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mercoledì 29 marzo 2006

- prepararsi al peggio e al meglio

Insomma, a questo punto (io lo dico piano) (anzi, non lo dico proprio) (lo dico sotto forma di ipotesi, di ipotesi lontanamente plausibile) (un'ipotesi accademica, pura speculazione) dobbiamo prepararci all'eventualità, intendo dire la remota eventualità, che Berlusconi perda le elezioni.

Cosa fare dopo B ?


E che sarà mai, uno dice. Ne ha perse altre. Sì, ma stavolta è diverso. L'uomo è anziano e stanco – e sarebbe anziano e stanco persino se il dieci aprile vincesse. Spira una certa tramontana, e secondo me è il caso di prepararsi. Noi siamo maniaci di Berlusconi, è cosa nota. Per noi è il simbolo delle mille cose di questo Paese che non ci sono mai piaciute. In questo è persino troppo comodo – un signore che da solo mette insieme il malaffare della Tangentopoli milanese con la mafia siciliana, la speculazione edilizia, la televisione spazzatura, la politica spazzatura, l'anticomunismo da strapazzo, l'arroganza brianzola: nell'odissea dello schifo italiano di questi ultimi vent'anni non c'è praticamente un solo capitolo che non possa essere ricondotto a lui. Forse la mucillagine sulla riviera adriatica. Ma con un po' d'impegno.

Ebbene, questo comodo simbolo, questo sorriso a 32 perle stampigliato su tutte le cose che non ci piacciono, sta per salutarci, ed è un grosso pezzo della nostra vita che se ne va. È probabile che ci sentiremo più liberi, dopo. Ma è la liberta dei canarini fuori dalla gabbia, non è detto che sopravvivremo. Berlusconi è al governo dal 2001, ma ingombra il dibattito politico almeno dal 1994. Eravamo ancora ragazzini quando abbiamo imparato a dare ogni colpa a lui. Cosa faremo quando non ci sarà più? Sul serio, si accettano consigli.

S'intenda, noi non siamo quelli disperati che per saltare dal carro, in questi giorni, sono pronti ad aggrapparsi a qualsiasi cosa, comprese le sdrucciolevoli radici cristiane e le tonache di placidi cardinali che mai avrebbero pensato di trovarsi in prima linea nel conflitto di civiltà. Per quelli ormai è ragione di vita o di morte, per noi no; è abbastanza certo che manterremo gli stessi impieghi e le stesse frequentazioni; però siamo quel tipo di persone che non amano trovarsi a corto d'argomenti, e se B dovesse sparire d'un colpo, potrebbe appunto succederci questo: ritrovarci in società senza argomenti. E questo noi non lo vogliamo, vero?

Sgombriamo il campo da certi equivoci. Il fascismo, per esempio. Ogni tanto (anche all'estero) si fa questo paragone, che in realtà non ci dice molto né su Berlusconi né su Mussolini, né sul fascismo, né sull'Italia in cui viviamo oggi. Berlusconi senz'altro non è un antifascista molto convinto. Ma non ha mai pensato di praticare restrizioni alle libertà dei cittadini paragonabili a quelle di Mussolini. Né la situazione gliel'avrebbe consentito – l'Europa del 1994 non era più quella del 1922. Lo dico con una punta di rincrescimento, perché se fosse stato davvero il neoduce che un po' ci aspettavamo, avrei cospirato contro di lui. Il che francamente non è successo – mi sono limitato a lagnarmi su un blog, e lui me l'ha consentito.

D'altro canto il berlusconismo è stato per certi versi qualcosa di più subdolo e strisciante: e se fosse vivo oggi Pasolini affermerebbe senza tema che il ventennio berlusconiano (1986-2006?) ha fatto assai più danni di quello mussoliniano, perché la tetra propaganda fascista non aveva veramente fatto breccia nella coscienza del popolo, nel borgataro e nella contadina, mentre Canale 5… ma Pasolini è morto, e se fosse vivo io probabilmente non sarei d'accordo con lui e passerei il tempo a fargli il verso, quindi lasciamo perdere.

