BIRDMAN
Ciao a tutti, mi chiamo Leonardo e avevo un sogno: scrivere su Friday Prejudice, il mio preferito tra quei pochi blog in lingua italiana in cui non mi avevano ancora fatto entrare. Fino a oggi! Oggi è il mio grande momento! Sono molto emozionato, anche perché, come alcuni di voi sapranno, non so un cazzo di cinema ma mi ostino a parlarne. Con Birdman vado tranquillo perché se siete lettori di Friday probabilmente ne sapete più di me, e se ne sapete più di me siete consapevoli di che razza di bomba sia innescata sotto le nostre poltroncine, e del fatto che Iñárritu stavolta abbia davvero messo d’accordo tutti (92% al pomodorometro, si dice così?) Anzi è probabile che a questo punto l’abbiate già visto, e siccome era a Venezia l’anno scorso non saprei biasimarvi. Però se avete dieci euro e due ore io vi propongo di esplorare lo stesso un multisala al pomeriggio e guardare quanti ragazzini entrano convinti di farsi il classico film di supereroi del mese, e come reagiscono di fronte a una specie di lungo piano sequenza su un vecchio attore che ha un sogno ma deve lottare coi suoi fantasmi. BOMBA DI FINE DEL MONDO.
JUPITER – IL DESTINO DELL’UNIVERSO
Ciao a tutti, sono sempre quello di prima e due anni fa avevo un sogno: i fratelli Wachowski che all’improvviso si scuotevano dal loro torpore e da una base improvvisata nel Vecchio Mondo si mettevano a bombardare la prevedibilità hollywoodiana sovvertendo le regole del cinema d’azione. Ma poi qualche mese fa ho visto il primo trailer di questa roba, con Mila Kunis che di mestiere scrosta i gabinetti con l’Anatra WC ma ha un sogno: salvare l’universo! E infatti Channing Tatum con le orecchie a punta le spiega che lei è la reincarnazione della principessa dell’umanità, e il tutto è un’idea originale dei Wachowski. Come dire che le idee originali le hanno finite persino loro – se tutto quello che riescono a tirar fuori è un polpettone per young adults su un canovaccio che gratta gratta (con l’Anatra) è Cenerentola. E io ci ho voluto bene a ‘sti due registi squinternati. Ho difeso Cloud Atlas e i suoi trucchi e parrucchi imbarazzanti, e l’idea di un cinema veramente sconclusionato e folle, e nel frattempo loro mi imbastivano questa roba che ha tutta l’aria del primo episodio di una trilogia che poi diventa una quadrilogia perché tanto ormai i costumi li abbiam fatti fare e vaffanculo. Il cuore insomma mi dice pecora, ma un’altra voce dentro di me controbatte: in campana, lo sai che non capisci un cazzo di cinema, vero? Lo sai che i Wachowski ogni volta che si mettono d’impegno fondano una religione? Cioè pillola rossa e pillola blu, te le ricordi? Il revival della gnosi, l’unica realtà virtuale credibile mai messa su celluloide? E la maschera di Guy Fawkes, le avresti mai più dato una chance? Occhio che questo ha veramente l’aria di un puttanata usa-e-getta, ma potrebbe anche contenere quelle due tre situazioni che si salderanno nell’inconscio della prossima generazione. Speriamo che tra queste non vi sia quel siparietto in cui Tatum dice: Maestà io di fronte a lei sono un cane! e lei risponde: mi piacciono i cani, e poi che succede? Gli allenta il guinzaglio? Gli lancia un bastoncino? Gli offre pietosa un ginocchio su cui – PENSATORE.
THE ICEMAN
No, aspetta, adesso devo tirarmi via dalla testa l’immagine di Mila Kunis che scende nel parco a pisciare Channing Tatum. Secondo voi di che razza è? Mastino? Io senza museruola non lo porterei. Ma le orecchie non gliele puoi mozzare? Tutto questo è anche un po’ colpa di Facciamola finita, non so se avete presente quella scena in cui porta il collare e – a proposito, in The Iceman c’è James Franco! E poi c’è Wynona Rider! C’è Ray Liotta che secondo me fa il gangster, una coraggiosa scelta di casting(*). Però il protagonista è Michael Shannon che interpreta Richard Kuklinski, un onesto padre di famiglia che negli anni Sessanta ha un sogno: vuole arrivare a fine mese. Così per arrotondare comincia ad ammazzare la gente per conto della mafia, ma la cosa gli scappa un po’ di mano e ne fa fuori forse duecentocinquanta. Insomma è la risposta mafiosa ad American Sniper: un soggetto che si vende da solo, una storia pazzesca, un cast interessante, e tuttavia ci ha messo tre anni ad arrivare nelle sale italiane (era a Venezia l’anno prima di Birdman). Il che secondo me vuol dire una sola cosa e quella cosa non è Bomba. Il trailer, per quel che vale, suggerisce l’idea di un sacco di gente ammazzata in fretta perché il pubblico vuole le emozioni ma anche il bodycount. Pensatore? Pensatore.
