Il governo italiano ha sospeso gli aiuti ai palestinesi

Il governo italiano ha sospeso gli aiuti ai palestinesi. Noi no. Donate all'UNRWA.

martedì 30 ottobre 2007

ehi, Margherita, guarda qui!

L'illuminazione l'ho avuta al cinema, naturalmente. Stavo guardando l’ultimo film di Soldini, quando all’improvviso ho capito (finalmente) perché in Italia si fanno quasi solo film bruttini.

Guardate che è una cosa da niente. Però si vede che non c’è ancora arrivato nessuno.
La fotografia è ok – certe volte è proprio ottima. I costumi sono sempre buoni. Il montaggio, professionale.
Gli attori forse un po’ legnosi – ma non è colpa loro, coi dialoghi che devono recitare.
I dialoghi sono banali, ma non è questo il problema – con dei soggetti così, neanche Shakespeare avrebbe delle buone battute. Quindi il problema è il soggetto.
Secondo me nell’industria cinematografica italiana manca un ruolo fondamentale: credo che si tratti di un signore che sta in un ufficio e fuma un sigaro. Non so perché il sigaro mi sembra così fondamentale. È una cosa che puzza e incute rispetto.
Questa persona non dovrebbe leggere i soggetti, badate bene. Tutti sono buoni a leggere i soggetti. Questa persona dovrebbe semplicemente ricevere i soggettisti quando sono a metà lavoro.

Giorni, nuvole e uomini verdi
(OCCHIO: SPOILER!)