La verità è che il paragone tra Benito e Silvio è molto abusato perché comporta un notevole risparmio d'energia mentale. Soprattutto all'estero. Quando al Guardian parlano di un ritorno al fascismo, non fanno che interpretare male i sintomi, attribuendoci la stessa malattia di cui ci hanno già visto soffrire. Punti rossi, quindi è varicella. E se fosse morbillo?
C'è un'altra possibilità. Nella coscienza politica degli italiani, di quasi tutti gli italiani, Mussolini rappresenta il polo negativo. Ma all'estero, quando si cita Mussolini, non si ha tanto in mente il traditore ex-socialista, il delitto Matteotti, le leggi razziali, Salò… quanto piuttosto il massimo esempio di moderno tiranno-buffo, tiranno wannabe che si sgola per trascinare all'Impero un popolo di guitti scettici. È questo, dunque? Berlusconi sarebbe il successore di Mussolini in quanto clown?

Oggi non c'è dubbio che Berlusconi sia un clown – e anche come clown, piuttosto malriuscito. Da anni le sue clownerie ingombrano la scena politica italiana, abbassando il livello del dibattito, impedendoci di parlare di altro che non sia una pelata e un nasone rosso. Ma non è sempre stato così.
Nel 1994, quando abbiamo iniziato a preoccuparci seriamente di lui, l'aspetto clownesco era l'ultima voce in lista. A quel tempo eravamo tutti sinceramente spaventati di quello che avrebbe potuto fare un uomo in possesso di tre televisioni e un polo editoriale-pubblicitario, se si fosse conquistato la maggioranza in Parlamento. In effetti non sembravano esserci limiti al suo potere. Avrebbe potuto completare la conquista dei media italiani e sopprimere ogni voce di dissenso. E non era nemmeno inverosimile che un imprenditore di successo riuscisse a dare una scrollata a un sistema di potere incancrenito, e a conquistarsi coi fatti un consenso superiore a quel famoso 51% degli italiani.

Nei fatti, in cinque anni di governo si è 'limitato' a far votare innumerevoli leggi a suo favore, Costituzione inclusa. Ma non è andato oltre, non ci ha costretti ad amarlo con la forza.
Perché? Ci sono tante spiegazioni. Alcune ce le ha fornite lui stesso: gli alleati rissosi, la campagna d'odio della sinistra, il buco dell'Ulivo, l'Euro a 1936 lire, l'undici settembre… sì, sì, d'accordo.
E se B, più semplicemente, fosse un inetto? Come imprenditore ha avuto qualche buona idea (e qualche Santo in paradiso), ma come politico è stato incapace di mettere a frutto l'incredibile credito politico che milioni di italiani (dagli operai a Confindustria) gli hanno aperto nel 1994 (e qui il paragone con Benito Mussolini, giornalista post-socialista abbandonato dagli ex compagni, che in pochi anni si fa gioco di Giolitti e del Re, è davvero impietoso). Nella sua megalomania, si è sempre aspettato che gli italiani dovessero innamorarsi di lui spontaneamente. È un vecchio patetico playboy, che sotto il cerone si crede ancora, in qualche modo, irresistibile.

Ma è facile dirlo col senno del poi. Nel 1994 non potevamo saperlo. Eravamo partiti a lottare contro un tiranno moderno, efficiente e seducente; e ci siamo trovati di fronte, strada facendo, un clown che infila una serie prodigiosa di gaffes e orrende freddure. Dopo un'adolescenza abbastanza spensierata eravamo finalmente pronti alla tragedia, e abbiamo impiegato degli anni a capire che era una farsa, a nostre spese. Il nostro disagio non è poi così dissimile da quello di tanti berlusconiani, che dieci anni fa salirono sul carro pensando di appoggiare uno statista liberista, e oggi devono ridursi a dimostrare la genialità dell'odierna strategia comunicativa del Cavaliere. Partiti per fare i maître à penser, si ritrovano oggi a ridacchiare a comando sulle quinte del Drive In.

