3 compiti di punizione
Caro Leonardo,
io non ho niente contro i romanzi, e ne scriverei volentieri, come tutti, se solo avessi il tempo: quanto alla mia vita, decisam un romanzo non è.
Se fosse un romanzo, martedì scorso mi sarei messo immediatam alla ricerca di Taddei, e chissà come e dove l'avrei trovato, perché nei romanzi bene o male chi cerca trova, come chi ha una pistola primo o poi spara. Ma la mia vita romanzo non è, e martedì scorso avevo fretta di svignarmela dal pronto soccorso anche perché avevo un altro impegno. Capirai, dopo dieci giorni di influenza le pendenze si accumulano. Per esempio, dovevo passare in facoltà a scaricare i compiti di penitenza su Fahrenheit 451 che avevo dato ai miei studenti. Avevo rinunciato a scaricarli a casa durante la convalescenza: troppi e troppo pesanti.
Già qsto mi preoccupava. Dare compiti a casa non è prassi usuale: se l'avevo fatto, era per scoraggiare gli studenti a ripresentarsi a lezione. Il mio è un piccolo corso non obbligatorio, che non deve dare fastidio a nessuno. Non so ancora se me lo pagheranno, del resto, è un finanziam bloccato del MinCul. L'unico guadagno sicuro è la possibilità di accedere ai terminali della facoltà, che sono un po' più potenti.
Elaborato di: Faustino, anno II.
"Buongiorno professore, questo è il mio elaborato, nel quale, ehm, spiego la storia che lei ci ha fatto vedere sullo schermo grande.
La storia, allora, si svolge nell'Impero Bizantino, in una città dove i pompieri bruciano i libri, perché sono troppi e la gente non sa dove metterli. Il protagonista è il capo dei pompieri che spiega che i libri sono inutili e rendono triste la gente. Anche suo figlio fa il pompiere, ma non va d'accordo con sua moglie, così si mette a leggere libri di nascosto. Il padre se ne accorge e gli ordina di bruciare i libri, ma lui si ribella e lo brucia, con un lanciafiamme bizantino, poi fugge nei boschi dove trova altre persone sciroccate come lui, che non bevono più né mangiano, né… né… ih, ih"
(Imbecille).
"…ma restano nei boschi a imparare a memoria i libri e vogliono trasformarsi essistessi in libri, perché…, perché è così. Qsta è la prima parte dell'elaborato in cui facevo il riassunto della storia. La seconda parte contiene la mia riflessione che lei ha chiesto.
La mia riflessione è che i bizantini sono strani. Hanno un sacco di regole che non capisco, come questa dei libri. Li proibiscono, e poi li nascondono da tutte le parti. Cioè, non sono coerenti. Non ho mai visto tanti libri come in qsta storia dove in teoria sarebbero proibiti. È meglio da noi, io trovo, dove non è proibito niente, e infatti ci sono anche meno libri".
Il mio giudizio su Faustino.
Per la sua generazione, non è neanche l'ultimo dei coglioni. Non sa cos'è un film: per lui si tratta di una "storia su uno schermo grande". Non sa cos'è la finzione: non ha capito che la storia è ambientata in un futuro ipotetico: ha sentito dire che la produzione è europea, e ha attribuito le usanze, gli abiti e le scenografie strane ai "bizantini". Non sa distinguere tra fiction e documentario, per lui è lo stesso genere. Peraltro, ha seguito tutto il film e non si è assopito: la trama che ha ricostruito è assolutam coerente.
Naturalm non ha nessun trasporto emotivo per i libri: una cosa che Truffault e Bradbury non potevano immaginare. Quando costruiamo un futuro, non ci accorgiamo di appenderci sempre a qlcosa del nostro presente. Gli autori del film si sono ingegnati a costruire una figura di 'padre' proprio perché immaginavano che la ribellione contro i padri sarebbe stata sempre attuale. Sessant'anni dopo Faustino riconosce nel film il 'padre', e istintivam si fida di lui. Invece non riesce a capire la ribellione del 'figlio'. Una buona notizia per il Teopop – almeno, per il Teopop di adesso.
Ma ripeto, non è un coglione: ha capito il senso del film. C'è un solo modo per rendere desiderabile qlcosa, ed è proibirla. Per mostrare il suo amore per i libri, Truffault ha dovuto bruciarli. Qsto, per Faustino, "non è coerente". E infatti "è meglio da noi": nulla di proibito, nulla di desiderabile.
Elaborato di: Matilde, anno III… (ah, sì, la cozza che sta sempre in prima fila).
"Buongiorno prof. Colgo l'occasione per fare i miei complim per il corso di qst'anno, per la scelta del lungometraggio… l'ho trovato avvincente e interessante".
(Il film è una pizza, peraltro l'unica disponibile al videonoleggio di facoltà che avesse una minima attinenza col mio corso)
"Ho apprezzato molto il montaggio, che mi pare ispirato al migliore Hitchcock, con alcune scelte rivoluzionarie – l'abolizione dei titoli di testa, ad esempio, la rinuncia alla forma scritta, molto in anticipo sugli anni, bla bla bla bleeeeeeee…".
(Già, Matilde, hai ragione. A quel tempo la gente sistemava scritte dappertutto, anche nei titoli dei film. Poteva sembrare scomodo, ma in realtà permetteva allo spettatore di non leggere le cose inutili. Per dire, ai vecchi tempi tu mi avresti scritto un paio di fogli protocollo, e io li avrei sfogliati senza leggerli, perché tanto si capisce al volo che sei una cozza che si applica. Ora invece tu mi parli davanti a un lettore, e io per risparmiare tempo sono costretto a sentirti squittire in modalità FFWD)
"…eee in definitiva credo che il film sia un inno alla letteratura del passato, ai valori della narrazione, che rischia di scomparire in un mondo meccanizzato e dominato da videoschermi onnipresenti e invasivi".
Il mio giudizio su Matilde: si applica, cerca di farsi notare. Cultura di base buona, filtra i messaggi standard. Ed è una cozza.
Elaborato di: Gastone, anno I. (Non mi sembra di averlo visto alla proiezione).
"Buongiorno. Il film parla di pompieri. Qsti pompieri…hanno sempre un gran daffare col loro lavoro. Alla fine uno è sempre stanco, non ne può più e va a vivere nei boschi. A me il film ha fatto riflettere sul fatto che il lavoro dei pompieri è molto duro. Bisogna essere fieri dei pompieri, uno non ci pensa mai, a quanti incendi spengono. Io ho uno zio nei pompieri e sono fiero di lui".
(Ah, ok, era uno di quei due in fondo che hanno pomiciato tutto il tempo).
A parte alcuni dettagli marginali direi che questa parte riassume stereotipi di studenti standard. Insomma, nulla di nuovo sul fronte occidentale. O Teopop? :-)) Buona giornata. Trespolo.
RispondiEliminabeh, bisogna pur mantenere alta la tensione narrativa, no?
RispondiElimina(tradotto in italiano: quando ci si chiede "e adesso che scrivo?" si fa un flashback su qualcos'altro, e rimane un po' di tempo in più per pensare. Niente di male, lo faceva anche Dickens)
Beh, non voleva essere un commento negativo, solo una constatazione. E quello che sostieni è vero; a volte quando si scrive, ci si guarda intorno e si ammucchia una pagina o due. A volte di più. E si prende tempo. Insomma si tira via aspettando l'attimo e succede con racconti non banali (in termine di dimensione); l'importante è non tirare via troppo spesso. Ma questo non è il caso :-) Buona giornata. Trespolo.
RispondiEliminaSì, ma io ero più bravo.
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