Neologismo fino a un certo punto – gli Annali del Lessico Contemporaneo lo attestano nel 1995 (se qualcuno conosce il coniatore, l'autore insomma, per favore, segnalatemelo). Uno di quei figli appena nati di amici che ti volti un attimo e vanno già al liceo. “Benaltrismo” ha anche una buona pagina di wiki, sui vocabolari più recenti di sicuro c'è, ed è una delle migliori prove della vitalità della lingua italiana. Perché a fraintendere gli anglismi (“quoto”) son buoni tutti, e a ripiegare sulle trivialità dialettali (“bimbominchia”) pure. Ma benaltrismo è un'invenzione tutta italiana, oltre che un contributo del lessico giornalistico italiano al mondo: posso sbagliarmi, ma direi che a quindici anni suonati resta ancora un termine intraducibile. Non so se vi rendete conto, ma per esprimere lo stesso concetto gli anglofoni sono costretti a laboriosi giri di parole, ah ah ah! Il petto mi si gonfia come quando un personaggio di Underworld dice a un altro: Ehi, lo sai che gli italiani hanno una parola per questa roba? (in quel caso era dietrologia). Sì, non produciamo più divine Commedie e nemmeno Gattopardi, ma riusciamo ancora a inventare qualche buona parola ogni tanto.
Benaltrismo è, tra le altre cose, di facile comprensione. È un benaltrista colui che, di fronte a un determinato problema, afferma che non vale la pena risolverlo e nemmeno parlarne, perché... i problemi sono “ben altri”. Ciò che rende stuzzicante la cosa è che in fondo siamo stati tutti benaltristi qualche volta: e magari quella volta avevamo pure ragione. In quella matassa di complicazioni che è la vita, saper riconoscere quali nodi vanno districati per primi è una dote tutt'altro che secondaria. Tutto questo mentre la sfera dell'informazione prende a girare sempre più vorticosamente intorno a un calendario di emergenze che non si sa bene chi stia dettando: c'è il periodo delle violenze sulle donne e diventiamo tutti esperti di violenza sulle donne, poi comincia la settimana degli zingari ed eccoci tutti zingarologi, e sembra proprio che non si possa procedere finché non avremo trovato una soluzione per il problema degli zingari. Poi cominciano le sfilate. A volte il benaltrista è semplicemente qualcuno che insiste a difendere le proprie priorità, la propria visione del mondo, quei due o tre problemi che considera davvero emergenze.
Ma a volte, naturalmente, è solo un trombone che del mondo si è abbondantemente stancato; ma siccome lo pagano ancora ha individuato 2-3 argomenti inossidabili (es. “Berlusconi ladro”) sui quali ripiegare quando, sempre più spesso, si ritrova senza nulla da dire (“sì vabbè che Fini ha i suoi scheletri nei suoi armadi, però Berlusconi ladro”). Non potrei trovare un esempio migliore di questo atteggiamento dell'ultimo detto memorabile di Giuliano Ferrara, che nella settimana in cui eravamo appunto tutti zingarologi, ha voluto ribadire che i problemi sono ben altri, e che lui resta un convinto abortologo, scrivendo:
Si può abortire un bambino al mattino e piangere sul destino degli zingari la sera?
Questo esempio funziona anche perché illustra molto bene, a mio parere, come mai l'argomento “aborto” sia diventato così gettonato negli ultimi, diciamo, cinquant'anni: prima non è che se lo filassero in molti. Abortire era un triste affare di soldi e ferri da calza, e i Papi avevano di meglio da pensare: se leggete vecchie encicliche ci trovate transustanziazioni, immacolate concezioni, misteri trinitari, ma che fine facessero gli embrioni non era chiaro. Per qualche periodo si parlò di limbo, ma era più un'indiscrezione che un dogma di fede. Tutta questa enfasi sul diritto alla vita è, se la misuriamo coi ritmi di una comunità millenaria, una relativa novità. A un certo punto preti e similpreti si sono accorti che c'era un genocidio, milioni e miliardi di bambini uccisi negli uteri, e vi si sono tuffati con tutto il loro zelo. Che cos'ha di così affascinante la causa degli aborti? Ci sono secondo me tre aspetti che rendono l'aborto l'arma finale del benaltrismo:
1) L'atto di fede è relativamente leggero. Credere nella trinità è complicato e faticoso, credere nell'immacolata concezione e nella sua beata assunzione ti potrebbe anche esporre al ridicolo in società. Viceversa, credere che un embrione sia vivo nell'attimo del concepimento non è né complicato né ridicolo. Non è neanche necessario offendere la scienza: il confine tra “vita” e “non ancora vita” è un problema linguistico, quindi speculativo, quindi siamo liberi di discuterne, quindi non avremo difficoltà a trovare qualcuno che ci dia ragione. Uno come Giuliano Ferrara, alla sua età, non è che può mettersi immediatamente a credere nella transustanziazione come se fosse la cosa più plausibile del mondo: ma all'embrione sì, non è mai troppo tardi per ravvedersi e vedere la vita nell'embrione.
2) Una volta che hai abbracciato la non troppo scandalosa verità (l'embrione è vita!), sei in possesso dell'ordigno benaltrista di fine-di-mondo. Improvvisamente ti svegli e, dove la sera prima c'erano banalissimi consultori e ospedali, tu vedi un genocidio. Legalizzato! E tu non puoi più fare finta di niente. Di conseguenza, non hai più bisogno di preoccuparti di nient'altro. Cioè, stiamo scherzando? Riscaldamento globale? Crisi energetica? Zingari? Politici corrotti? Imprenditori concussi? Mafia e camorre? Ma sono le normali asperità della vita, il problema è che ci sono milioni di individui a cui la Vita stessa viene negata! Ogni giorno! Quando abbracci la causa degli aborti, non hai più bisogno di preoccuparti di nessun'altra causa al mondo. Tanto più che...
