopie in mano. "È una mezz'ora che ti cerco. Hai visto Defarge?"
"È senz'altro giù al bar che complotta. Ti posso presentare…"
"…dopo. Ho qui un messaggio che devo portare a Defarge subitissimamente. Ci vediamo. Un bacio. Ciao".
Vidi che Arci si mordeva le labbra, in un'espressione che avrei imparato ad associare all'imbarazzo.
"Carina, è la tua ragazza?"
"Sì".
"E avete più o meno la stessa età".
"Pochi mesi di differenza, sì".
"Complimenti".
"Abbiamo tutte le statistiche contro, vero?"
"Ah, ma il futuro è molto incerto. E poi: sai qual è il rapporto tra le statistiche e gli individui?"
"No".
"È un rapporto orizzontale. Le statistiche si fottono degli individui. E gli individui si fottono delle statistiche".
"Grazie".
"Ma di che".
giovedì 17 marzo 2005
- 2025
"Buongiorno.
Fahrenheit 451 esce nel 1964. È la prima grande produzione internazionale di François Truffault, e il suo primo film a colori. Ma il potere contrattuale del giovane autore di Jules et Jim gli consente di gestire il soggetto – un romanzo di fantascienza di Ray Bradbury di dieci anni prima – con una certa libertà. Così, in luogo del regime totalitario e spersonalizzante prefigurato da Bradbury, il libro diventa un dichiarato pretesto per esibire la grande passione del regista: la lettura".
(Ha fatto una ricerca. Ha evidentem accesso alla Banda Larga e può fare tutte le ricerche che vuole. Potrebbe anche mettersi a scaricare film più interessanti di qlli che proietto io).
"Sennonché per una serie di motivi, forse contingenti – la difficoltà di maneggiare dialoghi e attori in lingua inglese, di cimentarsi con un genere particolare come la fantascienza – il film rimane irrisolto. Montag, il protagonista che si pretenderebbe risvegliato alla 'vera vita' dal contatto coi libri, non cessa per un istante di apparire un automa. La conversione da pompiere a lettore è meccanica, e i suoi compagni lettori non sono meno meccanici di lui. Meccanico è il modo in cui arrivano a uccidere sé stessi e gli altri per salvare un volume o una biblioteca. Come abbiamo avuto la possibilità di vedere durante il dibattito seguito alla proiezione, lo spettatore di oggi non riesce a trovare nessun moto di simpatia per qsti personaggi. Gli "uomini-libri" dell'ultima scena del film vivono di convenzioni meccaniche né più né meno che i teledipendenti della città. Tutto qsto è ben visualizzato da quel che io definisco un lapsus cinematografico: l'attrice Julie Christie interpreta sia la maestrina lettrice ribelle che la casalinga teledipedente.
(Ah, sì, ma mi pare che fu per motivi di budget…)
"Sappiamo che qsta scelta fu dettata da motivi di budget: l'attrice aveva appena vinto l'Oscar e doveva risultare protagonista del film, anche se nessun ruolo femminile era abbastanza importante – così le furono affidati entrambi i ruoli. Ma non basta cambiare un acconciatura per ottenere un personaggio diverso. Dai due lati della barricata, la Christie interpreta lo stesso ruolo: una donna inquieta che cerca conforto in supporti culturali ormai inadeguati. E viene da chiedersi perché l'uomo-automa, Montag, debba per forza sceglierla nella versione 'maestrina' piuttosto che in qlla 'casalinga'.
In qsto il film di fantascienza svela i legami con le convenzioni del presente in cui è stato girato. Ed è come scoprire la quinta di un fondale. Non si tenta nemmeno di dimostrare l'idea che la lettura sia in sé un'azione più positiva di qualsiasi altro atto di ricezione culturale, come assistere a una proiezione o ascoltare un file audio o qnt'altro. Qsta idea non ha bisogno di essere dimostrata perché in quel periodo storico è condivisa universalm, fa parte della natura: il cielo è azzurro, i prati verdi, i libri fanno bene, i videoschermi fanno male. Ed è per me fonte di continua sorpresa che questa idea sia condivisa con tanta convinzione da uno dei grandi pionieri del linguaggio audiovisivo, François Truffault.
Per qsto dico che il vertice del film è costituito dai formidabili titoli di testa, in cui le didascalie vengono abolite e sostituite da una voce narrante. Per un attimo il regista si accorge che l'abolizione e la ghettizzazione della letteratura non dipendono dai pompieri neri e cattivi, ma da lui, e si spinge sull'abisso di una comunicazione totalmente non scritta: «guardate», sembra dire allo spettatore: «qsto è qllo che potrei fare coi mezzi a mia disposizione, se solo volessi». Su uno sfondo di tetti e antenne televisive, il regista minaccia e blandisce lo spettatore: spegni e mettiti a leggere, finché sei in tempo. L'ambiguità del messaggio è patente".
(È cosa? Rewind).
"…è patente".
