Questo sì che è un Numero Due
Al Quaeda, sapete, mi ricorda un telefilm.
Per la precisione, un vecchio telefilm inglese, delirante e paranoide, in cui il protagonista era tenunto prigioniero da una misteriosa organizzazione, che faceva capo a un misterioso Numero Uno.
Il Numero Uno non si vedeva mai. Ma in ogni puntata il protagonista doveva sconfiggere un Numero Due diverso. Ora, avete fatto caso a quanti Numeri Due ha Al Quaeda? A quante volte vi è stato annunciato l’arresto “del Numero Due” di Al Quaeda? Io ho perso il conto.
Alcuni di questi Numeri Due sono personaggi veramente singolari, proprio come nel telefilm. Prendi il Mullah Omar, un guercio in grado di seminare l’esercito USA in… motocicletta. L’anno scorso il vero Numero Due era Saddam Hussein (questo almeno l’hanno preso). Due mesi fa era il medico personale di Bin Laden (quello che gli cambia le flebo della dialisi, per capirci), e gli americani stavano mettendo a fuoco e fiamme un pezzo di Afganistan, per braccarlo. Non se ne è più saputo niente. (Resta il dubbio: adesso chi le cambia, le flebo, al Numero Uno?)
A partire da ieri, il posto di Numero Due di Al Quaeda spetta di fatto ad Al Zarkawi, l’uomo che nei giorni di massima esposizione mediatica dello scandalo di Abu Ghraib, ha pensato bene di decapitare un americano in diretta con una sega circolare. Giusto per ricordare la differenza tra “barbarie” e “democrazia”: quest’ultima tortura, sì, ma poi chiede scusa. Vuoi mettere con Zarkawi? Il suo snuff è un bel regalo agli ideologi e agli avvoltoi di area neocon: in Italia, non a caso, lo spaccia nelle edicole Giuliano Ferrara.
Così, finalmente anche questo Numero Due avrà in Occidente l’attenzione che ha cercato di attirare in tutti i modi. Perché giudicare Zarkawi per una testa mozzata è giusto, ma come dire, lievemente riduttivo. Se fosse davvero colpevole di tutte le stragi che si è attribuito nei mesi scorsi (compresa la nostra Nassiryia), Zarkawi sarebbe il responsabile della morte di 700 persone. La maggior parte di queste vittime – curioso – non sono americane. Per dirla con Beppe Caravita, “Zarkawi ha compiuto stragi contro la Croce Rossa, l'Onu, forse i Carabinieri italiani, sinagoghe e ambasciata inglese di Istambul, folle di pacifici mussulmani sciiti e non ha mai colpito un solo obbiettivo militare americano”.
Cito Caravita perché Zarkawi è un suo vecchio pallino. È da mesi che raccoglie informazioni . Questo pezzo mio è solo una volgarizzazione di quello che trovate sul suo blog: chi lo conosce già, può fare a meno di leggermi, per oggi. Gli altri sono comunque invitati a risalire alle fonti.
E dunque, questo Zarkawi sarebbe il “luogotenente di Al Quaeda in Iraq”. Ma chi l’ha detto? E come fa a saperlo? Cosa sappiamo davvero di Al Quaeda?
Molto poco. Per questo continuiamo a torturare i prigionieri a Guantanamo e nei teatri di guerra: mica perché siamo sadici. No: torturiamo perché ci servono ancora molte informazioni. Ma dunque è dalle rivelazioni di qualche “pentito” che abbiamo scoperto che Zarkawi è il Numero Due?
No. In realtà, dalle informazioni di cui disponiamo, sembra emergere il contrario: Zarkawi è un cane sciolto che non gode dell’effettivo appoggio di questa organizzazione (ammesso che “questa organizzazione” esista…)
Basta osservare con attenzione. All’inizio di quest’anno Zarkawi scrive una lettera pubblica a Bin Laden, informandolo (e informandoci) sulle strategie da prendere in Iraq. In 17 cartelle, Zarkawi “chiede l’aiuto dell’organizzazione e suggerisce di colpire gli sciiti per suscitare la guerra civile in Iraq”. Ora, è chiaro che se chiedi una mano ad Al Quaeda, non sei un pezzo grosso di Al Quaeda.
Comunque non sei nemmeno, come direbbe il nostro illuminato leader, un povero beduino. Zarkawi non si limita a chiedere aiuto: agisce. Marzo comincia con le stragi di Bagdad e Karbala. Con quello che è successo in seguito, può darsi che ce ne siamo dimenticati, ma è stato il giorno più sanguinoso in Iraq da quando “è finita la guerra”. 130 vittime e migliaia di feriti tra gli Sciiti. Zarkawi rivendica le stragi. Al Quaeda, però, lo sconfessa. Qualsiasi cosa sia Al Quaeda, ben due comunicati, ritenuti “credibili”, rinnegano il massacro degli sciiti. E allora capite che c’è qualcosa che non va, se oggi sentiamo parlare di Zarkawi come “luogotenente di Bin Laden”.
Anche perché fino a ieri i giornali, perfino italiani, non la pensavano così. Sul Corriere: Un suo ex compagno sostiene che in realtà Al Zarkawi è «un oppositore di Al Qaeda». La BBC riporta lo stralcio di un interrogatorio ai membri di una cellula filo-Zarkawi in Germania, secondo cui il loro leader si rivolgeva soprattutto “ai giordani che non volevano entrare in Al Qaeda”. (“Questo”, nota la BBC, “è in conflitto con le informazioni di fonte americana”).
