Del resto anche i migliori fanno grandi errori |
Sono passati giusto giusto due anni da quando cominciai a scrivere pezzi sulle canzoni dei Beatles, per un progetto a cui non sapevo ancora che forma dare; poi diventò una classifica sul Post e un libro per Arcana. L'anno scorso invece a questo punto ero nel panico perché dovevo consegnare a fine mese e mi mancavano ancora, boh? cinquanta pezzi? ma siccome ero partito dal fondo erano i cinquanta pezzi più importanti. Era un anno complicato, non c'è bisogno di spiegarlo, ma probabilmente mi sarei ridotto all'ultimo momento in ogni caso perché è così che faccio le cose (non mi giudicate) (siete come me). Alla fine il libro non è venuto affatto male: l'unica cosa che non riesco a perdonarmi sono i refusi. Ce ne sono veramente troppi, ogni volta che lo apro ne trovo qualcun altro. Dici: e vabbe', sei un tizio che scrive di getto e consegna all'ultimo momento, tante grazie. No, aspetta.
Parliamo di pezzi che scrivevo su un blog; poi li trascrivevo su un altro blog (quello del Post), correggendo tutti i refusi che trovavo. Poi li ricopiavo di nuovo sul mio blog perché per una questione di incomprensioni tra Blogger e Wordpress bisogna fare così, non vi annoio ma fidatevi. E anche lì continuavo a trovare magagne e anche lì le ricorreggevo. In seguito continuavo a leggerli maniacalmente per settimane perché uno dei sistemi per trovare un'idea è rileggermi. E altri errori ne trovavo. Finché, appunto, un anno fa non ho buttato tutto su un file di testo, togliendo un sacco di cose che in un libro non avrebbero avuto molto senso e inoltre avevo paura di sforare – anche qui, lettura e rilettura e correzioni. Dopodiché la bozza era finita e l'ho mandata all'Arcana. All'Arcana mi hanno tolto l'accento al "sé stesso", sapevo che l'avrebbero fatto, io ho provato anche a negoziare e loro sapevano di non avere del tutto ragione, ma non c'è niente da fare, se lavori nell'editoria lo sai che ti tocca. A parte questo diversi errori li hanno trovati pure loro, e li hanno corretti; in alcuni casi mi hanno chiesto cosa diamine avessi scritto e a quel punto l'errore l'ho corretto io, ma capite che a questo punto avevamo già falciato centinaia di refusi, ormai pensavo che le bozze fossero buone. Ciononostante le ho rilette tutte una volta e mezzo, mi ricordo bene, con la tipografia già in stato di allerta, le ho rilette e ho trovato ancora qualcosa (però a quel punto lo sapete che l'autore ormai non legge più; è convinto di leggere ma in realtà salta le parole). Dopodiché siamo andati in stampa: e malgrado tutto questo, abbiamo ancora decine di refusi. Veramente io non so, forse non dovrei scrivere nella vita, anzi fortuna che faccio un altro mestiere.
Comunque.
Mi rivolgo ai gentili acquirenti, che non ringrazio mai abbastanza. Siccome non posso entrare nelle case di ciascuno di voi e correggervi le copie a mano (ma guardate che lo farei volentieri); in attesa di ristampe che saranno, si spera, un po' più corrette, ho pensato di allungarvi qui un
ERRATA CORRIGE
Che non è neanche il primo, visto che il buon Codogno ci aveva già pensato mesi fa. Alcuni di quelli che lui ritiene errori secondo me non sono proprio errori; è un po' come quando Ringo va controtempo, è una questione di stile. Altri invece sono proprio errori e nel frattempo ne ho trovati altri, del resto adesso davvero mi basta aprirlo a una pagina a caso – guardate l'ho appena fatto – pagina 230 – mioddio c'è scritto "occasione" due volte in due righe – che vergogna.
i sé stesso li correggono automaticamente :-(
RispondiElimina(Anch'io sono della scuola che vuole l'accento. Ci sono riuscito solo una volta, nella traduzione di Anelli nell'io pubblicata da Mondadori. Però ci tento tutte le volte...)
Il refuso nella correzione del refuso a pag.283 ha qualcosa dell'autoerotismo (sweet, giusto?)
RispondiEliminaSo che non e' il tema del post, ma sono curioso: coloro che sostengono che se' stesso vada senza accento, quale motivazioni danno?