PERSONA COL SIGARO: Ciao, che piacere. Ti dispiace se fumo?
SOGGETTISTA: Parecchio
PCS: Fa lo stesso. Pof, pof. Come va col nuovo soggetto? Procediamo?
SOG: Cough. Sono più o meno a metà, infatti sono qui.
PCS: Eh, già. Me ne vuoi parlare?
S: Credo di non aver scelta.
P: Ho sentito che è una storia di quarantenni. Ottimo. I quarantenni ne andranno matti.
S: Già. Beh, in effetti, c’è questo ingegnere, sposato, con figlia già fuori di casa, che perde il lavoro. I suoi soci lo estromettono dall’azienda…
P: Ah, bello. Sotterfugi, tradimenti, coltelli alle spalle. Questo nel primo tempo, immagino.
S: No, in realtà è già successo quando il film comincia.
P: È tutto già successo.
S: Già.
P: Quindi niente sotterfugi, tradimenti…
S: No, preferivo concentrarmi sul dramma interiore.
P: Eh, beh, già, il dramma interiore. Insomma, questo qui perde il lavoro, e poi che fa?
S: Ne cerca un altro, ovviamente. Però non lo trova.
P: Finché?
S: Finché nulla, non lo trova e basta.
P: Sì, e siamo più o meno a dieci minuti di pellicola. E poi cosa succede?
S: No, veramente il film finisce così.
P: Pof.
S: Cough.
P: Non sapevo che tu stessi lavorando a un cortometraggio.
S: Infatti è un lungometraggio.
P: Ma insomma, fammi capire, come fai ad arrivare all’ottantesimo minuto? Cosa ci metti?
S: Beh, per esempio, a un certo punto gli mancano i soldi e si ricorda che c’è un suo amico che gliene doveva… allora lui va a prendere un caffè con questo amico…
P: Aaaah! Ho capito! E quindi flashbacks, nostalgie, il bel tempo che fu…
S: No.
P: No? E i soldi glieli rende?
S: No. Trova una scusa qualsiasi e non glieli rende.
P: E lui s’incazza e lo mette sotto con la macchina!
S: No. Esce dal bar.
P: Tutto qui?
S: Beh, è un po’ scosso.
P: Ah, è un po’ scosso. E il debitore poi che fa? Si sente in colpa? Rimorsi, rimpianti, sussurri e grida?
S: Nulla. Non fa nulla. In effetti è un personaggio che non torna più.
P: Quindi, fammi capire, il tizio gli chiede i soldi, lui gli risponde "non te li do", il tizio si arrabbia e se ne va.
S: Esatto.
P: Pof. Appassionante.
S: Non mi piace questo tuo sarcasmo.
P: No, hai ragione, scusa. Siamo professionisti. Però finora siamo più o meno a quindici minuti. Non riesco a capire come… insomma, cosa succede in questo film? Per esempio, la moglie…
S: Ah, la moglie è il personaggio più interessante! È quella che reagisce meglio, rinuncia al suo lavoro di ricercatrice, si ritrova in un call center, e poi…
P: Gli mette le corna?
S: Beh, ma non è importante.
P: Come non è importante. Gliele mette o no?
S: Beh, una sera, con un collega affascinante…
P: Aaaah! Il bel tenebroso! La scena di sesso!
S: Ma no, macché. Al primo bacio stacchiamo. Tanto se ne pente subito e torna a casa molto nervosa.
P: E lui la mena! Dimmi almeno che la mena! Dimmelo!
S: Mah, in effetti…
P: Oooh! Finalmente! La violenza domestica!
S: Bah… appena una strattonata, nulla di più.
P: E poi?
S: E poi si lasciano.
P: Beh, almeno è qualcosa.
S: Sì, ma solo per mezza giornata, poi tornano assieme.
P: Pof.
S: Cough.
P: Pof.
S: (Fa per andarsene) Va bene, ho capito, il mio soggetto non ti piace.
P: Ma no! Come fai a dirlo, non l’ho nemmeno… senti, fa una cosa. Prova a raccontarmi la scena più emozionante del film.
S: La scena più emozionante?
P: Quella che secondo te farà venire l’ansia allo spettatore! Quella che gli spettatori si ricorderanno a dieci anni di distanza. Raccontamela.
S: Dunque, beh, in effetti c’è… c’è questo 45enne che ormai per vivere si arrangia coi lavoretti, no? e sta incollando della carta di parati in una stanza. Poi prende la carta, sale su una scala e… e si rende conto che non è in grado di farlo. A quel punto…
P: La scala cade!
S: Ma no, per carità. È lui che scende dalla scala e se ne va. Torna a casa e si versa un bicchiere…
P: Di whisky secco. Si dà al bere.
S: …d’acqua. Cough.
P: Questa è la scena topica.
S: Esattamente. Cosa ne pensi?
P: Pof. Vuoi sapere cosa ne penso. Beh, in effetti la disoccupazione è un bel problema. Di solito i quarantacinquenni disoccupati picchiano i partner, si danno al bere, fanno incidenti stradali.
S: Ma non sempre, via.
P: Ma li leggi i giornali? Le statistiche sulle violenze domestiche o sull’alcolismo? C’è un sacco di gente a cui succede. Ma nei tuoi soggetti no. Nei tuoi soggetti la gente beve bicchieri d’acqua, si strattona appena e poi si chiede scusa immediatamente.
S: I miei sono soggetti realisti. La realtà…
P: La realtà è molto più emozionante e tragica dei tuoi soggetti! E comunque noi stiamo facendo cinema! In novanta minuti è normale che calchiamo un po’ i toni! Io sono stanco di andare al cinema e vedere gente che ha una vita più noiosa della mia! Sono stanco di dover dire a Margherita Buy “Ehi, Margherita, pianta la lagna e guardami, la mia giornata da questa parte dello schermo è più ricca di colpi di scena del tuo copione!” È una cosa che succede solo nei film italiani! Negli altri paesi agli attori succedono le disgrazie per davvero! Se due litigano, si fanno male! Se c’è una scala pieghevole, prima o poi cade! E magari cade sul passeggino del bambino! Guarda solo a quando avevamo Muccino…
S: Muccino mi dava la nausea. Troppo movimento.
P: Appunto. Muccino usava storie banali come le tue, ma ce ne metteva tante e shakerava! Se voleva parlare del 45enne disoccupato, ne parlava… però nello stesso film ci metteva anche la moglie insoddisfatta, la figlia velina, il nipote pusher, la nonna demente…
S: Il nonno demente ce l’ho messo anch’io.
P: Oooh! Finalmente una buona notizia. E cosa fa? Mena gli infermieri?
S: No, macchè. Sta in camera sua buono buono e… (cough)
P: E…
S: Guarda i pesci rossi.
P: Ma non ci credo. Ma l’hai mai visto un vero vecchio demente? Ma non lo sai che sono spettacolari? Dicono cose bibliche e terribili! E sono anche violenti! Prendi il film dei Simpson, ecco, fammi una scena tipo nonno Simpson in chiesa.
S: Ma il dramma interiore…
P: Un nonno che sragiona e picchia gli inservienti non ti sembra abbastanza drammatico? Insomma, qual è il problema con te? Hai paura di far succedere cose brutte ai tuoi personaggi? Ma sono personaggi, mica persone vere.
S: Lo so, però…
P: Tu li devi odiare i tuoi personaggi. Come Dostoevskij. Se Dostoevskij avesse amato Raskolnikov, non gli avrebbe mai permesso di ammazzare la vecchia.
S: In effetti, ammazzare la vecchia… è una cosa un po’ forte.
P: Se Flaubert avesse amato la signora Bovary, non le sarebbe successo nulla di male, e il libro sarebbe una palla tremenda.
S: Ma quel libro è una palla tremenda.
P: Auf. Se Manzoni avesse amato Renzo e Lucia… ma che te lo dico a fare. Facciamo così. Il tuo soggetto va bene.
S: Sul serio?
P: Fino al primo tempo. Nel secondo tempo atterrano gli alieni.
S: Eeeeh?
P: Dopodiché… continua tu. Vediamo cosa sei capace di fare.
S: Ma il dramma interiore?
P: Il dramma interiore sarà fi-ghi-ssi-mo. T’immagini? “Sono un ingegnere disoccupato 45enne, mantenuto da sua moglie e… che altro c’è adesso? Oh, no. Pure gli alieni! Tutte a me, capitano”.
S: Cough.
P: Magari salta fuori che gli alieni hanno una proposta di lavoro interessante. Lui fa carriera, diventa manager risorse umane, esternalizza tutti i call center su un asteroide e sua moglie resta senza lavoro. Pensaci.
S: Cough cough.
P: Le scenate della moglie: In questo modo tu penalizzi il made in earth! E lui: Me ne frego del genere umano! Cos’ha fatto per me il genere umano?! Ha ha ha! È una risata diabolica, senti? Mi piace quando nei film fanno le risate diaboliche. Cosa ne pensi?
S: Penso che tu… cough… penso che quelli come te…
P: Sì?
S: State distruggendo il cinema italiano.
P: Già. Ed è divertente. Ha ha ha. Allora mi raccomando. Gli alieni sul golfo di Genova. Sarà una cosa fighissima. M’immagino già le locandine. Pof.

