Make Middlearth Great Again |
Mappa non autorizzata, anzi proibita, anzi l'ho ritrovata in un sito russo, spero non sia contagiosa. |
Nel frattempo la Terra di Mezzo è diventata un universo cinematico, e i volti dei suoi protagonisti sono stati fissati nella coscienza di almeno una generazione dalle scelte di casting di Peter Jackson, filologicamente inappuntabili, ma proprio per questo un po' troppo nordiche per i gusti di uno spettatore globalizzato, assuefatto a prodotti hollywoodiani dove le percentuali di comprimari bianchi, neri e asiatici sono calcolate al millimetro. Jackson non ha neanche voluto evitare di attribuire agli Orchi e agli Orchetti una carnagione scura, ed era destino che prima o poi qualcuno decidesse che la cosa lo offendeva. L'ultimo in ordine di apparizione è Andy Duncan, scrittore fantasy che in un'intervista a Wired ha ammesso di non poter passare sopra alla concezione tolkeniana per cui "alcune razze sono semplicemente peggiori di altre, e che alcuni popoli sono semplicemente peggiori di altri". L'affermazione in sé non ha nulla di clamoroso, ma il Times l'ha ripresa e nel giro di poche ore aveva fatto il giro del mondo, o almeno quella porzione non piccola di mondo che va dal Times al Secolo d'Italia (continua su TheVision)
Ma se lo tagliano, sanguina? Apriamo il dibattito. |
La polemica in sé non è affatto nuova, e in Italia in particolare non dovrebbe sorprenderci: in fondo siamo stati i primi a sospettare, già negli anni Settanta, che Tolkien fosse un fascista o peggio. Il Signore degli Anelli, che nell’area anglosassone era esploso nel 1968, anno della prima edizione “tascabile” – si fa per dire, non stava nemmeno nelle tasche degli eskimo di allora – ed era stato adottato gioiosamente dalle star della controcultura, in Italia ha avuto una storia tutta particolare. Fu pubblicato nel 1970 da Rusconi, un editore di rotocalchi a base di gossip sui Savoia e Padre Pio, con una famigerata prefazione di Elémire Zolla che non si contentava di anticipare la trama (oggi diremmo “spoilerare”), ma lo innalzava come stendardo di una letteratura anti-moderna, puramente ispirata al folklore e alla tradizione.
Tolkien a ben vedere era tutt’altro che rispettoso delle tradizioni a cui attingeva, e che spesso deliberatamente pervertiva, ma Zolla non voleva o non poteva accorgersene, e ormai il dado era tratto: liquidato dagli ambienti progressisti come autore d’evasione, negli anni Settanta Tolkien fu adottato da una sparuta ma combattiva minoranza di sedicenti intellettuali di destra a cui non sembrava vero poter disporre di un generoso serbatoio di leggende, neanche troppo difficili da leggere. Tolkien in realtà piaceva a tutti, ma i lettori di sinistra ci misero un po’ di tempo a riorganizzarsi. A fine anni Novanta la riduzione cinematografica rimescolò le acque: il Signore degli Anelli entrò a tutti gli effetti anche in Italia nel calderone della cultura pop, proprio mentre i Wu Ming tentavano di recuperarlo a sinistra, insistendo sull’aspetto multiculturale di quel melting pot che è la Compagnia dell’Anello, e sul fatto che i veri eroi del romanzo non siano i tradizionali cavalieri feudali, ma gli hobbit, antieroi provinciali. Tolkien in generale è un autore molto più raffinato e sfuggente di quanto sembri a prima vista. L’affetto che nutre per i miti che rielabora è molto più smaliziato di quanto appaia; le sue fiabe non hanno un lieto fine, Bene e Male restano intimamente connessi.
