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sabato 17 luglio 2021

Il mondo brucia e abbiamo ancora Grillo tra i piedi

Comunque va bene, sì, il Covid, e Beppe Grillo che fa la pace con Conte, e tra qualche giorno l'anniversario del G8 di Genova, però intanto in Europa continentale diluvia e in Canada hanno picchi di 50°Celsius: di che altro dobbiamo parlare? Tra un po' comincerà la vera emergenza climatica, a meno che non sia già cominciata, ma in ogni caso: se il Covid è stato un'impegnativa cima appenninica, adesso abbiamo davanti l'Himalaya. Fare previsioni ora sarebbe ancora più sciocco che all'inizio del 2020; durante la spedizione succederanno molte cose che nemmeno immaginiamo: cambieremo molte opinioni e le divideremo con persone insospettabili – insomma quello che è successo l'anno scorso, moltiplicato per cento. 

https://it.wikipedia.org/wiki/Riscaldamento_globale#/media/File:Urban-Rural_Population_and_Land_Area_Estimates,_v2,_2010_Northeast_Italy_(13873744025).jpg
(Comunque quella è Ferrara, non Bologna).

Sappiamo che se avevamo una vaga, vaghissima possibilità che questa crisi fosse gestita in Italia da un governo progressista, ce la siamo giocata con l'arrivo di Mario Draghi, che ha imposto un sensibile cambio di passo. Se abbiamo fretta non è difficile trovare nomi di colpevoli, peraltro recidivi: Renzi e Grillo. A distanza di qualche anno, la coerenza con la quale hanno sabotato ogni progetto progressista almeno dal 2008 in poi è impressionante; tanto più che entrambi non hanno mai smesso di professarsi progressisti, a modo loro, e a mettersi di traverso a qualsiasi iniziativa progressista che non li vedesse protagonisti assoluti. Molte volte ho rimproverato alla sinistra la mancanza di leadership, stavolta mi toccherebbe concedere che sono stati due leader a rovinare tutto. Ovviamente ho già la risposta pronta, ovvero: per forza hanno rovinato tutto, che altro aspettarsi da due buffoni? Se avessimo lavorato di più sulla classe dirigente avremmo evitato che il vuoto di leadership causasse l'ascesa di un comico e di un sindaco di Firenze. Renzi e Grillo saranno colpevoli, ma sono anche vittime di un enorme vuoto culturale che si è creato negli ultimi vent'anni, da Genova e anche prima. È facile ora trattarli da capri espiatori e non mi impedirò di farlo – chi si innalza sugli altari si merita tutta la polvere che solleva quando cade – ma il problema è un po' più grande di loro, è un po' grande di tutti noi. È peraltro un problema che non faremo il tempo a risolvere; spetterà all'Emergenza, che quasi sicuramente non scioglierà i nodi nel modo in cui avremmo voluto. È molto più facile che qualcuno in quei nodi resti stritolato, metaforicamente o meno. Poteva andare diversamente? 

Guardiamo al resto dell'Europa, dove le sinistre non dovrebbero essere disastrate come la nostra: ce n'è qualcuna che è riuscita ad approfittare dell'emergenza per imporre la sua visione del mondo, le sue priorità? Che io sappia no. Può darsi che non abbia cercato bene, anzi lo spero – mi danneggia forse la prospettiva storica, il pregiudizio per cui il progressismo è un fenomeno tipico delle crisi di crescita, mentre questa ha più l'aria di essere una catastrofe sistemica, qualcosa che in generale premia chi ha sviluppato corazze e barriere. Può darsi che un pregiudizio simile abbia portato leader di sinistra come Mélenchon o Corbyn a lambire il sovranismo. Anche in Italia è successo qualcosa di simile, non solo presso realtà ormai folkloristiche come i comunisti di Rizzo; non ce ne siamo accorti perché eravamo distratti dall'esplosione colorata del vaffanculismo Cinque Stelle. 

