[Nel 2005, mentre il blog viaggiava nel futuro, collaborai tra l'altro alla webzine Sacripante!, di cui in Rete non rimane quasi traccia. Incollo qui i pezzi che scrissi per i sei o sette numeri che uscirono: da qualche parte li devo pur conservare. Non sono affatto sicuro della data in cui uscirono, comunque tra il 2005 e il 2006].
Caro Leonardo,
hai notato che le mezze stagioni non sono
più quelle di una volta? Secondo te di chi è la
colpa? Rispondi con franchezza.
BernH ‘73
Caro BernH,
capisco e condivido le ragioni del tuo
turbamento. Mi scrivi da un settembre freddo
e plumbeo, uragani alla tv, e mi chiedi conto
del settembre d’una volta, del crepitare delle
prime foglie secche nel cortile della scuola, e
hai visto che due tette ha messo su la Mirella?
Era, il tuo vecchio settembre, un terrazzino
mite sulle nebbie e i geli dell’autunno-inverno;
sapeva di mosto e di libri nuovi. Ora sgualciti
in un cartone in soffitta, scarabocchiati,
invendibili. Il boiler gorgoglia, tra un poco sarà
tempo di mettervi mano. Muovere la rotellina
da ESTATE (sole raggiante) a INVERNO
(fiocco di neve). Il riscaldamento autonomo
non contempla mezze stagioni, e tu mi chiedi
di chi è la colpa.
Vorrei poterti dire: è stato George W. Bush,
sempre lui. Ma parliamoci chiaro, BernH.
Noi non siamo i primi due sulla terra a
lamentarsi delle mezze stagioni d’antan.
L’emergenza climatica ha appassionato
generazioni e generazioni. Ne ho avuto
conferma rileggendo, qualche giorno fa, un
post di Giacomo Leopardi, datato gennaio
1828. Ferveva a quei tempi il dibattito sul
raffreddamento globale: insigni scienziati si
chiedevano se non fosse in qualche modo
colpa dell’uomo. Leopardi scienziato non
era, ma aveva questa mania fastidiosissima
di dir la sua (non interpellato) su qualsiasi
argomento. Riguardo alle mezze stagioni, egli
copia e incolla a sua volta un post scritto 144
anni prima (e siamo già nel 1683…) in cui un
tal Magalotti si lamenta “che l’ordine antico
delle stagioni par che vada pervertendosi...
“Qui in Italia è voce e querela comune che
i mezzi tempi non vi son più, e in questo
smarrimento di confini, non vi è più dubbio
che il freddo acquista terreno. Io ho udito dire
a mio padre che in sua gioventù a Roma, la
mattina di pasqua di resurrezione ognuno
si rivestiva da state. Adesso chi non ha
bisogno d’impegnar la camiciola, vi so dire
che si guarda molto bene di non alleggerirsi
della minima cosa di quelle ch’ei portava nel
cuor dell’inverno”.
Magalotti, Lettere familiari, parte I. lett. 28.
Belmonte 9 Febbraio 1683
Già nel XVII secolo, dunque le mezze
stagioni si davano per spacciate. Ma Leopardi
minimizza, secondo lui è tutto un problema di
ricordanze, come al solito, di nostalgia.
Il vecchio, laudator temporis acti se puero
[=che loda il tempo della sua infanzia], non
contento delle cose umane, vuol che anche le
naturali fossero migliori nella sua fanciullezza
e gioventù, che dipoi. La ragione è chiara,
cioè che tali gli parevano allora; che il freddo
lo noiava e gli faceva sentire infinitamente
meno, ec. ec. Del resto non ha molt’anni
che le nostre gazzette, sulla fede dei nostri
vecchi, proposero, proposero come nuova
nuova ai fisici la questione del perché le
stagioni a’ nostri tempi sieno mutate d’ordine
ec. e cresciuto il freddo; e ciò da alcuni fu
attribuito al taglio de’ boschi del Sempione
ec. ec. Quello che tutti noi sappiamo, e che io
mi ricordo bene è, che nella mia fanciullezza
il mezzogiorno d’Italia non aveva anno senza
grosse nevi, e che ora non ha quasi anno con
nevi che durino più di poche ore. Così dei
ghiacci, e insomma del rigore dell’invernata.
E non però che io non senta il freddo adesso
assai più che da piccolo. (Zibaldone di
pensieri, 8 gennaio 1827).
Di chi è la colpa, dunque? Sarà in qualche
modo colpa dell’uomo, che continua a tagliar
boschi e trivellare pozzi. E poi è colpa tua,
che sudi in un colletto di camicia invece di dar
calci a un SuperTele sotto la pioggia. Tu che
smadonni per due chicchi di grandine sulla
carrozzeria. Mi hai chiesto franchezza, ebbene
eccola qui: lascia perdere la mezza stagione.
Non è più roba per te. Cordialmente.
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