3) Gli aborti non sporcano. Questo è determinante. Non c'è causa che, una volta abbracciata, non lasci brutte tracce sulle mani e altrove. Molte, oggettivamente, puzzano. Prendi gli zingari. È difficile stare dalla loro parte. È difficile sposare le cause degli stranieri, dei poveri, dei malati, dei drogati, dei giovinastri. È tutta gente che poi ti tocca andare a trovare, gente che si sentirà tradita se dopo un po' li trascuri, gente che più di solidarietà chiede monetine, gente che ha usanze e odori che non riuscirai mai a condividere. Ma gli aborti, gli aborti sono fantastici. Non fai in tempo a credere in loro, che essi non esistono già più. La cosa che li rende meravigliosi è che proprio in quanto aborti, essi non ci sono. Non puzzano. Non hanno abitudini imbarazzanti. Non fanno chiassose feste in piazza a cui t'invitano mentre tu vorresti stare a casa a leggere Novalis. Uno zingaro potrà lamentarsi della tua solidarietà pelosa. Un nero prima o poi cercherà di sposarsi tua figlia. Ma gli aborti non disturberanno mai chi li difende. Nessun aborto si alzerà mai per dire che preferisce essere abortito piuttosto di evolversi in Joseph Ratzinger o Giuliano Ferrara.
Insomma, capite la bella invenzione? Un piccolo atto di fede e improvvisamente nel tuo mondo esistono milioni, miliardi di individui che tu puoi difendere gratis. Neanche due spicci per levarteli di torno al semaforo: gratis. Gli aborti, se non esistessero, bisognerebbe inventarli. E in fondo è andata proprio così: a un certo punto ce li siamo inventati.
volevo dire che "aborto, contro la lingua italiana, Giuliano Ferrara" fa molto ridere.
RispondiEliminaparola di rara bruttezza, le orecchie si chiudono al suono
RispondiEliminaSolo un appunto tecnico...
RispondiEliminache lo zigote (al momento del concepimento c'è lo zigote) sia vivo non ci piove. Nessuno, scienziato o meno, si sognerebbe di negarlo.
La discussione è, tecnicamente, se e quando si possa parlare di individuo.
Spero di non aver detto una cappellata.
E comunque i problemi sono ben altri...!
Andrea
ecco, quando uno si dice puntiglioso
RispondiEliminahttp://www.ginecolink.net/percorso_non_medici/fecondimpian.htm
Già! E' come aderire a una petizione su facebook, basta poco che ce vo'? Un tempo per fare le crociate, anche se era devoto ma ateo, uno si doveva armare, calzare, vestire e partire a cavallo verso Gerusalemme. Mo possiamo fare le crociate senza nemmanco dover alzare il culone flaccido dalla poltrona, vuoi mettere?
RispondiEliminaAnche perché Ferrara uno zingaro magari lo potrà aiutare, ma abortire proprio non può...
RispondiElimina@Grufolo: più che parlare di "individuo", la discussione verte sul quando attribuire diritti, perché parlare su quando l'embrione diventa individuo è come parlare del sesso degli angeli.
RispondiEliminaAnonimo se ho capito bene l'attribuzione di diritti è legata proprio allo status di individuo.
RispondiEliminaEsiste un momento in cui il feto (non l'embrione di certo) diventa un individuo. E' chiaramente una decisione arbitraria, ma è un dato di fatto che la nostra percezione delle cose ama categorizzare per eventi discontinui.
Abbiamo bisogno di percepire discontinuità in tutto, anche negli eventi che sono per loro natura continui. Quindi abbiamo istintivamente bisogno di un momento a cui assegnare l'inizio della vita (l'inizio della vita è stato - probabilmente - usa volta sola, si dice attorno a 4.4 miliardi di anni fa).
Mentre l'inizio dell'individualità del bambino è qualcosa di più vicino e quantificabile.
E' all'individio, infatti, che si attribuiscono i diritti.
Scusate la pedanteria
Andrea
Mi fa riflettere questa retorsio argumenti, che sposta il topic dall'aborto alla sua strumentalizzazione, ovvero alla generale strumentalizzazione mediatica di posizioni ideologiche che, se vere e coerenti, richiederebbero un radicale impegno sociale da parte di chi le sostiene, e che invece possono così tranquillamente risolversi in una mera dichiarazione di intenti.
RispondiEliminaSe io fossi antiabortista (ed io personalmente lo sono) in nome della vita del feto, allora dovrei essere anti- verso tutte quelle condotte che minacciano la vita (guerra, fame, povertà, emarginazione, etc) in qualsiasi forma.
Ed ancora di più dovrei difendere la vita quando questa è esplicita, ovvero quando riguarda un individuo che può anche rispondermi: "il tuo aiuto mi fa cagare".
Questo però implicherebbe vera democrazia, la relazione col radicalmente diverso, ed è un processo che richiede impegno e coerenza.
Meglio salvare un altro feto, o le ali di pollo, o le verruche: che campino o meno, comunque non rompono.
Mi dispiace un po' il cinismo che permea il tuo post, pero` in fondo ho apprezzato il punto 3. Gli aborti non sporcano. Non danno fastidio. Verissimo. E` proprio per questo che fra quelli che difendono i feti e gli embrioni ci sono i cristiani. Da 2000 anni dalla parte degli ultimi.
RispondiEliminaCiao,
Pitd
Sì, però dalla parte degli aborti vi siete messi solo negli ultimi 50 anni.
RispondiElimina(E poi, se c'è qualcosa di antiabortista in Italia, è la legge 194: prima si abortiva molto di più).