Sui Cinque Stelle non ho cambiato opinione (il che è sospetto, considerato quanto sono cambiati loro). Li definivo "un magma in cui si trovano ormai fuse assieme istanze che una volta erano di pura sinistra (l'ecologismo, la questione morale) e veleni di estrema destra". Con questo magma dobbiamo costruirci un riparo: non è il materiale ideale, ma altro disponibile non ce n'è, se ci fosse a quest'ora l'avremmo trovato. Otto milioni di persone votarono nel 2013 per un Movimento che a parte Grillo e il suo discutibile webdesigner, contava soltanto perfetti sconosciuti e tanta voglia di cambiamento; non dico che Grillo fosse davvero progressista (anche se è convinto di esserlo) o di sinistra; dico che tra quegli 8 milioni di voti c'erano quelli che la sinistra avrebbe dovuto intercettare per non diventare una forza residuale. Dico che nel 2008, all'ombra della fusione tra democratici e cattolici di sinistra si era consumata una scissione sotterranea; mentre il neonato PD di Veltroni ripartiva all'eterna conquista del centro moderato immaginario, nelle viscere dell'opinione pubblica si staccava un enorme scudo di persone deluse dal moderatismo, dalla ragionevolezza, scontente del berlusconismo e di chi il berlusconismo non era riuscito a respingerlo; fu quello il nucleo del grillismo e fu quella scissione che occorrerebbe rimarginare per rifare della sinistra una forza importante, ma non c'è più tempo nemmeno per recriminare. Possiamo aggiungere alla lista dei colpevoli qualche altro spauracchio: Veltroni senz'altro, e perché no, D'Alema che in un certo senso lo anticipò – e Prodi? Mettiamoci anche Prodi, troppo ragionevole per capire dove stava andando l'Italia. Insomma ne abbiamo di nomi contro cui sfogarci. Se solo servisse a qualcosa.

Negli anni successivi alla scissione è stato comodo, per tanti commentatori e anche per me, liquidare il Movimento associando a esso gli aspetti più discutibili e appariscenti: il complottismo, il mito della democrazia partecipativa e i ridicoli strumenti con cui veniva simulata, la natura reazionaria di tante rivendicazioni, l'ambiguità sull'Euro. Il M5S è effettivamente stato anche questo: una serie di risposte sbagliate offerte a un pubblico che però faceva domande importanti. Senza dubbio contiene frange complottiste e sovraniste e possiamo bollarle di destra, se ci fa stare meglio: ciò non toglie che le stesse frange esistano anche a sinistra – in un certo senso sono sempre esistite. A Genova, bisognerebbe ricordare, a contestare il G8 c'era già un universo inconciliabile e variopinto che comprendeva gli anarchici come i novax; c'era chi voleva abolire tutti i confini e chi voleva ri-istituire le dogane nazionali per fregare i McDonald's; chi voleva spegnere la luce per non surriscaldare il mondo e chi voleva tenere aperte le fabbriche per non perdere i posti. A unirli era soprattutto uno slogan: Un altro mondo è possibile. E può anche darsi che in quel momento la possibilità di un altro mondo ci fosse, ma avremmo dovuto metterci d'accordo quasi subito e sarebbe stato molto difficile. Anche qui: possiamo dare la colpa ai manganelli. Ma è una ricostruzione consolatoria: i manganelli hanno fatto molto male ma non ci hanno impedito di pensare. Anzi nei mesi successivi proprio la repressione di Genova sembrava aver creato per reazione un Movimento dove prima c'erano soltanto gruppi diversi con priorità diverse. La vera occasione l'abbiamo persa dopo il Social Forum di Firenze, e sinceramente non ho mai capito il perché. Senz'altro l'11 settembre ci ha preso in controtempo, senz'altro la Guerra Infinita di Bush figlio e Rumsfeld è diventata l'obiettivo primario e ci ha distratto, ci ha impedito di concentrarci su una serie di priorità sistemiche che a me perlomeno sembravano abbastanza chiare già nel 2001: l'emergenza climatica, i rischi connessi alla globalizzazione dei mercati e alla privatizzazione dissennata dei servizi, la speculazione finanziaria. A distanza di vent'anni non si è fatto praticamente niente: gli unici fronti in cui globalmente qualcosa è cambiato mi sembrano quelli dei diritti civili per le persone LGBT e della depenalizzazione delle sostanze. Questo mi lascia un po' perplesso: forse perché sono etero e non fumo. O forse perché si tratta di evoluzioni sacrosante ma tutto sommato compatibili con una visione del mondo liberale e individualista. In ogni caso c'è una specie di buco nella mia memoria, diciamo tra il 2004 e il 2008 non ho capito bene cosa sia successo, forse ci siamo un po' distratti a tifare per Obama (ma io neanche tanto, a rileggermi), o ad assistere alla lunga fine di Berlusconi. Credo sia un buco per molte coscienze provvidenziale, perché impedisce di collegare il movimento post-Genova al vaffanculismo dei grillini. Si capisce che in mezzo ci dev'essere stato un crollo culturale, una fuga dei cervelli, perché nel 2001 si parlava di Tobin Tax e nel 2008 di biowashball. Però temo che se avevamo una possibilità ce la siamo giocata in quel momento. 

