Il ragazzo è un missile.
Qualche mese fa, in un momento di apparente lucidità, Matteo Renzi ammise che la personalizzazione della campagna referendaria era stata un errore. Già al tempo si sapeva come sarebbe andata a finire; già al tempo qualcuno apprezzò quello che sembrava un tentativo di correggere il tiro. Già allora qualcun altro scuoteva la testa - insomma: è Matteo Renzi. Per forza personalizza. Se l'acqua non bagnasse, se il vento non soffiasse, se Matto Renzi non personalizzasse. Cresciuto politicamente tra provincia e comune di Firenze, in una fase in cui partiti e corpi intermedi si ritiravano lasciando spazio a personaggi e personaggetti, Renzi è progettato per vivere ogni battaglia politica nel modo più plebiscitario possibile. O con lui o contro di lui. Del resto è così che si diventa sindaci, che si diventa personaggi mediatici, e forse funziona così anche con le primarie del Pd, ormai. Con palazzo Chigi le regole (per ora) sono un po' diverse, ma forse era un po' tardi per impararle. Prima o poi doveva metterseli tutti contro e andare a sbattere. È anche difficile prendersela con lui, insomma: è fatto così. Lo avevate pur capito che era progettato così. Un missile innescato dai tempi delle prime Leopolde. Non è che possa cambiare traiettoria in corsa, non è che possa imparare un gioco diverso. I missili solo una cosa sanno fare.
A mezzanotte e un quarto, quando ancora il conteggio delle schede era una stima, Matteo Renzi ha voluto salutarci e mostrarci quanta importanza stesse dando davvero al testo costituzionale - perché a quel punto c'era ancora qualcuno che pensava che il referendum fosse sulla Costituzione, sapete. Ha spiegato che è stata colpa sua, tutta sua. Che i suoi elettori non c'entrano. Che ha fatto tante belle cose ma adesso lascia, perché evidentemente qualcuno non lo vuole. Ha fatto il suo concession speech, tanto simile a quello delle primarie di quattro anni fa, perché alla fine nella sua testa il politico è quella figura americana che ammette le sconfitte a conteggi in corso. Tra qualche tempo forse riuscirà più evidente l'assurdità della cosa: sulla scheda non c'era scritto Renzi, non c'era scritto PD, non c'era scritto Cambia Verso Rottamiamo i Professoroni. C'era un quesito costituzionale. Ma per Renzi le croci sul No erano contro di lui e queste è l'unica cosa che importi: lui. Se l'acqua non bagnasse, se il vento non soffiasse, forse sarebbe andata in un modo diverso.
È la fine della sua carriera? A occhio non sembra, anzi. Non fosse Renzi, avrebbe di che festeggiare, e non è escluso che in privato non lo abbia fatto. Alle europee di due anni fa il PD di Renzi valeva 11 milioni: il 40%. Dopo due anni di governo, con un logoramento inevitabile, senza una parte importante del PD, è riuscito a ottenere il Sì di tredici milioni di italiani. Insomma si tratterebbe di una vittoria, da spartire con alleati evanescenti (Alfano? Verdini?) che difficilmente avranno portato al mulino un milione di elettori in tutto. I sostenitori del Sì e i renziani più o meno entusiasti avrebbero di che festeggiare per un risultato che attesta la popolarità del loro leader, collocandolo al centro dell'arco costituzionale con un pacchetto di consensi che non si sta consumando col tempo. Avrebbero avuto più di un motivo di reclamare un risultato che dice, semplicemente, che qualsiasi futura maggioranza di governo dovrà fare i conti con loro.
Ma non sarebbero stati renziani. Non starebbero vivendo questi anni di governo come il talent show del giovane primo ministro contro tutti. Sir Robert Baden-Powell, il fondatore dello scoutismo, proponeva di lasciare il mondo migliore di come lo avessimo trovato. Renzi lascia il PD devastato, il principale movimento di opposizione più compatto che mai, la scuola disorientata, il mondo del lavoro in stagnazione e un sistema bancario sull'orlo del baratro. Qualcun altro si sarebbe sentito responsabile per tutto questo. Qualcun altro avrebbe cercato di evitare una consultazione referendaria, magari cercando di far passare qualche riforma attraverso la maggioranza qualificata del parlamento. Se non avesse funzionato, qualcun altro avrebbe potuto almeno recepire le critiche che arrivavano da costituzionalisti insigni e da membri del suo stesso partito. Infine, qualcun altro avrebbe potuto sganciarsi davvero dalla campagna, magari scaricandola sulle spalle della sua ministra delle Riforme, che nessuno considera una bella statuina; qualcuno potrebbe aver mantenuto un profilo super partes, dopotutto è già successo che una maggioranza perdesse un referendum e non è stata la fine di quella maggioranza. Qualcuno avrebbe potuto non essere Matteo Renzi, ma è andata così.