E allo stesso tempo Tolkien resta un uomo del suo tempo, e al suo tempo non risultava così offensivo immaginare schiere di nemici avanzare da un Sud arido, a cavallo di elefanti. Possiamo decidere che questa cosa non sia più accettabile, e che l’opera di Tolkien sia destinata a seguire sugli scaffali più alti quella di Kipling o di altri autori dell’era coloniale che solo gli addetti ai lavori sono ancora in grado di leggere senza avvertire un inevitabile fastidio, lo choc culturale che proviamo di fronte all’implicito razzismo che permeava la cultura europea fino a pochi decenni fa.
Ma probabilmente non andrà a finire così: Tolkien sembra ancora avere molto da dirci (più di Kipling, tutto sommato). Un’opera che può essere ancora letta da destra, da sinistra, come una saga di eroi o come materiale di propaganda, non dà l’impressione di poter tramontare ancora per almeno una generazione. Se ne riparlerà tra quattro o cinque anni, quando qualcuno magari si accorgerà che Tolkien odia i ragni proprio mentre l’aracnofobia diventa uno stigma sociale, e qualche lettore appena arrivato strabuzzerà gli occhi: ma come, Tolkien aracnofobo? Peccato, e dire che mi piaceva così tanto.
Premesso che io non sono di destra (anzi, sono proprio comunista), amo "Il signore degli anelli", libro e film.
RispondiEliminaNon so se Tolkien fosse razzista o meno, ma io mica devo giudicare l'uomo, bensì la sua opera.
Piuttosto, quello su cui secondo me c'è da discutere è se possa esistere nella realtà un essere totalmente negativo come Sauron, "il Male al 100%" direi. Uno spuntino (nel senso di piccolo spunto) di bene potrà esserci anche in lui. Già me lo sento quando l'anello si fonde nelle fiamme del monte Fato: "Mannaggia a voi e a chi..."
Il razzismo fondamentalmente è ignoranza. E' una semplificazione operata dal cervello, che deve semplificare per poter ragionare. Se tu metti la mano nel fuoco e ti scotti, al massimo lo rifarai una seconda volta, dopodichè memorizzi che il fuoco scotta e non lo fai più. Del resto, mica può lavorare sempre caso per caso come un computer.
RispondiEliminaIl problema è che con gli altri uomini non funziona come con gli oggetti, e se, al decimo marocchino che vedi ti hanno rotto i coglioni tutti e dieci, non è detto che lo farà anche l'undicesimo.
Voler impedire alla gente di essere razzista è come voler debellare l'ignoranza, se sai da dove iniziare mostrami la via, ed io ti seguirò fino in capo al mondo.
Inoltre, essere razzisti sarà spiacevole ma, vivaddio, ancora non è illegale, a meno di non voler stabilire per legge che cosa si debba pensare. Un conto è finchè si parla di istituzioni, lì certo che si devono prendere tutte le precauzioni possibili per evitare discriminazioni, ma nella mia testa io penso come mi pare. E' un po' quello che avviene col garantismo: finchè si parla di istituzioni è sacrosanto, ma io ho tutto il diritto di non esserlo intimamente e di trattare uno che penso sia un delinquente come tale anche senza aspettare per forza il terzo grado di giudizio.
Quindi, se ti stanno sul cazzo i negri, il problema è solo tuo e delle tue limitate facoltà mentali, avrai sicuramente delle buone ragioni dal tuo punto di vista, e, fintantochè non commetti reati, è un atteggiamento perfettamente legittimo.
Tolkien era un razzista? E se anche fosse, un bel chissenefrega? Walt Disney era un antisemita, vogliamo distruggere Topolino come faceva Baffone quando bruciava i libri?
faccio una fatica a leggere in inglese, oggidì.
RispondiEliminaoh, ma visto che di copernico non se ne parla proprio più perché non lo traduci in italiano...?
Per quello che vale il mio modesto parere di appassionato di tolkien, ti faccio i miei complimenti, davvero un ottimo post.
RispondiEliminaps by the way, Tolkien era anche contro l'apartheid sudafricano: nell'epistolario "la realtà in trasparenza" c'è un passo molto chiaro, in questo senso