Per uno come me che ha fatto un po' di scuola dai gesuiti è molto difficile scrollarsi dal sistema nervoso raccapriccianti filmini didattici2333333ùùù (qui il gatto ha camminato sulla tastiera) e terribili anatemi. A tutto questo ho spesso associato anche immagini di piccole anime dolenti ascendenti a Dio, e talvolta persino di stuoli di angeli custodi in piena crisi isterica, rimasti disoccupati.
RispondiEliminaCredo che la materia sia spinosa: nella realtà non esistono diritti, esiste solo ciò che la comunità decide che sia diritto, e quindi quello che la ragione e l'immedesimazione portano a concedere a se stessi e i propri simili. Essere individuo o meno non vuol dire nulla: possiamo decidere che sia reato maltrattare un cane ma che non lo sia far vivere di stenti un miliardo e passa di persone. Che lo sia coprire un terrazzo, ma non lapidare un donna.
Diciamo in linea di massima che ogni volta che una comunità decide di regolamentare un aspetto della vita è un approccio positivo, ma spesso è vero che porta disastri. Il problema dell'aborto è che riunisce due titolari di diritti nello stesso corpo: quello della donna.
Posto che a qualcuno potrebbe non piacere l'idea di essere stato abortito (ma a tanti purtroppo forse sì), a me la posizione più sensata pare quella di non baloccarsi con ipotesi fantastiche sul momento in cui inizi la vita, ma su quello in cui l'essere umano completamente formato viene dotato di vita naturale autonoma al di fuori del corpo della madre.
Poi mi occuperei anche di dargli altri diritti che ai preti e ai politici loro amici non interessano: diritto ad una casa, ad un lavoro, a sposare chi cavolo gli pare, a...
Scrivi qualcosa di brutto, di inutile, di scontato, ogni tanto, ti prego! Mi sono stufato di doverti fare ogni volta i complimenti!
RispondiElimina;-)
quando facevo servizio civile in caritas qualcuno mi ha spiegato il semplice principio per cui se un'organizzazione esiste per risolvere un problema, per sopravvivere dovrà fare in modo che quel problema non venga mai risolto definitivamente. la 194 voleva risolvere il problema dell'aborto facendolo emergere dalla clandestinità, regolandolo e nello stesso tempo sensibilizzando, educando e aiutando le donne che sceglievano di abortire, senza colpevolizzarle. la sfida doveva essere quella della società, che al suo interno avrebbe dovuto eliminare le condizioni che portavano all'aborto, favorendo da un lato la contraccezione e dall'altra offrendo a una fascia sempre più larga di cittadini condizioni di vita dignitose. quindi il problema doveva passare dalla singola donna a tutta la comunità che se ne faceva carico. ma così si sarebbe arrivati lentamente, ma progressivamente a risolvere il problema. fa specie vedere chi dovrebbe essere contento di questo fare invece di tutto per evitare che avvenga.
RispondiEliminaVeramente, mi sembra che con gli orfanotrofi e le mense per i poveri qualcosa i cristiani abbiano fatto anche prima di 50 anni fa. L'aborto c'e` sempre stato, ma era molto piu` praticato nelle societa` pagane che in quelle cristiane. Il cristianesimo ha portato nella societa` un valore per la persona forse senza pari.
RispondiElimina(E personalmente non demonizzo la 194. Se ci fossero piu` persone che aiutano i piu` deboli, o che richiamano al valore di ogni essere umano, forse nessuno la userebbe.)
(E poi non darmi del voi, non sono mica il Papa!)
Ciao,
Pitd
Però, Leo, guarda che il fatto che l'aborto sia legale è di per sè un problema per il cattolico.
RispondiEliminaImmagina una legge che legalizzi i duelli, e che in questo modo diminuisca gli omicidi. Pensi che per chi crede nel diritto alla vita (non importa se cattolico in questa sede) possa bastare?
O forse non è un problema per lui più il fatto che sia legale che le conseguenze, in questo caso per ipotesi positive?
(ah, io NON sono contrario alla 194 ).
Bisogna intenderci su cosa significhi "credere".
RispondiEliminaIn generale i cattolici non sono fanatici idealisti; sanno distinguere tra responsabilità individuale (ognuno è responsabile dei propri peccati) e leggi dello Stato (che non sono quelle di Dio). Perciò sì, a un cattolico convinto del diritto alla vita una legge che oggettivamente ha ridotto gli aborti può bastare.
E infatti gli basta. I cattolici più avveduti non vogliono toccare la 194; i più furbetti vogliono solo pietire un po' di soldi per finanziare consultori cattolici.
Novalis! Perché Novalis?
RispondiEliminaE io infatti non voglio toccare la 194, anche se non è che mi consideri particolarmente avveduto.
RispondiEliminaMa resta il problema che qualcosa in linea di principio inaccettabile viene reso legale.
Leonardo leggo sempre con piacer i tuoi interventi am questo mi sembra un po' carente. Io sono cattolico e mi ritengo non itegralista ma "una legge che oggettivamente ha ridotto gli aborti" non mi basta. Intanto perche' non c'e' nessuna evidenza oggettiva che abbia ridotto gli aborti. Ha sicuramente ridotto la mortalita' delle madri, e questa e' una cosa ottima, ma sul numero degli aborti prima della legge ci sono solo supposizioni. Poi io vorrrei delle leggi il più possibile giuste, non mi acconento del meno peggio. Che poi siamo anti-abortiisti da 50 anni e' una decisa semplificazione Copio dal sito della UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti): "Solo a partire dal XIX secolo feto ed essere umano si sono unificati in senso temporale" quindi alemno 200 anni. Che poi gente come Ferrara ci speculi e li usi come argomenti facili per zittire gli avversari siamo pienamente d'accordo. Pero' l'aborto e' un argomento difficile e doloro cerchiamo di non banalizzare
RispondiEliminaio vorrei sapere quali vantaggi ha portato a Giuliano Ferrara questa sua campagna antiabortista.E' scomparso dalla televisione,non ha più un programma suo e non viene invitato in nessuna trasmissione.Ha fatto una figura di merda alle ultime elezioni politiche,tra l'altro prevedibile e credo prevista anche da lui.E'diventato il bersaglio preferito di tanti intellettuali e pensatori,nonchè oggetto di sfottò da parte dei blogger più letti con cadenza ormai periodica.
