Sabato mattina sono stato minacciato di querela per una cosa che avevo scritto (non qui). Direi che il caso è finito ancor prima di iniziare, visto che ho provveduto subito a cancellare il pezzo (di cui a quanto pare non è rimasta traccia neanche nella cache di google). Resta uno strascico di polemiche e qualche curiosità. Qui di seguito do la mia versione: di parte, va da sé.
Esiste in Italia un giornalista, di cui per rispetto e precauzione qui si omette il nome e il cognome, che con i blog ha un rapporto molto particolare e non felice. Non ne ha uno. Scrive in quello di un suo amico, esponendosi a un pubblico che non è esattamente il suo. Il suo amico è di sinistra quasi estrema, lui scrive per una testata di destra. Il che significa (com'è facile immaginare) che ogni volta che pubblica un post dal loggione partono bordate di fischi, ai quali non sempre sa reagire con stile. Va da sé che il loggione lo fischia anche a sproposito, comunque per partito preso: se non si comportasse così stronzamente non sarebbe un loggione, e se non ci fosse il loggione forse il teatro sarebbe meno frequentato. Chiedersi il perché questo giornalista abbia scelto per sé una ribalta così difficile, è cosa che non spetta a me: dovrebbe chiederselo a lui, parlarne con qualcuno. Magari è felice così, anche se non pare (pare invece, sempre, parecchio incazzato).
Su quel blog – che non è il suo – il giornalista pubblica un po' di tutto. Suoi editoriali, pubblicati o rifiutati; articoli di costume, critica musicale, provocazioni; e a volte gli capita di pubblicare cose che sembrano fatti suoi. In che senso, "sembrano"? Nel senso che sono narrati in prima persona da un 40-e-qualcosa che vive a Milano, come lui, che magari s'intende della stessa musica di cui s'intende lui; che ha modi di fare assai simili a quelli che ha lui; e il solo fatto che li scriva su un blog (dove in generale tutti tendiamo a raccontare i fatti nostri) lascia intendere gli sprovveduti che quelli siano proprio fatti suoi.
Ma naturalmente potrebbe anche trattarsi di un mucchio di palle – o di fiction, come si dice nell'ambiente. Lui preferisce mantenere una certa dose di ambiguità. C'è un tipo di storie che funzionano meglio se danno l'impressione di essere state vissute davvero. Per fare un esempio, i 100 colpi di spazzola si ridurrebbero a ben poca cosa, se l'autrice non avesse lasciato un po' sfumato il confine tra la fiction e la propria esperienza di vita. Il giornalista in questione non si abbandona alle gioie delle orge puberali: si limita a mettere in scena un po' di Milano post-aperitivo. Di recente ha scritto un pezzo, piuttosto divertente, (in realtà lo ha riscritto, per la seconda o terza volta: sta diventando una specie di cavallo di battaglia) in cui racconta la sua disavventura con una tipa impossibile, radical-pancabbestia-chic. Dopo una spedizione in un smart-drogheria alla moda, una seduta di bong alla salvia psichedelica e altre piacevolezze, il narratore (che assomiglia tanto al giornalista in questione) ha un virile moto d'orgoglio, e la manda affanculo senza consumare, spiegandole che "La mia autostima non dipendeva dalla media di coiti annuali, e che non avevo degli amici che in serata mi aspettavano attorno a un biliardo perché raccontassi che me n’ero fatta un’altra".
Tutto molto liberatorio, ma io leggendolo (per la terza volta) ho avuto un sospetto: perché quest'uomo continua a raccontare questa storia? Non ha la stessa insistenza di un tale al bar che non si rende conto di tornare sempre sullo stesso aneddoto? E vantarsi in un blog di aver mandato affanculo una tipa è davvero così diverso dal vantarsi in un bar di essersela fatta? È dura essere maschi adulti, oggi: cerchi con tutte le tue forze di uscire da un bar, solo per scoprire che sei entrato in un altro. Ero in fila in posta, venerdì, mentre pensavo a questo.
Poi sono tornato a casa, e in un buco di mezz'ora ho riscritto lo stesso post del giornalista, ma narrato dal punto di vista della tipa radical-pancabbestia-chic. Oltre all'effettivo gusto sadico di prendere per i fondelli un giornalista affermato, si trattava anche di rivoltare come un calzino una certa idea di maschio: mi sono messo nei panni di questa scema, che siccome non ha mezza voglia di portarselo a letto cerca di stordirlo a furia di tisane allucinogene e musica new age, fino a ottenere il risultato desiderato: un bel fanculo e a mai più rivederci. L'ho scritto, l'ho riletto, mi sembrava non male, era da anni che non scrivevo una cosa così piacevolmente stronza, sicché l'ho postato. Sullo stesso blog in cui scrive il giornalista – ho l'accesso anch'io.