(*) IRONIA
MUNE – IL GUARDIANO DELLA LUNA
Dalla locandina sembra discretamente orribile. Mune è farina del sacco di Alexandre Heboyan, già animatore per la Dreamworks di film abbastanza sopra alla media della Dreamworks (Mostri contro alieni, Kung Fu Panda), ma se l’orsetto ciccione aveva un indubbio peso comico, questa creaturina efebica che ha un sogno (guardare la luna) risulta antipatica a pelle; sembra Avatar di Cameron ridisegnato da un tredicenne in fissa dura con gli anime. Il trailer va già meglio; diciamo che i francesi nell’animazione 3d non hanno rivali continentali, e prima o poi un sabato sera piovoso su Italia1 Mune potrà risolvervelo, specie se avete bambini. Ma portarli al cinema per questa roba, nah. Gli stronzetti ve lo chiedono perché hanno visto il trailer col leprotto blu tutto occhioni? Tenete duro, la prossima settimana esce il film di Shaun the Sheep. Non sapete cos’è Shaun the Sheep? Rimediate subito!
Dalla locandina sembra discretamente orribile. Mune è farina del sacco di Alexandre Heboyan, già animatore per la Dreamworks di film abbastanza sopra alla media della Dreamworks (Mostri contro alieni, Kung Fu Panda), ma se l’orsetto ciccione aveva un indubbio peso comico, questa creaturina efebica che ha un sogno (guardare la luna) risulta antipatica a pelle; sembra Avatar di Cameron ridisegnato da un tredicenne in fissa dura con gli anime. Il trailer va già meglio; diciamo che i francesi nell’animazione 3d non hanno rivali continentali, e prima o poi un sabato sera piovoso su Italia1 Mune potrà risolvervelo, specie se avete bambini. Ma portarli al cinema per questa roba, nah. Gli stronzetti ve lo chiedono perché hanno visto il trailer col leprotto blu tutto occhioni? Tenete duro, la prossima settimana esce il film di Shaun the Sheep. Non sapete cos’è Shaun the Sheep? Rimediate subito!
NON SPOSATE LE MIE FIGLIE
Questo è un grande successo di pubblico in Francia, e quindi si può tranquillamente aggirare in attesa del remake italiano in cui la coppia cattolicissima che ha un sogno (sposare una figlia su quattro con un correligionario) potrebbero farla, boh, Castellitto e la Buy? Bentivoglio e la Morante? Quante combinazioni sono ancora disponibili? La premessa è la medesima di Indovina chi viene a cena, soltanto che siamo nel 2015, le figlie sono quattro, e quella che porta a casa il nero arriva ultima; la prima aveva portato un ebreo, la seconda un musulmano, la terza un cinese. Choc culturali a strafottere! Tanti quiproquo ma anche tanto amore! Un inno alla multiculturalità e alla tolleranza che non trova il pubblico italiano nel momento migliore, diciamo così. Ora però sto pensando a chi sarà il nero nella versione italiana – possibile che non abbiamo un solo attore afroitaliano credibile, nel 2015? Neanche qualcuno che abbia fatto un po’ di fiction, niente? La pubblicità del kinder bueno vale? Nel frattempo a questo film diciamo Pecora. Un po’ pensosa, ma pecora.
Questo è un grande successo di pubblico in Francia, e quindi si può tranquillamente aggirare in attesa del remake italiano in cui la coppia cattolicissima che ha un sogno (sposare una figlia su quattro con un correligionario) potrebbero farla, boh, Castellitto e la Buy? Bentivoglio e la Morante? Quante combinazioni sono ancora disponibili? La premessa è la medesima di Indovina chi viene a cena, soltanto che siamo nel 2015, le figlie sono quattro, e quella che porta a casa il nero arriva ultima; la prima aveva portato un ebreo, la seconda un musulmano, la terza un cinese. Choc culturali a strafottere! Tanti quiproquo ma anche tanto amore! Un inno alla multiculturalità e alla tolleranza che non trova il pubblico italiano nel momento migliore, diciamo così. Ora però sto pensando a chi sarà il nero nella versione italiana – possibile che non abbiamo un solo attore afroitaliano credibile, nel 2015? Neanche qualcuno che abbia fatto un po’ di fiction, niente? La pubblicità del kinder bueno vale? Nel frattempo a questo film diciamo Pecora. Un po’ pensosa, ma pecora.
