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martedì 18 febbraio 2020

I test Invalsi vanno presi sul serio (Aldo Grasso non lo fa)

Gentile dottor Aldo Grasso,
le scrivo ma non pretendo risposta, non credo nemmeno mi leggerà mai. Mi sembra comunque utile far notare che il suo ultimo, brevissimo intervento sull'Invalsi contiene in meno di duemila battute una densità impressionante di nozioni fuorvianti e/o false. Quel che è peggio, dottor Grasso, è che non credo che lei se ne sia reso conto. A monte ci sarebbe tutta una discussione da fare, sulla dimensione allucinata in cui vivete voi opinionisti dei quotidiani italiani, una specie di grotta in cui le ombre della realtà fattuale compaiono solo distorte in forma di fattoidi: quel tipo di news leggere che i giornali pompavano sulle colonnine delle homepage perché simpatiche e acchiappaclic ancorché irrilevanti. (Parlo al passato perché non vado più sulle homepage – dovrei? Per leggere cosa?)

Per farle un esempio: quando lei scrive "la verità è che la scuola italiana ancora resiste alle valutazioni: presto sostituirà i voti con le faccine", si riferisce al singolo caso di una scuola primaria di Modena in cui ai genitori, oltre alla pagella – c'è scritto persino nel titolo, oltre alla pagella – è stato consegnato un questionario di autovalutazione con le faccine. Tutto qui. Non è un sistema alternativo alla valutazione in decimi: è uno strumento in più offerto ai genitori e agli alunni. È necessario leggere molto velocemente non dico l'articolo, ma persino il titolo, per giungere alla conclusione che una scuola primaria abbia sostituito i voti alle faccine. È necessario uno sforzo di fantasia ancora più ardito per suggerire che quel che succede in una scuola di Modena stia per diventare la norma in tutte le scuole della Repubblica. Infine, è rivelatore di una prolungata disattenzione nei confronti del sistema educativo nazionale pensare che la valutazione in decimi stia per essere soppiantata, quando chiunque sia cresciuto e abbia avuto figli negli ultimi 50 anni può testimoniare il contrario: i voti in decimi nella scuola dell'obbligo si usano molto più oggi che quando eravamo studenti noi. Io, un signore coi capelli bianchi, ricordo bene di non essere stato valutato in decimi fino al liceo, passando per ben due esami in due scuole di Stato. Oggi invece i voti si danno in decimi persino ai bambini di sei anni. È meglio, è peggio? Se ne potrebbe discutere. Quel che proprio non si può fare, dottor Grasso, senza truffare i propri lettori, è estrapolare da un articolo una notizia falsa (non è vero che una scuola di Modena ha sostituito i voti con le faccine) ed esibirla come evidenza del fatto che "la scuola italiana ancora resiste alle valutazioni". Due bugie in due righe.

Tra tante cose a cui resiste la scuola italiana (dottor Grasso) c'è anche questa manifesta cattiva fede da parte di chi partecipa al dibattito sulla carta stampata. Qualche giorno fa lei ha appreso che la certificazione delle prove Invalsi era stata tolta da un documento definito come "curriculum degli studenti", una di quelle importantissime cose destinate ad ammuffire in un cassetto, e ne ha dedotto che il governo intendeva "secretarne i risultati". Ovviamente non è così: i risultati Invalsi continueranno a essere pubblicati, come ogni anno. E come ogni anno molti giornalisti non li leggeranno, ma preferiranno fraintenderli in toto come ha fatto lei, ostinando a riproporre la bufala estiva per cui "uno studente su tre in terza media ha problemi di comprensione del testo": non è vero, l'abbiamo detto in tanti che non era vero, ma a quanto pare dire il vero è l'ultima delle priorità dei giornalisti che si occupano della scuola.

"Se una classe va male, a volte, il docente non è esente da demeriti", scrive lei, e sembra fin troppo ragionevole, quando invece sta completamente fraintendendo il senso di una rilevazione statistica come la prova Invalsi, che non è stata mai concepita per dimostrare che "una classe" (o addirittura uno studente) va male: come ogni rilevazione statistica, ha un senso soltanto quando il campione è più esteso, e il campione delle prove Invalsi è il più esteso di tutti. Ci può servire al massimo a capire se una scuola ha risultati inferiori alle altre scuole del suo territorio; se un territorio ha problemi rispetto agli altri, eccetera. Usarla per giudicare il singolo individuo (o addirittura il suo singolo insegnante) non ha senso, perché per quanto possa essere "uno strumento moderno capace di radiografare la realtà", una singola prova Invalsi non serve a niente. Cento, mille, un milione di prove Invalsi, qualcosa ce lo dicono. Una sola no, dottor Grasso, e guardi che non serve essere esperti di didattica per capirlo. Basta un po' di buon senso, e qualche nozione di statistica.