Ma quant'è intelligente qsta | Avrà copiato, con la Banda Larga si può fare |
Ha copiato molto bene, però, per la sua età | Neanche un accenno all'incidente del suo amico |
Qlche ingenuità, certo | Be' ci mancherebbe altro |
Il messaggio è patente | Qsta cosa dei titoli di testa, interessante |
Mi piacerebbe riparlane con lei per | No. |
Neanche un accenno all'incidente del… come si chiamava? | È ricca. È facile per i ricchi essere intelligenti. |
Teresino (ih ih ih) | Leggi, guardi, ascolti, hai un sacco di stimoli |
Il messaggio è patente | Non è un bel lavoro |
Che fine avrà fatto Teresino? | Ricca, intelligente, defargista |
Mi piacerebbe riparlarne per… | Stanne fuori |
Stai diventando paranoico, vedi defargisti dappertutto | Sei ridicolo |
È senz'altro l'allieva più brillante ed è | Alla tua età |
Carina | Ma certo, figurati, adesso ci mettiamo a flirtare con le studentesse, infatti qui non c'è un cazzo da fare, abbiamo due mogli tre lavori e dobbiamo anche inseguire un supereroe in pigiama a righe che si aggira per la città, così, guarda, al di là di ogni valutazione morale che io non sono solito fare e lo sai, di tutto puoi accusarmi fuorché di essere un bacchettone, però guarda, mi sento di dirtelo: |
F'nql | Ecco. |
martedì 15 marzo 2005
- 2025
Caro Leonardo,
io non ho niente contro i romanzi, e ne scriverei volentieri, come tutti, se solo avessi il tempo: quanto alla mia vita, decisam un romanzo non è.
Se fosse un romanzo, martedì scorso mi sarei messo immediatam alla ricerca di Taddei, e chissà come e dove l'avrei trovato, perché nei romanzi bene o male chi cerca trova, come chi ha una pistola primo o poi spara. Ma la mia vita romanzo non è, e martedì scorso avevo fretta di svignarmela dal pronto soccorso anche perché avevo un altro impegno. Capirai, dopo dieci giorni di influenza le pendenze si accumulano. Per esempio, dovevo passare in facoltà a scaricare i compiti di penitenza su Fahrenheit 451 che avevo dato ai miei studenti. Avevo rinunciato a scaricarli a casa durante la convalescenza: troppi e troppo pesanti.
Già qsto mi preoccupava. Dare compiti a casa non è prassi usuale: se l'avevo fatto, era per scoraggiare gli studenti a ripresentarsi a lezione. Il mio è un piccolo corso non obbligatorio, che non deve dare fastidio a nessuno. Non so ancora se me lo pagheranno, del resto, è un finanziam bloccato del MinCul. L'unico guadagno sicuro è la possibilità di accedere ai terminali della facoltà, che sono un po' più potenti.
Elaborato di: Faustino, anno II.
"Buongiorno professore, questo è il mio elaborato, nel quale, ehm, spiego la storia che lei ci ha fatto vedere sullo schermo grande.
La storia, allora, si svolge nell'Impero Bizantino, in una città dove i pompieri bruciano i libri, perché sono troppi e la gente non sa dove metterli. Il protagonista è il capo dei pompieri che spiega che i libri sono inutili e rendono triste la gente. Anche suo figlio fa il pompiere, ma non va d'accordo con sua moglie, così si mette a leggere libri di nascosto. Il padre se ne accorge e gli ordina di bruciare i libri, ma lui si ribella e lo brucia, con un lanciafiamme bizantino, poi fugge nei boschi dove trova altre persone sciroccate come lui, che non bevono più né mangiano, né… né… ih, ih"
(Imbecille).
"…ma restano nei boschi a imparare a memoria i libri e vogliono trasformarsi essistessi in libri, perché…, perché è così. Qsta è la prima parte dell'elaborato in cui facevo il riassunto della storia. La seconda parte contiene la mia riflessione che lei ha chiesto.
La mia riflessione è che i bizantini sono strani. Hanno un sacco di regole che non capisco, come questa dei libri. Li proibiscono, e poi li nascondono da tutte le parti. Cioè, non sono coerenti. Non ho mai visto tanti libri come in qsta storia dove in teoria sarebbero proibiti. È meglio da noi, io trovo, dove non è proibito niente, e infatti ci sono anche meno libri".
Il mio giudizio su Faustino.
Per la sua generazione, non è neanche l'ultimo dei coglioni. Non sa cos'è un film: per lui si tratta di una "storia su uno schermo grande". Non sa cos'è la finzione: non ha capito che la storia è ambientata in un futuro ipotetico: ha sentito dire che la produzione è europea, e ha attribuito le usanze, gli abiti e le scenografie strane ai "bizantini". Non sa distinguere tra fiction e documentario, per lui è lo stesso genere. Peraltro, ha seguito tutto il film e non si è assopito: la trama che ha ricostruito è assolutam coerente.
Naturalm non ha nessun trasporto emotivo per i libri: una cosa che Truffault e Bradbury non potevano immaginare. Quando costruiamo un futuro, non ci accorgiamo di appenderci sempre a qlcosa del nostro presente. Gli autori del film si sono ingegnati a costruire una figura di 'padre' proprio perché immaginavano che la ribellione contro i padri sarebbe stata sempre attuale. Sessant'anni dopo Faustino riconosce nel film il 'padre', e istintivam si fida di lui. Invece non riesce a capire la ribellione del 'figlio'. Una buona notizia per il Teopop – almeno, per il Teopop di adesso.
Ma ripeto, non è un coglione: ha capito il senso del film. C'è un solo modo per rendere desiderabile qlcosa, ed è proibirla. Per mostrare il suo amore per i libri, Truffault ha dovuto bruciarli. Qsto, per Faustino, "non è coerente". E infatti "è meglio da noi": nulla di proibito, nulla di desiderabile.
