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venerdì 29 novembre 2024

Saturnino e il toro

29 novembre – San Saturnino di Tolosa (III sec.), martire della tauromachia.

Quel che dico potrebbe non avere il minimo senso, ma la Francia, viaggiando, mi è sempre sembrata una grande frontiera. Probabilmente a causa di una secolare lotta tra le province e Parigi, (una lotta vinta da quest'ultima), le regioni francesi non possono opporre forti identità culturali a quella che si irradia dalla capitale: e quindi il loro modo di sentirsi distanti dalla capitale è rimarcare la loro vicinanza alle nazioni confinanti. Così per esempio la Provenza ci tiene molto più del necessario, a farti sentire a un passo dall'Italia; ma appena passi Marsiglia, ecco che dappertutto cominciano a spuntare raffigurazioni di tori; molti più tori di quelli che si vedono appena varchi i Pirenei. All'immagine di un toro è anche associato il santo più popolare della regione. Si chiama Saturnino, tipico nome pagano: ma come escludere la possibilità che derivi dalla contrazione di Sanctus Taurinus? Il nome del resto variava a seconda delle regioni: Atorne, Atournis, Sadourny, Satornis, Saturnin, Saunin, Sauny, Saurin, Savorgnan, Savournin, Sorlin, Somin, Urnel, Cenin, Zaormino. In Italia esisteva un Saturnino martire a Roma, con una sua leggenda completamente diversa, senonché sarebbe stato martirizzato anche lui il 29 novembre; mentre il Saturnino patrono di Cagliari ricorre il 30 ottobre: ma sappiamo che anche il Saturnino di Tolosa, nel medioevo, veniva festeggiato lo stesso giorno. I tolosani lo sostenevano contemporaneo degli apostoli, il che avrebbe fatto di Tolosa la prima città delle Gallie ad avere un vescovo cristiano. È più probabile che sia vissuto nel terzo secolo, comunque molto presto perché l'unico santo gallico più antico che conosciamo è Ireneo di Lione

Insomma di Saturnini potrebbero essercene stati diversi, ma era facile confondersi: il tolosano era facilmente riconoscibile perché nelle immagini era spesso accostato a un toro imbizzarrito. La sua leggenda più diffusa (Passio Saturnini), redatta nel V secolo, racconta che avrebbe suscitato le ire dei sacerdoti pagani perché ogni volta che passava davanti al tempio di Giove, i tori sacrificati non davano più responsi attendibili: con quello che in doveva costare il sacrificio di un capo di bestiame. Perciò sobillarono una folla che lo sequestrò e cercò di obbligarlo a sacrificare un toro agli dei. Al suo rifiuto, lo legarono al collo dello stesso toro, che opportunamente pungolato lo avrebbe trascinato per tutta la città, uccidendolo. La leggenda è più originale e credibile di tante altre: non allunga il brodo con guarigioni miracolose, né evoca persecuzioni da parte delle autorità imperiali. È l'asciutta cronaca di un linciaggio: ,a in un qualche modo allude alle tauromachie che dovevano essere già popolari nelle Gallie. Non è un caso che Saturnino sia patrono anche di Pamplona, anche se in città la festa dei tori è dedicata a un altro santo, Fermino. Siccome in francese "Sernin", Saturnino, non suona così diverso da Fermin, può persino darsi che nell'alto medioevo si trattasse dello stesso santo, anche se da secoli Saturnino viene considerato il vescovo gallico che battezzò Fermino. 

Gli storici chiamano inculturazione il procedimento con cui i cristiani inglobavano nelle loro tradizioni quelle pre-esistenti pagane, cambiandone il senso e modificandone la narrativa. La leggenda di Saturnino attesta almeno un tentativo di inculturazione della corrida, tentativo magari lasciato a metà perché alla fine la plaza de toros non è che si prestasse molto al messaggio evangelico. È anche impreciso affermare che Saturnino sia il patrono delle corride, come si legge in molti siti, però tutti italiani: gli spagnoli gli preferiscono appunto Fermino, o Pietro Regalado, il francescano che a Valladolid ammansì miracolosamente un toro scappato dall'arena.

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