Il governo italiano ha sospeso gli aiuti ai palestinesi
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lunedì 1 ottobre 2007
well, you know
Tutti vogliamo cambiare il mondo...
La premessa è sempre quella: abbasso i dittatori (e i militari) e viva la libertà. In tutto il mondo. Amen.
Detto questo, ammetto che l’idea di vestirmi di rosso (o di zafferano), mi costa qualcosa, e che in questo giorni mi riesce difficile reincarnarmi nel ragazzino che andava in piazza per i giovani di Tienammen. Voi potreste dire che è l’età, la borghesia che si fa strada lungo le rughe. Ma non è solo questo. L’orizzonte che si apre sulla Birmania in questi giorni è oggettivamente più angusto di quello che si scoperchiava in Europa e in Asia nel 1989.
Il mondo del 1989, sotto i resti screpolati della guerra fredda, era un mondo vergine, senza un destino scritto. Nessuno sapeva come sarebbe andato a finire: non c’era più nessun equilibrio internazionale con cui fare i conti. Si andava in piazza perché si aveva la sensazione che il blocco orientale potesse crollare, e trasformarsi all’improvviso in qualcosa di nuovo. Oggi sembra ingenuo, ma in quel momento l’ingenuità era l’unica opzione.
Oggi, viceversa, è un lusso che non dovremmo permetterci. Possiamo vestirci di rosso (o di zafferano), ma dobbiamo ricordarci che la Birmania è un feudo della Cina, e che la Cina ha il suo veto nel Consiglio di Sicurezza; possiamo tifare per i monaci, ma nessuno ha ancora proposto di boicottare le olimpiadi di Pechino del prossimo anno; possiamo farci belli coi nostri accorati inviti alla libertà, ma nel frattempo sappiamo che la Cina entrata nel WTO, con le sue riserve di dollari e la sua manodopera che resterà a basso costo per generazioni, non è obbligata ad ascoltarci.
Accanto alla Cina c’è l’altra ex potenza in crisi, la Russia, molto più potente oggi di quanto non lo fosse nel 1988. Considerate semplicemente questo: Putin può farci passare l’inverno al freddo. È in grado di farlo. Nel 1988, Gorbaciov non poteva. Il mercato globale dell’energia ha reso inutili le testate nucleari: la paura del freddo è uno spettro molto più concreto di quello dei missili. E noi davvero pensiamo di poter fare pressione sull’asse Cina-Russia perché ci stanno a cuore i poveri monaci birmani?
E se un giorno – e mi auguro domani – la libertà arrivasse, la Birmania cosa diventerebbe? Un Paese civile e democratico o un altro fornitore di lavoro sottopagato? Oltre che, naturalmente, una meta per il turismo sessuale? È oggettivamente più difficile, oggi, fantasticare sulla libertà. Abbiamo visto troppe incarnazioni scadenti.
A far finta di niente, a tifare libertà sempre e comunque, si rischia di diventare stucchevoli come i neoconi, che a ogni rivolta vanno in brodo di giuggiole, e subito s’inventano il marchio (rivoluzione arancione, rivoluzione dei cedri, mancava soltanto la rivoluzione zafferano, appunto). È un’esibizione modaiola e a volte fastidiosa, visto che quel che possiamo fare per quelle persone è oggettivamente poco. Lo si è visto qualche anno fa, quando a seguire certi link sembrava che la rivoluzione progressista fosse imminente in Iran. E certo se bastasse un link, per aiutare i rivoluzionari, oggi l’Iran sarebbe una democrazia occidentale. Ma non lo è. Un’altra rivoluzione recente – quella arancione in Ucraina – forse sta per tramontare in queste ore, ed è difficile pensare che nelle cabine elettorali di Kiev non abbia inciso lo spettro di un altro inverno al freddo. E contro il freddo ben poco può l’agitar di bandierine.
I neoconi però insistono: il loro mondo è ancora quello del 1989, la rivoluzione liberale sembra sempre alle porte, se l’ONU continua a opporre dei veti si può anche sciogliere l’ONU, eccetera. Oltre a glissare sulla sostanza economica dei problemi, continuano a dare per scontato un fattore che oggi è in discussione: la forza dell’America, faro delle libertà mondiali... Ma è un faro molto più fioco e intermittente di qualche anno fa. E non è stato certo l’11 settembre a indebolirla. Il responsabile è Bush: doppiamente responsabile, perché non solo ha incastrato l’esercito più potente del mondo in una guerra di logoramento in Iraq, ma in quattro anni non è ancora riuscito a vincerla. In Iraq Bush ha scoperto le carte di quello che doveva essere la principale forza deterrente in mano alle democrazie occidentali: e gli è andata male. Peggio per lui e per noi. Non solo rischia la sconfitta militare, ma ora non può più bluffare; oltre al fatto che il gas russo e le riserve di valuta cinesi fanno comodo anche a lui. E al suo successore, che più di tanto non potrà cambiare le carte in tavola.
