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giovedì 29 dicembre 2011

30 modi per dire Spread in italiano senza sputare

Forse lo spread non sarà il segno della fine dell'Italia, ma è sicuramente uno dei piccoli grandi segni della fine dell'italiano. Costava davvero così tanta fatica tradurlo? È davvero un concetto così alieno dalla cultura italiana, da richiedere un prestito dall'inglese? Peraltro la parola che ci hanno prestato (con un tasso variabile) è vaghissima, incastra la povera lingua italiana in un groviglio esplosivo di consonanti da cui non ci si può liberare senza pagare un abbondante scotto in saliva (che crea problemi coi microfoni nelle dirette), e nella lingua di provenienza ha un campo semantico amplissimo che va da "spalanca" a "margarina". Davvero non riusciamo a trovare di meglio?

Ma sì che ci riusciamo. Quello che segue è il risultato di un paio d'ore di brainstorming su un forum di cazzeggio, figuratevi se ci si mettessero i linguisti seri. Sono abbastanza fiero di presentarvi Trenta italianissimi modi di tradurre "spread", se l'italiano ci interessasse davvero. L'italiano si salva anche così (più così che incaponendosi sull'apostrofo di "po'" o di "quel").

1. allargamento
2. allargo
3. allontanamento
4. allungamento
5. allungo

6. differenza

       (preciso e di uso comune, forse un po' troppo comune).
7. differenziamento
8. differenziazione
9. discordanza
10 . discrepanza
11. discrimine
        (Questo per esempio è elegante. Attualmente è poco adoperato, per cui potrebbe diventare un ottimo tecnicismo: all'inizio suona strano, dopo tre giorni farebbero tutti a gara per riempircisi la bocca).


12. dislivello
13. disparità
14. distacco
15. distanza
16. distanziamento
17. divaricazione
18. divario 
         (anche questo non è male: sette lettere, nessuno dispendio di saliva inutile come in sPread).


19. forbice
         (il mio preferito: tecnico e concreto. E poi ho un debole per le allegorie).


20. iato
         (stavo per pubblicare quando lo ha detto Monti in conferenza stampa. Non è precisissimo, ma è il più breve in assoluto: quattro lettere, due in meno di spread, perfetto per i titoli dei quotidiani).
21. intervallo


22. scarto
         (un altro papabile: sei lettere, tante quante "spread", molto più comodo da pronunciare, traduzione praticamente letterale).

23. scollamento
        (c'è qualcosa di vagamente appiccicoso nel campo semantico dell'originale "spread").

24. scollatura
       (ideale per i garbati giuochi di parole... peccato che il Bagaglino abbia chiuso)


25. separazione (più chiaro di così)
26. slargo (breve, chiaro, e anche un po' violento)
27. spalancamento
28. spalmatura
29. sperequazione
30. stacco


Bastano, che dite? Ovviamente nessuno si aspetta che i titolisti comincino a usare "divaricazione" o "differenziamento", però valeva la pena di mostrare che il vocabolario italiano non è quella mummia ingessata che si crede in giro. "Iato", "scarto", "forbice", "discrimine", sono tutti termini italianissimi, comprensibili, eleganti, relativamente brevi, e non ti fanno sputare l'anima col significante.
Che a quello ci pensa già il significato.

(Grazie a tutti quelli che hanno giocato, segnatevi un caffè sul mio conto).

18 commenti:

  1. Come mai manca "differenziale"? che è l'unico termine usato realmente in economia.

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  2. Il problema è che sia in matematica che in meccanica "differenziale" ha significati molto tecnici, che non corrispondono a quello che intendiamo con spread. Visto che ci sono almeno altri 30 termini utilizzabili, differenziale lo lascerei perdere.

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  3. appunto, dicono già tutti differenziale, che fa tanto semiasse e marca la differenza con differenza, visto che è rapportato in punti percentuali e non in assoluto

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  4. Forse divago, ma forse il problema è che ci manca una seria accademia della lingua.Che ne pensate?

    P.S. pure io avevo pensato differenziale. Comunque voto per forbice. Pure se iato è strepitoso e inarrivabile.

