E poi Luca di Montezuma
Sull'elicottero atzeco, i fondi devolverà...
(Elio e le Storie Tese, calciatore mondiale, 1990).
Un giorno Montezemolo – ed è l'unico aneddoto che mi viene in mente su di lui, mi spiace – un giorno Montezemolo venne a Modena in treno.
La cosa non vi stupisce di certo, perché Montezemolo a Modena ci lavora: è presidente di un paio di fabbriche d'automobili, ed è stato anche presidente della locale lega industriali; inoltre, a Modena si fermano treni molto importanti, perché anche se non è una città molto grande, pure è conosciuta in tutto il mondo per i suoi motori e i suoi tenori.
Sarà poi il fatto che da noi i motori sono molto importanti, e se vince Schumacher non è una sciocchezza, è ossigeno per fabbriche e fabbrichette nel giro di chilometri, fatto sta che preferiamo pensare a Modena come la città sulla via Emilia, o sulla A1, o a quaranta minuti dal Bologna International Airport. E tendiamo a sottovalutare il mezzo industriale più antico, confortevole e sicuro: il treno.
C'è anche un'altra cosa, ed è che Modena, vista dal treno, è (era) la città più brutta del mondo, una cosa da vergognarsi.
Da farci un set di fantascienza sul dopobomba. Da farci un set di un documentario sul dopo-boom economico. Da bendare gli amici mentre si arriva in stazione ("adesso chiudete gli occhi, che c'è una sorpresa"). Da scendere a Reggio Emilia per non sfigurare con le preppies parmensi.
"Ah, ma sei di Veggio? Cvedevo di avevti visto scendeve a Modena!"
"No, io… ho degli amici laggiù".
"Incantevole Veggio, vevo? Un gioiellino! Invece Modena è così tetva!"
Da nascondersi.
Sin dall'inizio del secolo c'era qualcosa che non andava: lo skyline, la luce, le cattive vibrazioni, chi lo sa? Uno dei primi resoconti ferroviari è del 1914: Ardengo Soffici viaggia da Firenze a Parigi e annota sul suo blog (Arlecchino, Vallecchi, 1914):
Modena
Non l'ho mai vista, e non me ne importa. Me la immagino brutta (quantunque certe fronti di edifici e certi campanili che vedo di qui mi faccian pensare che forse m'inganno) e popolata d'imbecilli.
Grazie, Ardengo. E dire che ti sei perso tutta la rivoluzione industriale: le fonderie, le torrefazioni. O se le hai viste, erano ancora fresche d'intonaco e non potevano essere più brutte di tanto.
Quando arriva Luca Cordero di Montezemolo, ottant'anni dopo, l'industria ha già passato da un pezzo il suo zenit, e anche il nadir, l'azimut e tutto, in pratica è un cumulo di rottami sotto i rampicanti. No, ma avete presente le prime scene di Full Monty? Ecco. La ruggine è il colore dominante. Questo andrebbe benissimo a Bologna, dove i Beni Culturali prescrivono granata ovunque, dai muri ai parcometri (se metti fuori un tendaggio d'altro colore, ti fanno la multa). Ma Modena è giallastra, al limite gialloblu. E ha un rapporto irrisolto con le sue fonderie. Non le servono più, ma non osa far piazza pulita. La città è diventata grande grazie a loro, e chissà quanto sarebbe potuta diventare grande se loro a un certo punto non fossero servite più. Negli anni '50 si facevano piani regolatori incredibili: due, tre, quattrocentomila residenti. Seh, tutti a cercar parcheggio in Piazza Grande in Cinquecento, magari.
Poi, lentamente, inesorabilmente, qualche settore smise di tirare, i meridionali smisero di venir su a tirarsi il collo, subentrarono neri e magrebini, ma tutto sommato subentrarono in minor quantità, e pian piano le fonderie smantellarono. Modena non ha mai superato i duecentomila abitanti, hinterland compreso (se Cognento o Tre Olmi voi li chiamate hinterland).