RispondiEliminaDire che i cattolici sono antiabortisti da 50 anni sarà anche una semplificazione, ma cosa c'è di semplice in questo argomento?
RispondiEliminaAnche "ridotto la mortalità delle madri" è una semplificazione, anche un po' agghiacciante, di un dramma pari a quello di una donna che muore in odore di santità per dare alla luce un figlio. La religione è spesso una crudele semplificazione della vita in regolette spesso troppo esigenti con i poveri mortali. E' la ragione, invece, che cerca di trovare strade, a volte complicate e sicuramente imperfette, per dare a chi è già vivo dei diritti comuni a tutti i suoi simili, senza condizionamenti di ordine economico e sociale e religioso.
60 anni di pesante condizionamento cattolico sullo Stato, sulla DC prima ed oggi su PDL, UDC e vari pulviscoli rutelliani, mastelliani ecc. cosa hanno portato? Educazione sessuale nelle scuole? Scuola pubblica di qualità? Libri gratuiti per tutta la scuola dell'obbligo? Agevolazioni fiscali? No: bisogna avere rapporti sessuali non protetti anche se si ha l'AIDS, non si dovrebbe abortire, si dovrebbero sfornare figli (tranne nel caso in cui tu li voglia al punto di aver bisogno della procreazione assistita) anche portatori di handicap senza assistenza e senza nessuno a chi affidarli dopo la propria morte; e quelli sani, se non si hanno i mezzi, accompagnarli verso un destino di precariato tra spese quasi insostenibili per ogni tipo di servizio.
Ma scherziamo? Ma pensiamo davvero che le donne abortiscano per non rovinarsi la linea l'estate a Porto Cervo? O di risolvere tutto infinocchiandole con una pacca sulla spalla e un pacco di pannolini? In un paese in cui un killer di camorra ammazza una donna perché in cambio gli hanno promesso un posto fisso?
Kyra, ci sono i dati dal 1980 in poi. Di che altro tipo di evidenza hai bisogno?
RispondiElimina"Sul numero degli aborti prima delle legge ci sono solo supposizioni"... che si attestano quasi tutte su valori superiori alla media di oggi. Ma lasciamo stare. Prendiamo i dati dal 1980 in poi. Nel 1980 si abortiva di più, adesso si abortisce di meno. Abbiamo salvato la vita a un tot di embrioni. Non è un risultato da sbattere via.
Non ti accontenti del meno peggio? Lascia questa terra alla svelta, perché è il pianeta del meno peggio, dove tutti miriamo al meno peggio, e non è che sia diverso per i cattolici. Chi è insofferente nei confronti del meno peggio non dovrebbe trovare, anche oggi, occasioni di martirio. Il resto è ipocrisia, se ne parla anche nel Vangelo.
La Chiesa è decisamente anti-abortista da 50 anni. Vogliamo dire da 200? Non riesco a ricordare decise prese di posizione di Pio IX o altri pontefici dell'Ottocento, ma fingiamo pure che. Resterebbe comunque da spiegare perché per 1800 le mammane potevano confessarsi e comunicarsi come se niente fosse. Una religione che a 1800 anni dall'ultima Rivelazione cambia così le carte in tavola è comunque curiosa. Ma comunque fino al 1950 l'aborto non era una priorità. E' una questione politica, non teologale.
Vedi, l'aborto non è che sia poi così difficile: o lo consideri un delitto, o no. In entrambi i casi la legalizzazione funziona meglio della proibizione: chiunque lo sa, e infatti una seria proposta anti194 non esiste. Esiste chi specula sull'antiabortismo: chi lo fomenta, chi ne chiacchiera, chi intasca. Esiste la bella industria degli obiettori che abortiscono nelle cliniche; esistono le associazioni che volentieri intascano o intascherebbero il 5 per mille per aprire consultori dove si fanno predicozzi rassicuranti a ragazze incinte. E' un bel business, l'amore per l'embrione.
Prof, grazie per avermi rivelato il vero significato di benaltrismo. Ero sicura fosse un sinonimo di buonismo :(
RispondiEliminaBello questo intervento caro Leonardo. Stai migliorando e forse riuscirai a riprendere dei seri tentativi per uscire dalla nosta palude nazionale stancandoti delle belle farfallozze svolazzanti ed incantanti. Un sapido esempio di benaltrismo a 360° te lo regalo io: manda una e-mail a tutti i Partiti, Associazioni, Società Civili, Comitati, Movimenti, Corporazioni, Circoli... insomma i 100 campanili per ettaro di questo bel Paesone e scrivici sopra: Concordato, 8x1000, laicità, Porta Pia, IOR e otterrai come risposta una beata cippa. La beata cippa e la sintesi sublime del benaltrismo.
RispondiEliminabravo Leo
RispondiEliminadiritti dell'embrione... e quelli della donna?
RispondiEliminama vi par possibile che si possa imporre per legge di riprodursi? di partorire? di essere incubatrice di chi non si vuole incubare? di dare il proprio sangue, ossa, salute, emozioni, paure, a una creatura che non si desidera a che attraverso noi deve passare? fino a che non può essere vivo indipendente da me non lo si pò considerare altro da me e il diritto di decidere per se stessi mi pare inviolabile.