Zarkawi stesso è giordano. Dopo una carriera fallita di venditore di vhs, aveva riscoperto il Corano e la Jihad andando a combattere i sovietici sul fronte afgano – la grande incubatrice del fanatismo islamico. Quando torna in Giordania è già un attivista, e come tale viene incarcerato. Nel 2000 è libero grazie a un’amnistia. Bel colpo di fortuna. Anche perché a quel punto Zarkawi torna in Afganistan e diventa subito un pezzo grosso. Fonda “un proprio campo d’addestramento a Herat riservato solo a giordani o palestinesi”. Beh, in fondo che ci vuole per addestrare dei fanatici? Un po’ di Corano, qualche kalashnikov, metri di bandiera israeliana da calpestare… e armi chimiche. Sì, in Afganistan Zarkawi addestra i suoi ragazzi con le armi chimiche e biologiche. Fonte: The Washington Institute for Near East Policy (sempre grazie a Caravita, naturalm).
A un certo punto c’è un incidente: Zarkawi resta ferito a una gamba. Gliela amputano a Bagdad. No, momento.
Io pensavo che ci fosse una guerra al Terrorismo, da quelle parti. Pensavo che i terroristi fossero braccati nelle caverne. Invece questo piglia su dall’Afganistan, attraversa l’Iran e arriva in Iraq. Continuando nel frattempo a coordinare gruppi di terroristi che vanno a combattere in Israele? E tutto questo, badate bene, con una gamba sola, perché l’altra è da amputare. E siamo nella prima metà del 2002, tra campagna d’Afganistan e guerra in Iraq. Come diavolo ha fatto? Gli ha dato un passaggio il Mullah Omar in side-car? Scherzo, ma non sarebbe il caso. Che guerra al terrore è, se gli addestratori dei terroristi se ne vanno in giro indisturbati nel teatro delle operazioni?
Ma il bello è che Zarkawi non è affatto passato inosservato. No, gli americani sanno bene che è lì. E infatti, quando Colin Powell e compagnia pretenderanno di dimostrare al mondo che ci sono contatti tra Saddam Hussein e Bin Laden, una prova determinante sarà proprio la presenza a Bagdad del signor Zarkawi.
In seguito Zarkawi passa per la Giordania e la Siria, dove collabora con gli Hezbollah (il che, da parte del futuro massacratore degli sciiti iracheni è un po’ sorprendente). Raccoglie armi chimiche e convenzionali, flirta coi curdi, commissiona l’assassinio di un ufficiale USA, torna in Iraq. Ma attenzione, nel “Northern Iraq”. Cioè nella zona curda, sotto la no fly zone, che anche prima della guerra non era controllata da Saddam Hussein. Qui Zarkawi continua a tramare indisturbato. Non inosservato, però. Per due volte il Pentagono chiede alla Casa Bianca il permesso di eliminare il pericoloso terrorista, che sta progettando attentati all’arma chimica in Europa. Anche in quel caso, Zarkawi non si limita a “progettare”. Nel gennaio del 2003 a Londra viene scoperta una cellula del gruppo di Zarkawi. Sei terroristi con un piccolo laboratorio chimico. Per la terza volta il Pentagono propone alla Casa Bianca un raid contro la base di Zarkawi. E per la terza volta la Casa Bianca nicchia. Perché? Secondo le autorità militari, “l’amministrazione temeva che un attacco alla base terroristica avrebbe rischiato di ridimensionare gli argomenti a favore di una guerra contro Saddam” (mia pessima traduzione di questa frase: the administration feared destroying the terrorist camp in Iraq could undercut its case for war against Saddam.
In pratica, nel 2003 Zarkawi era in Iraq, e produceva armi di distruzione di massa. E sembrava anche determinato a usarle contro l’Occidente. Ma Bush e soci preferiscono non bombardarlo, perché avrebbe distolto l’attenzione da Saddam. Bella guerra al terrore, complimenti.
Ma se Zirkawi era il tramite tra Bin Laden e Saddam – e disponeva di quantitativi anche modesti di WMD – perché gli americani l’hanno risparmiato? È davvero una bella domanda.
Quando scoppia la guerra, la base viene finalmente bombardata, ma è troppo tardi. Zarkawi è già in giro a organizzare la sua “resistenza”. Come abbiamo già notato, è un “resistente” molto particolare, che fa più vittime fra la popolazione che tra le forze occupanti. Per Caravita, è come se Garibaldi avesse voluto fare l’Italia massarando la maggioranza dei suoi abitanti. Un patriota così, a chi conviene?
Una guerra civile (a meno di un genocidio) porterebbe alla separazione in tre stati, di cui quello sunnita senza dubbio il più povero. Gli interessi politici di un eventuale movimento di liberazione dell'Irak sono quindi esattamente opposti alla tesi di questo signore. Gli interessi di un dominatore esterno, invece, coincidono perfettamente...
All’inizio di questa settimana, quando tutti gli occhi dell’occidente erano puntati sui giochetti sadomaso di una ragazzina in divisa verde, Zirkawi è tornato alla sua prima vocazione: commerciante di vhs. La decapitazione mediante sega circcolare andrà molto forte nel mercato medio-orientale, ma incontra anche il gusto degli avvoltoi nostrani. E ancora una volta viene da chiedersi: ma a chi giova? Per i terroristi islamici è fondamentale avere martiri da ricordare, possibilmente morti nel modo più cruento possibile. Adesso anche i fondamentalisti di casa nostra hanno un martire del genere. E chi gliel’ha fornito? Il Numero Due, Zirkawi. Bel lavoro, Numero Due.
Ma forse (termina Caravita) sono tutte coincidenze. Noi italiani siamo così dietrologi alle volte. Meglio andare a dormire, chissà che domani non salti fuori un Numero Due diverso. Nel frattempo buonanotte, bambini.
Ovunque voi siate.
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