Nello stesso periodo, sempre gradualmente, sempre inesorabilmente, Modena ha cominciato a menarsela che è città d'arte e di cultura, una capitale nel cuore dell'Europa (in effetti ci furono dei duchi spodestati che tennero corte qua per un secolo e mezzo, ma era un ripiego), e i motori, e i tenori, e l'aceto balsamico, e c'è altro? Un rosso frizzante che Giacobazzi tentò di mettere in lattina e spacciarlo agli americani come fosse soda (non andò bene). Formaggio, prosciutto, trattori, figurine Panini, ceramiche e maglieria in provincia, Tetrapak. Io so che a Modena si fa anche il correttore automatico per Windows, quello che se scrivo Maserati lui ripete macerati. Ma le fonderie, chi se le ricorda più. Cancellate dalla memoria storica. Non fosse che ti tocca di passare di lì, ogni volta che arrivi in treno.
È a quel punto che arriva (in treno) Luca Cordero di Montezemolo: e nessuno sa ancora che sarà presidente della Fiat, per i più è il compagno di Edvige Fenech e l'uomo che ha chiamato Maifredi sulla panchina della Juventus. Arriva, scende dalla scaletta, saluta gli industriali modenesi che sono onorati di averlo per presidente, e sbotta: ma insomma, questa città dai finestrini è davvero orrenda! Che figura ci facciamo?
Poi, siccome è uomo d'azione, nei mesi successivi spiana un po' di Maserati e fa costruire un grattacielo ultimo modello, con in cima un tridente. Così quando arrivate a Modena, le prime cose che vedete sono l'Ipercoop, la Ghirlandina e il Tridente. Qualcosa vorrà dire di sicuro, ma io non so cosa.
Nel frattempo è riuscito anche a vincere un po' di Gran Premi, bisogna rendergliene atto: e bisogna rendersi conto che un po' di economia qui intorno sta appeso a una pole position: e poi vi chiedete se Schumacher si annoia a vincere. Chiedete agli operai di Maranello, nelle loro rosse tutine alle sette del mattino, se si annoiano.
Nel frattempo l'amministrazione si è decisa a spianare tutto lo spianabile. Via le rovine post-industriali. Via il set cinematografico. Terra bruciata. Ora se salite sul cavalcavia della Crocetta, vi trovate sopra un'immensa terra di nessuno, un paesaggio lunare. Ci starebbe un altro centro storico. Cosa ci faranno? So che c'è un bando. E una volta che cercavo casa lì intorno (ma l'affitto costa ognor tantissimo), mi hanno parlato di un museo del motore. Insomma, il solito trantran culturale. Musei, esposizioni, monumenti. Cultura. Passato.
Tutte cose preziosissime, per carità, che ci fanno sentire più ricchi, più nobili. E in effetti siamo tutti un po' più nobili, noi del terziario avanzato. Ma nobili spiantati.
Finché arriva questo Luca di Montezuma, e capisci subito dal cognome che dei nobili spiantati lui è il Re, e che è venuto apposta per spianare tutto l'anticame che è rimasto e che non serve a niente, magari per organizzare un parco a tema.
Adesso, per una serie d'intrigate circostanze che non conosco, questo nobile cognome è diventato l'uomo più potente d'Italia, o forse il secondo. Detto fra noi, lo invidiate? Io non ci riesco. Cosa starà facendo in questo momento? si starà studiando con attenzione i problemi, le cifre, i bilanci, la congiuntura, da quell'uomo serio che adesso è. E mi chiedo se non gli è venuto in mente di quella volta che venne in missione in una piccola città, e la prima cosa che vide era una giungla di ruggine e di rampicanti, e ci voleva solo qualcuno venuto da un po' più lontano ad aver il coraggio di dire: basta, è una schifezza, ruspate su tutto e non se ne parli più.
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