EDUCAZIONE AFFETTIVA
Ma com’è entrare in Friday Prejudice, com’è? Sono contento che mi abbiate fatto questa domanda. Dunque, all’improvviso ti levano il cappuccio e ti ritrovi in una stanza buia. Intorno a te ci sono tutti i più grandi cinefili dell’internet italiana, ma non riesci a vederli. Di colpo una fessura di luce, una porta cigolante si apre e viene calciato dentro a forza un piccolo Film Italiano. A quel punto la voce di Kekkoz risuona, vagamente camonica, nell’oscurità. CANDIDATO! SE VUOI ESSERE DAVVERO AMMESSO, SAI COSA DEVI FARE.
“Ma è solo un piccolo film, non ha fatto niente di m-“.
“DERIDILO!”
“Ma non l’ho neanche vis-”
“PORTATELO VIA, NON È UNO DI NOI”.
“No, no, aspettate”.
Dunque. Che roba è? Un reality su una classe di quinta elementare che ha un sogno ma vive con ansia l’attesa di quell’orribile trauma che sarà il passaggio in prima media? Diomio, ma è davvero sfortunato. Gli doveva proprio capitare la settimana in cui i pregiudizi li scrive un prof delle medie? Allora, tanto per cominciare non si chiama più “elementare” da vent’anni. Primaria. Si chiama primaria. E poi lo so, che ci volete fare bambini miei, è terribile, tra tre mesi arriverete in un posto dove per la prima volta qualcuno pretenderà da voi che scriviate IN ITALIANO. CON LA PUNTEGGIATURA. E INVECE VOI AVETE PASSATO CINQUE ANNI A DISCUTERE DELLE VOSTRE CAZZO DI EMOZIONI, DEI VOSTRI CAZZO DI AFFETTI, A FARVI I GRATTINI NEI BRACCINI, E AVETE IL QUORE PIENO DI EMOZZIONI MA NON SAPETE ANCORA COME SI SCRIVONO. E ALLORA MI FATE GLI EMOTICON NEI TEMI E DEVO SPIEGARVI CHE QUATTRO È UN VOTO BRUTTO. No, no, fermatemi, non posso deriderlo davvero, c’è un conflitto d’interessi. Poi in realtà sono convinto che l’educazione all’affettività sia importante, specie adesso che Famiglia Cristiana dice che fa diventare i bambini gay, giuro – oddio in effetti nel trailer c’è una bambina che celebra il matrimonio di altre tre (“vi dichiaro moglie, moglie, moglie”); il che alle Sentinelle in Piedi non garberà. E poi ci sono tutte quelle inquadrature coi bambini di spalle, tutte quelle nuche in soggettiva che fanno molto Gus Van S-PENSATORE.
Ma com’è entrare in Friday Prejudice, com’è? Sono contento che mi abbiate fatto questa domanda. Dunque, all’improvviso ti levano il cappuccio e ti ritrovi in una stanza buia. Intorno a te ci sono tutti i più grandi cinefili dell’internet italiana, ma non riesci a vederli. Di colpo una fessura di luce, una porta cigolante si apre e viene calciato dentro a forza un piccolo Film Italiano. A quel punto la voce di Kekkoz risuona, vagamente camonica, nell’oscurità. CANDIDATO! SE VUOI ESSERE DAVVERO AMMESSO, SAI COSA DEVI FARE.
“Ma è solo un piccolo film, non ha fatto niente di m-“.
“DERIDILO!”
“Ma non l’ho neanche vis-”
“PORTATELO VIA, NON È UNO DI NOI”.
“No, no, aspettate”.
