E in questo tutto c'è anche il terrorismo di matrice islamica, com'è normale che sia - benché continui a fare meno vittime del traffico, non c'è motivo per cui non debba spaventare un qualsiasi europeo di mezza età che ha una famiglia e ogni tanto vorrebbe andare al cinema o in ispiaggia. Quindi sì, ho paura anch'io. Se in questo periodo non ne scrivo, non è per paura di ammettere di non aver paura. Più banalmente: sono un adulto, e non credo che gli adulti dovrebbero fare spettacolo delle proprie emozioni.
Lo so che è strano scriverlo su un blog; che all'inizio del gioco nella melassa delle emozioni abbiamo tutti intinto la penna e non solo; ma se c'è un errore in archivio da cui mi piacerebbe prendere le distanze, è proprio questo. Quando sei un bambino, se hai paura urli e piangi. È giusto che sia così, è giusto che gli adulti si ricordino continuamente che hai esigenze, così non ti dimenticano in macchina nel parcheggio. Quando cresci - e intorno a te i bambini cominciano a piangere - tu sei quello che deve restare calmo. Anche se hai paura. Proprio perché hai paura.
Questa è una cosa che ho capito molto presto, credo grazie allo scoutismo. A distanza di mezza vita continuo a rendermi conto che lo scoutismo ha fatto un'enorme differenza nel modo in cui sono cresciuto. Non per i discorsi che facevamo e che mi sono quasi tutti dimenticato, ma per il modo in cui lo scoutismo ci prendeva a diciott'anni e ci intestava la responsabilità di una ventina di minorenni, tuttora se ci ripenso mi spavento - così che invece di preoccuparci dei soliti nostri problemi di generazione X dovevamo passare il tempo a tirar su il morale a questi monelli, anche quando si allagavano le tende o qualcuno si fratturava il femore. Eravamo incoscienti, certo, ma se anche avessimo avuto un po' di paura, non ci era consentito esibirla. È così che sono cresciuto; forse è per questo che lavoro ancora coi minori e non vado in giro a strillare che il mondo sta finendo e l'eurabia trionferà. Non lo trovo razionale, ma soprattutto non lo trovo virile.
Ma non ci sono più le parole, scrisse Giuliano Ferrara una quindicina d’anni fa: eppure, da allora, abbiamo fatto solo quelle [ma parla per te, al limite parla per Giuliano Ferrara], anzi, abbiamo anche preso a vendere emozioni anziché notizie. Eccone il risultato, ecco alfine le emozioni, le parole: che io odio l’Islam, blablablà, va avanti a lungo.
Ma insomma, "eccone il risultato". Invece di prendervi delle responsabilità, di esercitarvi a ragionare coi lettori scansando le reazioni più emotive, avete deciso che avreste venduto emozioni, amplificato emozioni, sdoganato le emozioni. Il risultato è che state sulla cinquantina e il vostro mestiere consiste nel vomitare odio su un giornalino di benpensanti razzisti che hanno bisogno di sentirsi dire che l'Islam è odioso, e il cui contributo alla guerra di civiltà si esaurirà nel farvi l'obolo di un euro, un euro e venti, e magari sputare sulla passante magrebina che incrociano al semaforo. Tu, Filippo Facci, che pure sembravi così intelligente: e il tuo collega Giordano, quella povera persona che chiama alle armi l'occidente con la sua vocina querula, una metafora vivente. Speculare sui bassi istinti dei vostri lettori non è soltanto spregevole e rischioso. Soprattutto, non è una cosa da veri uomini.
A Libero sì che sanno taggare |
Nel senso un po' machista del termine, sì.