Gentile dottor Grasso, io capisco benissimo che scrivere millecinquecento battute per un quotidiano significhi semplificare: lei però è andato oltre. Certo, discutere delle prove Invalsi non è facile. Chi le scrive ha avuto l'opportunità di osservarle abbastanza da vicino sin dalla loro introduzione, in qualità di somministratore, correttore, tecnico di laboratorio, eccetera. Col tempo ho cambiato idea su molte cose e anche al momento ho la sensazione di covare due opinioni contraddittorie. Le metto qui sotto anche se probabilmente non le interessano.

– La prima opinione è che, per quanto interessanti, i test Invalsi non valgono la spaventosa quantità di risorse che vi vengono destinate, e che quindi avevano ragione i Cinque Stelle (si renda conto, avevano ragione i Cinque Stelle): sarebbe meglio abolirli. Tanto ci dicono più o meno quello che ci dicono le indagini campione OcsePisa (e quando non lo dicono gli statistici decidono subito che è a causa del "cheating", insomma l'indagine a tappeto deve conformarsi all'indagine a campione, e allora perché continuare a fare l'indagine a tappeto, a parte il motivo comunque degno che c'è bisogno di spenderci dei soldi e c'è chi ci campa da dieci anni?)

– La seconda opinione è che, se proprio non si possono abolire (e gli stessi Cinque Stelle non hanno fatto il minimo sforzo in tal senso; se ne sono strafregati, hanno lasciato per due anni il ministero a un leghista, mentre adesso la maggioranza è appesa a un tizio che è capacissimo di fare degli Invalsi un casus belli) insomma se proprio non si possono abolire, bisogna farli seriamente: e quando dico seriamente, dico che non solo vanno motivati gli insegnanti, ma soprattutto vanno motivati gli studenti. Altrimenti il quadro viene completamente falsato. Se tu spieghi allo studente che è una mera formalità che non serve alla sua valutazione, anzi (peggio!) soltanto alla valutazione del suo formatore (e quindi se mette le crocette a casaccio è il suo formatore che si ritrova nei guai!) tu non è che puoi lamentarti del fatto che i risultati siano deludenti. Quindi sì, l'Invalsi, se proprio dev'essere fatto, dovrebbe essere fatto seriamente e si deve trovare un modo di farlo pesare sulla valutazione dello studente, in tutti i passaggi. Volete la valutazione? Ok, ma occorre che tutti sappiano che non sarà un letto di rose: sarà ansiogena alle primarie, ansiogena alle secondarie, ansiogena sempre. Altrimenti questi per quattro ore ti piazzano crocette a caso e poi sulla base di queste crocette messe a caso qualche funzionario al ministero deciderà che la scuola X è meno buona della scuola Y, la provincia Z produce didattica meno qualitatevole della provincia W e altre agghiaccianti puttanate che tra vent'anni ci rideranno in faccia.

Se quindi fosse arrivato fin qui a leggere sarebbe sorpreso di sapere, dottor Grasso, che alla fine io non sarei affatto contrario all'inserimento della singola valutazione Invalsi sul "curriculum dello studente" o su qualsiasi altro foglio di carta destinato a infilarsi in un cassetto e a non dare più fastidio. Ma non perché credo che si tratti di "uno strumento moderno capace di radiografare la realtà" (mi domando se prima di scrivere questa cosa ne abbia mai simulato uno, giusto per farsi un'idea meno preconcetta). Per me si tratta soltanto di motivare in un qualche modo lo studente a mettere le crocette nel posto giusto, tutto qui. L'Invalsi non serve a valutare lui, questo dovrebbe essere chiaro a tutti, ma a valutare i suoi docenti (e nemmeno i singoli): ma se lui non lo prende seriamente, l'Invalsi non funziona e con quel che ci costa è davvero un peccato.

Certo, su milioni di studenti prima o poi ci sarà senz'altro quello che si suiciderà, probabilmente per problemi suoi che il giornalista di turno preferirà sintetizzare con un bel titolo acchiappaclic, del tipo "si lancia dalla finestra: aveva sbagliato l'Invalsi". E a quel punto lei o il suo successore si ritroverà davanti l'incombenza di scrivere millecinquecento caratteri su quanto sia disumana la scuola moderna, con tutti questi test a crocette che pretendono di descrivere le nostre capacità e non ci perdonano nemmeno una debolezza. E vabbe', la scuola italiana resisterà anche a questa cosa, la scuola italiana resiste a qualsiasi cosa. Coi miei più distinti saluti, e qualche scusa per averla tirata in ballo – i miei pensierini funzionano meglio se ci metto in mezzo una firma famosa e me la prendo con lui. Non me ne voglia, suo eccetera.