32 commenti:

  1. Divertentissimo questo post!
    Non ho ancora visto il film, ma in effetti ieri anche Roy Menarini a Radio Città del Capo di Bologna diceva che quella del "salottierismo" è una gran pecca.

    Soldini è sempre stato un po' così, sfumato e sotto voce; non credo sia un male in sé, ma certo applicato a determinati soggetti non li fa rendere...

    Ma Muccino... aaarghh!

    RispondiElimina
  2. non so. il cinema italiano è quasi sempre votato al minimalismo. anche molto cinema francese è minimalista (penso a jaoui/bacri, ad esempio), però entusiasma, commuove, fa ridere, tutto contemporaneamente.

    quello italiano annoia.

    secondo me la differenza è che il cinema francese usa la sincerità come arma da taglio, anzi, no, come una granata: butta una frase in mezzo alla sala e colpisce tutti, chi in pieno chi solo di striscio; il cinema italiano questa sincerità ce l'ha molto raramente, non c'è niente di vero nei dialoghi, nelle scene.

    magari lo spettatore ci si riconosce anche, ma come si riconosce all'autogrill sullo schermo mentre sceglie la bibita, con la stessa partecipazione emotiva.

    RispondiElimina
  3. Attualmente in Italia a fare la differenza tra il cinema e la televisione sono soltanto le dimensioni dello schermo.

    RispondiElimina
  4. Vabbè, "occhio:spoiler" potevi anche non metterlo, tanto...
    Comunque grazie, è stato molto istruttivo; condivido tutto tranne Muccino, gli USA se lo possono pure tenere, lui e i suoi personaggi sempre in debito d'ossigeno

    RispondiElimina
  5. Mannò.
    Il problema è solo uno: gli italiani non hanno i soldi per gli effetti speciali.
    E senza effetti speciali, niente inseguimenti, niente ponti che crollano, niente sbudellamenti, niente attacchi missilistici, niente tuffi dall'elicottero.

    E soprattutto, niente alieni.

    Al massimo si discute in salotto e poi, colpo di scena, si va in cucina.

    RispondiElimina
  6. il problema del cinema italiano paradossalmente è nel nonno neorealista.

    non fu compreso quanto fosse una trovata d'esigenza autentica (l'arte d'arrangiarsi è la vera forma del genio italiano).

    così noi non ci siamo mai buttati sull'altro versante, quello del cinema vero. L'evasione.

    l'anti-divismo ha creato mostri sacri che parlano come ebeti anche nella realtà, quando poi nel reale vi sono cose assolutamente più fantastiche e teatrali.

    la tv ha dato il colpo di grazia.

    per salvarci occorre dunque una nuova esigenza da pronto soccorso. inquieta che per ora sia solo il remake dei pierini e delle mandrakate.

    forse ci salverà il tanto abbandonato teatro. recuperare quel taglio impostato oggi potrebbe essere assolutamente rivoluzionario.

    non so, certo dopo aver visto l'immensa cagata americana di stasera su italiaaaaa 1 (la leggenda degli imbecilli straordinari) mi chiedo se poi ci si debba tanto stracciare le vesti...

