Date un'occhiata per esempio alla galleria pubblicata ieri dal Post, in cui compaiono tra l'altro quasi tutte le sue buffe mogli, e altri uomini celebri, e donne anche belle; ma non c'è niente da fare. Se nella foto c'è lui, la foto è sua. Il punctum se lo mangia, Ernest Borgnine, probabilmente gli rimane incastrato tra i denti. Se dovete spiegare a qualcuno cosa sia la fotogenia, mostrategli Ernest Borgnine. Un attore molto bello (o un po' brutto) può senz'altro ipnotizzarci per un po', ma Borgnine era uno dei pochi che poteva convincerci in qualsiasi momento di essere nostro zio, di esserlo sempre stato, ehi zio! Scusa che non ti ho fatto gli auguri a Natale. Al punto che viene il dubbio che non fosse nemmeno un grande attore, così come un camaleonte non è un esperto pittore: forse la sua espressività irradiata dalle rughe sottociliari era un caso particolarissimo di pareidolia; forse Borgnine non ha mai fatto altro che mostrare la sua faccia, e tutte le emozioni ce le mettevamo noi. Però, accidenti, funzionava. Borgnine ti metteva a tuo agio, anche quando ti trovavi a 24 ore dall'Apocalisse in una Manhattan popolata esclusivamente da mostri e criminali... ma quando hai visto lui hai tirato fiato: va bene, ci saranno i mostri e i criminali, ma c'è anche lo zio che guida il taxi, non può finire troppo male. Non c'era nemmeno bisogno di fargli imparare troppe battute, bastava metterlo in un angolino e la scena, qualsiasi scena, acquistava più realismo e naturalezza: per forza, c'è lo zio. Bisogna anche dire che una delle rare volte che ha fatto il protagonista, ha portato a casa un Oscar, quindi il professionismo c'era. Ma soprattutto c'era quella faccia.
La faccia dei nostri zii, dei nostri nonni. Dentature sgraziate, ma bianchissime di speranza. Una generazione che non è mai stata veramente giovane, tranne forse qualche mese durante la guerra, il tempo per posare in bianco e nero con l'uniforme e la brillantina. Fino agli anni Sessanta di giovani, anche nei film d'azione, non ce ne sono mica tanti. Anche nei film di guerra hanno pance, rughe, passati da rimproverarsi. Alla bruttezza classica del suo tempo, Borgnine aggiungeva un pizzico di esotismo che però (come nell'altro caso eclatante di Charles Bronson) non tradiva nessuna provenienza geografica specifica: Borgnine non era proprio l'americano medio, ma poteva essere qualsiasi esponente di qualsiasi minoranza in qualsiasi momento: dal capo indiano al capoclan di camorra; e i cheyenne e i borsaneristi di Poggioreale avrebbero invariabilmente esclamato: ehi, zio!
Borgnine in realtà era di Hamden, Connecticut; però la mamma era nata a Carpi. Non so quanto questo c'entri col fatto che di tutti i caratteristi del cinema americano '50-'60-'70 è l'unico di cui ho sempre saputo il nome, sempre, fin dai lontani tempi del lego sul tappeto. È pur vero che mi sembra una faccia familiare, ma credo che mi sembrerebbe così anche se fossi vissuto nel Delta del Mississippi; anzi, se socchiudo gli occhi e ci penso tre secondi, riesco a immaginarmi anche Borgnine afroamericano, sputato! Che suona la tromba in qualche vecchio film in B/N, giusto una comparsata mentre Satchmo si terge la fronte.
Non so se il cinema di oggi sia migliore, davvero non lo so, tra l'altro non vado al cinema da così tanto tempo che potrebbe anche essere risorto e rimorto, il cinema. Di sicuro mancano facce come la sua. Certo, se ci voleva un conflitto mondiale a produrle, se ne può anche fare a meno. Però la tranquillità di poter trovare il mio bidello, il mio macellaio in una sequenza - anche in un ruolo di psicopatico, va bene - quella tranquillità che ti trattiene dal cambiare il canale, nei pigri pomeriggi o a tarda notte, quella non mi torna più. Gli attori della mia età non mi mettono a mio agio, molti di loro hanno deciso di non invecchiare e la cosa comincia a inquietarmi. Magari i bambini che giocano sul tappeto al giorno d'oggi li troveranno amabili zii ugualmente. Ci spero; nel frattempo uno come Borgnine mi manca.
Splendido articolo davvero. Nulla da aggiungere.
RispondiEliminaBravo Leo, manca anche a me.
RispondiEliminaGiò
E' la nostalgia dei tempi andati.
RispondiEliminaCaro Leo, Ernesto non c'era nel film su Entebbe, con Bronson. C'era Martin Balsam, ma era un ostaggio. Non so a quale ruolo ti riferisci.
RispondiEliminaVero! Boh, ero convinto di averlo visto nelle riunioni. Ma fino a qualche tempo fa ero anche sicuro che avesse fatto Tutti a casa, si vede che borgninizzo la gente.
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