Siete quei poveri isterici che nei film catastrofici urlano MORIREMO TUTTI!, e nessuno spettatore in effetti ritiene necessario che debbano sopravvivere. Va bene, la congiuntura è quel che è, ormai i giornali si vendono così - ma in realtà non li vendete lo stesso. Perché dovrei avere rispetto per gente come voi? Per quindici anni avete solo detto parole, parole, parole, e intanto io ad esempio lavoravo. Con un sacco di brava gente, alcuni anche musulmani. In questi quindici anni diversi li ho diplomati, alcuni li vedo ancora: hanno un lavoro, magari pensano a farsi una famiglia. Il famoso Islam moderato, che secondo le vostre teorie quindecennali non esiste. Magari davvero no, non saprei: posso dire che è da mezza vita che ho a che fare con bambini musulmani, genitori musulmani, ragazzi musulmani, e mediamente mi hanno dato meno problemi di quelli di origine italiana (mi hanno anche dato meno problemi di Filippo Facci). Insomma io non lo so se esiste l'Islam moderato, ma in questi 15 anni coi musulmani moderati ci ho lavorato. Voi non lo vedete perché non è il vostro target, da quel che scrivete si capisce benissimo che il vostro contatto coi musulmani si limita al kebab all'angolo e alla tizia che vi lava le scale e che secondo Gramellini dovrebbe subito andare in questura se sente discorsi strani in moschea. Ma c'è tanta gente che vive e lavora e studia: e voi non li vedete. Non studiano nelle vostre scuole, non lavorano nei vostri giornali, e nemmeno li compreranno mai, quindi perché preoccuparsi? Eh, ma io in quelle scuole invece ci lavoro. Quest'anno la mia alunna che si è diplomata col voto più alto era di origine pakistana, per dire.
Certo, ogni tanto i miei studenti mi raccontano cose che mi spaventano - anche se cerco di non mostrarlo. Per esempio raccontano di passanti che inveiscono contro di loro. Succede spesso dopo un attentato. Ragazzine di dodici anni che tornano a casa a piedi, magari una delle due porta un velo: passa un vecchio in bicicletta e sputa loro addosso. Queste cose non vanno mai in prima pagina, nemmeno in sedicesima, ma succedono un po' tutti i giorni. Quel vecchio magari non legge gli sfoghi estivi di Filippo Facci su quanto è opportuno tirare calci all'Islam che siede sui nostri marciapiedi. Però Libero, quando pubblica una strippata di Facci sull'Islam, pensa esattamente a quel tipo di lettore.
Adesso viene la parte più inquietante. Una cosa che scrive Facci - che l'Islam sarebbe avrebbe portato una "permalosità sconosciuta alla nostra cultura" - è abbastanza ridicola, soprattutto se penso all'autore. Però sì, un certo tipo di permalosità è innegabile, anche se lo trovo un tratto comune di tutte le civiltà mediterranee. Comunque può essere un problema, anche considerato che le temperature non si abbasseranno per un po'. Ora, io ho avuto diversi studenti musulmani, e il rischio della radicalizzazione so cos'è. Se mi chiedi: quale fattore può portare un ragazzino o una ragazzina a radicalizzarsi, io a freddo ti risponderei: un vecchio in bicicletta che ti sputa addosso, o sputa a tua sorella.
Dunque, caro Facci, la situazione è questa: tu per vivere fai la tua tiratina isterica su Libero: un coglione razzista la legge, esce di casa e sputa addosso a una ragazzina. Quella ragazzina magari ha un fratello che lavora con me. Se è permaloso, se si radicalizza, non verrà a farsi esplodere a casa tua, figurati. Non saranno cazzi tuoi, mi rendo conto. Saranno cazzi tutti miei, se un giorno viene a scuola con un coltello o peggio.
Ma io non posso avere paura. Nessuno mi paga per averne. Nessuno mi paga per pisciarmi addosso le mie emozioni.
Invece mi pagano per aver coraggio. Quindi io continuerò ad avere coraggio, e tu continuerai ad avere paura. Così è la vita.
Volevo dirti un'ultima cosa ad effetto, del tipo: la prossima volta che ti sale il panico, cerca di essere un uomo, Filippo Facci. So già che mi risponderesti - senza un'ombra di islamica permalosità - vaffanculo imbecille. Già. Buone vacanze anche a te.
Quindi la permalosità 'comunemente mediterranea' che ti aspetti dagli islamici che conosci è del genere: se qualcuno sputa a mia sorella, prendo e vado a tagliare la gola al primo che capita.
RispondiEliminaBeh, mi sento virilmente rassicurato.
Non dovresti. Non hai capito granché di quel passaggio, prova a rileggerlo.