Elaborato di: Matilde, anno III… (ah, sì, la cozza che sta sempre in prima fila).
"Buongiorno prof. Colgo l'occasione per fare i miei complim per il corso di qst'anno, per la scelta del lungometraggio… l'ho trovato avvincente e interessante".
(Il film è una pizza, peraltro l'unica disponibile al videonoleggio di facoltà che avesse una minima attinenza col mio corso)
"Ho apprezzato molto il montaggio, che mi pare ispirato al migliore Hitchcock, con alcune scelte rivoluzionarie – l'abolizione dei titoli di testa, ad esempio, la rinuncia alla forma scritta, molto in anticipo sugli anni, bla bla bla bleeeeeeee…".
(Già, Matilde, hai ragione. A quel tempo la gente sistemava scritte dappertutto, anche nei titoli dei film. Poteva sembrare scomodo, ma in realtà permetteva allo spettatore di non leggere le cose inutili. Per dire, ai vecchi tempi tu mi avresti scritto un paio di fogli protocollo, e io li avrei sfogliati senza leggerli, perché tanto si capisce al volo che sei una cozza che si applica. Ora invece tu mi parli davanti a un lettore, e io per risparmiare tempo sono costretto a sentirti squittire in modalità FFWD)
"…eee in definitiva credo che il film sia un inno alla letteratura del passato, ai valori della narrazione, che rischia di scomparire in un mondo meccanizzato e dominato da videoschermi onnipresenti e invasivi".
Il mio giudizio su Matilde: si applica, cerca di farsi notare. Cultura di base buona, filtra i messaggi standard. Ed è una cozza.
Elaborato di: Gastone, anno I. (Non mi sembra di averlo visto alla proiezione).
"Buongiorno. Il film parla di pompieri. Qsti pompieri…hanno sempre un gran daffare col loro lavoro. Alla fine uno è sempre stanco, non ne può più e va a vivere nei boschi. A me il film ha fatto riflettere sul fatto che il lavoro dei pompieri è molto duro. Bisogna essere fieri dei pompieri, uno non ci pensa mai, a quanti incendi spengono. Io ho uno zio nei pompieri e sono fiero di lui".
(Ah, ok, era uno di quei due in fondo che hanno pomiciato tutto il tempo).
lunedì 14 marzo 2005
- 2025
Caro Leonardo, beh,
di cose me ne son successe.
Sembra ieri, ma vedo che è stato martedì scorso: Damaso mi chiamava d'urgenza. "Il Capitano s'è infuriato", diceva, "non riusciamo a sedarlo".
"E che sarà mai", ho pensato, "un elefante". Insomma, ammetto di aver preso la cosa un poco sottogamba. Questo forse mi ha fatto perdere una coincidenza del filobus, col risultato che è trascorsa un'ora buona prima del mio arrivo in Ospedale. Nel frattempo il Capitano s'era dato, ma io non potevo saperlo. Capii però rapidam d'essere nei guai, quando vidi quei due piantonati davanti a Neurologia.
Sembravano di un altro mondo. Vestiti come non s'era mai visto, forse in qualche action movie usastro di cui si è persa ogni copia in dvd. Giacche nere, occhiali neri. Chi porta occhiali neri in un giorno nuvolo? È assurdo. Parlavano dei fatti loro, senza troppo impegno. Di musica barocca, mi parve, avvicinandomi.
"Ma ultimam ascolto più volentieri Foxtrot".
"Perché sei un fighetto".
"Non è solo questo. È che ho notato che supper's ready si sta facendo strada nella statistica dei pezzi che ascolto abitualm. Lo sai che mi piacciono le statistiche".
"Come piacciono ai fighetti".
"Come puoi generalizzare. Io credo che sia più complesso di così. Piaceranno un po' ai fighetti e un po' ai non fighetti".
"È quel che dico io. Le statistiche piacciono un po' ai fighetti, infatti a te piacciono, ergo sei un po' fighetto".
"Io non ho detto questo, Roc".
"Ah no?"
"No, io ho detto una cosa più complessa e mediata".
"Lo so che tu dici sempre cose più complesse, Luc, e lo sai perché? Perché sei un fighetto. E io le tue complessità da fighetto non le capisco, ultimam sto più sui pink floyd".
"Quelli vecchi?"
"Perché, tu preferisci i nuovi?"
"No, preferivo i metà e metà".
"Ma figurati. E tu chi sei, bimbo, scusa".
Il bimbo ero io, che pure avevo il doppio dei suoi anni, e li mostravo bene.
"Sono un collaboratore del dott. Damaso, mi ha convocato d'urgenza".
"Cognome?"
"Io… non ce l'ho".
"Uh, Luc, hai visto questo sfigato? Neanche un cognome".
"Nessuno ha un cognome, qui".
"È perché siete tutti sfigati. Non credo che tu possa entrare".
"E perché?"
"Non c'è niente da vedere. Non è successo niente".
"Ma se le dico che mi ha convocato il dottor…"
Mi interruppe una mano sulle spalle, mi voltai di scatto, Damaso, incappucciato con una garza.
"Giusto lei. Vienga di qua, tanto non c'è più nulla da vedere in Reparto".