    RispondiElimina
  7. Beh, beh, calma a dare la colpa al neorealismo.
    Nei film neorealisti sparavano ai preti.
    Nei film neorealisti torturavano i partigiani con la fiamma ossidrica.
    Nei film neorealisti rubavano le biciclette e i bambini piangevano senza redenzione.
    Insomma, c'erano colpi di scena e cattiveria. Tutta roba che oggi manca.

    RispondiElimina
  8. cavolo, avevo scritto un commento bello denso ed è sparito.
    In Italia mancano gli uomini col sigaro che si chiamano Produttori. Soprattutto. Un produttore che dialoghi con lo sceneggiatore. Durante il neorealismo c'erano eccome, stavano alle costole di Rossellini e gli imponeva gli attori, i dialoghi, le scene da tagliare (poi rossellini, ma solo lui, se ne infischiava e faceva come voleva, compresi film orrendi ma ogni tanto tirava fuori il capolavoro). C'era Ponti che fece fare un film a Godard, lo guardò e disse: questo film è una cagata. E lo rimontò come voleva lui. Venne fuori una cagata enorme, tanto che il Francia si guardano Le Mepris, in versione originale - che ve lo dico a fare, un capolavoro - e noi il Disprezzo e non ci si capisce nulla. Ma Ponti aveva il coraggio di dire al MAESTRO GODARD che non sapeva fare i film! Cristo, e oggi nessuno lo spiega a Soldini o Salvadores o Luchetti...che magari qualcosa potrebbero rivedere nei loro script.
    Rizzoli fece cambiare il finale de I sogni nel Cassetto tre volte a Castellani, tre volte in cambio di tre macchine sportive! Questo era il neorealismo, caro rr.
    Oggi non mancano sceneggiatori o soggettisti, ma qualcuno che li faccia crescere.
    Sulla Jaoui/Bacri infatti c'è da dire che i loro film sono buoni proprio perché scritti in modo perfetto, ogni scena è un piccolo esempio di scrittura cinematografica. Così è.

    RispondiElimina
  9. questo post è spassosissimo! complimenti, hai colto nel segno trovando una chiave narrativa che esprime in modo esilarante il tuo pensiero. un po' quello che dovrebbero fare i nostri sceneggiatori/registi.

    RispondiElimina
  10. Ragazzi calma! Come al solito in Italia se tocchi certi mostri sacri saltate tutti per aria.

    Non ho detto che la colpa è del neorealismo in quanto facesse schifo! Assolutamente! Ho messo proprio quel 'paradossalmente' per significare il suo geniale parto d'arrangiamento.

    Non c'erano i mezzi, ma c'erano le idee. Chiaro?

    Poi però il suo successo (soprattutto di critica postumo, quasi reverenziale) ha fatto del male.

    Perchè se Tornatore o Salvatores ricalcano quel sistema (e ci riescono anche bene ammetto) gli danno subito l'Oscar. Ma come si avventurano in un tentativo più coraggioso vengono massacrati.

    tutto qui.

    Poi, è vero che c'era la cattiveria (i colpi di scena Leo erano fin troppo retorici), ad ogni modo negli stessi anni (anzi già un bel po' prima) in altre lande inventavano il thriller, il gangster movie, la commedia brillante.

    Non so perchè ma se voglio restare incollato allo schermo non mi sparo in dvd il delizioso Ladri di biciclette, ma credo piuttosto uno Scarface di Hawks o qualcosa tipo l'Ombra del dubbio di Hitchcock...

    chiaro, i gusti son gusti

    RispondiElimina
  11. Leonardo, sei un genio!
    GRAZIE VERAMENTE, mi hanno proposto il film, adesso col ca§§o che vado a vederlo.
    Mi viene in mente "La sconosciuta", l'hai visto?

    RispondiElimina
  12. Parole sante, santissime.
    Per questo il film di soldini non lo andrò mai a vedere a meno di non essere ben pagato per farlo.

    RispondiElimina
  13. Bello quel dialogo! Mi è piaciuta molto l'analisi sui soggetti. E ti ho citato sul mio blog, grazie per la riflessione che hai stimolato!