EliminaBello (sentito e originale), anche se non sono molto d'accordo. Tutti i Musulmani (adulti) a cui ho insegnato aderiscono, ovviamente con gradazioni diverse, all'ideologia antioccidentale, la cui causa principale non è il colonialismo occidentale (è una delle cause ma non la principale: si veda ad esempio http://www.ibs.it/code/9788806171988/buruma-ian/occidentalismo-occidente-agli.html). Mi sono sempre trovato benissimo con loro, ma evitando il più possibile di parlare di temi storici e politici, altrimenti quando si discuteva di Salman Rushdie o di Israele o di USA o di Francia ero costretto a scegliere tra l'assumere un antipatico atteggiamento paternalistico (spiegando gli avvenimenti storici, di cui non sono un grande esperto ma di cui loro non avevano alcuna idea oppure avevano idee false causate dalla propaganda: Protocolli dei Savi di Sion e via dicendo) e il continuare la lezione ignorando la violenza implicita nelle loro idee, ma masticando amaro.
EliminaIn generale (fatta eccezione per le persone molto colte, per quelle molto buone, per gli ipocriti e per gli incoerenti), Mulsumani e Cristiani agiscono da persone moderate solo nelle situazioni (personali o storiche) in cui è la loro sensibilità personale a essere chiamata in gioco; ma quando sono le loro idee politiche (fondamentalmente impersonali) a essere chiamate in gioco, non possono agire in modo moderato, perché la loro coerenza e la loro fede, manipolate dall'ideologia, li spingono nella direzione inevitabile del disprezzo (o persino dell'odio) per "noi".
Bellissimo pezzo. Ma mi trovo più d'accordo con Alberto Cassone. Non credo che sia il vecchietto che mi sputa a convincermi a farmi saltare in aria o cose del genere. La superiorità (almeno morale) dell'Islam sull'Occidente è un'idea di tanti musulmani, anche moderati. Magari la tengono nascosta in un angolo di cervello, e non la esprimono. E' una cosa normale, lo farei anch'io.
EliminaPensa se ti trasferissi stabilmente in Iran per motivi di lavoro. E' ovvio che considereresti l'occidente come "migliore", ed è altrettanto ovvio che terresti questa cosa per te. Sorrideresti a tutti e cercheresti di comportarti normalmente. Ma se proprio qualcuno ti chiedesse: "ma allora ti trovi meglio in Iran?" Allora risponderesti...
Penso che la radicalizzazione non venga dal vecchietto che sputa. Semmai viene dal fallire nell'integrarsi, nel trovare un posto soddisfacente nella società. Questo, unito alle idee blandamente anti-occidentali della famiglia e dell'ambiente in cui si vive, fa sì che piano piano il risentimento verso la società faccia prendere sul serio quelle idee.
Quello che passa dal cervello di un radicalizzato è più meno questo:
"Non è la società che non mi vuole, sono io a non volere la società. Mio padre odia in silenzio l'occidente e non fa mai niente. E' un debole, forse un vile. Io devo essere migliore di lui e mettere in pratica quelle che per lui sono solo chiacchere. In questo modo dimostrerò a tutti che sono un eroe, e non un reietto."
Insomma, non credo che il problema da risolvere sia Feltri o Facci. Bisogna seguire di più la seconda generazione di immigrati. Aiutarli ad integrarsi, specialmente nelle situazioni familiari di disagio. Far sì che trovino qualcosa per cui NON farsi saltare in aria.
Heavymachinegun, tu e Alberto dite cose verissime, sensatissime, ma che personalmente do per acquisite. Chiunque tende a privilegiare cultura e valori d'origine (banalizzando, pensa a quanti Pugliesi a Milano non hanno mai assaggiato l'ossobuco ma si ostinano a pretendere i sapori di casa :D ). Ma se a questo aggiungi i problemi reali dovuti al non trovare una collocazione soddisfacente nel nuovo ambiente e in più pure sputi e insulti gratis la cosa può diventare problematica.
Eliminal'obiettivo dell'integrazione non siano gli stranieri che arrivano, ma i loro figli. I padri, per forza di cose, sono estremamente legati alle loro origini, alle loro tradizioni, al mondo in cui sono cresciuti.
Ho dimenticato di sottolineare un punto più importante. Leggere i titoli di Libero (e prendersi gli sputi) può portare i figli a pensare che il padre abbia ragione a odiare l'occidente e fare "specchio riflesso" quando ci si sente rifiutati con odio è un meccanismo fin troppo facile da innescare. "La società mi odia" diventa velocissimamente "io odio la società".
EliminaHeavymachinegun, senza offesa, ma "La superiorità (almeno morale) dell'Islam sull'Occidente è un'idea di tanti musulmani, anche moderati. Magari la tengono nascosta in un angolo di cervello, e non la esprimono." sembra un po' un discorso alimentato ad aria fritta.