"Ma Taddei…"
"S'è dato".
***
"E quei due, chiccazzo…"
"Li lasci perdere. Cagnoloni del MinInt. Abbaiano, più che mordere".
Avevo seguito Damaso al Pronto Soccorso, dove (mi resi conto), cercava i badanti feriti che aveva perso di vista durante l'inseguimento. Non se la passavano troppo bene. Un romagnolo massiccio si reggeva con la mano il setto nasale. Il suo collega aveva perso due denti davanti. Hai capito il Capitano. E io che mi commuovevo a vederlo legato.
"Il MinInt? Cosa c'entra il MinInt?"
"Ho paura che c'entri dall'inizio, Immacolato".
"Io non voglio averci a che fare, con quelli. Ho brutti ricordi".
"A proposito dei suoi ricordi, una volta hai alluso ai poteri peculiari degli uomini in calzamaglia, come li ha chiamati?"
"Superpoteri?".
"Ecco. Riesce a ricordare i superpoteri di quel Capitano America?"
"Sì. No. Vagam. Era molto idealista agile e forte, stordiva a pugni e a retorica".
Si passò una mano sulla fronte. "Sulla retorica deve ancora lavorarci".
"Ma perché lo avete slegato?"
"Bene, da lei mi aspettavo sempre la domanda opposta: perché lo tenete legato? Adesso sa perché. Si è liberato da solo, quando ha voluto farlo".
"Le manette…"
"Trinciate".
"Forse le aveva limate in precedenza".
"Coi denti? E in quella posizione?"
"Potrebbe avere un complice".
"È una persona sola al mondo che si risveglia dopo vent'anni. Le uniche persone che conosceva le ha mandate in infermeria. Poi ha imbucato un corridoio stendendo tutti qlli che gli si paravano davanti; ha preso la finestra ed è sparito".
"Sparito?"
"Volatilizzato. Capitan America sapeva volare?"
"No, non mi pare".
"Lo abbiamo cercato in lungo e largo. E qualche idiota ha chiamato i Vigili, cosa che io avrei evitato di fare".
"Ma non sono arrivati".
"No, si sono presentati quei due cagnoloni".
"Ma cosa lo ha fatto arrabbiare in quel modo? È successo dopo le mie risposte, non è vero?"
"Ah, le sue risposte, sì. No. Non direttamente. Certo, lui leggendole si era un po' agitato – gli ho anche dato un calmante".
"E lui?"
"Sembrava disponibile al dialogo. Mi ha chiesto conferma, io, per quel che sapevo, ho confermato: siamo in pace con gli usastri, sotto tiro dei kamikaze libici, eccetera. A ogni conferma, lui s'innervosiva di più. Ha chiesto una… una carta geografica".
"No".
"Naturalm non ne avevamo, ma per calmarlo ho provato a mostrargliene sul Supernet".
"Non era una buona idea".
"Tante grazie, adesso lo so. Quando ho preso in mano la consolle del Supernet, lui ha maturato la convinzione d'essere preso in giro. Non so perché. Ha farfugliato qualcosa sul fatto che era troppo vecchio per… per i videogiochi".
"Ah, non ci avevo pensato. Ma deve fare qll'effetto".
"In che senso?"
"La consolle del Supernet. È stata mutuata dai videogiochi degli anni Novanta, le playstation. A casa mia usiamo ancora una vecchia consolle per connetterci".
"Pittoresco, ma questo non spiega del tutto la sua reazione. Si è liberato, ha afferrato la consolle e me l'ha spaccata in testa, ha steso i due badanti e ha sfondato la porta".
"E ora è là fuori che cerca una cartina geografica".
"Dice? Farà fatica a trovarla. Io stesso ne ho viste ben poche in vita mia. Ma perché ci tiene tanto?"
"Sappiamo che è molto interessato alla geopolitica, a modo suo. Qlle strane domande su usastri e Iraq e il resto, rimandano al dibattito politico di vent'anni fa. A quei tempi si parlava sempre di politica con una cartina sullo sfondo. Tutti i tg avevano un planisfero per scenografia. Gli serve per riprendere contatto con il mondo. Peraltro, quando ne troverà una si arrabbierà ancora di più".
"È molto difficile che la trovi".
"Potrebbe imparare a consultare il Supernet".
Un'altra mano sulla testa. "Non mi sembra molto portato".
"Va bene, che ci resta da fare? Chiami i Vigili, qlli veri, e gli chieda di cercare un uomo in calzamaglia blu".
"Un pigiama a righe, magari. La calzamaglia è in lavanderia".
"Ahi".
"Comunq ha ragione Immacolato, chiamerò i Vigili e gli dirò che un supereroe in pigiama a righe è evaso dall'ospedale dopo vent'anni di ibernazione, in cerca di una carta geografica, e di stare attenti che ha una forza sovrumana".
"No, forse è meglio se proviamo a trovarlo noi. Con l'aiuto dei due cagnoloni, magari".
"I cagnoloni non sono qui per Taddei".
"No?"
"Sono qui per me. Non credo che mi lasceranno uscire dall'ospedale per un po'. Mi faranno domande e quant'altro. Immacolato, dovrebbe pensarci lei".
"Da solo?"
"È l'unica persona di cui lui si fidava. Credo che prima o poi tornerà da lei con altre domande. Faccia in modo di farsi trovare".