Ci sarà forse più libertà, nel mondo d’oggi; probabilmente in molti Paesi la vita è migliore rispetto al 1988. In compenso c’è meno speranza, in generale, al punto che è lecito chiedersi se il cambio sia stato un buon affare. È una sensazione non solo mia, che toglie l’aria e il gusto per la rivolta. Al tg1 l’han capito, e alla Birmania non dedicano nemmeno più l’apertura. Al vecchio panino di Mimun (Berlusconi-Fassino-Berlusconi) hanno sostituito quello nuovo di Riotta: un’esile fettina di Birmania tra due spesse fette di Garlasco. Corsi e ricorsi storici: dopo gli entusiasmi politici, subentrano i peli grigi e ci si butta sui romanzi noir. Ma sono io che invecchio, o il mondo?
Spero di essere io. In fondo mi fa rabbia dover sempre assistere in tv alle rivoluzioni degli altri. Il fatto è che non ho smesso di considerare la libertà come una lotta quotidiana: perciò in un monaco che fa lo sciopero della fame vedo più libertà che nel dibattito sulla finanziaria. Forse non saranno mai più liberi come oggi, mentre marciano e tirano sassi: tifare per loro è scontato, ma io li invidio proprio.
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io la penso uguale (anche se la scriverei peggio).
RispondiEliminaLeo, a costo di buttarti ancora più giù devo segnalare che un servizio di Report (vado a memoria, potrei sbagliarmi) mostrava come dietro a tutte queste rivoluzioni "soft" e "colorate" ci fosse lo zampino dell'NSA americana, che provvedeva fondi, personale per indottrinare gli studenti, consulenze legali e via dicendo... per avere alla fine governi "amici".
RispondiEliminaQuanto al resto si tratta di semplice invecchiamento. Si smette di vedere la realtà in bianco e nero e si impara a scorgere le infinite zone grigie. I buoni non sono più così buoni, i cattivi non sono più così cattivi, tutti hanno le loro buone ragioni e via così.
Non so se sia meglio o peggio, so solo che sta capitando anche a me.
L'appoggio americano lo do per scontato, ed entro certi limiti lo trovo persino giusto.
RispondiEliminaIl problema è che soldi veri per finanziare la rivoluzione mondiale non ci sono: al massimo ci sono per comprare le bandierine arancioni, ma non per procurare agli ucraini il cherosene per l'inverno.
A pagare sono stati e saranno molti giovani in Iran, Libano, Ucraina, ecc., che andando dietro alle bandierine si sono trovati in guai anche peggiori.
E' la storia di tutte le rivoluzioni modaiole, dalla repubblica Partenopea in poi, ma non la studiano in molti.
beh, stavolta mi sa che gli americani non c'entrano.
RispondiEliminaE' una rivolta tutta birmana: dagli altri paesi l'appoggio è pressoché nullo (e tutti sono stati presi un po' di sorpresa, anche se non è del tutto inattesa), salvo dichiarazioni di principio; i monaci son scesi in piazza da soli (e non volevano compagnia) non per rovesciare la giunta ma per l'ingiustizia economica (la crisi dovuta al raddoppio del gas).
Interessantissima l'analisi di Leonardo, come sempre.
Però, qualcosa non mi torna.
Imborghesiti? Probabilmente si. Siamo puttane. Tolleriamo qualsiasi cosa di fronte alle minacce. E tanti tromboni spesso lo giustifichiamo con arie ciniche. "Così va il mondo".
Ma non è tutto qui: forse è proprio la limpida determinazione nonviolenta dei monaci, il mettere in gioco il proprio corpo, che mette a nudo quanto siamo invecchiati. E forse un po' codardi.
Proprio ora che ci sono margini di manovra, e pressione, e Pechino non vuole sfigurare, per via delle Olimpiadi. Basta lo spauracchio di Putin, che ha bisogno dell'Europa quanto l'europa ha bisogno della Russia.
Da noi, stiamo organizzando cose e rimettendo insieme gente che occasionalmente o per anni se n'è occupata.
Oltre agli appelli, agli inviti a non distogliere l'attenzione quando i riflettori si spengono (come già sta accadendo: bruciamo Ghandi in una settimana), alla lotta per l'embargo sulle armi ed una legge europea che controlli le destinazioni finali (e magari ripristinare la legge 185/90 martoriata da Berlusconi), ben vengano le foto in rosso. Che siano contorno e testimonianza visibile di una solidarietà che non finisce li.