    RispondiElimina
  14. ecco, la Sconosciuta. io non l'ho visto, ma mi dicono che quel film un soggetto forte ce l'aveva: cattivi cattivissimi, stupri, donne schiavizzate, figli rubati ecc. Mi dicono però anche che era una gran cacata (per non usare la frase fatta fantozziana)

    RispondiElimina
  15. Secondo me è tutta colpa del ciacchista. Perché, tanto per tornare al fatto che le parole sono importanti, se lui dice "action" allora è obbligatorio che dopo il ciak succeda qualcosa, ma se dice "si gira" può non accadere niente, tanto si gira lo stesso.

    RispondiElimina
  16. carino il dialogo e condivido pienamente la necessità di un uomo col sigaro in ogni ambito (anche perchè a me piacciono parecchio i sigari, toscani specialmente), ma non condivido molto l'equazione film bello=film alla muccino. Voglio dire, ci sono film francesi molto più low profile dell'ultimo di soldini che ti lasciano incollati alla sedia. O anche "pane e tulipani", per restare in tema soldini, era sublime, pur non avendo scale che cadono in testa a culle con bambini e nonni dementi. Fermo restando che giorni e nuvole non mi è piaciuto granchè, la tua cura secondo me non è molto appropriata....

    RispondiElimina
  17. sottoscrivo francesco sia sul signore col sigaro in ogni ambito (specie in italia), sia sul sigaro toscano.

    gran post

    RispondiElimina
  18. @francesco: mentre scrivevo il mio commento precedente, pensavo proprio a pane e tulipani, ma ho preferito non entrare in argomento, perché so quello che voglio dire ma non so come farlo. ci provo lo stesso, ora che hai citato il film
    la scena che mi è piaciuta di più di pane e tulipani è banalissima: è la scena in cui le due donne fumano una sigaretta. un gesto molto comune, che esprime l'intimità nascente tra le due donne in modo semplice e forte. non voglio fare un'analisi su quella scena, anche perché non sono capace, voglio solo dire che quello è uno dei pochi film italiani non legnosi che io ricordi.

    RispondiElimina
  19. Caro Tondelli, sono un tuo coetaneo e un lettore del tuo blog e di mestiere faccio lo sceneggiatore.
    Non ho visto il film di Soldini e non voglio entrare nel dibattito sull'uomo col sigaro. Voglio dire invece che la tua analisi sul cinema italiano mi sembra sinceramente un po' generica e qualunquista.
    Affermare in gran scioltezza che "in Italia si fanno quasi solo film bruttini", e incolparne la categoria dei soggettisti mi sembra un po' improvvisato.

    E scusa se, invece di argomentare, mi permetto la seguente riflessione:
    Ho l'impressione che in Italia ci sia una grande disinvoltura nel parlar male del cinema nazionale, senza timore di esagerare o di essere smentiti. Noi del cinema siamo una categoria a cui si dà volentieri la colpa, come i politici o i tassisti.
    A differenza di politici o tassisti, però, a fare il cinema si guadagna poco.
    Io per esempio (non da solo) ho scritto la sceneggiatura di un film che, proprio in questi giorni, viene proiettato in molte sale italiane, e per farlo ho guadagnato diecimila euro lordi per un anno circa di lavoro. Non mi sembra molto. In compenso non avrò mai una pensione.
    Questo per dire che il cinema è un mestiere che, perlomeno alla mia età, si fa per passione. Come l'insegnante, il pompiere o il musicista. Un mestiere che secondo me merita un po' più di benevolenza.
    Per questo mi dispiace quando qualcuno vede un singolo film e poi si mette a parlar male del cinema italiano IN GENERALE.
    Ovviamente ci sono molti film italiani che non mi piacciono, o miei colleghi che non apprezzo per niente. Ma non è questo il punto.
    Il punto è che mi piacerebbe vedere un po' più di benevolenza da parte degli italiani verso il proprio cinema, verso i propri artisti e verso tutti quelli che in questo paese si sforzano di fare qualcosa con passione, e che facendolo si espongono al giudizio degli altri.
    Non so, forse è una cazzata. Forse manca di fondamento logico, ma questa è la mia riflessione. E mi fa piacere esporla nel tuo blog che, tanto per fare un esempio, è una cosa dell'Italia che apprezzo.

    RispondiElimina
  20. beh, gli alieni a Genova è una trovata già usata nel mitico film "Invaxon" dei buio pesto.