Vera, non capisci: la donna peccatrice si merita l'ira divina. Partorirai con dolore etc etc.
RispondiElimina(uno penserebbe che i capisaldi della Chiesa Cattolica nella societa' siano gli uomini, dati i tassi allucinanti di sessismo d'antan espressi da Scritture e Dottrine. E invece no, storicamente sono state le donne a difendere "la fede". Sindrome di Stoccolma?)
Già, l'uomo come pura forza lavoro (civile o militare) e la donna come fattrice: questi sono i ruoli destinati al popolaccio e niente deve venire a distrarlo. Patriottismo e fede sono i Kapò mentali dei beneficiari ultimi di questo ordine sociale, che allea potentati economici, militari ed ecclesiastici nelle destre nazionalistiche a tutte le latitudini.
RispondiEliminaSono radicati così a fondo nella mente della gente che spesso questa ne diventa la protettrice più zelante. Quando un comportamento è così esteso non credo si possa più parlare di un complesso psicologico, ma di un fenomeno politico.
Nel Novecento si è chiamato fascismo, ma sarebbe interessante trovargliene uno valido attraverso le epoche.
O c'è? Non mi viene in mente.
Al posto di "benaltrismo" suggerirei "ponzio plateria": richiama i furfanti informatici in un flash back alla Bulgakov...
RispondiEliminaDopotutto ci sono espressioni più brutte...
Sommessamente, senza il frastuono dei proclami che si succedono l’uno all’altro, vorrei fare presente che si può essere antiaboristi anche senza volere smantellare la 194. L’aborto è sempre una tragedia, lo è per tutti, ma soprattutto per la donna direttamente coinvolta. Io sono tra coloro che non credono alla soluzione proibizionista, ma tuttavia pensano che non bisognerebbe lasciare nulla di intentato per minimizzare queste tragedie. Il colmo della faccenda è che tanti politici antiabortisti, e in primis proprio questo governo che ci ritroviamo, allo scopo di lottare contro l’aborto, non ha fatto assolutamente nulla, ad esempio nei confronti di donne single nullatenenti. Per inciso, pur trovandomi su sponde esattamente opposte rispetto a Ferrara, mi risulta che anch’egli non si professa proibizionista, e forse non sarebbe male cogliere anche queste sfumature, che ne pensate? Sempre ad urlare e mai riflettere?
RispondiEliminaMannaggia google mi ha magnato il commento, riscrivo tutto daccapo!
RispondiEliminaLeo
l'affermazione che la grazie alla 194 si siano diminuiti il numero di aborti in italia e' quantomeno azzardata, se non un vero e proprio mito. Ci si basa sempre su dati come quelli di wikipedia inm cui si vedrebbe il calo. Ma certi grafici si riferiscono al numero TOTALE di aborti, non al loro rapporto con il numero totale di gravidanze. Che infatti sono pure loro in discesa costante, in maniera quasi parallela, tra l'altro: vedi qui http://www.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20060801_00/testointegrale.pdf
Ora io non ho fatto i conti con la calcolatricee mi potrei sbagliare, ma se confronti i grafici noterai che il rapporto tra numero di nati (cioe' gravidanze, piu' o meno) e il numero di aborti si mantiene grossomodo costante. Cioe' la 194 in realta' non ha diminuito proprio un bel niente.
Sarei felice di aver torto, ma mi sa che no.
(preciso che il tuo post mi trova completamente d'accordo, che sono a favore della 194, che gli argomenti degli estremisti cristiani non mi tangono, e che gli argomenti tipo quelli di Vera e compagnia mi suonano da minorati mentali peggio di quelli degli estremisti cristiani, che i ginecologi obbiettori dovrebbero essere cacciati dagli ospedali pubblici a calci nel sedere)
Luke
@ Luke: prima di dare del minorato mentale alla gente prova a mettersi nei suoi panni. Magari tu saresti anche felice di restare incinto in qualsiasi condizione, ma se delle donne lo considerano un peso considerala almeno un'opinione da rispettare. Vanno bene le statistiche, va bene il "sono pro-194, ma...", però il tuo mi sembra un atteggiamento perlomeno sbrigativo.
RispondiEliminaSono d'accord, la questione aborto è spinosa, e proprio per le ragioni esposte così bene da qualcuno di voi: ci sono i diritti del nascituro e i diritti della donna.
RispondiEliminaNon voglio impelagarmi nel discorso di quando inizia la vita. Non sono una filosofa.
Solo penso che imporre ad una donna di portare un figlio in grembo per mesi, di stare male (fisicamente, psicologicamente), di attirare su di sè la riprovazione sociale (pensate a una ragazzina incinta, o magari a una precaria che viene lasciata a casa), di partorirlo (con dolore)...sia assurdo.
E dato che una donna che non vuole un figlio farebbe qualsiasi cosa pur di non averlo (anche rischiando di morire), la legge è intervenuta legalizzando qualcosa che è difficilmente giustificabile, ma che non avrebbe senso proibire totalmente.
La società dovrebbe cercare di diminuire i casi di aborto, certo, ma non obbligando la donna ad avere un figlio che non vuole (e probabilmente non lo vuole nemmeno l'uomo che...uhm, dov'è?), ma sensibilizzando ragazzi e ragazze sul tema della contraccezione. Sarebbe utile che qualcuno spiegasse ai ragazzini, fin dalla piu tenera età, che "mi controllo" non esiste. E che un preservativo va indossato dall'inizio di un rapporto. Ad esempio.