6 commenti:

  1. A mio figlio la prova Invalsi la fanno valere come voto. E' in terza elementare.

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  2. Da insegnante delle "medie", sono quasi totalmente d'accordo. Grasso non sa un tubo e pontifica (non che sia una novità). Come minimo, se voleva lamentarsi, doveva farlo quando 3 anni fa fu deciso di togliere l'invalsi dall'esame di 3a media e di sostituirlo con una prova computerizzata, fatta MOLTO peggio di quella di prima: i risultati pare siano rimasti stabili (??!!), non so se perché invalsi "bari" o se perché il diminuito "interesse" degli studenti (l'atteggiamento "mettiamo crocette a casaccio tanto non cambia nulla" si sta diffondendo, visto che finalmente qualcuno ha capito che la prova è un prerequisito per l'esame ma non influisce sull'esame stesso) sia esattamente (??) compensato dal fatto che è molto più facile copiare. Detto questo, per la mia materia (matematica) le prove invalsi (persino quelle degli ultimi 2 anni) non sono affatto male anche come "verifica individuale"; ma invalsi stesso suggerisce che le prove NON vengano usate per la valutazione degli insegnanti, dato che generalmente i livelli di partenza sono molto difformi. Ad es., nella mia scuola abbiamo una sezione musicale, dove c'è una selezione in ingresso che alza parecchio la "media" degli studenti ammessi. Dato che lavorare in quella sezione è più facile che nelle altre, la DS alterna continuamente gli insegnanti di italiano e matematica. Ebbene, ogni anno il risultato di quella sezione nel test invalsi è molto migliore della media della scuola..

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  3. Credo comunque che, come dice il saggio,"Tanto ci sarà sempre, lo sapete / Un musico fallito, un pio, un teorete / un Bertoncelli o un prete a sparare cazzate" anche sulla scuola. Un presunto grande giornalista avrà mille cose da fare che non ha certo tempo per documentarsi prima di andare a scrivere. Invece che farlo al bar come un tempo o su facebbok lo fa su un grande giornale, ma sempre cazzate so'. Per me, una specie di "sondaggio" a tappeto su come funziona e non funziona la scuola in tutte le sue componenti andrebbe fatto davvero, e forse quello OcsePisa (che ha un'eco intensa ma breve sui giornali) basta e avanza e forse serve davvero (fatto e gestito bene) un test invalsi che misuri statisticamente la preparazione degli studenti. Ma io sto pensando al prossimo ministro che si occuperà della prossima riforma della scuola... mado'...

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  4. Eppure il Grasso ha le sue ragioni,a mio parere.
    Soltanto perché un tizio come il Fratoianni esulta come un orso che ha afferrato al volo un salmone,già mi sarebbe di conferma per dare in toto ragione alle millerighe grassiane.
    Poi,visto che tendi a ridurre i problemi del Paese,a colui "che tiene appesa la maggioranza" da te sarcasticamente ritenuto una nullità,mentre io lo vedo come l'unico che la tale maggioranza sta tentando di renderla leggermente aderente alla realtà. Come fece anche quand'era al governo avversato dalla stragrande maggioranza dei tuoi colleghi(te compreso,ci mancherebbe)in cui vi voleva far sottostare alla giusta "dittatura" del preside responsabile ultimo di ogni deriva del suo istituto.
    Adesso ti schieri a difesa degli invalsi e presenti il petto nudo della tua categoria fatta di meritocratici ad oltranza?
    Su,dai!
    Lascia perdere che il pericolo nn è per nulla imminente e nelle scuole(nella stragrande maggioramza,tra cui quella di mio figlio nel "nord più profondo"che è la parte più addentro alla globalizzazione del nostro Paese,continuano a vedere il portatile di mio figlio(dsa)come "l'oggetto del demonio" mentre i suoi compagni fanno le verifiche copiando dalle foto degli smartwacht.
    Alla consegna degli ultimi quadrimestre,dopo l'ennesima reprimenda in cui "dei colleghi si lamentano dell'uso impropio del portatile che fa vostro figlio",mio figlio è sbottato con la rivelazione dei tali smartwatch tra gli sguardi sbalorditi dei docenti. Ignari della realtà che li circonda.
    Io richiuderei il petto dentro la corazza "fratoianna" perlomeno per pudicizia. A mio parere,s'intende.😃

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