    RispondiElimina
  21. salve, ti leggo spesso; non ti ho mai commentato.

    anche secondo me il tuo dialogo è una caricatura in buona parte scollata dalla realtà.
    anzi, forse uno dei problemi è proprio che i signori col sigaro cercano i drammoni sentimentali, le coppie in crisi, margherita buy isterica, e quant'altro. questo anche perché sono convinti che, non avendo soldi per gli effetti speciali non resta che esasperare sentimenti piatti inseguendo la fiction televisiva.
    ma anche questa è una semplificazione.

    complimenti per il blog, ad ogni modo! marco

    RispondiElimina
  22. Var, mi dispiace, ma la passione non può essere una scusa.
    Anch'io svolgo il mio lavoro con passione, ma questo non m'impedisce di tornare a casa molti giorni con la sensazione di aver fatto pena. Per fare qualcosa di buono (qualsiasi cosa) la passione non basta: ci vuole anche la formazione.

    Questa idea per cui la "passione" deve essere per forza guardata con benevolenza è una cosa che non esiste... a parte, purtroppo, nei film italiani bruttini.
    Non tutti i film italiani lo sono, ma il genere "film italiani bruttini" esiste e ha caratteristiche sue proprie, per le quali ti rimando al manifesto del dogma italico.

    Riguardo a Muccino, chiarisco l'equivoco: i suoi film non mi piacciono molto. Ma c'è un motivo per cui lui è stato esportato ed altri no, ed è banalissimo: nei suoi film succedono cose (molte cose, anche in fretta), nei film degli altri no.

    RispondiElimina
  23. film italiani banali,spenti:si accetta una critica anche da chi non è del ramo? che ci sia passione sinceramente non traspare,ma il processo ai sentimenti e alle intenzioni non è cosa nostra.fotografia mediocre,direi che genova offre di meglio:a me sembrava supplire altre carenze,tipo quelle logiche che,come giustamente hai fatto notare te,rendono questo film una accozzaglia di comportamenti non "normali" ma che hanno la pretesa di esserlo. la pretesa di un film che parte da semplici cose,cose che possono succedere a chiunque,ma che in realtà sono ancora una volta raccontate da chi sembra vivere veramente in un asteroide.... e passi anche questo,se magari si fosse riuscito a farne un film poetico al di là del racconto. ma nulla,tempo scaduto:per tutto il film ho aspettato il momento catartico e invece ai titoli di coda ho capito che si è persa un'altra chance. solita lode agli attori ma...senza di loro cosa sarebbe stato questo film?

    RispondiElimina
  24. Ho visto Giorni e nuvole e mi è sembrato scadente. è un peccato che il cinema italiano venga identificato con un film mal riuscito come questo.

    RispondiElimina
  25. Hai proprio ragione. Una volta mi è capitato di incontrare quella regista italiana, quella del Portiere di Notte (non ricordo il nome, mannaggia! sto invecchiando). Aveva appena fatto un film in USA, uno della serie di Ripley con John Malkovic. La regista si lamentava VERAMENTE di un produttore americano con il sigaro in bocca che le aveva tagliato tutte le scene poetiche, cioè minimaliste.

    RispondiElimina
  26. il minimalismo non è un problema, è "bello", il problema è che noi non (NON) lo sappiamo fare. Lode a Leonardo per il post, per le sue repliche ai commenti e per il commento di Dottor C (il cinema francese 'da tinello' è esattamente quello descritto da lui). liz

    RispondiElimina
  27. chiedo scusa, intendevo il commento di Giorgian.

    RispondiElimina
  28. bè ma con una sceneggiatura così riscritta sarebbe stato accusato di plagio dai Coen di "A serious man"
    ... e anche quello, nonostante l'uragano finale, rimane una gran palla proprio per la mancanza di reattività umana

    RispondiElimina
  29. Giusto per curiosità qualcuno l'ha visto "Un'anima divisa in due"? Che lì i personaggi eccezionali (letteralmente, fuori dal normale) non mancavano. Poi se nessuno se l'è cagato capisco che abbia fatto scelte più convenzionali.
    NF

    RispondiElimina
  30. è la prima volta che ti leggo.
    analisi geniale (e io non sono di bocca buona), grazie mille!
    Vale

    RispondiElimina
  31. lo stanno vedendo i miei stasera in TV mentre io sono al computer. mi giungono radiazioni di noia a 3 metri di distanza. bravo.

    RispondiElimina

Puoi scrivere qualsiasi sciocchezza, ma io posso cancellarla.

Altri pezzi