Dunque. Che roba è? Un reality su una classe di quinta elementare che ha un sogno ma vive con ansia l’attesa di quell’orribile trauma che sarà il passaggio in prima media? Diomio, ma è davvero sfortunato. Gli doveva proprio capitare la settimana in cui i pregiudizi li scrive un prof delle medie? Allora, tanto per cominciare non si chiama più “elementare” da vent’anni. Primaria. Si chiama primaria. E poi lo so, che ci volete fare bambini miei, è terribile, tra tre mesi arriverete in un posto dove per la prima volta qualcuno pretenderà da voi che scriviate IN ITALIANO. CON LA PUNTEGGIATURA. E INVECE VOI AVETE PASSATO CINQUE ANNI A DISCUTERE DELLE VOSTRE CAZZO DI EMOZIONI, DEI VOSTRI CAZZO DI AFFETTI, A FARVI I GRATTINI NEI BRACCINI, E AVETE IL QUORE PIENO DI EMOZZIONI MA NON SAPETE ANCORA COME SI SCRIVONO. E ALLORA MI FATE GLI EMOTICON NEI TEMI E DEVO SPIEGARVI CHE QUATTRO È UN VOTO BRUTTO. No, no, fermatemi, non posso deriderlo davvero, c’è un conflitto d’interessi. Poi in realtà sono convinto che l’educazione all’affettività sia importante, specie adesso che Famiglia Cristiana dice che fa diventare i bambini gay, giuro – oddio in effetti nel trailer c’è una bambina che celebra il matrimonio di altre tre (“vi dichiaro moglie, moglie, moglie”); il che alle Sentinelle in Piedi non garberà. E poi ci sono tutte quelle inquadrature coi bambini di spalle, tutte quelle nuche in soggettiva che fanno molto Gus Van S-PENSATORE.
PS: moratoria su Vasco nei trailer. Ovviamente i bambini di questo film, quando uscì quella canzone (in un altro film) non erano ancora nati.
LEONI
Leoni è una commedia sul Veneto in crisi in cui stranamente non c’è Battiston, bensì Marcorè che ha un sogno (pagare i debiti) e sfoggia il suo accento messo a punto al tempo in cui fu Papa Luciani – il sorriso di Dio. Essendo il Veneto, ed essendo in crisi, il pensiero corre subito ai film di Mazzacurati, e la tristezza si vena di inquietudine: sapete quanti anni ha La lingua del Santo? Quindici. Il toro ne ha venti. Cioè voi la chiamate “crisi”, ma c’è tutta una generazione nelle scuole primarie e secondarie che c’è nata in mezzo. Non l’hanno vista iniziare e non si sognano nemmeno più che finisca. E questo non solo in Veneto, anzi sono un po’ invidioso perché questi film di cialtroni senza scrupoli li fanno quasi sempre in Veneto, al massimo in Piemonte e in Lombardia, e noi emiliani chi siamo? Possibile che le nostre infiltrazioni camorristiche non interessino nessuno? Perché non attraversate il Po, di chi avete paura? Di Pupi Avati? In effetti. Comunque questo film dal trailer non mi sembra così deridibile, c’è quel crocefisso di plastica che come correlato oggettivo è un po’ banale ma funziona, insomma un pensatore me lo gioco. Non ho la minima idea di chi sia il regista – ho googlato ed è uscito un arcivescovo cardinale segretario di Stato del Santo Padre, ah ah ah, vi immaginate se l’ha girato lui per davvero?
Leoni è una commedia sul Veneto in crisi in cui stranamente non c’è Battiston, bensì Marcorè che ha un sogno (pagare i debiti) e sfoggia il suo accento messo a punto al tempo in cui fu Papa Luciani – il sorriso di Dio. Essendo il Veneto, ed essendo in crisi, il pensiero corre subito ai film di Mazzacurati, e la tristezza si vena di inquietudine: sapete quanti anni ha La lingua del Santo? Quindici. Il toro ne ha venti. Cioè voi la chiamate “crisi”, ma c’è tutta una generazione nelle scuole primarie e secondarie che c’è nata in mezzo. Non l’hanno vista iniziare e non si sognano nemmeno più che finisca. E questo non solo in Veneto, anzi sono un po’ invidioso perché questi film di cialtroni senza scrupoli li fanno quasi sempre in Veneto, al massimo in Piemonte e in Lombardia, e noi emiliani chi siamo? Possibile che le nostre infiltrazioni camorristiche non interessino nessuno? Perché non attraversate il Po, di chi avete paura? Di Pupi Avati? In effetti. Comunque questo film dal trailer non mi sembra così deridibile, c’è quel crocefisso di plastica che come correlato oggettivo è un po’ banale ma funziona, insomma un pensatore me lo gioco. Non ho la minima idea di chi sia il regista – ho googlato ed è uscito un arcivescovo cardinale segretario di Stato del Santo Padre, ah ah ah, vi immaginate se l’ha girato lui per davvero?
