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sabato 24 luglio 2021

La fine dell'autocritica

 


Questa immagine, ma soprattutto questa didascalia, divide l'internet italiana in due parti, e sospetto che la divisione azzecchi l'età mentale meglio dei documenti anagrafici. Non saprei tracciare un discrimine (nati nel 1980? 1985?) ma da un certo punto in poi è un'immagine imbarazzante: Ritratto di regista boomer che non capisce dove va il cinema. Probabilmente i giovani non fanno nemmeno caso ai capelli bianchi, che erano il punctum della composizione: Moretti era arrivato a Cannes con la chioma nera di ordinanza, il contrasto sempre più insostenibile col grigio cenere della barba. Quando sei un personaggio pubblico a un certo punto devi fare questa cosa di ammettere che ti tingevi i capelli, per quanto al di fuori possa sembrare ridicolo per alcuni è più traumatico di un coming out. In una botta sola devi ammettere che sei vecchio e che cercavi di nasconderlo. Se poi quasi nessuno ci fa caso è peggio ancora, significa che loro ti vedevano già vecchio: sei tu che ti aggrappavi al tuo autoritratto mentale, gli altri le tue rughe le danno per scontate, le vedono anche nei film dove ancora non le avevi. 

Pochi giorni prima

Per quelli nati prima del discrimine, questo è il caro vecchio Moretti che si prende in giro da solo, con quella spietatezza che negli ultimi film si è un po' attenuata (ma solo un po'). È il Moretti-regista-isterico di Sogni d'oro (ma anche di Mia madre), quello che vuole vincere a costo di rendersi ridicolo, e che non vuole morire. Più del Moretti che non si capacita del successo di Henry, pioggia di sangue, è quello che si fa una canna davanti alla tv mentre Berlusconi trionfa. Certo che è patetico, ma lo fa apposta. Al che i più giovani possono ovviamente rispondere: certo che lo fa apposta, ma è patetico, e il discrimine è tutto qui. 

Per i vecchi quel che importa è l'intenzione; per i giovani il risultato. Moretti non ha fatto tantissimi film, così che non capita poi così spesso l'esperienza rivelatoria di riguardarli per caso senza averne l'intenzione: quella situazione in cui ogni volta mi stupisco di quanto era perfido con sé stesso e con il sociotipo che interpretava. Moretti picchiava sua madre, spintonava il padre, stalkerava sue ex, scenate dappertutto. Questa perfidia era un valore in sé, ma se i giovani non la capiscono forse il suo cinema in breve non interesserà più a nessuno. Questo mi dispiace più di altre cose, e sento che sto per rimettermi a parlare di Woody Allen, scusatemi. 


Woody Allen di film ne ha fatti molti di più, diciamo anche troppi di più, diciamo che anche se gli impedissero di farne altri non sarebbe una catastrofe culturale; la vera catastrofe culturale è che non sono più in grado di apprezzare quelli vecchi. Prendono Manhattan per una prova indiziaria, non è che non capiscano che Allen in un film del genere stava denunciando sé stesso e i suoi simili, ma ne approfittano, Allen si autoaccusa e loro si autonominano giudici e lo condannano. Ammettiamo che nei trent'anni dell'abbondanza era diventato a un certo punto un topos prendere in giro la figura del borghese intellettuale sempre sull'orlo della crisi di nervi, ormai una maschera di una postmoderna commedia dell'arte. Poi a un certo punto cambia il paradigma, all'improvviso e con una certa violenza: chi ancora indugiava nel topos autocritico (ad esempio Louis CK) viene stritolato da un meccanismo che si rivela molto più spietato di lui. Si è all'improvviso convocato un nuovo tribunale e ci si rende conto che tutto questo autocriticarsi non funzionerà come attenuante, anzi, tutti questi artisti non hanno fatto che facilitare il lavoro ai nuovi accusatori. Woody Allen, ci spiegano, è ossessionato dal sesso, e dalle giovinette. Certo, rispondiamo, Allen non fa che esprimere in modo grottesco queste ossessioni che sono comuni a tutti, ehm, noi: ma a questo punto gli accusatori alzano un sopracciglio e noi siamo nei guai. Meglio cominciare a scrivere che Allen ha fatto il suo tempo, forse qualche giovinetta tornerà a metterci un like. 