E poi vorrei capire perchè gli uomini amano tanto esprimere giudizi sulla questione. Dove sono gli uomini quando succede? non ho mai sentito di un ragazzo che ha detto alla ragazza di non abortire, che al figlio ci avrebbe pensato lui, anche da solo. Non conosco nessun ragazzo-padre. ragazze-madri invece si. com'è?
Pensate di uscire una sera con un tipa, di farci sesso, una notte e via. Ma il giorno dopo invece di farvi la doccia e dimenticarvi della cosa, siete incinta. Da lì in poi la vostra vita non sarà più la stessa. E siete soli. ovviamente.
non so, prima di dare della malata mentale a una persona solo perchè vorrebbe poter decidere sul proprio corpo, io ci penserei.
Ah, ultimo appunto, sulla questione "cattolica". Nella religione cristiana il diritto alla vita non è un diritto assoluto. non lo è mai stato. La chiesa, ha appoggiato le crociate, dove certo si andava ad uccidere qualcun altro. Durante l'inquisizione la chiesa ha bruciato o variamente ucciso migliaia di uomini e donne. Per non parlare poi dei passi della bibbia dove si parla di uccidere qualcuno perchè non ha rispettato il riposo settimanale o altro.
Insomma, la chiesa tira fuori i diritto assoluto alla vita solo quando fa comodo a lei.
In short, questione difficile, penso sia giusto dare la possibilità alla donna di scegliere, in modo sicuro, secondo le circostanze e secondo coscienza. Non come una passeggiata, certo, facendo capire l'importanza della scelta, ma non colpevolizzando la donna che la fa.
di sicuro sono stato sbrigativo (si vede pure dalla quantità errori di battitura e grammaticali) e magari ci sono andato giù pesante.
RispondiEliminaSi potrebbe aprire un forum apposta per dibattere l'inflazionatissimo argomento esposto da Vera e le servitù impostaci da madre natura e dal brutto mondo in cui viviamo.... ma qui si andrebbe subito in OT
prometto di non farlo più
Luke
Sommessamente, senza il frastuono dei proclami che si succedono l’uno all’altro, vorrei fare presente che si può essere antiaboristi anche senza volere smantellare la 194. L’aborto è sempre una tragedia, lo è per tutti, ma soprattutto per la donna direttamente coinvolta. Io sono tra coloro che non credono alla soluzione proibizionista, ma tuttavia pensano che non bisognerebbe lasciare nulla di intentato per minimizzare queste tragedie. Il colmo della faccenda è che tanti politici antiaboristi, e in primis proprio questo governo che ci ritroviamo, allo scopo di lottare contro l’aborto, non ha fatto assolutamente nulla, ad esempio nei confronti di donne single nullatenenti. Per inciso, pur trovandomi su sponde esattamente opposte rispetto a Ferrara, mi risulta che anch’egli non si professa proibizionista, e forse non sarebbe male cogliere anche queste sfumature, che ne pensate? Sempre ad urlare e mai riflettere?
RispondiEliminaLa terza volta che inserisco questo commento: io mi chiedo questo Leonardo che sorta di uomo è per avere paura di un'argomentazione garbata?
RispondiEliminaSommessamente, senza il frastuono dei proclami che si succedono l’uno all’altro, vorrei fare presente che si può essere antiaboristi anche senza volere smantellare la 194. L’aborto è sempre una tragedia, lo è per tutti, ma soprattutto per la donna direttamente coinvolta. Io sono tra coloro che non credono alla soluzione proibizionista, ma tuttavia pensano che non bisognerebbe lasciare nulla di intentato per minimizzare queste tragedie. Il colmo della faccenda è che tanti politici antiaboristi, e in primis proprio questo governo che ci ritroviamo, allo scopo di lottare contro l’aborto, non ha fatto assolutamente nulla, ad esempio nei confronti di donne single nullatenenti. Per inciso, pur trovandomi su sponde esattamente opposte rispetto a Ferrara, mi risulta che anch’egli non si professa proibizionista, e forse non sarebbe male cogliere anche queste sfumature, che ne pensate? Sempre ad urlare e mai riflettere?
E' la quarta volta che inserisco questo commento. Mi chiedo che sorta di uomo è questo Leonardo che ha paura di un'argomentazione garbata e mi cancella?
RispondiEliminaSommessamente, senza il frastuono dei proclami che si succedono l’uno all’altro, vorrei fare presente che si può essere antiaboristi anche senza volere smantellare la 194. L’aborto è sempre una tragedia, lo è per tutti, ma soprattutto per la donna direttamente coinvolta. Io sono tra coloro che non credono alla soluzione proibizionista, ma tuttavia pensano che non bisognerebbe lasciare nulla di intentato per minimizzare queste tragedie. Il colmo della faccenda è che tanti politici antiaboristi, e in primis proprio questo governo che ci ritroviamo, allo scopo di lottare contro l’aborto, non ha fatto assolutamente nulla, ad esempio nei confronti di donne single nullatenenti. Per inciso, pur trovandomi su sponde esattamente opposte rispetto a Ferrara, mi risulta che anch’egli non si professa proibizionista, e forse non sarebbe male cogliere anche queste sfumature, che ne pensate? Sempre ad urlare e mai riflettere?
@anonimo
RispondiElimina"Dove sono gli uomini quando succede? non ho mai sentito di un ragazzo che ha detto alla ragazza di non abortire, che al figlio ci avrebbe pensato lui"
Io ne conosco diversi, a partire da mio padre. Se provo a fare la lista non mi basterebbero le dita delle mani.
Così come ho conosciuto ragazzine di 13 anni portate in clinica dalla madre per evitare la vergogna in famiglia. E allora?
