Traffico di senso: la parola Valori
Il problema è che i giovani non hanno più valori. Abbiamo tutti perduto i nostri valori. L'espressione è talmente vulgata che sembra provenirci dalla notte dei tempi.
In realtà se ci mettessimo a studiare seriamente la ricorrenza della parola "valori", sospetto che rimarremmo sorpresi. Scopriremmo che fino a quindici-vent'anni fa, la parola non veniva adoperata in questo senso. Quello dei "valori" è un concetto recentissimo.
Questo non vuol dire che vent'anni fa non ci si lamentasse perché ai giovani mancava qualcosa. Si usavano però parole diverse. All'inizio degli anni Ottanta si sarebbe detto, per esempio:
Oggi i giovani son tutti uguali
Perché mancano gli ideali
(Edoardo Bennato, Tutti insieme lo denunciam)
Ecco uno spunto interessante: i valori sono subentrati agli ideali. Questo ci dà anche una possibile spiegazione, e uno spartiacque cronologico: alla fine del 1989 cade il muro di Berlino e cominciamo a sentirci dire che le ideologie sono tramontate. Evidentemente anche la parola ideali ha patito il colpo.
Non è stata una grandissima perdita. La parola conservava un dolciastro retrogusto romantico (per gli Ideali si fanno sempre le barricate), e una latente etimologia platonica (il mondo delle idee), che fa sì che il detentore di ideali debba sempre scontrarsi con la dura realtà.
La parola valori sembra meno sospetta. Ha un'aria pragmatica, concreta. La sua origine è tanto evidente, che nessuno ha mai pensato di rifletterci sopra. È un termine del lessico economico. Più chiaro di così…
I valori sono le cose che valgono. Più uno ha valori, più uno vale. Attenzione, però: i valori si possono anche perdere, ed è esattamente quello che stiamo facendo, sin dal momento in cui abbiamo iniziato a parlarne seriamente (1990): in pratica i valori sono "quello che rischiamo di perdere, o abbiamo già perso".
Insomma, ogni volta che parliamo di valori commettiamo un lapsus. Crediamo di parlare dell'amicizia, dell'amore , della solidarietà, di Dio, della Patria, della Famiglia… in realtà stiamo parlando di noi, della nostra ossessione di valere di più o di meno rispetto a ieri, rispetto a domani (rispetto ai giovani e rispetto agli anziani).
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