Com'è successa questa cosa, di chi è la colpa. Siete seduti? Perché sto per dare la colpa a internet, ai social network, ebbene sì, sto invecchiando molto più rapidamente di Moretti. Ma mi ricordo che fino a un certo punto anche su questo blog trovavo normalissimo esprimere le mie frustrazioni, la percezione del mio essere ridicolo, i miei guai e le mie colpe, e cosa cercavo? Se non assoluzioni, certo attenuanti da un giudice bonario che al di là di tutto il materiale probante avrebbe valutato le mie intenzioni. Un approccio, starei per dire, molto cattolico: non fosse che né Allen né Moretti mi sembrano particolarmente cattolici. Comunque a un certo punto ho dovuto smetterla: non potevo più mettere in mostra le mie debolezze perché c'era gente cattiva lì fuori che le avrebbe riprese, linkate, taggate, esagerate, additate, e vi giuro questa gente esiste davvero, non me la sogno, magari saranno appena una manciata di persone ma sono fastidiosi come zanzare e per evitarle ho smesso di denudarmi in pubblico. È stato un processo graduale, non saprei neanche dire quando è iniziato, fatto sta che mi sono costruito questa specie di Io pubblico che magari è pessimista ma non si dispera mai, non piange mai, non ti racconta più i suoi traumi infantili e quanto era patetico da adolescente – tutto questo fino a metà '00 si poteva fare, ora ti prenderebbero per pazzo, non c'è più nessuna gloria nel sapersi mettere in berlina. Ora devi imparare a sanguinare per i fatti tuoi, con tutti gli squali in giro. È un mondo diverso. Ipocrita in un modo diverso. Forse preferivo l'ipocrisia di Moretti che cercava la nostra simpatia comportandosi in modo insopportabile. Era paradossale, probabilmente preferisco i paradossi. 

5 commenti:

  1. A leggere il tuo blog sei molto più cattolico di quel che pensi :D

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  2. >> Allen si autoaccusa e loro si auto-nominano giudici e lo condannano

    penso sia questo a demoralizzarmi di più di tutta questa "fase culturale" (posso sperare?): è come vedere uno che davanti ad un Picasso biascica "...ma è tutto sbagliato!!1! mio nipote di cinque anni lo fa meglio..." e un altro pezzettino di te si spegne con un guaito (o un riff comico di trombone).

    Continuo a pensare "Postman + Dunning-Kruger": "Divertirsi da morire" è del 1985 (ed è scritto da un cristiano razionalista, giusto per restare in tema): ovviamente non parla di internet ma mi pare ancora perfettamente adeguato a "leggere" la situazione attuale;
    quello che forse non poteva prevedere è che in soli trent'anni Orwell recuperato Huxley e l'ha superato senza frecce in derapata con questo orrendo "neo-puritanesimo" da estrema sinistra - e trovo interessante (e spaventoso) in alcune di queste nuove bolle "woke" un sovrapporsi quasi perfetto con un... come chiamarlo? Neo-Marxismo? Marxismo light? Marxismo-Instagram? ... in cui tutti buttano là un paio di "Capitalismo" e "Patriarcato" in tempo per l'aperitivo, niente viene mai approfondito o può essere discusso, ovunque è una "trigger-free gated community" con gli allarmi settati fissi a 1000 e tutti sono infelici - come rendere in italiano il concetto sottile di "miserable"? - anche quelli che oggi "hanno vinto".

    (fine del boomer rant, scusate)

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  3. ("[...] Orwell *ha* recuperato Huxley [...]", dannata foga)

    (approfitto per aggiungere che mi pare anche rilevantissima - e molto simbolica - la scena di Allen in fila per il cinema che "manifesta" Marshall McLuhan per zittire l'utente medio di Twitter ante-litteram... tutto torna :)

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  4. L'autocritica morettiana era legata alla reazione mica ad un sentimento di progresso!
    Se oggi uno che si occupa di comunicazione rimpiange i tempi dove "l'intellettuale" ma nn l'intelletto erano podromici a firme su appelli in cui,poi,alcuni ci lasciavano la pelle. Tutte situazioni codarde e omologate,madrine delle future tesi complottiste,sempre legate ad un regressismo ovviamente è perché è un boomer vecchio e legato al propio conservatorismo.
    Nn mi meraviglio che un insegnante italiota si erga a fautore del tempo che fu, è il nostro grande limite nell'autocritica!🥸

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  5. Almeno nel caso di Louis CK, forse non è tanto l'autocritica quanto l'abitudine di tirar fuori il cazzo e masturbarsi davanti a ragazze giovani e sconosciute.

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