"Pensate di uscire una sera con un tipa, di farci sesso, una notte e via. Ma il giorno dopo invece di farvi la doccia e dimenticarvi della cosa, siete incinta" "Il tango si balla in due" dicono in UK. Di chi è la colpa, se non si è usato il preservativo? Le ragazze che ho frequentato io ne avevano sempre una scorta nel comodino (oppure nisba!). E il diaframma? e la spirale? (la pillola capisco che magari no, date le ripercussioni sulla salute nel lungo termine)
L'utilizzo di contraccetivi è responsabilità della persona che non vuole procreare ed è alla portata di chiunque. Se una ragazza resta incinta senza volerlo per il 50% la responsabilità è sua. Non riesco a trovare scusanti a questo semplice fatto, a parte casi di ignoranza (ed è un'altro discorso) o di violenza (che ne è un altro ancora).
Quel che voglio dire è che la 194 probabilmente non è un diritto naturale come certi argomenti vogliono far sembrare. Di sicuro invece è un male minore e necessario per porre rimedio ad errori umani o situazioni tragiche.
Luke
(ultimo commento che altrimenti divento un troll)
Visto che non hai scritto un nuovo post sui Macchianera Blog Awards 2010 ti faccio le mie congratulazioni QUI. Complimentissimi! Te lo sei proprio meritato!
RispondiEliminaCiao,
Simona
Sì, decisamente. Direi che il titolo di miglior blog d'opinione ci sta tutto.
RispondiEliminaE' un post interessante che tratta di un argomento delicato, anzi, delicatissimo.
RispondiEliminaPermettimi però di integrarlo dicendo che manca la visione della donna in quelle affermazioni, il suo punto di vista e il suo sentire sia la gravidanza che una nascita.
Non sono contrario all'aborto, nel senso che ci deve essere una legge che ne regolamenti la libertà, ma ci devono anche essere strutture adeguate sia asupporto delle donne in gravidanza che decidono di abortire ma anche per quelle che decidono di proseguirla.
Spesso si abortisce per necessità, e in quelle necessità ci metto tutto quello che di brutto possa capitarle, da quello economico, sociale e culturale.
Chi si prende poi cura della donna che ha abortito? Delle sue paure, dei suoi rimorsi?
Lorenzo
Chiedo scusa per il parziale Fuori Argomento (ok, ok, Off Topic).
RispondiEliminaRob, il tuo intervento che si chude con l'interrogativo:
"Nel Novecento si è chiamato fascismo, ma sarebbe interessante trovargliene uno valido attraverso le epoche.
O c'è? Non mi viene in mente" mi ha fatto venire in mente immediatamente il libro di Giuliano Pontara "L’ANTIBARBARIE. La concezione etico-politica di Gandhi e il XXI secolo", che parla dell'esperienza di Gandhi soprattutto come antidoto ai totalitarismi.
Probabilmente non risponde alla domanda ma è una contestualizzazione interessante,
Identifica ed approfondisce 8 punti ricorrenti nella storia dei regimi autoritari, da Sparta al Nazismo..
E una suggestiva (per quanto a mio avviso poco "scientifica" frequenza di cicli "democratici" - in cui prevalgono gli aspetti contrari - di circa novanta anni. (scongiuri)
La più estesa recensione che ne trovo è questa:
http://www.lavocedifiore.org/SPIP/article.php3?id_article=1268
Sarebbe interessante che il termine che ancora non c'è pèer descrivere questo ciclo storico venisse coniato sul blog di Leonardo. Mi sembra il minimo. Proviamo?
Identitarismo c'entra, ma è parziale. Nazionalmachismo? Degenerismo? Cattivismo?
Vincenzo, non ho la minima idea del perché i tuoi commenti finissero nello spam. Comunque adesso li ho pubblicati.
RispondiElimina(Magari la prossima volta prima di gridare alla censura aspetta il pomeriggio, o mandami una mail).
@ Grullo
RispondiEliminaCi ho pensato un po' - anche se questa digressione off topic non sembra interessi a molti - e mi sono venuti in mente solo termini già utilizzati nel passato, ripescati dalle memorie dei libri di scuola e comunque legati a periodi storici ben precisi e a personaggi altrettanto precisi (Cesarismo, assolutismo, Franchismo) che c'entrano poco. Niente che denomini bene la triade oligarchica capitale - esercito - religione in un termine valido a partire da Assurbanipal, per passare attraverso Pietro il Grande e finire ad Ahmadinejad. Sicuramente qualche storico l'avrà fatto, e figuriamoci se non ci ha scritto un paio di pagine Gramsci.
Non credo che sia una questione oziosa: negli ultimi anni i nostri politici si sentono in un clima da "fine della Storia" che è tipico di chi ha smesso di credere di potere incidere sul futuro perché non capisce il presente: mentre si parla di lasciarsi alle spalle il conflitto capitale - lavoro come qualcosa di superato, non si fa altro che tributare la vittoria proprio al capitale, rinnegando completamente il ruolo politico della sinistra, mentre la destra invece svolge perfettamente il suo, onorando il mandato di trasferire più ricchezza in una classe invece che in un'altra. Insomma: mai come oggi dalla creazione della Repubblica sono in definizione nette e progettate divisioni tra classi, e mai la sinistra ne ha parlato di meno. Meglio: nella sua attuale debolezza, nella convinzione che il popolo italiano non sia "di sinistra", vaga alla ricerca del consenso dove ritiene ci sia già e rinuncia al formarlo con gli strumenti didattici e culturali che ha utilizzato anche nel suo passato più povero di risorse finanziarie.
Temo che parte del problema risieda nel fatto che la sinistra non è riuscita ad opporre alla rivoluzione berlusconiana (blah), che è stata anche lessicale anche se un po' sbragata, un pronto rinnovamento del proprio dizionario (e non dei propri valori) in un contesto che li ha spiazzati rendendo polverosi, antiquati e filosovietici proprio i termini "capitale" "lavoratori" "sinistra" "proletariato" ecc.
