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giovedì 19 settembre 2013

L'opzione San Gennaro

E questa è solo una cappella, la chiesa è ben più grossa. No, per dire.
19 settembre - San Gennaro (272-305), patrono di Napoli. 

Da quel che ho capito andrà così: stamattina alle nove meno un quarto il cardinale arcivescovo, Sua Eminenza Reverendissima Crescenzio Sepe, entrerà nella Reale Cappella del Tesoro di San Gennaro, una chiesa-nella-chiesa (fa parte del duomo di Napoli, ma non appartiene alla Curia, bensì alla Città. È complicato). Non si soffermerà nemmeno per un istante sugli ori e i preziosi il cui valore teorico complessivo supererebbe, secondo gli esperti e i gemmologi che hanno provato a stimarlo, quello dei gioielli della Corona d'Inghilterra. Il cardinale non li degnerà di uno sguardo, e non per modestia ma perché non si trovano lì, bensì dispersi tra un caveau e i tre piani del Museo del Tesoro attiguo. Senza distrarsi, girerà un paio di chiavi nell'antica cassaforte che custodisce ben altro tesoro: due modeste ampolline. Una è praticamente vuota: il contenuto è a Madrid, ce lo portò un re di Napoli (Carlo III) quando nel 1579 fu promosso re di Spagna. L'altra è quella che avete visto nelle foto, rossa di una sostanza che forse è sangue rappreso e forse no: e che tre volte all'anno, quando il Cardinale la solleva, la maneggia, la mostra ai credenti, a volte ritorna allo stato liquido; e a volte no. È un miracolo? No, per la Chiesa è soltanto un prodigio. Non occorre credervi; d'altro canto più di uno studioso negli ultimi anni si è adoperato a dimostrare che il fenomeno è spiegabile scientificamente senza ricorrere al soprannaturale. Anche il fatto che a volte si liquefaccia e a volte no potrebbe dipendere da fattori contingenti (temperatura, pressione, sollecitazioni da parte di chi regge l'ampolla). Speriamo in ogni caso che stamattina ce la faccia, perché quando resta secca non è di buon auspicio. Su internet poi si trova di tutto, ma una bella tabella con una serie storica di liquefazioni, e magari una correlazione con avvenimenti storici più o meno fortunati (guerre, pestilenze, eruzioni, scudetti del Napoli) non l'ho trovata.

Foto di Paola Magni http://www.flickr.com/photos/42107329@N00/3943705691
Comunque, una volta esposto, il Sangue ha otto giorni a disposizione per liquefarsi; o meglio, i fedeli hanno una ottava per riuscire a commuovere il Santo con le loro preghiere. Se entro il 27 non è ancora successo niente, amen, San Gennaro non è mica obbligato. Certo sarebbe una cattiva notizia, e chi ha bisogno di cattive notizie di questi tempi? Napoli no di sicuro.

Deve già mandar giù il boccone del vulcanologo giapponese di fama mondiale che a un recente convegno ci ha fatto sapere che il Vesuvio potrebbe eruttare. Già che c'era poteva anche confidarci che sulla pizza ci vuole la mozzarella - ché non lo sappiamo, che il Vesuvio può eruttare da un momento all'altro? Ce lo deve venire a dire un giapponese? A noi che la vulcanologia l'abbiamo praticamente inventata, quando loro ancora stavano all'età del bronzo e noi già pubblicavamo i primi reportage delle eruzioni? Dico a te professor Nakada Setsuya, ti dice niente Plinio il Giovane? Ma poi davvero, è quel che si dice un segreto di Pulcinella. Persino Bertolaso, quando ancora dirigeva la Protezione Civile, ah, ve lo ricordate Bertolaso? Non esattamente un allarmista, anzi se c'era da convincere un aquilano a restare in casa durante uno sciame sismico, non si risparmiava. Ecco, proprio quel Bertolaso: forse che non lo sapeva che il Vesuvio potrebbe eruttare? Aveva anche proposto di allargare la zona rossa al Comune di Napoli. La zona rossa è un insieme di comuni molto densamente popolati che, laddove il vulcano cominciasse a brontolare, dovrebbero evacuare. Recentemente è stata ampliata: in questo momento vi abitano all'incirca 750.000 abitanti, più gli abusivi, meno gli emigrati. La quinta metropoli d'Italia, un po' più piccola di Torino, molto più grande di Genova. Per Bertolaso, il minimizzatore Bertolaso, la zona andava ampliata un po' di più, e guardando la cartina è difficile dargli torto: per quale motivo i lapilli o le nubi ardenti dovrebbero fermarsi ai limiti del comune di Napoli? C'è il problema che in quel comune risiede un altro milioncino di abitanti. Bertolaso non lo nascondeva: "Il Vesuvio è il più grande problema di Protezione Civile che c'è in Italia". Bisognava valutare se "predisporre piani di evacuazione per almeno un milione di cittadini, tra cui molti di Napoli". (Giornale della protezione civile, aprile 2010). Evacuare un milione di abitanti. Dove?

Eh.