Da cui l'equivoco fondamentale, nel quale ci troviamo tutti invischiati: cosa non ci piace veramente in Berlusconi? Il caimano o il clown? Il fatto che abbia concentrato su di sé tutto il potere, o il fatto che non abbia saputo che farsene? Guardiamoci in faccia, compagni di trincea: abbiamo lottato contro un tiranno ridicolo perché era un tiranno o perché era ridicolo? Uno statista democratico altrettanto ridicolo ci andrebbe bene? O non preferiremmo un altro tiranno, ma un po' più serio?

Insomma, dopo B. una possibilità potrebbe essere rifarlo. Ma migliore. Più serio. Niente barzellette. O almeno divertenti. In Italia del resto gli autori non mancano. Siamo un popolo di allenatori, opinionisti, spindoctors. Forse è meglio mettersi sul mercato, si aprono mesi interessanti, le ragazze tirano fuori le camicette, e questa tramontana… è un bel momento, proviamo a godercelo. Ci sentiamo.

14 commenti:

  1. Splendida analisi, come (quasi) sempre.
    Complimenti davvero (con una buona dose d'invidia !)

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  2. come sempre hai colto nel segno. solo una cosa ti contesto: sono brianzolo ma non sono affatto arrogante. capito testina! Fabrizio

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  3. Clown forse sì, ma del tutto inetto non credo (rispetto ai propri interessi, ovvio). Hai detto tu che l'Europa del 1994 non avrebbe permesso la stessa evoluzione del 1922. Ma per quanto adesso (o tra non molto) la sua parabola politica possa finire e F.I. sfasciarsi in mille pezzi, resta il fatto che pur "convincendo" solo metà degli italiani le sue ricchezze si sono moltiplicate a dismisura e allo stesso tempo nei 5 anni di legislatura la sua maggioranza lo ha messo al riparo anche per il futuro - ci scommetto - su guai giudiziari. Sembra poco?

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  4. Vorrei solo fare una considerazione... Tutti questi discorsi io li ho già sentiti. Li ho già visti. se qualcuno è sui quaranta come me l'epoca Craxi se la ricorda bene. Anche allora le similitudini col duce si sprecavano. Anche allora si pensava che più in basso non si potesse cadere. Che alla faccia tosta non ci fosse limite. Già, e invece no.
    io ero li, al lancio di monetine all'hotel Raphael. Vedere oggi i filmati mi ha spaventato. Allora ero cosi ingenua da non vedere in pericolo le istituzioni democratiche con cui ero cresciuta. Oggi vedere un presidente del consiglio (uno qualunque, anche il berlusca) a un passo dal linciaggio mi pare terribile. Vi ricordate? Sembrava che dovesse cambiare tutto. Infatti è spuntato il cavalier banana e tutto è rimasto uguale.
    non è che mi senta sconfitta, bada bene, sto facendo di tutto perchè quel pagliaccio a cui hanno sbagliato la dose di prozac perda le elezioni, ma non è che mi faccio grandi illusioni.
    Hai presente il gattopardo?
    "Bisogna che tutto cambi perchè tutto rimanga uguale"

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  5. Madame, semmai sono io che non sono d'accordo: il ridicolo non rende biodegradabile un bel niente.
    Mi limitavo a far presente che sul fronte antiberlusconiano, oggi, c'è anche gente come Della Valle, che a B. rimprovera semplicemente di essere stato la parodia di quello che doveva essere. Da cui la mia ipotesi di lavoro, per la verità abbastanza banale: nei prossimi mesi si metterà a fuoco un nuovo Crespi, un nuovo Mussolini, un nuovo Craxi, un nuovo B., un po' più serio.

    Cabiria, sul lancio di monetine all'hotel Raphael credo che tu non debba affliggerti più di tanto. Craxi non fu "a un passo del linciaggio": rischiò di prendersi delle monetine in testa, che fanno male, ma negli stessi anni Trentin a un comizio CGIL si prendeva in faccia i bulloni. La gente a volte s'incazza, è un dato politico ineliminabile: le istituzioni democratiche hanno subito offese molto peggiori.