Adesso è tardi. Da qui in poi la polarizzazione sarà tra chi accetta l'Emergenza e chi non ci vorrà credere: e come è successo col Covid, molte persone di sinistra si troveranno nel secondo insieme; io nel primo. Ovviamente discuteremo a lungo su chi ha tradito chi: aggiungete anche me alla lista, se vi fa stare bene. Per me continua a essere una questione di stile di vita: sono più di vent'anni che sento dire che sarà necessario modificarlo per sopravvivere; pensavo e penso che Bush figlio rappresentasse il nemico perché diceva chiaro e tondo che la guerra infinita si combatteva per difendere lo stile di vita occidentale. Tra tante istanze discusse e disputate questa almeno a sinistra la davo per scontata, ma poi è arrivato il Covid e ho scoperto che no, rinunciare al proprio stile di vita era per molti intollerabile tanto quanto per Salvini. E lo posso capire: il primo lockdown fu terribile, per molti più che per me; non m'interessa il discorso moralista, non c'è tempo neanche per quello. Ma molti che chiedevano un mondo diverso, dal 2020 in poi li ho visti domandare a gran voce che gli restituissero il mondo che c'era prima; se è così che un'emergenza riduce le persone, non ho che da fare le proporzioni. Nei prossimi anni arriveranno botte peggiori: può anche darsi che reagiremo meglio, magari il 2020 ci ha insegnato qualcosa. Oppure no: può darsi che ci abbia soprattutto irrigidito e incattivito. Anche questo è abbastanza naturale (se vivi abbastanza a lungo, tutto diventa abbastanza naturale. Anche le catastrofi).

14 commenti:

  1. E sempre a dire che ci "vorrebbe una sinistra"!
    C'è stata e con Rizzo continua ad esserci.
    La sinistra dei sinistrati. Chi mette in dubbio che sia un nemico dell'umanità è un buffone,se in regime democratico.
    Altrimenti gulag!
    Quante parole sprecate ci hai reso caro Leo.
    Senza tirare in ballo Sciascia,siamo sempre nella fattoria dove il maiale più grosso comanda.

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  2. https://www.volts.wtf/p/on-climate-policy-theres-one-main

    Spingiamo in questa direzione.

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  3. Quanta tristezza!
    In Italia l'idea di un modello di sviluppo sostenibile, ossia io tentativo di avere una prospettiva di 20 - 50 anni e non le prossime elezioni, passa sempre in secondo piano rispetto al dibattito sui nomi.
    Partiti personali, eserciti di condottieri che usano i partiti per il proprio potere personale e le idee debbono sempre essere un gradino sotto rispetto ai nomi.

