Il babbuino è in computergrafica, credo. |
Poi riaccendono il telefono.
In un angolo, il critico di Cuneo e provincia sgranocchia amaro i suoi pistacchi. Pensa: per questa questa roba mi sono perso il finale di stagione di Gomorra su rai3, coi sottotitoli. E dire che un film lo avevo già visto questa settimana, uno bellissimo, trascinante, un'esperienza per gli occhi, le orecchie e il cuore. Whiplash. Si chiama così, è l'opera autobiografica di un regista esordiente ha sbancato al Sundance e la notte successiva porterà a casa tre meritatissimi Oscar. Whiplash ha un montaggio che non ti lascia tregua, i suoi attori per farlo funzionare si sono presi a schiaffi e hanno suonato fino a perdere sangue dalle mani. È uscito due settimane fa, e avrei voluto recensirlo questa settimana, ma a Cuneo non si è ancora visto. In compenso Un piccione seduto eccetera è già al cinema Fiamma, dove potete recarvi alle 21:15 per scoprire, se ancora avevate dubbi, che la vita è assurda e che anche certe giurie della Mostra di Venezia non scherzano. In concorso, se vi ricordate, c'era Birdman. Secondo i giurati dell'Academy è il miglior film del 2014. La migliore regia del 2014. La migliore sceneggiatura originale. La migliore fotografia. D'altro canto è solo Hollywood, cosa vuoi che ne sappiano. Un film costruito come un unico piano sequenza, mah, troppo artificioso, troppo tecnico. Vuoi mettere con la camera fissa, quella sì che è artistica. Incidentalmente, è anche l'espediente adottato dalle sit-com televisive per semplificarsi la vita e tenere basso il budget, ma che c'entra? Roy Andersson non è mica Camera Cafè, lui fa tutta una ricerca sulla prospettiva, inoltre è molto più... lento, e... fa meno ridere, quindi... è Cinema d'Autore.
Un bar all'aperto. Passa una tizia e si sfila una scarpa. La sbatte contro il bancone e se ne va.
COMMESSO VIAGGIATORE: aveva un sasso nella scarpa.
ALTRO CLIENTE SEDUTO AL TAVOLINO: già.
COMMESSO VIAGGIATORE: è stato bello.
ALTRO CLIENTE: cosa c'è di bello in un sasso nella scarpa?
COMMESSO VIAGGIATORE: è stato bello quando se l'è tolto.
ALTRO CLIENTE: ...
COMMESSO VIAGGIATORE: mi scusi, non vorrei essere importuno, ma non le interessa per caso acquistare degli scherzi di carnevale? Ho qui dei pezzi molto interessanti che le posso cedere a metà prezzo.
ALTRO CLIENTE: no, grazie.
COMMESSO VIAGGIATORE: grazie a lei, mi scusi.
(L'altro cliente si alza dal tavolino e se ne va).
Un piccione ricorda inevitabilmente il teatro di Beckett, più o meno come un'aranciata a base di colorante può ricordare una spremuta... (continua su +eventi!) Beckett aveva un gran senso del ritmo, Andersson rallenta a piacere. Beckett aveva un raro umor nero, Andersson tira avanti con le stesse tre trovate per un’ora e mezza. Sembra persuaso che un Beckett rallentato e rarefatto funzionerà il doppio, e i giurati di Venezia gli danno pure ragione. Le gag non sono intrinsecamente più sottili o intelligenti di quelle di un film di Neri Parenti: sono solo molto più lente. Si ride (poco) perché la gente è brutta, perché la gente è stupida, perché i vecchi sono sordi, si ride persino di una bambina down che recita una poesia assurda. Ma è la vita a essere assurda, no? Quindi, insomma, vale tutto.
“Ed ecco un altro mercoledì”.
“Come? Non è giovedì?”
“No, è mercoledì”.
“Eppure stamattina mi sentivo che fosse un giovedì”.
“Ma come si possono sentire i giovedì? I giorni non si sentono. I giorni si contano: dopo lunedì c’è il martedì, e poi il mercoledì, e poi il giovedì…”
“Eppure mi sentivo che fosse un giovedì”.
(Altri cinque minuti se ne vanno così).
Sono molto contento di come sono andati gli Oscar. Tifavo per Birdman e Whiplash. Forse non sono capolavori, ma sono film che mi sono piaciuti immensamente mentre li guardavo. Non riuscivo a staccare gli occhi dallo schermo, volevo capire cosa sarebbe successo, soffrivo per la sorte dei personaggi. In entrambi i film questo coinvolgimento si interrompe bruscamente nel finale, come se stessi ascoltando due sinfonie che si chiudano sulla nota sbagliata. Comincio a domandarmi se dopotutto sono d’accordo con quel che ho visto. Mentre li vedevo ci credevo, ora che ho visto dove sono andati a parare – forse non ci credo più. Credo che sia tutto quello che si può domandare a un film: prima la partecipazione emotiva, poi lo straniamento critico. Birdman e Whiplash ci arrivano con espedienti diversi e forse ci arrivano per sbaglio, ma ci arrivano, e questo è quel che conta.
Un piccione non arriva da nessuna parte. Approfitta dell’ideologia più comoda possibile: il mondo è assurdo, quindi perché darsi la pena di concatenare cause ed effetti per raccontarti una storia? Perché muovere la macchina da presa? Ci sarà sempre qualche critico che vedrà il coraggio dove a volte c’è solo pigrizia, e surrealismo dove invece non c’è nemmeno più molta fantasia. Un piccione è al Fiamma di Cuneo, alle 21: 15.
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...solo a me ricorda un po' Krusciov...?
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