EliminaVogliamo davvero introdurre nel discorso l'idea sciocchina che a definire se uno è un moderato sia l'assenza di pensieri "scomodi", o possiamo restare nella realtà, che da sempre indica con una certa precisione come siano le azioni a definire chi siamo, e che anzi un'azione equilibrata ha valore doppio esattamente in ragione della presenza di motivi non dico validi, ma più o meno sentiti per non averlo, quell'equilibrio?
Poi non so, magari sono io che non ho capito.
Leonardo, applausi. Leggere cose di questo tipo aiuta anche noialtri ad essere più coraggiosi.
RispondiEliminaBello
RispondiEliminaIntervento efficace e di grande livello. Complimenti
RispondiEliminaFare del male è incredibilmente più facile di quanto si pensi.
RispondiEliminaCostruire, stare bene e far stare bene le persone intorno a sé, aiutarle a riflettere è ben più complesso e comporta capacità notevoli, nonché grande autocontrollo.
Questo post è un'autentica lezione di vita, di cui ringrazio l'autore.
A me Facci a volte piace, a volte fa riflettere, a volte (come questa) non lo sopporto. Ti faccio i miei complimenti per l'analisi, la lucidità e l'umanità; come ha detto qualcuno qui sopra, mi aiuti anche a capire meglio tante cose, quindi tanta stima (come dicono i giovani).
RispondiEliminaa parte Facci, il pezzo fa un'analisi molto centrata e condivisibile, e che secondo me vale anche piu' in generale per la discussione sul "politicamente corretto": il politically correct senza il quale citta' come Londra o New York esploderebbero. Solo i "benpensanti razzisti" possono giocare a non essere politicamente corretti. Non, come bene dice Leonardo, la "gente che vive e lavora e studia". Assolutamente d'accordo.
RispondiEliminaUna cosa che invece non mi trova molto d'accordo o che non ho ben capito e' il riferimento alla virilita', alle cose "da veri uomini". Solo perche' quasi tutte le donne con cui io ho a che fare non mancano della razionalita' e del coraggio personale e civile di cui parla Leonardo. Ma e' solo una nota.
Grazie Leonardo per questo post.
RispondiEliminaNon molto convincente questa volta. Eppure non dovrebbe essere così complicato smontare quell'obbrobrio scritto da quel signore. Potrebbe essere la cosa più razzista e ignorante che abbia letto negli ultimi anni (e a volte leggo i commento de Il fatto...). Non si può rispondere con l'aneddotica a uno che scrive "odio l’Islam, tutti gli islam, gli islamici e la loro religione più schifosa addirittura di tutte le altre, odio il loro odio che è proibito odiare, le loro moschee squallide, la cultura aniconica e la puzza di piedi". Che roba è? Il diario di un teenager 50enne, finto-ribelle che vuole essere Hitchens senza averne le basi.
RispondiEliminaCiao Leonardo, stiamo discutendo del tuo articolo qui: http://www.hookii.it/filippo-facci-odio-islam-tondelli/
RispondiEliminaSE volessi partecipare alla discussione te ne saremmo grati.
Scusate, sto poco sull'internet in questi giorni.
EliminaNiente, Facci non ha abboccato
RispondiEliminaMi dispiace, non sono per niente d'accordo. Questo Leonardo scrive a parolacce un'opinione espressa in modo coonfusionario.
RispondiEliminaNon sono d'accordo perché i dati empirici mostrano che la Cina ed il Giappone, che notoriamente adottano politiche da "pugno di ferro" sia in tema di immigrazione che di islam, non hanno sofferto neanche lontanamente la quantità di violenza che l'Europa dell' "integrazione", dell' "accoglienza" e della "multiculturalità" stanno subendo, peraltro in modo crescente. Il Giappone in particolare, che non prevede alcun metodo di "integrazione" della popolazione immigrata non ha MAI subito un attentato di matrice islamica o di qualsivoglia mano "non autoctona".
Però questi sono dati che i media del "politicamente corretto" vedono bene di nascondere.
Alla luce dei fatti mi sembra che l'estremo oriente combatta il terrorismo in modo estremamente efficace. Forse dovremmo cominciare ad imparare da loro.
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RispondiEliminaOgnuno ha il diritto inalienabile di amare e odiare quel che gli pare.
RispondiEliminaLe azioni sono soggette a norme relazionali, i sentimenti no, sono liberi.