1872 In altre regioni d'Italia, dice il Piano. E va bene, in fondo che sarà mai ospitare più o meno un milione di sfollati della zona vesuviana per qualche giorno o mese. Il problema è un po' più a monte. In altre regioni d'Italia, questi vesuviani, come ci arrivano? Ci sono abbastanza strade per portarli in sicurezza in tempi brevi? Ci saranno, professor Nakada, noi non è mica che ci facciamo cogliere impreparati; quattro giorni fa siamo riusciti a scucire 54 milioni di fondi europei per la Statale 268, quella che corre intorno alle pendici del vulcano. I lavori stanno per iniziare - quando saranno ultimati la statale si riverserà nella Milano-Napoli con un bello svincolo. Nel frattempo, se San Gennaro ci volesse dare una mano... Esercitazioni? Potremmo farne un po' di più, questo è vero, e tuttavia con le esercitazioni bisogna andarci piano, quella volta che fecero l'antiterrorismo si scontrarono due ambulanze in piazza Garibaldi, cinque feriti. Ma insomma si fa quel che si può, e come si è affrettato a precisare l'istituto nazionale di vulcanologia, il Vesuvio è costantemente monitorato. È il vulcano più studiato del mondo.

SCOTTA! SCOTTA!
SCOTTA! SCOTTA!
Lo abbiamo sempre avuto tra i piedi - custodisce le orme di umani che fuggivano da un'eruzione liquida di tremila anni fa. Abbiamo i calchi dei pompeiani, bloccati nel fango nella posa in cui morirono, le mani al collo, intossicati e forse ustionati da una nube ardente e velenosa. Però sappiamo anche che può riposare per secoli interi. Tra 1000 e 1600 non si registrano eruzioni sicure. Nello stesso periodo anche la venerazione per Gennaro rimane abbastanza in sordina. Sicuramente i napoletani lo invocano sin dal quinto secolo, benché non fosse stato vescovo di Napoli ma di Benevento, e fosse morto a Pozzuoli ovviamente sotto Diocleziano, decapitato dai persecutori dopo una serie di tentativi infruttuosi (i leoni non lo volevano mangiare, la fornace non riusciva a cuocerlo, ecc). La testa era poi finita nelle catacombe di Capodimonte e i napoletani vi si erano affezionati: non abbastanza però da costruirgli una chiesa, mentre a una servetta come Santa Restituta era già dedicata una cattedrale. Non si preoccuparono nemmeno di recuperare il resto del corpo, che giacque per secoli dimenticato nell'abbazia di Montevergine, surclassato da reliquie più popolari. E le ampolline? Per quanto ne sappiamo sono sempre state a Napoli, ma non ne abbiamo notizia fino al 1389, in una cronaca dove per la prima volta si descrive la prodigiosa liquefazione, durante le celebrazioni ferragostane dell'Assunta. Lo stupore degli spettatori ci fa ipotizzare che stessero assistendo al fenomeno per la prima volta; d'altro canto questo tipo di celebrazioni attirano sempre gente che si lascia stupire facilmente, e quindi insomma potrebbe anche trattarsi di una tradizione già consolidata. Però una cronaca coeva non ne parla (nemmeno quando si sofferma sui miracoli attribuiti a Gennaro), e in generale nessuno ritiene necessario farne menzione fino alla seconda metà del Cinquecento. Gennaro diventa protagonista della devozione napoletana nello sfortunatissimo 1526, quando tra un assedio e una pestilenza i napoletani fanno voto di dedicargli almeno una cappella del nuovo duomo. La pestilenza si placa, ma per assolvere il voto ci sarebbe voluto più di un secolo, e soprattutto la prima grande eruzione esplosiva da secoli, quella del 1631. Di lì in poi i lavori procedettero più spediti e la cappella fu inaugurata nel giro di 15 anni (continua sul Post...)

5 commenti:

  1. forse l'eruzione del vesuvio sarà LA soluzione
    ochei, detto la stronzata posso andare avanti
    'sta cosa del sangue di s. gennaro e delle reliquie in genere mi fa sbellicare: poi dici selvaggi agli altri!
    pensa agli inglesi come si opporranno agli aiuti ai "vulcanizzati" napoletani... comunque è ovvio che prevenire una vulcanata è difficile, voglio dire: svuoti tutta l'area del vesuvio e la tieni lì così, vuota?
    se per caso gli olandesi moderni si comportassero come noialtri mi sa che non ci sarebbe più olanda da un pezzo, tutto mare...
    ma comunque succederà, prima o dopo. di una cosa siamo sicuri: il giorno dopo, sul blog di grillo, qualcuno dirà "l'avevo detto" e proporrà le dimissioni di qualcuno
    per dire:
    solo negli ultimi due giorni hanno chiesto le dimissioni di alfano, amato, boldrini (e sono ancora alla b)...

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    1. Non si tratta di svuotare l'area, si tratta di portare il tempo che ci vuole a evacuare l'area dagli attuali mesi a più ragionevoli ore, e magari, contestualmente, il numero di vittime di un'eventuale evacuazione dalle attuali migliaia a un più sereno zero.

      Tanto per fare un esempio: a de Magistris l'hanno spiegato che cosa dovrebbe fare, se a un certo punto gli dicessero che il vulcano sta per eruttare? E ai cittadini?

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    2. non sono un vulcanologp, non lavoro alla protezione civile e la mia opinione è ininfluente al 100%
      da quel che ho letto a seconda di come il vesuvio deciderà di fare i morti saranno migliaia o milioni
      se è vero il 10% di quel che si dice sul traffico di napoli... sono spacciati!
      quindi, torniamo a bomba: forse *davvero* l'unico modo per evitare tanti morti è svuotare l'area
      comunque ho dimenticato di dire che 'sto post mi è piaciuto assai: brillante, divertente e riflettente (nel senso che fa riflettere)

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  2. Da Spinoza.it:
    Un vulcanologo giapponese lancia l’allarme: “Il Vesuvio esploderà, serve un piano”. Idiota, è questo il piano.
    :-)

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