L'appoggio è scontato, le modalità no.
Se qualcuno ha idee migliori, rispetto a questo o ad un silenzio omertoso, ben vengano. Di creatività c'è bisogno. Di intelligenza e di analisi lucide nell'individuare quei piccoli spazi in cui è possibile far qualcosa che, almeno, non fa danno, pure.
Segnalazioni sparse:
"va bene il fiocco rosso, ma i nostri affari col regime?"
http://unimondo.oneworld.net/article/view/153667/1/
"Il nastrino rosso dei calciatori per la Birmania: come funziona l'info-solidarietà internazionale?"
http://www.gennarocarotenuto.it/public/post/il-nastrino-rosso-dei-calciatori-per-la-birmania-come-funziona-l-info-solidarieta-internazionale-1350.asp
Come si aggira l'embargo europeo sulle armi a Myanmar
http://unimondo.oneworld.net/article/view/151344/1/3940
http://www.greenpeace.it/birmania
http://www.amnesty.it/appelli/azioni_urgenti/Myanmar
http://www.amnesty.it/pressroom/comunicati/CS104-2007.html
Ok, per ora basta ^_^
Gru'
hai molte ragioni (e le esprimi chiaramente). sì lo so che è come dire a una ragazza che è intelligente e ha un bel culo: so che alle ragazze intelligenti piace sapere che (anche) il loro culo è apprezzato, "anche" invece di "solo".
RispondiEliminaquel che dici è lucido e ha solo un filino di disincanto (ma non sarò io a darti del cinico: ho quasi cinquant'anni e io lo sono di più). ritorna sempre al che fare?
sorvolerò elegantemente sull'influenza americana perché mi fa ridere: probabilmente è più facile organizzare un colpo di stato che una rivoluzione... quindi... nsa o non nsa... cristo: indottrinare gli studenti. siamo nel 2007! se non ci riesce il governo birmano o quello cinese ci riusciranno gli americani?
stiamo qui a parlare di "resistenza" irachena o palestinese e gli americani indottrinano gli studenti?
ochei sto sviando.
il problema secondo me è uno solo: cosa non potrebbe fare un vero governo di centrosinistra se non fosse sempre perso dietro alle stronzate? se ogni volta che (sua santità) il dalai lama viene in italia per non dispiacere i cinesi non si trova un cazzo di esponente di governo disposto a riceverlo e farci due chiacchiere... eppure il tibet è sanguinosamente occupato da sessant'anni...
ah, ma è occupato dalla cina: appena vie' il sol dell'avvenire sistemiamo tutto, è ovvio.
sarà un caso che a sinistra si protesta solo contro le democrazie (evidentemente imperfette)?
invece i neoconi, come dici te, protestano solo contro i "communisti" o presunti tali. la dittatura birbana è oggettivamente fascista però è protetta dalla cina e quindi si può protestare...
che tristezza.
e la pena di morte? cristo se c'è un americano pronto a friggere si scatena un'ira di dio, ma per gli iraniani appesi a decine (peggio di un'opera di cattelan)... 'sti cazzi!
forse l'incongruenza fa perdere forza alle idee? forse tante piccole stronzate fanno un mare di stronzate? forse abbiamo dimenticato la portata "rivoluzionaria" della verità, sostituita dalla compatibilità. non sto parlando di realpolitik (ché mi sembra il minimo per un governo: tutti i membri di un governo dovrebbero pensare a quel che dicono perché potrebbe avere conseguenze), sto parlando di stronzate tipo "se diciamo questo facciamo il gioco di" perciò "è meglio se diciamo così altrimenti".
perciò continuiamo a dire che cuba è un paradiso e che gli israeliani so' come i nazisti, e chavez è un faro per i popoli oppressi... e che male c'è se un (nazista come) ahmadinejad parla all'onu e alla cazzo di università liberale (se c'era hitler invitavano pure lui, 'n te crede...
ochei, la pianto
Leonardo, il modo peggiore per iniziare la giornata (come capo? se è questa l'ora di arrivare? ma che ora è? ah, le 10.20? ma guarda te come passano le ore...in che senso licenziato?).
RispondiEliminaHai fatto un'analisi terrificante, che mi spazza via tante illusioni che mi erano rimaste in testa come ragnatele da dieci anni...in fondo lo sapevo che negli anni 90 è stata sprecata una Grande Occasione, ma in effetti, pensare che non poteva andare altrimenti...e scoprire (ma in fondo già lo sapevo, ma non così chiaramente) che dietro alle armi c'è e ci sarà sempre The Allmighty $...non è bello. Per niente.