"Devo fare l'esca, adesso? E perché?"
"Perché, perché. Lasci che le spieghi un'altra volta cos'è Taddei per lei e per me. È una miniera di denari se lo troviamo e lo rendiamo collaborativo. È un guaio immenso se lo perdiamo – un guaio con l'Esercito e, da oggi, anche col MinInt. Tra parentesi, quei due adesso la conoscono".
"Sì, e ho detto che collaboravo con lei. Ma maledetto me…"
"Quando mi ha incontrato, sì. Immacolato, lasci perdere. Non guardi indietro. Non si guarda mai indietro negli affari. Esca di qua e lo trovi. O si faccia trovare. Lei è l'unico che ha un effetto calmante su quell'uomo. E io ho fiducia in lei"
Ha fiducia in me.
Per dire in che guai siamo.
martedì 8 marzo 2005
- 2025
(In realtà sono nove e continuano da ieri)
Sei. Quali sono i nostri attuali rapporti con gli Stati Uniti d’America? Spero buoni.
"Ottimi. No, sul serio.
Dopo un periodo di, ehm, crisi , causata dal collasso del sistema economico neoliberale, i rapporti con gli Usastri sono andati via via migliorando, fino alla ratifica del trattato di San Gennaro da parte del Sommo Pontefice e dei Reverendissimi Padri Pellegrini, tre anni fa.
Il trattato (ancora uno sfrusciare di pergamena) sancisce che… uh, Teopop e Usa sono parti diverse di un solo grande sistema, fondato sul consumo di idrocarburi di origine fossile, così com’è prescritto nel Santo Vangelo di Gesù Cristo nostro Signore e Sovrano. Almeno fino all’anno prossimo, poi il trattato scade e si vedrà".
Sette. Mi è parso di capire che l’Italia, o come diavolo si chiama adesso, è attualmente coinvolta in operazioni militari contro la Libia. Potrei avere qualche ragguaglio sulle ragioni e l’andamento del conflitto? La Libia è forse una dittatura islamofascista? Gli USA partecipano al conflitto?
"Ehi ehi ehi, queste sarebbero tre domande in una. Nell’ordine:
a) l’Italia come lei l’intende non esiste più, in buona parte. Noi ci riferiamo al Paese-Sistema in cui viviamo col nome di Teopop, o al limite di “Bel Paese”, quando abbiamo bisogno di sinonimi.
b) Attualm la Libia è un piccolo emirato-cuscinetto incuneato tra il Califfato del Levante e l’Africa Bizantina, retta da un tiranno sanguinario e pessimo centrocampista, tal Gheddafi. Già da tempo egli rifiutava di pagarci
c) Gli usastri non partecipano al conflitto, anzi, più volte hanno cercato di dissuaderci: la sola idea di dislocare militari in un altro Paese per motivi umanitari o economici o quant’altro è assai lontana dalla loro mentalità isolazionista e monroviana. Inoltre, loro preferirebbero che noi acquistassimo il petrolio dell’Alaska o dell’Antartide da loro, più caro ma più theologically correct. In ogni caso, bizantini e gialli non gli permetterebbero mai di entrare nel mediterraneo".
Otto. Perché sono stato vestito così? Posso cambiarmi?
"Spero che il personale paramedico l’abbia già rifornita di un cambio. In realtà lei ci è stato consegnato dal personale diplomatico usastro in quegli abiti – abiti che corrispondono, se non sbaglio, al costume del supereroe Captain America, apparso in diverse pubblicazioni a fumetti usastre a partire dagli anni Quaranta del secolo scorso".
Nove. Qui sostengono che il caffè in Italia non si beve più perché “non piace più a nessuno”. Mi stanno prendendo in giro?
"Assolutam no. Nell’ultima decade il consumo di caffè nel Bel Paese è drasticam diminuito, fino a scomparire quasi del tutto. Gli studiosi hanno fornito diverse spiegazioni al fenomeno, ma la più convincente rimane quella culturale: il caffè oggi è associato allo stile di vita edonista, vizioso e depravato tipico delle culture materialiste dell’Estremo Oriente. Non a caso in questa stessa decade il consumo di caffè e derivati della caffeina da parte dei gialli è via via aumentato, determinando l’ascesa dei prezzi e l’esaurimento delle risorse mondiali. In pratica, se lo bevono tutto. Tanto peggio per loro. Noi siamo passati a bevande più salutari, e radicate nella nostra tradizione comunitaria e cattolica".
Dieci. Cosa c’è nella stanza 68?
"Oh, beh.
Non credo che valga la pena parlarne adesso.
Voglio dire, non dev’essere difficile da immaginare. Insomma, se ci pensa bene lei sa cosa c’è in quella stanza.
Deve solo sperare di non entrarci mai".
FINE DEL MESSAGGIO
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Da: dott. Damaso, primario Ospedale Maggiore, San Petronio
a: sig. Immacolato, via Beato Giussani 12 San Pet. Nord
Oggetto: Re: Dieci risposte per Taddei
MESSAGGIO A CARICO DEL DESTINATARIO
"Immacolato, sono io, maledizione.
Vieni appena puoi. Il Capitano si è infuriato e non riusciamo a sedarlo. E se mi scappa siamo entrambi a culo a terra".
lunedì 7 marzo 2005
- 2025
A: – Ospedale Maggiore – alla cortese attenzione del primario dott. Damaso
OGGETTO: DIECI RISPOSTE PER IL
(Messaggio a spese del destinatario)
"Si è già sentito il bip?