Oggi per identificare il proprio avversario non può che usare termini come "berlusconismo" (gratificando proprio il vecchio B. e offrendo argomenti a chi parla di avversione personale) e "fascismo", termine legato ancora a fez, cerchi di fuoco, Piccole Italiane e, per molti, anche un po' di nostalgia, e che non identifica più, a tanti anni di distanza, proprio quella trista alleanza di poteri forti che mira a far regredire i progressi della società e ad infinocchiarla convincendola che esattamente ciò che vuole.
Credo che Vendola stia cercando per questo parole nuove, ma sulle ali della poesia plana poi su cose come "matrimonio con il popolo" che fanno un po' rabbrividire (a parte il fatto che credo che agli italiani "contratto" piaccia di più di "matrimonio": è un legame si scioglie più facilmente e non comporta che ci si debba piacere per forza).
Leo, mi scuso per l'ennesimo pippone (forse non è questo il luogo per questo commento) e se preferirai non pubblicarlo non griderò certo alla censura. Se però vorrai prenderne spunto per una tua riflessione sarò contento, perché il linguaggio è la tua cera e credo che tu possa dare un grande contributo a questo povero paese, e non è una sviolinata alla Veltroni.
@ Grullo - 1
RispondiEliminaCi ho pensato un po' - anche se questa digressione off topic non sembra interessi a molti - e mi sono venuti in mente solo termini già utilizzati nel passato, ripescati dalle memorie dei libri di scuola e comunque legati a periodi storici ben precisi e a personaggi altrettanto precisi (Cesarismo, assolutismo, Franchismo) che c'entrano poco. Niente che denomini bene la triade oligarchica capitale - esercito - religione in un termine valido a partire da Assurbanipal, per passare attraverso Pietro il Grande e finire ad Ahmadinejad. Sicuramente qualche storico l'avrà fatto, e figuriamoci se non ci ha scritto un paio di pagine Gramsci.
Non credo che sia una questione oziosa: negli ultimi anni i nostri politici si sentono in un clima da "fine della Storia" che è tipico di chi ha smesso di credere di potere incidere sul futuro perché non capisce il presente: mentre si parla di lasciarsi alle spalle il conflitto capitale - lavoro come qualcosa di superato, non si fa altro che tributare la vittoria proprio al capitale, rinnegando completamente il ruolo politico della sinistra, mentre la destra invece svolge perfettamente il suo, onorando il mandato di trasferire più ricchezza in una classe invece che in un'altra. Insomma: mai come oggi dalla creazione della Repubblica sono in definizione nette e progettate divisioni tra classi, e mai la sinistra ne ha parlato di meno. Meglio: nella sua attuale debolezza, nella convinzione che il popolo italiano non sia "di sinistra", vaga alla ricerca del consenso dove ritiene ci sia già e rinuncia al formarlo con gli strumenti didattici e culturali che ha utilizzato anche nel suo passato più povero di risorse finanziarie.
@ Grullo - 2
RispondiEliminaTemo che parte del problema risieda nel fatto che la sinistra non è riuscita ad opporre alla rivoluzione berlusconiana (blah), che è stata anche lessicale anche se un po' sbragata, un pronto rinnovamento del proprio dizionario (e non dei propri valori) in un contesto che li ha spiazzati rendendo polverosi, antiquati e filosovietici proprio i termini "capitale" "lavoratori" "sinistra" "proletariato" ecc.
Oggi per identificare il proprio avversario non può che usare termini come "berlusconismo" (gratificando proprio il vecchio B. e offrendo argomenti a chi parla di avversione personale) e "fascismo", termine legato ancora a fez, cerchi di fuoco, Piccole Italiane e, per molti, anche un po' di nostalgia, e che non identifica più, a tanti anni di distanza, proprio quella trista alleanza di poteri forti che mira a far regredire i progressi della società e ad infinocchiarla convincendola che esattamente ciò che vuole.
Credo che Vendola stia cercando per questo parole nuove, ma sulle ali della poesia plana poi su cose come "matrimonio con il popolo" che fanno un po' rabbrividire (a parte il fatto che credo che agli italiani "contratto" piaccia di più di "matrimonio": è un legame si scioglie più facilmente e non comporta che ci si debba piacere per forza).
Leo, mi scuso per l'ennesimo pippone (forse non è questo il luogo per questo commento) e se preferirai non pubblicarlo non griderò certo alla censura. Se però vorrai prenderne spunto per una tua riflessione sarò contento, perché il linguaggio è la tua cera e credo che tu possa dare un grande contributo a questo povero paese, e non è una sviolinata alla Veltroni.
Il professore esimio Vincenzo Puzza includerebbe volentieri assaie, tra i termini da preservare et salvare, il famigerato "puranchesso".
RispondiEliminache la 194 abbia o meno diminuito il numero di aborti (e lo ha fatto eccome, almeno quelli legalizzati) non ha importanza, e non ha importanza nell'ottica che uno stato "laico" e -e qui esagero- nessuno stato puo' impedire ad un individuo formato (la donna) di decidere del proprio destino, perchè di questo si parla, della vita della persona "ospitante"...se i diritti di un embrione (un organismo pluricellulare ottenuto dal processo di divisione cellulare di uno zigote o di una spora e che non possiede ancora tutti gli organi dell'adulto) valicano quelli di una persona vera, esistente, viva e cosciente, ecco..allora siamo proprio nella melma...
RispondiEliminaL
Ho sempre pensato che la difesa dell'aborto fosse cattolicesimo *cheap*. Solo, in questo post non nomini mai le donne. Peccato. Ma tutti possiamo migliorare le proprie prospettive, perfino tu. :)
RispondiElimina