RispondiEliminaEro convinto fosse semplicemente un errore divenuto uso comune e quindi accettato, ma se l'editoria lo corregge cosi' sistematicamente voglio pensare che abbiano un ragionamento a supporto.
p.s. Tastiera inglese, mi si perdonino gli apostrofi usati come accenti.
Il ragionamento, se tale si può chiamare, è questo: siccome l'accento serve unicamente a distinguere il pronome riflessivo forte ("sé") dalla congiunzione omofona ("se"), nel caso in cui il pronome è seguito dall'aggettivo identificativo "stesso" e "medesimo" la confusione sarebbe impossibile, e quindi dell'accento non ci sarebbe bisogno.
EliminaOltre a essere un ragionamento abbastanza zoppicante (anche l'apostrofo di "po'" si potrebbe togliere in tutti i casi in cui è impossibile confonderlo col fiume), è anche sbagliato al plurale, dove "se stessi" può essere sia pronome+aggettivo, sia congiunzione+verbo.
Ma non ha senso discuterne, sia chi corregge i giornali che chi corregge i libri non ha fondamenti di linguistica, la sua grammatica consiste di solito in un prontuario di regolette che si applicano "perché sì", perché tutti gli altri le applicano e se non le applichi anche tu sei un ignorante.
Grazie, questa era la "spiegazione" che avevo trovato anche io da qualche parte e l'avevo trovata molto poco convincente. Speravo ci fosse un qualche fondamento più solido, qualche dimenticata regola linguistica. Invece no.
EliminaE rispetto a "qual-apostrofo-è" come ti poni?
Eliminaa) Il pronome "sé" ha SEMPRE l'accento. Il "se stesso" è una vaccata editoriale (chissà cosa risparmiano, poi, a togliere quell'accento); perché altrimenti si potrebbe anche sdoganare il fatto che varie voci del verbo avere si distinguono dal contesto e quindi non avrebbero la H. Tsè: il mio prof d'italiano delle superiori di fronte a roba come "se stesso", "daccordo", "menomale", "qual'è", "mezzora", "io o mangiato", "un po" (senza apostrofo, eh: le virgolette tendono a generare confusione in questo specifico caso), "un pò" e altre di queste forme di italiaCano aveva il riflesso pavloviano: scriveva un bel 4 con la penna rossa.
Eliminab) Errata corrige dell'errata corrige: nella riga dove hai corretto "My dear Lord" hai scritto "swet" anziché "sweet"; spero sia solo uno svarione della tabella e non del testo corretto.
Hai studiato un bel po' di teoria musicale, nel frattempo!
RispondiEliminaQuello è Mau, io continuo a sbagliare gli intervalli
EliminaNon so se è da considerarsi un errore da correggere (e non so nemmeno se nel libro è uguale al blog), è più un errore di interpretazione dall'inglese: nell'analisi di "You Never Give Me Your Money" scrivi come se il testo dicesse "dov'è finito quel magic feeling?" mentre in realtà dice "quel magic feeling, nessun posto dove andare" (nowhere to go), che per me ha un significato duplice. Non avere nessun posto dove andare è deprimente e spaventoso, ma è anche liberatorio, è non avere più impegni e aspettative altrui a cui dover rispondere. E pensando al percorso di Paul dopo la fine dei Beatles quella frase è molto azzeccata.
RispondiEliminaA questo non ci avevo onestamente mai pensato.
EliminaMy Dear Lord davvero diventa My Swet Lord?
RispondiEliminaAldilà del fatto che di penna rossa sei sempre provvisto,direi che sei indecente costruttore di refusi la cui casa editrice che ti ha pubblicato senza sezionarti è fieramente tua corresponsabile!
RispondiEliminaNn dico che ti abbiano pubblicato perché interconnesso con la loro linea editoriale,sto ovviamente costruendo ipotesi immaginifiche dettate da una mente tarlata🐥!
Però che figura di palta stanno facendo i tuoi editori mentre tu li poni davanti a un loro limite enorme?
Mentre lo scrivo sto ridendo in modo sguaiato,credo che vada preso in conto...🐮🐮🐮😂😂😂
a proposito del refuso a pag. 251 "nel 1967 aveva 5 anni", vorrei precisare che, in base alla teoria "volkswagen28if", vista la passione del genitore per l'india dove iniziano a contare gli anni dal momento del concepimento, in realtà nel 1967 il bambino aveva appunto 5 anni.
RispondiEliminaf.b.