Oh, beh, comincio.
Buongiorno dottor Damaso, buongiorno sig. Taddei. Chiedo scusa per la pessima qualità dell'immagine, anzi, direi che non vi arriverà nessuna immagine dal mio lettore, giusto un fotogramma fisso. È un aggeggio un po' antico, ma tanto quel che conta è l'audio, giusto?
Spero che stiate bene, e che in particolare il sig. Taddei si sia ormai rimesso dal, ehm, trauma post-ibernazione. Approfitto della comunicazione per scusarmi della mia lunga assenza, dovuta a un malessere influenzale. E veniamo alle sue domande". (rumore di pergamena spiegazzata)
Uno. Chi ha vinto le elezioni americane del 2004?
"Caro sig. Taddei,
per prima cosa, un appunto linguistico: cerchi di evitare espressioni come "elezioni americane". Esse non sono
Per indicare invece il Paese noto come Stati Uniti d'America, noi utilizziamo l'aggettivo "usastro", che ha ormai perso la sua iniziale sfumatura negativa.
Quanto alla sua domanda:
mi dispiace non essere in grado di rispondere. I dati in mio possesso non mi consentono di rispondere con esattezza. So bene quanto la cosa la turbi, ma la prego di credere che non è il caso di spaventarsi più di tanto. In effetti, anche ai suoi tempi, non erano molte le persone che ricordavano con esattezza i Presidenti usastri eletti vent'anni prima. E anche qste poche persone, difficilm avrebbero potuto tenere a mente una nozione del genere senza l'aiuto costante di supporti informativi: tv, stampa, eccetera. Una sorta di archivio omnisciente che fino a vent'anni fa si tendeva a dare per scontato.
Ora, si dà il caso che negli ultimi vent'anni, a causa di una serie di contingenze, l'accesso a questo archivio sia stato molto meno condiviso che in passato. Alcuni media, come tv e internet, sono stati dismessi in quanto formati desueti; anche i quotidiani del passato non sono stati raccolti, ma riciclati per… per stamparne altri. Qsto fa sì che anche persone dotate di buona memoria, come me, abbiano grosse difficoltà a ricordare eventi importanti che non li hanno riguardati di persona. Per capirci, negli ultimi vent'anni ci è mancato il ripasso. E gli studi più recenti sulla memoria ci confermano l'importanza cruciale del ripasso, per la conservazione delle nozioni.
In ogni caso ho una vaga idea di quel che fece il vincitore di quelle elezioni: cercò di mettere una toppa nel paio di guerre che il suo predecessore aveva cominciato, chiedendo l'aiuto degli europei che erano rimasti un po' scettici, e senza troppo urtare cinesi e russi. Insomma, quel che tutti si aspettavano facesse".
Due. Osama Bin Laden è stato catturato?
Se, come credo, per "Osama Bin Laden", lei intende il cugino di terzo grado dell'attuale Califfa del Levante, Lady Kadija Bin Laden, la risposta è: no.
Osama Bin Laden, per molti anni è stato sospettato di essere il Numero Due della potente organizzazione terroristica diretta da Al Zarqawi, Al Zahari e Muhammad Omar, nota al mondo come Al Qaeda. In realtà è stato dimostrato che per tutto questo tempo si trovava in coma profondo in un ospedale di Dubai. Posso capire la sua incredulità, ma ci sono tre anni di registrazioni di lui immobile su un letto.
In seguito si è risvegliato, e ora conduce un programma molto seguito e controverso su un'emittente pan-araba. Una volta lo trasmettevano anche da noi, poi hanno smesso. Se le interessa possiamo cercare di sintonizzarci all'ospedale.
Tre. Qual è la situazione attuale del Medio Oriente? L'Iraq è una repubblica democratica?
In parte ho già risposto. Gran parte della regione nota come "Medio Oriente" – incluso quasi tutto l'Iraq – è oggi parte del Califfato del Levante, una media potenza del sistema petrolifero. Il Califfato non è una "repubblica democratica" nel senso che davate a questa espressione… ehm… nel 2005. Ci sono elezioni e candidati, tuttavia su una base di censo, com'è inevitabile in una nazione dove le disparità economiche restano fortissime e le classi sociali hanno la compattezza di caste. La stessa Califfa, pur avendo ricevuto un'investitura popolare mediante un plebiscito, è l'espressione di un'oligarchia petrolifera. Qui da noi accadde una cosa simile con Montezemolo… no, aspetti, lei era già ibernato quando Montezemolo…
Cinque. Nel nostro unico colloquio, a un certo punto lei accennava al fatto che gli Stati-Nazione non esisterebbero più. Si riferiva per caso all'Unione Europea? Qual è l'attuale assetto politico europeo? La Turchia ne fa parte?
Anche in questo caso, devo farle presente che l'espressione Unione Europea è fortem sconsigliata in società.
Oggi noi preferiamo dire "Unione Bizantina", e ci riferiamo agli abitanti dell'Unione come Bizantini. Questo vezzo linguistico data per l'appunto dal momento in cui la Turchia, vincendo le titubanze interne, accettò definitivam di entrare nell'Unione, a patto che ne uscissimo noi. Ne seguì un breve conflitto, al termine del quale un ramo del Parlamento Europeo fu trasferito da Strasburgo a Istanbul, che dell'Unione è la vera capitale politica e commerciale.
