[Nel 2005, mentre il blog viaggiava nel futuro, collaborai tra l'altro alla webzine Sacripante!, di cui in Rete non rimane quasi traccia. Incollo qui i pezzi che scrissi per i sei o sette numeri che uscirono: da qualche parte li devo pur conservare. Non sono affatto sicuro della data in cui uscirono, comunque tra il 2005 e il 2006].
Ciao, come mi chiamo non ha importanza,
ma ho visto che ti hanno messo a
rispondere le mail, anche se non ne sei
capace. Niente di personale, eh? Ma ci
vuole acume e savoir faire e tu non ne
hai. Hai solo il tuo solito bla bla bla, che
da anni ammorba la tetra internet italiana:
ormai chi più chi meno si è rassegnato. Io
meno.
Ti scrivo perché ti volevo solo dire: ma
lo hai capito che sei un mediocre? E tra i
mediocri, neanche uno dei più mediocri?
Cos’è che vuoi ancora dimostrare?
So già come risponderai: che in fondo
tu non dai fastidio a nessuno. Ti scrivo
appunto per smentirti: a me, ad esempio,
dai fastidio. Mi dai fastidio perché coi tuoi
blabla sempre meno ispirati rubi spazio
a chi potrebbe usarlo per qualcosa di più
utile, o più bello. Mi dà fastidio constatare
come iniziative collettive finiscano sempre
per puzzare dei soliti nomi, rancidi. Mi
dà fastidio leggerti, fondamentalmente,
e ti leggo spesso. E anche scriverti non
allevia il fastidio, per cui ora smetto.
Crepa.
Caro lettore dal nome irrilevante,
ho riflettuto a lungo sul tuo problema,
che credo sia condiviso da molti, e sono
giunto a formulare un’ipotesi. Secondo
me tu vivi in una città molto grande. Non
sotto gli 800.000 ab., perlomeno.
Sia chiaro, io non ho niente contro le
grandi città, molte delle mie migliori
amiche sono metropoli. È solo che le
trovo un po’ piccole.
Vedi, io sono nato e cresciuto in una frazione
di 2000 abitanti. Non me ne lamento,
ma ho tuttora difficoltà a immaginarmi
grandi quantitativi di persone. Questo fa
sì, ad esempio, che io non abbia alcuna
fede nei sondaggi. Quando sento dire:
“il 60% degli iracheni…”, “venti milioni
di telespettatori…”, io, con tutta la mia
buona volontà, non visualizzo. Sono
capace di contare le persone soltanto
posandogli una mano sulla testa, come
coi bambini in gita scolastica. E dopo
il trenta, comunque, perdo il conto. È
proprio un limite del mio cervello.
Un altro mio limite è questo: che quando
vado in una grande città (magari anche la
tua), la trovo sempre un po’ più piccola di
come dovrebbe essere. Insomma, prendi
Parigi. A giudicare dai romanzi e dalle
sfilate, sarebbe enorme.
Beh, in un giorno a piedi la attraversi (io,
almeno, l’ho fatto). Oppure prendi Mosca,
la Piazza Rossa. Secondo me la piazza
centrale della Russia dovrebbe essere
sconfinata, con le cupole del Cremlino
che spuntano appena all’orizzonte.
Macché: è solo una piazza appena un po’
più grande di tante altre piazze grandi.
E Manhattan? Per come ne parlano tutti,
il ponte di Brooklyn dovrebbe attraversare
l’Atlantico, e l’Empire State giocare a
baseball con la luna. Poi, per carità, è
tutto molto alto: ma in tv, in tv sembrava
veramente più alto.
Quanto agli abitanti delle grandi città:
naturalmente li invidio. Loro sanno cos’è
un milione di persone: basta contare il
vicinato. Giganti sono, indubbiamente.
E in quanto giganti, talvolta un po’
provinciali. Nei loro calcoli, il mondo
è tutto compreso in una manciata di
metropoli coi relativi giardini.
Se potessero vedere coi loro occhi
quanto spazio vuoto c’è nel North Dakota,
nel Tian Shan, o nel Polesine, può darsi
che impazzirebbero.
I Giganti, in quanto tali, sono condannati
alla grandezza. Prendi, che so, gli studenti
di filosofia. Ce n’è in tutti i cantoni, come
i roditori. Qui da noi vengono su ruspanti,
alla buona. Nessuno pretende troppo da
loro. Ma uno che fa filosofia a Parigi, come
minimo deve studiare da Sartre (Sartre in
effetti ha iniziato così). E un romanziere a
New York, se proprio non ce la fa, al limite
è un Tom Wolfe. La mediocrità, lì da voi,
dev’essere davvero dura da mandar giù.
Da noi è diverso. Io non vorrei farti la pippa
che in provincia l’aria è buona e il vicino
lettere
vitruviane
di leonardo
le rubriche
è simpatico, anche perché quest’ultimo
mi ha appena rigato la macchina (oh,
beh, tanto c’è il blocco totale). Quello che
ti vorrei spiegare è che in provincia c’è
una diversa percezione del mondo. Per
noi esso è vasto e alieno, e la mediocrità
non è una tragedia. Anzi, è la condizione
umana. Ci hai mai riflettuto? La maggior
parte delle persone sono mediocri. Farsi
venire complessi sulla propria mediocrità
è la cosa più idiota del mondo, è come
lamentarsi perché si hanno due braccia
e due gambe.
Inoltre, in provincia c’è un sacco di spazio
(perlomeno in senso metaforico). Se vuoi
metter su un complesso, vedrai che un
locale dove suonare lo trovi, e una decina
di scemi che venga ai tuoi concerti pure.
E nessuno, vedrai, nessuno, si lamenterà
perché non siete i Beatles. Tanto qui non
ci crediamo veramente, nei Beatles. Per
essere Beatles avrebbero dovuto pesare
tre tonnellate per un chilometro d’altezza,
e sul tetto della Apple a suonare Let It Be
non ci stavano. È uno sporco complotto.
Per te invece (lo so), i Beatles erano
quattro simpatici musicisti ad altezza
naturale. E un filosofo dovrebbe come
minimo essere Sartre. E uno scrittore
dovrebbe come minimo scrivere il Falò
delle Vanità. Altrimenti aria, che non c’è
posto. Non c’è mai posto, da voi. Appena
uno arriva, c’è subito un milione di persone
che si lamenta perché gli togli l’aria. Per
dirti che lo capisco, il tuo problema.
Però, secondo me, non dovresti
portartelo su Internet. Tu credi che
Internet sia una grande città, e ti sbagli.
È solo una vastissima provincia. In un
punto imprecisato di questa provincia
c’è la rivista Sacripante!, dove scrivo
anch’io, perché cortesemente mi hanno
invitato. Sei proprio sicuro di abitare di
fianco a me? Sei proprio sicuro che il
mio appartamento rubi luce al tuo? No
problem, prova a trasferirti diecimila
chilometri più in là. C’è tutto lo spazio che
vuoi, ti rendi conto? E spostarsi non costa
niente. Internet è la provincia perfetta.
In questa provincia perfetta, in una zona
qualsiasi, io vado in giro a raccontare
cose mediocri in stile mediocre, e capita
che trovo anche trenta persone che
m’ascoltano. Trenta, t’immagini.
Io no, non riesco ancora.
Trenta persone: mi gira la testa.
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