La prima scena è una matrioska, contiene tutto il film liofilizzato. Bonolis e consorte, a teatro, guardano uno spettacolo che è scemenza pura. (Lo spettacolo è Commedia Sexi, appunto). Tutti ridono, tranne Bonolis un poco imbarazzato. Questi sono gli italiani, dice. Questa è la gente che ce tocca governà. E la moglie: maddai, in fondo è divertente.
Lo spettacolo finisce sulle note di “Tutti fanno le corna, e chi se ne frega, ecc.”; la moglie esce, Bonolis si attarda nel camerino con la ballerina e… ripete, per filo e per segno, la scenetta che ha appena visto recitare. È un ipocrita, è ridicolo, è farsesco, ma è credibile. La realtà imita la farsa, quindi non bisogna disprezzare la farsa: parla di te. Quindi non bisogna disprezzare le commedie sexy. Quindi ho fatto bene ad andare a vedere Commedia Sexi?
No.
Nessun popolo si merita questo
Mettiamo in chiaro una cosa: non sono fiero di quello che sto facendo. Non ci vuole nessuna abilità a parlar male di Commedia Sexi. Chiunque è capace.
Io avrei voluto essere l’originale fantasista che riesce a parlare bene anche di Commedia Sexi. Se ce l’ho fatta con Muccino, perché no?
E mettiamo in chiaro un’altra cosa: nessuno si aspetta che D’Alatri faccia il Bergman. Ma neanche il Pietro Germi. In effetti, nessuno si aspetta molto da D’Alatri.
Giusto qualche sorpresa. Commedia Sexi dovrebbe essere il film che, senza pretese intellettuali, ti piazza lì un paio d’istantanee riuscite, sicché io dovrei uscire dalla sala pensando: in fondo la vita è così. Più farsa che tragedia. Più D’Alatri che Bergman.
E invece no, più ci penso e più mi sembra una tragedia. Non tanto la vita in generale, ma il tempo e il denaro buttato via in Commedia Sexi. Una farsa con delle pretese. Benissimo, andiamo a vedere queste pretese.
Non si può fare il cinema se non dialogando con il popolo, questo film è stato realizzato per rispondere a delle necessità espresse, cercando di apportare qualche cosa di nuovo.
L’ambizione del film è divertire il pubblico natalizio con qualcosa di popolare, originale, moderno. E cioè? Una storia di corna. Ah però. Il pubblico resterà senza fiato. Il pubblico poi sarebbe lo stesso (un po’ imbolsito) che andò a vedere il primo panettone dei Vanzina e ci trovò Christian De Sica a letto con un uomo. Sembra fantascienza, ed era il 1983 (Moonlight shadow). Per dire che sì, ci tocca rimpiangere i Vanzina. Loro qualche istantanea l’azzeccavano.
D’Alatri manco ci prova. Lui si affida all’intreccio, tutto basato su un’idea di un’inconsistenza singolare: se una velina ha una storia con un politico, basta intestare tutto all’autista, e nessuno sospetterà niente. Ma proprio nessuno. Anche quelli pagati per sospettare. Non solo: ma l’autista entrerà nello star system dalla porta principale, perché tutti sono curiosissimi di conoscere un mister nessuno che paga le bollette a una velina. È storia di tutti i giorni, no? Le pagine del gossip sono piene di mister nessuno che fanno innamorare donne bellissime.
E poi ci sono gli attori. Con la farsa vai tranquillo: devono essere macchiette. Se davvero hai qualche pretesa, puoi chiedere all’attore di lavorare sulla sua macchietta, di problematizzarla un po’, di trasformarla in un personaggio. Il mito della commedia all’italiana nasce così. Persino Goldoni è partito così: prima canovacci con le maschere, poi sempre meno maschere e sempre più persone.