Attualm l'Unione è una media potenza del sistema tecno-consumistico. Il paragone con l'età di Giustiniano è in parte autorizzato dall'attenzione maniacale per leggi e regolamenti e dalle frustrate ambizioni imperiali: tuttora i Bizantini mantengono avamposti in Romagna e nelle Puglie".
(continua)
venerdì 4 marzo 2005
- 2025
Caro Leonardo,
casomai te lo fossi scordato, voglio rammentarti il vecchio trucco che più volte m'è stato utile a Rieducazione, il trucco più stupido del mondo.
Può darsi sia un trucco istintivo, un dono di Madre Natura, in dotazione alla nascita con l'endorfina. Ma di Madre N. io fui figlio assai degenere, e anche questo trucco devo averlo imparato su un libro. Uno di quei volumetti di Primo Levi che i ragazzini a scuola si divorano: e giustam, perché c'è un sacco di roba utile, dentro, sia per chi studia da vittima che da carnefice.
Il trucco, dunq, consiste in questo: quando vedi o senti qlcuno che viene verso te con stivali borchiati, o cavi elettrici, o qlsiasi altra cosa atta a farti urlare, ebbene, non farti pregare: urla subito. Ricordati che chi ti tortura è un professionista, ergo la tortura è la sua professione ergo nel momento in cui ti tortura preferirebbe essere altrove, magari a cazzeggiare sul supernet. Perciò, salvo la sfiga di incorrere in un vero sadico, o peggio ancora, uno stacanovista, nessuno si sentirà in dovere di darti un calcio in più, o di spostare la manopola un po' più a destra – se tu già urli come un ossesso. Varie volte ho assistito a scene del genere e ho avuto modo di constatare come il più scafato dei carnefici sia sensibile a uno squillo stridulo e prolungato. È qualcosa di subliminale: tu sai che il tuo uomo sta soltanto fingendo, che non gli hai fatto nulla di veram serio, eppure stai già picchiando con meno convinzione. Urlare, urlare bisogna. Piangere e implorare. Niente dignità, niente orgoglio. Se sei un vero uomo, sai dove mettertelo.
IO: "Ahi! Basta! Per favore, basta!"
DAMASO: "Ma è solo un massaggio".
IO: "Ahi! Le dirò tutto".
DAMASO: "Tutto cosa?"
IO: "Ahi! Quel che vuole sapere".
ASSUNTA (si decide ad aprire la porta): "Ma che state facendo, insomma".
DAMASO: "Gli stavo solo facendo un massaggio, è… un fascio di nervi".
IO: "Tutto, dirò tutto! Ahi!"
ASSUNTA: "Damaso, credevo di avertelo detto: mio marito non si è ancora ripreso dal campo di Rieducazione in Riviera. Lo hanno torturato, sai".
DAMASO: "Torturato? Ma non risulta dalla scheda".
ASSUNTA: "Quale scheda?"
IO: "Quale scheda (ahi)?"
DAMASO: "La scheda, la scheda, la sua scheda sanitaria. Che scheda vuoi che sia, no?"
ASSUNTA (scuote la testa): "Non ce la stai contando giusta, Dammi".
IO: "Ahi! Dammi? Lo chiami Dammi?"
ASSUNTA: "Lo chiamo come mi pare e tu smettila di urlare, ha smesso di toccarti da un pez…"
Drin, drin, fa il campanello.
È quel tesoro di Letizia, che lo suona perché sa che in casa c'è papà.
E lo suona anche se con lei c'è mamma Conci, che ha le chiavi.
E infatti, se tendi l'orecchio, riesci a sentire l'enorme mazzo di chiavi di mamma Conci che echeggia nell'androne.
Sei rampe di scale separano Mamma Conci, la paranoica di famiglia, dal divano in cui l'amante della bis-moglie, sotto gli occhi di quest'ultima, sta praticando un massaggio al marito.
La mia reazione, un po' istintiva, è cercare di infilare la testa in una fessura del divano. Damaso è più professionale.
"Ci voleva anche questa. Assunta, scendile incontro e trova una scusa".
"Una scusa?"
"Mandale a comprare qlcosa. Magari va anche tu con loro".
"Non credo che…"
"Dai, è anche una bella giornata. Approfittane per stare un po' con tua figlia".
Assunta sbuffa
Quindi scende!
Assunta fa tutto qllo qst'uomo le chiede di fare.
Un motivo in più per ammazzarlo. Devo mettermi a contarli, i motivi.
"Bene, ci siamo liberati delle donne. Domando scusa per prima, ignoravo che in Riviera lei…"
"Damaso, preferirei che mi dessi del tu stavolta".
"Vabene, come vuoi".
"E vorrei farti io alcune domande. Sei un dottore vero?"
"Vero come una laurea breve sotto il Teopop".
"È una risposta molto ambigua".
"Tutti lo siamo. Ma che problema c'è? Hai visto dove lavoro, no?"
"E quindi sei un neurologo".
"La laurea breve è quella. Poi ho preso tante minispecializzazioni… vuoi vedere le pergamene? Non ti fidi?"
"Non è che sei un neurologo dei servizi, per caso? O del MinInt?"