NON C’È DUE SENZA TE
La vera ragione di interesse per questo film (oltre a Belén Rodriguez), consiste nel suo essere uno spinoff dell’opera prima di Checco Zalone, richiamata sin dalla locandina nuvolosa. Come avrete notato, il 2014 è stato un anno senza Checco Zalone. È un problema? Dipende. Diciamo che la sua latitanza potrebbe giustificare da sola la flessione del 7% negli incassi nelle sale italiane – 44 milioni di euro in meno; lui però l’anno prima ne aveva incassati da solo più di cinquanta. Dunque oggi come oggi la crisi del cinema è quella cosa che avviene se Checco Zalone si prende una vacanza. Ovviamente le cose sono più complicate, perché in sua assenza molti hanno cercato di colmarne il vuoto, col risultato di inflazionare il segmento commedia ridanciana però con un occhio all’attualità. Tra tanti c’è pure Massimo Cappelli che ha pensato bene di prendere la coppia gay e la locandina zaloniana, montarci sopra Belén (che ha un sogno), e figurati se non sarà un successo. La premessa del quarantenne gay che se incontra Belén diventa meno gay è abbastanza avvilente: cioè io per carità sono di quelli che ancora si ostinano a credere che la sessualità sia un costrutto sociale, però a quarant’anni se Channing Tatum viene ad abbaiare sotto casa mia mica divento meno etero. O no? Bisognerebbe fare l’esperimento. Comunque a nessun regista italiano di commedie ridanciane ma con un occhio alle evoluzioni della società è ancora venuto in mente di prendere un padre di famiglia quarantenne e facciamo che incontra un bel manzo e all’improvviso scopre che è un po’ gay. O me lo sono perso? Insomma, direi che è Pecora. E così finalmente ho trovato il mio FILM ITALIANO DA DERIDERE DELLA SETTIMANA!
“IL CANDIDATO HA SUPERATO LA PROVA”.
“SUL SERIO?”
“STAI VERAMENTE RASCHIANDO IL BARILE, KEKKOZ”.
Grazie grazie sono commosso. Come?
Dite che devo pregiudicare anche l’ultimo film? Secondo me se ne sono andati tutti ormai. Comunque ecco a voi
BIAGIO
Biagio ha un sogno: trovare Dio. Nel silenzio. Nei pascoli. Tra i barboni. Prima aveva tutto ed era triste, adesso indovina: tutto il contrario! Eccetera. Tra quarant’anni, se non saremo tutti tornati pastori (tutti felicissimi), probabilmente qualcuno metterà in fila i film e i libri di questo filone neopovero neorurale, e noterà che sono davvero tanti e che questo senz’altro voleva dire qualcosa. Io conservo un po’ di stima per Pasquale Scimeca dai tempi di Placido Rizzotto, forse solo per quella corsa contro la morte il tempo e la guerra che mi fa venire i brividi ogni volta che ci ripenso (più spesso di quanto vorrei), e malgrado il trailer rabbrividente spero che il suo film neopovero sia più vicino all’Olmi migliore che ai pensierini di quel barbone in maglietta che andava sempre nei talk della Bignardi – non credo che lo vedrò mai, ma un pensatore posso lasciarglielo, per quel che mi costa. E questo è tutto. Come sono andato? Come sono andato?
Ehi, c’è ancora qualcuno?
Biagio ha un sogno: trovare Dio. Nel silenzio. Nei pascoli. Tra i barboni. Prima aveva tutto ed era triste, adesso indovina: tutto il contrario! Eccetera. Tra quarant’anni, se non saremo tutti tornati pastori (tutti felicissimi), probabilmente qualcuno metterà in fila i film e i libri di questo filone neopovero neorurale, e noterà che sono davvero tanti e che questo senz’altro voleva dire qualcosa. Io conservo un po’ di stima per Pasquale Scimeca dai tempi di Placido Rizzotto, forse solo per quella corsa contro la morte il tempo e la guerra che mi fa venire i brividi ogni volta che ci ripenso (più spesso di quanto vorrei), e malgrado il trailer rabbrividente spero che il suo film neopovero sia più vicino all’Olmi migliore che ai pensierini di quel barbone in maglietta che andava sempre nei talk della Bignardi – non credo che lo vedrò mai, ma un pensatore posso lasciarglielo, per quel che mi costa. E questo è tutto. Come sono andato? Come sono andato?
Ehi, c’è ancora qualcuno?
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