Qwerty e Qzerty non vanno d’accordo
(né ora né mai*)
E Dio vide che l’Uomo cresceva e si moltiplicava, e scambiava informazioni alla velocità della luce o quasi, e disse: così in fretta non mi diverto, perciò vi manderò qualche terremoto e inondazione, e inoltre metterò in commercio tastiere di tipo diverso, e passeranno migliaia di anni prima che tutti si mettano d’accordo su quale usare… (Gen. 96, 45…)
Le mie dita non suonano più chitarre, ma mi danno da mangiare. Banale, ma è così.
Tutto il giorno hanno lavorato su Mac, che è come toccare una persona straniera. Si accarezza circospetta, sempre sulla difensiva, e si sbaglia sempre dove più e banale e previsto. Il punto è virgola e la virgola è un punto e virgola. E l’assurdità di dover usare due dita per una cifra. E quante scorciatoie da re-imparare, quanti automatismi da rifare. E quant’è ridicola, la nostra abilità di cliccatori. Mettimi davanti uno strumento diverso, e non so più fare niente.
Torno a casa e c’è la mia, grande, comoda, tranquilla: le lettere sbiadite, tanto le dita non sanno leggere. Ma si ritrovano a casa, mi attirano in scorciatoie che hanno imparato da sole (senza nemmeno spiegarmele), accarezzano la loro amata di sempre. E sono pronte.
Ma non hanno niente da scrivere. Cioè, quasi niente. Giusto un pensierino, una stronzatina, meno che niente, era meglio niente.
Certe sere succede.
(*) per non parlar di Azerty, quel fighetto parigino.
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