Ora, che s'incazzasse era scontato. Lui è l'emblema dell'incazzamento on line.
Ma una minaccia di querela no, non me l'aspettavo.
Avevo – colpevolmente – sottovalutato un problema.
Nel mio post avevo accennato a un'attività che oggi in Italia è illegale: il consumo di cocaina. Il suo pezzo diceva che la tipa "ogni tanto pippava insieme a mezza Milano". Nel mio la tipa scriveva di averlo incontrato mentre pippava "con mezza Milano": ahi, qui effettivamente attribuivo al protagonista del post la complicità in un reato. Certo, mica lo avevo chiamato per nome e per cognome. Certo, in fin dei conti era solo il protagonista fittizio di un racconto. Però nelle sue fattezze era riconoscibile un noto giornalista. Così, può darsi che gli estremi per una querela non ci fossero, ma la mia si configurava come un'effettiva carognata. Perché ero stato così stronzo?
Si è trattato, ripeto, di una colpevole ingenuità da parte mia. Che vuoi che sia, pippare a Milano, ho pensato. In realtà pippare a Milano è un po' come fare sesso a Catania: si fa, ci si vanta anche, ma poi la gente mormora e ti tocca levare le tende. E' giusto? Certo che no. Ma è così. Il giornalista è intervenuto l'indomani per sottolineare che il suo era un racconto, e che era costretto a querelarmi per diffamazione perché nella mia parodia gli si attribuiva un reato. Io non ho avuto difficoltà a cancellare il mio pezzo, anche se tecnicamente è la parodia fittizia di un racconto dichiarato dal suo stesso autore come fittizio. Non importa che su un pezzo da lui pubblicato qualche mese prima sullo stesso blog una voce narrante molto simile a lui si attribuisse il medesimo reato, concedendosi una pista di centimetri venticinque: non importa nemmeno che in altri siti su Internet una persona che si firma col suo nome e il suo cognome alluda a una dipendenza dalla stessa sostanza, per fortuna superata (complimenti). Soffrendo io di rinite allergica, e passando un mese all'anno a punzarmi compulsivamente il naso, sono il primo a rendersi conto che certe voci di corridoio non vanno alimentate. Sono pericolose, possono compromettere una carriera. Per cui ho preferito cancellare il pezzo. Forse lo avrei cancellato anche senza una minaccia di querela. Certo, la minaccia ha aggiunto a tutta la storia un surplus di antipatia. Dal loggione sono immediatamente partiti i fischi – però andiamo, a nessuno piace che siano messe in giro voci false e pericolose sul proprio conto.
Al di là di chi abbia ragione e chi torto, una querela è una seccatura e una grande perdita di tempo e soldi. Non mi va di sostenerla, specie per una scemenza del genere. Tanto più che il giornalista aveva chiamato in causa anche il proprietario del blog, che non aveva altra colpa che quella di avermi consentito l'accesso, anni fa. Non ci tengo a fare il martire della libertà di espressione (specie a spese d'altri); peraltro non sono del tutto sicuro che la mia libertà di espressione mi consenta di fare quel che ho fatto. Così ho chiesto scusa al giornalista e ho cancellato. Mi dispiace sinceramente di aver contribuito, anche solo per alcune ore, ad alimentare voci sul suo conto che sono lesive della sua reputazione.
Che queste voci abbia contribuito lui stesso a metterle in giro, pubblicando pezzi col suo nome e il suo cognome su un blog, in cui un personaggio molto simile a lui assume una sostanza illegale, è cosa che non deve interessare me. Al limite querelerà sé stesso – e sarà la 145esima querela che si vede recapitare (il conto l'ha fatto lui). Oppure imparerà finalmente le regole del gioco e comincerà a usare uno pseudonimo (ma non sarà altrettanto divertente), o a premettere nero su bianco che si tratta di racconti, fiction, palle (ma non lo prenderemo più altrettanto sul serio). Questi però sono problemi esclusivamente suoi. Forse dovrebbe parlarne con qualcuno.
(Per favore, non chiedetemi via mail di inoltrarvi il pezzo incriminato. È un rischio che razionalmente non mi va di correre. Finché quel pezzo circola in rete, io che l'ho scritto continuo a essere passibile di querela. Consolatevi: non si trattava di un capolavoro, ma di un'acidola presa in giro scritta mezz'ora. Vi meritate di meglio, e anch'io).
ciao leo sono anni che ti leggo e sono contento di vedere che esci con stile anche da questa situazione. il che non si puo' dire dell'altro :)
RispondiEliminaChapeu ! Leggendoti da tanto tempo e apprezzando sempre la tua correttezza e capacità di mettersi sempre in discussione, giungo alla (personale) conclusione che la minaccia della querela è stata una sostanziale vessazione.