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  4. La trasformazione dei partiti in cartelli elettorali è stata una peste.
    Lo stesso Orlo, sempre così critico, ha scritto "i comunisti di Rizzo", anche lui incapace di dusgiungere il partito dal suo leader.
    In Scozia, lo SNP persegue una Scozia dentro l'UE e quindi indipendente da Londra; se la persona migliore per realizzare tale progetto sia Sturgeon, Salmond o Pincopallino da Serracapriola è un problema del secondo ordine.
    In Spagna i socialisti non sono "di Sanchez" ed in Germania i verdi non sono "di Baerbock".

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    1. Io non prenderei Orlo come un esempio interessante.

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    2. Vedi che sei un fascista?
      Che poi è colui che tarpa le ali a coloro che hanno visioni diverse.
      Difatti,nella scuola statale,caro Leo,sei il manutengolo del preside.
      Vedi come ti rispecchi nel decisionismo dall'alto?
      Poi che i partiti siano dei recettori pubblicitari è ovvio fin dai tempi di Togliatti il quale, ovviamente sotto dettame sovietico,si spese per nn dare atto alla guerra civile a cui i partigiani comunisti erano ben pronti a fare per rendere l'Italia un paese satellite della Urss.
      Il nostro Leo è un simpatico esempio di cosa sia oggi un "comunista"(ma lo è sempre stato,il "comunista italiano",un fascistoide della peggior specie,tra l'altro!), cioè un personaggio immerso fino al collo nei privilegi del consumismo dove alla macchinetta del caffè del suo luogo di "lavoro" richiede il bicchierino di carta e il bastoncino di legno!
      Che tristezza infinita!
      Leo,vaccinati e fai proseliti...e nn rompere ercazzo!🦥

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    3. Interessante sproloquio che nulla aggiunge alla discussione.
      Si stava notando che in Italia il sistema di partiti è malato e Orlo risponde che Leonardo è un comunista.
      Molto bello: probabilmente la constatazione che Leonardo sia un comunista influenza anche le scelte di Orlo in fatto di taglio di capelli, quale tipo di pane comprare, quali scarpe indossare.
      Eccola, la famosa egemonia culturale della sinistra! :)

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    4. Primo ho dato del fascista,che in effetti è lo stesso di dargli del comunista. Su questo hai ragione.
      Il discorso era più complesso esemplificati ai minimi termini per farlo comprendere a tutti.
      Anche tu l'hai capito e il riflesso del cane di Pavlov nn sei riuscito a trattenerlo!🐶

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    5. Ma certo! Io sono pavloviano corpo e anima, vivo di riflessi, non posso farne a meno.
      Se vedo le patatine penso "Ho fame!"; se vedo un pinguino penso "Linux: fammi ordinare qualcosa da mangiare online"; se vedo uno che mescola fascisti e comunisti penso "Pansa!"... ma poi dalla panza si ritorna alle patatine ed è la fine.
      Hai patatine, per caso? ;)

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  5. In effetti Pansa è stato contiguo con lo Zeitgeist del suo tempo,in cui si doveva per dogma separare il fascio dagli attrezzi.
    Poi in fin di vita si è preso delle libertà e moltissimi "democratici" l'hanno messo alla gogna.
    Quando c'è il libero pensiero, c'è tutto!

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  6. Le patatine le ho,ma nn le trovo!
    Mi dispiace,sarebbe stato bello poterle dividere con un divisionista.
    Punto,punto,linea,linea...pronto c'è qualcuno?!?🤖

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    1. La verità è che sei più imperialista dei cinesi in Africa: ti appropri delle risorse ed organizzi una catena di sfruttamento per non condividerle.
      Vedi? Si parte dalle patatine e si arriva al cobalto congolese.

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