Qui invece si assiste al fenomeno contrario. Una manciata di attori magari anche buoni che s’ingegna a trasformarsi in macchiette per il gusto del pubblico bue. È la farsa del Cuoco Porco e della Moglie Ipocondriaca: indovinate un po’ chi hanno chiamato a indossare queste due mascherine. Ma non s'è un po' rotto i coglioni, Michele Placido? Lui è famoso financo in Afganistan, potrebbe fare il mafioso cattivo in qualche produzione di Karachi, non sarebbe più dignitoso di questo? Alla fine ci fanno una figura migliore Bonolis e la Santarelli, proprio perché nessuno si aspetta da loro niente che non siano già.
E poi c’è il Figlio Segaiolo, la Figlia Apprendista Zoccola, ma niente paura che tutto si sistema: basta andare in tv a Porta a Porta. Dove (in presenza del direttore di Chi, garanzia di moralità) accade un corto circuito logico: l’autista carezza la velina e implora alla moglie di tornare. Se fossimo in casa davanti alla tv gli tireremmo in testa il telecomando: siccome siamo al cinema ci tocca dargliela per buona. Se Bonolis è un ipocrita, il suo autista chi è? Perché gli deve andare tutto bene, visto che mente esattamente come il suo padrone? Soltanto perché il padrone è il padrone e Arlecchino è un suo servitore?
E perché la tv deve guarirci da ogni male? La figlia non ha più bisogno di psicologi, la moglie cornuta può buttar via pillole e flaconi. Non c’è niente di più salutare di una spaghettata su un terrazzo con una velina e il suo maestro di danza. Tanto paga Pantalone Bonolis. Lui però deve finire disonorato, scornato, pussa via. Così impara. In fondo l’unica cosa che ha azzeccato D’Alatri è la gran voglia che c’è in giro di capri espiatori. E Bonolis ha il phisyque du role: oggi non c’è niente di più napoleonico del ruolo del Presentatore, dalla polvere all’altare alla polvere nel giri di sei mesi. Bonolis parla a nome di Moggi, di Savoia, di Lapo, di tutti i potenti che abbiamo trovato con le dita nella stessa marmellata che piacerebbe tanto anche a noi. Li prendiamo per il culo per un po’, e poi magari li riabilitiamo, in fondo cosa senza di loro non sapremmo di chi parlare. In casa o a Porta a porta.
Rimane una cosa da dire, un po’ imbarazzante. Il film fa ridere.
Non tanto me, ma le dieci persone che avevo dietro facevano confusione per cinquanta. E non si capisce per cosa, davvero. Battute memorabili non ce ne sono. A dire il vero non mi ricordo proprio una battuta che sia una. Forse è qualcosa che mettono nel popcorn.
Ma davvero, a un certo punto ti sembra di essere come Bonolis all’inizio del film: sono davvero questi gli italiani? Il problema è che almeno Bonolis è un ipocrita: io no, io sono proprio così. Nessuna velina mi aspetta in nessun camerino, la gente tutt’intorno ride e io non mi diverto. È un problema solo mio? Guardo su internet. No. È un problema anche di Broono. Phew. Viva i blog.
Io questa cosa ho iniziato a provarla con Striscia, già dai primi tempi.
RispondiEliminaNon mi dispiaceva di non ridere.
Mi disturbava lo straniamento che mi assaliva quando il giorno dopo sentivo la gente entusiasta.
Ogni tanto ci ho riprovato: qualche idea c'era, ma da ridere proprio no.
E per quanto me ne freghi assai poco, ogni tanto mi chiedo se non sono sbagliato io.
L'ho visto in un cinema semivuoto e una delle poche scene che ha provocato qualche risata è quella di Placido che farcisce la faraona. Devo dire che il film non sarebbe stato neanche così brutto se la parte dell'onorevole l'avesse fatta Massimo Ghini, per esempio, e non l'imitazione di Bonolis che cerca di fare Sordi. Isopportabile. Per tutto il film mi sono chiesta a) perché l'hanno scelto e b) perché non hanno cercato di arginare almeno un po' le sue faccette buffe e la recitazione sopra le righe. A confronto, anche la Santarelli non era male.