RispondiEliminaBastava al massimo un "Oh, Leonardo, cazzo dici ? "; ma evidentemente qualcuno ci teneva a dimostrare come funziona il gioco dei ruoli.
Bhe... "cappello" davvero...
RispondiEliminaDimostri ancora una volta di conoscere il vero peso delle parole.
Complimenti... e sorrisi ironici per l'altro.
La cosa paradossale è che leggendo quanto scritto da Facci sembra che sia una storia vera, mentre direi che da come l'hai messa giù tu appare chiarissimo che è un'invenzione. Se voleva querelare qualcuno doveva querelare sè stesso semmai. Atteggiamento incomprensibile... se il pezzo gli dava fastidio poi non poteva chiederti semplicemente di eliminarlo?
RispondiEliminaTemo che in Italia si sia perso del tutto il senso della satira o dello sfottò.
RispondiEliminaNon vorrei fare il saputello ma il fatto che un giornalista chiaramente schierato a destra, anche se estremamente apprezzabile nei suoi scritti, si sia schierato contro la libertà di satira non mi stupisce più di tanto.
Anzi, più che altro mi intristisce perchè avevo molta stima di Facci.
invece era una parodia coi controfiocchi.
RispondiEliminase l'hai veramente scritta in mezz'ora rinnovo i complimenti.
le altre cose che dici qui, al contrario, non mi convincono:
tu hai cancellato tutto il pezzo. se il problema era l'allusione alla cocaina bastava cancellare quella, no?
secondo. io non ho grandi nozioni di diritto ma tutta la storia della querela, così a occhio e croce, mi sembra un bufala gigante. ma ti sembra che uno ti possa querelare a ragion veduta perchè scrivi la parodia di un pezzo, a detta dello stesso autore originale completamente inventato, nel quale c'è un personaggio che potrebbe assomigliare all'autore originale stesso e compie un reato? ma via
sul chiederti perchè facci scriva su macchianera. c'è molto più gusto a scrivere per un pubblico che non è il tuo è evidentente. io, per dire, scriverei volentieri per il foglio. secondo me anche tu.
non sempre sa reagire con stile: bè, anche tu alle volte..
su google c'e'...
RispondiEliminahttp://72.14.203.104/search?q=cache:tQ_F5mRnPP4J:light.macchianera.net/+falloppio+macchianera&hl=it&gl=it&ct=clnk&cd=1
La mia gratitudine per aver mostrato a tutti che la correttezza è una qualità ancor oggi viva anche se rara, sono con te e trovo i tuoi scritti, ma soprattutto l'esposizione delle tue idee, geniali, cosa che non si può dire dell'altro.
RispondiEliminaUna domanda però.....vale ancora la pena possedere un account sul Blog incriminato? Pensaci e revoca in silenzio senza pubblicità(commentare non è poi così male!) sono loro che perderanno una penna di valore.
Con affetto e simpatia
PieroS
Beh ho letto e devo dire che Facci ha tutte le ragioni per incazzarsi. Non tanto perchè il racconto sia stronzo o meno ma perchè e pieno di riferimenti personali a lui, che non c'entrano nulla con la storia e ch ti potevi tranquillamente risparmiare. come ha detto lui
RispondiElimina"Se la falsa Vanessa si fosse limitata a una fiction (come me) ci saremmo magari anche divertiti"
Ha ragione in pieno. Poi va be, poteva evitare di parlare di querela.
Praticamente: quando scrive FF è "fiction" e quando scrivi tu è "verità"???
RispondiEliminaMa che discorso del picchio è???
Qui si usano 2 pesi e 2 misure!
Quando fa comodo a lui è una cosa, quando gli gira è un'altra...
Complimenti!
Un vero, onesto, democratico, insomma!
Tra l'altro la tua parodia era molto più chiaramente una parodia rispetto alla finzione del racconto di FF.
Bleah!!!
Sono sempre Anonymous : 11:22 AM e Anonymous : 12:49 PM
RispondiEliminadai su: gli hai dato addosso senza motivo alcuno. Non c'era alcun motivo per sovrapporre al personaggio della storia quello di Facci, potevi lasciarlo in forma anonima ed era indubbiamente divertente. Messo così è solo un attacco verso di lui, buono per ottenere gli applausi del pubblico che gli è ostile ma non certo per scrivere un bel pezzo...
Jumper
Il pezzo di Facci mi è piaciuto di più (detto da un ammiratore di entrambi, come scrittori).
RispondiEliminaHo trovato fuori luogo la minaccia di querela di Facci, ed eccezionale il comportamento di Leonardo: è stato capace, nella sua ammissione, nel togliere il post, nei successivi commenti, di una superiorità di cui io (ad esempio) per caparbietà non sarei stato capace. Di questo non posso che ammirarlo.