E adesso che succede? Forse niente. Le borse che dovevano crollare sono state calme, confermando che il dramma è tutto televisivo. Matteo Renzi ha finito la sua campagna, Matteo Renzi ha promesso soldi a tutti, cartelle di Equitalia condonate e ponti sugli stretti di Messina, ora l'intervallo è finito. C'è per l'ennesima volta da trovare la quadra a un bilancio difficile, c'è da affidare l'incarico all'ennesimo tizio grigio che alzerà le tasse e si farà odiare da tutti. Renzi se ne torna a casa a contare il suo gruzzolo di Sì, ad aspettare il momento in cui tutti lo rimpiangeremo. Non è escluso che non succeda molto presto, persino a me.
Vorrà dire che tra qualche mese o anno, complice il susseguirsi degli eventi o il rincoglionimento, mi sarò dimenticato quel piccolo dettaglio: il ragazzo è un missile. Forse non sarà per sempre un ragazzo. Forse un giorno imparerà a non andare dritto come un missile. Forse. Ma a quel punto forse è meglio provare qualcos'altro. E la vecchia domanda: ma come andò quella volta, ma chi si mise in testa per primo che quel missile sarebbe stato un ottimo segretario del Pd, un ottimo presidente del Consiglio? Non si vedeva che era un missile? E i missili solo una cosa sanno fare. Magari anche bene, eh. Ma solo una.
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"Renzi è progettato per vivere ogni battaglia politica nel modo più plebiscitario possibile."
RispondiEliminaBenvenuto nella politica moderna, magari fai un fischio anche a D'Alema e Bersani, se riesci.
A questo punto diciamo addio alle riforme costituzionali e riformiamo tutto il resto https://machittevole.blogspot.it/2016/12/italica-1-ricordate-che-referendum-e-un.html
RispondiEliminaPerò così non vale... finchè c'era il referendum un post al giorno, a volte anche due... e ora? ti butti allo svacco? :)
RispondiEliminapra arriva la parte divertente: m5strilli e lega vogliono votare subito con questa legge (avevo capito che era fatta a cazzo, pensa te) sperando di andare al ballottaggio contro il pd e vincere
RispondiEliminaberlusconi invece non vuole le primarie perché lui sa che rende bene sulla lunghezza della campagna elettorale (che comunque è già iniziata)
a questo punto leona' mi hai convinto: è più democratica una legge elettorale proporzionale. chi vince farà un governo di coalizione e non potrà far danni più di tanto. forse il pd si spaccherà o forse no, dipenderà da quale sarà ritenuto il modo più sicuro per perdere le elezioni
La Lega vuole andare a votare subito per mettere in saccoccia una "vittoria": stiamo parlando di conquistare un territorio e pescare una carta, non di vincere la partita.
EliminaAd una vittoria alla Camera possono ragionevolissimamente puntare i cinquestelle — una delle cose più imbarazzante della gestione Renzi è proprio questa: perdere (e far perdere il PD) ripetutamente non contro un miliardario quasi-monopolista dei media, ma contro dei dilettanti allo sbaraglio, senza una lira e che perdono tempo su facciabuco appresso a sirene e chip per il controllo del pensiero; però il fatto che si siano sempre opposti a questa legge elettorale non è certo un loro demerito, e se ora potranno avvantaggiarsene, stupido al quadrato chi l'ha approvata (tra l'altro eccezionalmente rinunciando al mantra "non è una legge perfetta, è senz'altro migliorabile, ma almeno l'abbiam fatta": questi dicevano che avrebbe fatto scuola).
Ma consolati: non se ne farebbero poi molto; è praticamente impossibile ottenere qualcosa di analogo al Senato finchè la legge elettorale sarà "su base regionale"; anche in un ipotetico caso di un superpremio regionale, è molto difficile che Grillo possa ritrovarsi con la maggioranza.
PS: sì, il proporzionale è più democratico della legge truffa, puoi fartene una ragione.
ora io ho detto che la campagna elettorale è già cominciata, non volevo cominciare io né intendo darti corda
RispondiEliminasono d'accordo: il proporzionale è il modo più democratico per eleggere qualunque cosa.
personalmente preferisco altri sistemi: mi piace assai che ora regioni e città abbiano giunte che durano (quasi sempre) tutta la legislatura
non ci sono - per me - ragioni da farsi: sono cittadino italiano, bianco, eterosessuale... io sto 'na pacchia, i miei diritti (civili e incivili) sono ipergarantiti. un governo m5strilli o lega sarebbe una fonte sicura di risate per anni
Manco io voglio fare campagna elettorale — tra l'altro non capisco per chi dovrei farla, io fino a Bersani ho votato PD, Unioni, Ulivi e quant'altro.
EliminaVolevo solo dire che (a) secondo me Grillo e compagni hanno tutto il diritto di voler andare al voto (subito e) con la legge elettorale partorita dai supercervelloni renziani; e (b) secondo me (sempre ammesso che la Consulta non faccia strame del premio, cosa che personalmente auspico) non se ne farebbero comunque nulla, perchè la Costituzione prevede che il Senato sia eletto "a base regionale", dunque faccio fatica ad immaginare la legge truffa per il Senato che possa dar loro la maggioranza.