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  5. Il fatto che una parola abbia già in matematica e meccanica dei "significati molto tecnici", non significa che non possa assumerne un terzo, altrettanto tecnico, in economia.
    D'altronde se c'è già, vivaddio, una traduzione largamente usata (fatto miracoloso di questi tempo di anglomani) perché forzare l'uso di altri termini, per amore, se non dell'italianità, almeno della nostra lingua, aiutiamo semmai consolidare questa tendenza già in atto

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  6. Mi piace divario.
    Ma siccome abbiamo già il differenziale, direi di rafforzare quello, che è l'unico cavallo che può ancora farcela.
    Differenziale, anche se tecnico, mi sembra di facile comprensione: suggerisce che parliamo di una differenza con quel suffisso "iale" che conferisce al tutto quell'aura minima di tecnicalità necessaria quando si parla appunto di concetti tecnici definiti.

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  7. Arrivo tardi ma butto lì la traduzione che ritengo corretta per "spread" in contesto economico-finanziario: si dice (dovrebbe dire?) "forchetta". Saluti.
    Adriano

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  8. è sorprendente, gli italiani hanno più parole per dire "spread" di quante ne hanno gli eschimesi per dire neve

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  9. Non so se sono d'accordo.

    A volte trovo fastidiosi gli anglismi gratuiti, così come quelli che infilano la Weltanschauung da tutte le parti, o amano le espressioni par excellence.

    Però ognuno parla come gli pare, e se siamo ipnotizzati dall'inglese, amen. Le lingue nascono, muoiono, cambiano, e secondo me non ha senso regolarle se non attraverso l'uso (io sono uno che il congiuntivo può crepare in pace, anche se personalmente non riesco a farne a meno, in molti contesti).

    Se fosse esistito un blog verso il VI sec. d.C. (più o meno, eh,) per salvare la nostra cara lingua madre da quei fastidiosi germanismi, o semplicemente dai solecismi ormai imperanti, oggi dovrei scrivere in latino, e non avrei Dante nella mia libreria...

    Uqbal

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  10. Mi dispiace dissentire.
    La parola "spread" si può sì tradurre in trenta e più modi, ma - nell'accezione di cui ci stiamo occupando - in nessuno di una parola sola: annunciare che "è aumentato il divario" (o "la forbice", o "la scollatura"... poco importa) comporta la necessità di chiarire di quale divario si parli (aggiungendo quindi "tra i buoni del tesoro decennali italiani e quelli di pari durata tedeschi"). La parola "spread", invece (quando è prestata all'italiano, perchè in inglese mantiene la stesa indeterminatezza) assume automaticamente l'accezione di cui sopra e significa già tutte quelle cose che andrebbero altrimenti esplicitate. IMHO.
    Ciao,
    Andrea

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  11. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  12. Il brutto dell'internet ai giorni nostri è che ti induce al sospetto costante; leggi "IMHO" in un post che parla dell'abuso di espressioni anglofone e pensi subito a un troll. OMG.

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  13. Momo, uno si sbatte per elaborare un minimo di pensiero e tutto quello che gli commenti sono le ultime quattro lettere? Così passa la voglia di "postare" (parlando di anglismi...)! :-)
    Ciao,
    A.

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  14. Mi accodo a chi si e' stupito della mancanza del termine 'differenziale'.
    Si tratta del termine alternativo a 'spread' ormai di uso piu' comune.
    Non credo occorra reinventarsi la ruota, per una volta che il termine italiano ce lo abbiamo...

    Tamerlano

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  15. È bello, ma è greco... mi sembra una presa in giro sostituire un anglismo con un grecismo, come se l'italiano proprio non ce la potesse fare.

    Andrea, anche di "spread" all'inizio ce n'erano tanti, e bisognava chiarire di quale si stava parlando: in ogni caso ci si mette un po' a battezzare un tecnicismo.

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  16. prima di oggi io conoscevo lo spread del mio mutuo
    che sarebbe il guadagno della banca (la differenza tra il tasso nominale e il tasso che pago effettivamente)
    quindi è vero che ora diciamo spread per dire differenza tra i rendimenti del bund... ma penso che forbice rende l'idea, si usa correntemente (per dire la forbice tra il prezzo all'ingrosso e al dettaglio... tra il costo industriale della benzina e quello alla pompa... tra lo stipendio lordo e netto porc#§&%$)

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  17. Ieri a Otto e mezzo Monti ha usato "divario"!

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