"Ma no, te l'ho ben detto. Ho un contratto a progetto con l'esercito. Devo restituirgli Taddei in pieno possesso eccetera. E confido che col tuo prezioso aiuto …"
"Tu hai letto la mia scheda al MinInt. Non credo che l'esercito la faccia leggere agli esterni. Non credo neanche che l'esercito sappia che c'è. Qlle schede ce l'ha il cardinale Cirillo al MinInt e se le tiene. In nessun altro posto puoi leggere che non mi hanno torturato. E lo sai il perché?"
"?"
"Perché è la pura verità. Solo al MinInt c'è la scheda con la verità, le altre sono bugie".
"Ma io non potevo sapere. Ho detto che non sapevo se ti avessero torturato".
"No, Damaso, no. Tu sapevi che non mi avevano torturato: c'è una bella differenza. Ed è la pura verità. Non mi hanno torturato. Ho cantato prima. È stato giusto 4 anni fa, una sera di disgelo, come oggi. Eravamo rimasti in 12 pezzi grossi defargisti, ma io ero il favorito. Alla fine le guardie erano una pasqua, avevano quasi tutte puntato su di me e non si erano sbagliate: ho cantato per primo e ho cantato bene. Ho vinto il mio piccolo festival di Sanremo".
"Che cos'è il festival di…"
"Lascia perdere. Dimmi solo sì o no: sei un Inquisitore? Taddei è un'esca per farmi dire qualche cazzata defargista? Facciamola finita".
"Immacolato, io sono un dottore".
"Questa l'ho capita, sì".
"E posso… devo aiutarti. Tu stai sviluppando una mania di persecuzione".
"Già, più o meno da quando la gente mi persegue".
"Come tua moglie Concetta… è stata lei, è vero? Le hai spiegato il lavoro che fai e lei ha iniziato a infilarti pulci nell'orecchio".
"Non è andata così".
"Non è andata così?"
"In effetti forse è andata così, ma anche senza di lei… insomma, tu le hai sentite quelle domande, no? E adesso dimmi come faccio a rispondere?"
"Come faccio a dirtelo? È il tuo lavoro. Io mi limito a pagarti".
"Sì, sì, certo, ma non è questo. Spiega come faccio a rispondere a delle domande sul caffè o gli usastri senza compromettermi. Di certo è tutto registrato…"
"Immacolato, sai benissimo dove vanno a finire tutte le registrazioni".
"Sì, sì. Senti, mi spiace, tu sei un tipo simpatico, anche se esci con mia moglie e mi hai quasi spezzato la schiena. Non è nulla di personale, insomma. Ma non posso fidarmi. Ti renderò i soldi. Io…"
"Ho capito. Devo dimostrarti che Taddei è autentico".
"Non c'è modo in cui tu possa".
"Senti, se io m'inventerei un Taddei, non gli metterei in bocca le domande che ha fatto. Metà delle domande non le capisco nemmeno. Cos'è questo Iraq, per esempio".
"È una regione del Califfato. L'avrai studiata a scuola".
"A medicina non c'è geografia. Io stesso quando ho letto le domande ci sono rimasto male. Non avrei mai pensato che un ibernato dopo vent'anni si preoccupasse per primo di sapere cose del genere".
"Perché? Tu cosa chiederesti?"
"Ma non so, se c'è ghiaccio ai poli, forse".
"Vent'anni fa non era un problema".
"Come no!"
"Non era sentito come un problema. I poli no. L'Iraq sì. No, Taddei è una perfetta ricostruzione d'epoca. Sembra un… un…" (odio le parole che non mi vengono).
"Un fanatico. Iraq, Usastri, Medio Oriente, terroristi, democrazia… A chi interessa qsta roba, oggi. E il costumino che lo copre la dice lunga".
"Lui sostiene che gliel'abbiate messo voi".
"È chiaro che non ricorda molte cose avvenute prima dell'ibernazione, tra cui la decisione di resuscitare vestito come il supereroe preferito".
"Già, magari pensa di ereditarne i superpoteri, ah ah".
"I superche?"
"Niente. Non ha importanza, è solo uno specchio per le allodole. Taddei è solo un bambolotto modellato sui miei ricordi d'infanzia per farmi cantare: è così? Il problema è che non ho più niente da cantare".
"Immacolato, tu credi che tutto il mondo sia una macchinazione nei tuoi confronti. Questo è noto col nome di…"
"Solipsismo".
"Bravo. Hai studiato psicologia?"
"Cultura generale".
"Ma scusa, non hai pensato all'aspetto economico? Se il Teopop vuole sapere qlcosa da te, perché mettere su tutta qsta costosa messinscena, invece di riportarti in Riviera a cantare? Scusa la franchezza, ma s'è già visto che tu canti presto e bene".
Franchezza a parte, ecco un argomento interessante. Io non valgo tutta qsta messinscena. Io no.
Forse sono la pedina di qlcosa di più grande. Più grande di me e senza dubbio più grande di Damaso.
La cosa dovrebbe spaventarmi. E invece inspiegabilm, mi rassicura. Proviamo a vedere cosa succede.
"E va bene, Damaso. Risponderò a qlle domande".
"Oh, bene".
"Ma voglio duecento denari in più".
Che nessuno abbia a dire che ci sono cascato per coglionaggine. Denaro. Ci cascai per denaro. Che si sappia.