Tolto di mezzo il problema, a Facci non è rimasto altro che pestare i piedi (cosa che sta facendo su Macchianera). Resta il dubbio che il presunto sospetto nei sui confronti fosse solo un pretesto; che, assuefatto ad anni di loggione contrario, non sia preparato ad una critica, per una volta, sulla sua prospettiva invece che sui suoi trascorsi.
VC
quella di ff era una pippa allo specchio di buona fattura e tu non hai resistito all'impulso sadico di uno sberleffo tra le chiappe. Un bel gesto non lenisce il bruciore. Che palle i pentiti. L'avessi fatto io, starei ancora godendo.
RispondiEliminaBeh, secondo me bastava sostituire "L’ho incontrato una sera, mentre pippavo con lui e mezza Milano" con "L’ho incontrato una sera, mentre pippavo con mezza Milano" ed eri a posto.
RispondiEliminaResta il fatto che il tutto sembrerebbe quasi una querelle Annunziata-Berlusconi (in ordine alfabetico)...
la foto pixelata di milano con la neve è fantastica
RispondiEliminasignor Leonardo,
RispondiEliminalei certo comprenderà, e non me en vorrà: l'avrei vista davvero bene come martire.
Lei ci ha anche il fisico, da martire.
Voglio dire, quell'espressione cauta, ma lo sguardo che brucia.
Quel fare contenuto, ma si avverte che dentro tuonano rivoluzioni.
E io chiaramente non avrei mosso un dito per salvarla, perché si sa che un martire morto giova alla causa più di un blogger vivo.
Avremmo esortato le nuove leve al sacrificio, usando la sua immagine stamapta su foto e baschi.
"Lui sì che è stato un eroe quotidiano".
Eccetera.
Lei sa come si fanno le rivoluzioni, no?
E' tutta questione di merchandising.
Insomma, è stato bello, ma è finito troppo presto. Facci ha perso l'occasione di parodiare un pezzo suo, in risposta.
Sarà che sente aria di maretta (e anche a me è simpatico, lo dichiaro. Ma di più lei - comprendo che questa non sia una buona referenza)
ho letto il tuo e il suo, di pezzo, tutt'e due molto gradevoli, un piacere leggerli. il tuo in modo particolare, una dei post migliori che hai scritto (in my humble opionion, of course). che non è che mi piaci sempre alla follia.
RispondiEliminapeccato che sia finita così
mah, non lo so se è finita. C'è una calma, in giro, che non mi piace.
RispondiEliminaPiù che altro suona così facile, slinguazzare Leonardo e insultare Facci.
RispondiEliminaNon so, mi scatta la sindrome della Crocerossina: ma davvero pensi d'aver ragione, Leonardo?
No dai, non dire "ma io non lo penso", perché basta avere il dono della vista e un filo di capacità di lettura.
Facci l'ha fatta fuori dal vasino, tu di più, e lui - alla fine - di più ancora.
Ma da qui a dire che Facci è un coglione, o un esagerato, o un visionario, e che tu sei un protomartire suona un po' esagerato.
Visto che improvvisamente sono diventati tutti critici letterari in grado di determinare il valore "mimetico" di un testo in confronto ad un altro, ora sarei grata se qualcuno potesse spiegare a me, povera illetterata, cosa rendeva chiaramente surreale e parodistico il pezzo di FF e, in confronto, perchè il pezzo di Leonardo non è parodia ma diffamazione.
RispondiElimina(Ovviamente questo non riguarda il gusto personale e/o l'apprezzamento simpatetico per un'autore piuttosto che per l'altro)
Attendo delucidazioni, grazie!
"Ma da qui a dire che Facci è un coglione, o un esagerato, o un visionario, e che tu sei un protomartire suona un po' esagerato".
RispondiEliminaInfatti queste cose le hai dette tu.
Io non mi sono permesso di dare del coglione, né del visionario, né del protomartire a nessuno.
Leo, intorbidivi l'acqua. O forse è stato tuo padre.
RispondiEliminacaro leonardo, dico solo che il tuo ragionamento fila. e che il giornalista in questione (io non lo nomino, non si sa mai) mi sembra parecchio inacidito. il problema è che il tuo post in cache di google c'è ancora. e per rimuoverlo basta che fai mandare una mail da neri a google. ma sicuramente queste cose le sai già. buona continuazione
RispondiEliminaLeggendo questa storia a distanza di più di tre anni, direi che sei uno che sa che cosa vuol dire che la vendetta è un piatto che va servito freddo.
RispondiEliminache peccato, arrivo tardissimo. mi sono perso tutto...
RispondiEliminail fu orsopio