RispondiEliminaDa D'alatri mi aspettavo decisamente di più.
Ultima cosa, non trovate curioso il fatto che la Rocca, considerata fin'ora attrice decisamente gnocca, facesse la parte della moglie non più piacente che costringe il marito a una notte di sesso non programmata?
Più che curioso lo trovo triste, tanto triste. Se pensi che miliardi di anni fa è stata una delle rarissime pin-up di questo blog da intellettuali.
RispondiEliminaE vedere le manacce di Placido su di lei fa un brutto effetto.
Per Bonolis, rassegnati: non solo lo hanno scelto perché è così, ma gli hanno proprio scritto il film intorno.
Secondo me abbiamo un modo, molto democratico e critico, per cambiare volto alle classifiche dei best sellers e dei più visti al cinema. Questo modo è, nel limite del possibile e della coerenza, di NON andare a vedere questi film. Nemmeno per curiosità.
RispondiEliminaSì, viva i blog.
[Ste]
Scusate, però per far sapere che un film è brutto qualcuno deve anche andarci.
RispondiEliminaCom'è che a me basta vedere la locandina di un film per capire se mi può piacere omeno e tu hai bisogno di andarci e lasciarci un certo numero di euro?
RispondiEliminaSai com'è...
RispondiEliminacondivido, l'unico modo è non andare a vdere queste cose. viva i blog 2.
RispondiEliminaah, il lontanerrimo passato... (io posso riesumare quello che scrissi il primo ottobre 2001, ma la differenza si vede eccome.
RispondiEliminaPiuttosto, un po' di gossip che non fa mai male, visto poi l'argomento di questo post. Ma alla fine hai cuccato via blog, oppure no? Io non ci sono mai riuscito, a dire il vero.
Be' io avreri voluto vederlo, ma non ce l'ho fatta. Bene, quindi?
RispondiEliminaA dire la verità a me incuriosiva molto la capacità mimica di Bonolis di ripetere le grandi icone comiche del 900, con una similarità quasi perfetta e per em godibile di solito.
Boh: non funziona dici imitare molto bene Totò, Albertone, Peppino???
In ogni caso ben vengano critiche negative ai film, che di quelle positive ne leggiamo chissà come, troppe...
In ogni caso ogni film va calzato su misura. Ciao, Velvet
Ma esiste gente che cucca anche al di fuori di internet? E come fanno? Sul serio, m'interesserebbe.
RispondiEliminaTrovo che Bonolis sia una delle cose meno fastidiose del film. Il problema è il canovaccio che gli han dato, pieno di raffinati simbolismi del tipo: "e adesso scaracchia l'Ostia, così capiscono che sei un uomo schifato persino da domineddio!"
docente del corso di formazione che mi hanno fatto fare al lavoro.
RispondiElimina(diciamo che ho cuccato via usenet, via mailing list... ma mai via blog)
Bella recensione, giustamente sofferta. Non mi piace chi stronca compiaciuto. Te ci sei stato male. Era il minimo scriverne e scriverne con tanta minuzia.
RispondiEliminaCondivido a pieno stile e sostanza.
A.
Farsi la formatrice! Libidine! Ed era pure formosa?
RispondiEliminaMa aspetta. Ho letto bene? Hai cuccato "via usenet?" Come a dire, nel millennio scorso? Con tutta la netiquette che c'era? Mau, ma sei un mago!
Beh, la formatrice è diventata mia moglie il che dal mio punto di vista è un plus, ma non la si può definire "formosa". Va bene lo stesso "formidabile"?
RispondiEliminaPer quanto riguarda Usenet, ti ricordo che io ero il Capo di it.*, e come tutti sanno il Capo ha sempre ragione (oltre che un vantaggio competitivo)
lo jus primae noctis, insomma.
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