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  6. Ciao Leo...
    dobbiamo augurarci un nuovo Crespi, Craxi, Mussolini, B. o chissà chi altro, come "ipotesi di lavoro"?
    Cos'è, la sindrome del "dittatore illuminato", nella speranza che sia un campione di liberalità, democrazia e comunismo, nel significato etimologico di ogni singola parola? Aspettiamo una (e una sola) persona che sia in grado di dirigerci tutti? Non è maggiormente auspicabile che si formi (o magari esiste già, spero, ma non si propone in maniera efficace) una classe di persone anche solo sufficientemente capaci di gestire la res publica in quanto tale, e meritevole di trarne, da questa gestione, oneri e onori tali da motivarli ad esporsi e proporsi alla guida di un Paese? Come ipotesi di lavoro preferisco questa...

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  7. Ma è la liberta dei canarini fuori dalla gabbia, non è detto che sopravvivremo

    Mi sbilancio: sopravvivremo.

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  8. Ammettendo che la tua ipotesi accademica si dimostri concreta ( :-) ), credo che dovremo confrontarci, tutti e seriamente, sull'Italia che vogliamo perché è evidente (detto e ridetto) che l'Unione è un coacervo di forze politiche con obiettivi e riferimenti diversi. Per di più l'Unione manca del collante fondamentale: il capetto che ordina, impone, mette a tacere.

    Il confronto, lo scornarsi, sono, anche, prerogative di quella libertà democratica che apparterrà anche a noi canarini in gabbia.
    Dopo anni di Berlusconismo (Crespi lo ritiene capace di un ultimo, dannoso, colpo di coda) sono disposta a scommettere anche e soprattutto sul futuro.

    Perché mezza Italia non apprezza Berlusconi? Per le stesse ragioni per cui l'altra lo difende, naturalmente.
    E' un uomo di potere che ha deciso di scendere in campo comunicando in un modo nuovo e dannatamente attraente.
    La concentrazione di potere nelle sue mani (che già indispettisce più) unita all'arroganza da cumenda, alle boutades che ne hanno fatto un'incarnazione dell'antipolitica. Il suo senso del ridicolo ha peggiorato la già pessima opinione che tanti italiani hanno di lui.

    Chiedo venia per la blogorrea.

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  9. Ma non è che la risposta è molto meno fascinosa di quella che ci si ostina a cercare? Intendo dire, per dare un senso a una fase mediocre che non siamo riusciti a schivare, proviamo ad ammantarla pur in negativo di qualche eccezionalità, che giustifichi il fatto che ci siamo cascati e aiuti ad accettare l'idea che ci siamo immersi. Più semplicemente non potrebbe invece essere che il risultato netto di questa tribolata indisposizione è che ci ritroviamo tutti più conservatori? Banalmente, noiosamente, conservatori. Se così fosse di Berlusconi con tutta la sua battagliera ostinazione non ci sarebbe davvero più bisogno, ma dopotutto neanche di un reazionario più composto, visto che la normalizzazione che si doveva compiere è già avvenuta.

    Non so se è quello che intendevi nel post.

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  10. "Crespi" sarebbe Crispi, immagino... direi che il berlusconismo ha sicuramente creato nuove commistioni sinaptico-ortografiche, tipo Starace... pardon, Storace.

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  11. "Insomma, dopo B. una possibilità potrebbe essere rifarlo."
    Io spero che non ce ne sia un'altro!
    Comunque condvido l'invito a mettersi in gioco... non ha mai fatto male a nessuno.

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  12. Lo so, lo so, è dura...
    (pat!pat! sulla spalla)
    son cose che succedono, bisogna farsene una ragione,
    ci son cose peggiori, son sempre i migliori che se ne vanno...

    E' uno di quei pezzi che ti fan ridere dentro.
    Però pare, come tante altre analisi più o meno serie, più o meno volutamente, poggiare sull'assioma che il paradigma del male (o il bene, de gustibus...) sia stato il duce di cui il nano è una versione 'scolorita'
    Ma forse duce e nano sono entrambi versioni scolorite del male ed il paradigma è quello che non so definire in altro modo che non 'italiano medio' ed è un male da cui guarire pare più difficile che mitridatizzarsi.

    Penso che, saputo chi ha vinto, sarò un pò ubriaco.
    Ma ora, dopo averti letto, ho qualche dubbio sul perchè...

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