Ma allora che si fa? Ci si rassegna a diventare vecchi, saggi e disillusi? La Birmania è lontana, l'Irak pure, Cuba e Israele...un mio professore che ho amato molto diceva che non esiste niente che si chiami progresso, l'umanità è ferma da sempre, ma sei stai seduto sul divano ti viene il culo piatto. Non so, che sia almeno quello un motivo per combattere?
Un saluto
Hai visto, Leonardo, che il problema è invece ben chiaro e ce lo spiega marcell-o (che deve fare delle frittate buonissime).
RispondiEliminaOvvero, come sempre, la colpa è die comunisti.
Ok, ok, le rivoluzioni sono neocone, basta che siano di un colore solo e non multicolori sennò sono dei pacifinti. (A proposito, qualcuno gliel'ha spiegato a Camillo che lo zafferano in pistilli è più vicino al rosso che non al giallo?
RispondiEliminaPerò se ci hanno fregato la rivoluzione deve anche essere colpa nostra: i bonzi non ci smuovono perché sappiamo che c'è la Cina, e non ci sentiamo abbastanza americani per metterci dietro il banner della settimana, allineati e coperti, eccetera eccetera. Solo che così, a furia di distinguo, non ci si sente nemmeno più.
se dovessi scegliere tra una dittatura e uno stato confessionale(più vicino di quanto si creda)credo che auspicherei per me stesso un salvifico cupio dissolvi.L'unica rivoluzione che avrebbe potuto scardinare i pesanti portoni di questo castello di carte era quella sessuale.Ma è stata sconfitta sul nascere(Amen)
RispondiEliminaIl problema è che siamo miopi. Noi riusciamo a vedere solo una triste storia di oppressione, mentre non cogliamo l'idea geniale del regime birmano di sparare sui religiosi. La nostra supponenza occidentale ci impedisce di importare soluzioni valide dal terzo mondo.
RispondiEliminamammifero bipede ricordi bene a proposito di report e del servizio sull'agenzia creata ad hoc per diffondere la "libertà" nei paesi come l'ucraina satellite russo e rafforzarne l'idea laddove c'è già( vi dicono niente i circoli per la libertà della brambilla?)
RispondiEliminacomunque condivido pienamente il tuo commento
è ovvio che non sono brillante (efficace) come leonardo e perciò (ancora di più la sera) tendo a fa'n casino.
RispondiEliminaquel che volevo dire è che le stronzate rendono la politica inefficace.
e la realtà è quel che è, indipendentemente da come la vediamo, interpretiamo e descriviamo.
e possiamo anche pensare che c'è un complotto per far vincere berlusconi e che prodi è pagato dall'americani ecc.
oppure no (o almeno non del tutto), la gente è stronza e superficiale e pensa ai cazzi propri: come un cazzo di mastella qualunque. e se la classe politica italiana non fosse poi così peggio di quelli che rappresenta? se non fosse (mediamente) peggiore dei giornalisti, degli insegnanti, dei tranvieri, dei grafici, dei blogger?
e se berlusconi non fosse un mostro? se berlusconi non fosse (poi così) peggiore e più disonesto dei suoi elettori?
tutto lo sproloquio è (sostanzialmente) questo: la realtà. è importante leggere bene la realtà. le stronzate non aiutano.
Ciao. Vorrei segnalare il Free Burma! day al quale spero aderirai e farai diffondere: www.free-burma.org .
RispondiEliminaE'pochissimo ma meglio di nulla. Ti ringrazio,un saluto.
Si: la classe politica è la sincera espressione del paese. Forse anche un pelino meglio.
RispondiEliminaMi hanno segnalato questo intervento del Movimento Nonviolento, che trovo molto interessante, e riporto
===
In questi giorni molti si interrogano su come non lasciare soli i monaci e i cittadini birmani che lottano in modo nonviolento per un'esistenza libera e dignitosa. Credo che in primo luogo vada espressa la nostra gratitudine perché loro non ci hanno lasciati soli. Ci indicano una strada per uscire dalle strettoie, dai riti della politica e dell'antipolitica, urlati da differenti pulpiti, palchi e teleschermi, con scomuniche e invettive reciproche.
L'ascolto, la parola, la riflessione, il silenzio, la testimonianza mostrano la loro capacità di incidere in profondità anche nella difficilissima situazione birmana.
I monaci dicono che non si può realizzare né ottenere nulla di buono se non si ha sufficiente pace nell'anima. "Offrire aiuto ad un intero popolo senza abbracciare le armi è un dovere", affermano, "ogni monaco deve essere partecipe e sapersi sacrificare per lenire le sofferenze del popolo dove vive e pratica. Preghiamo perché tutto questo finisca e la Birmania possa contare su di un governo democratico".
Marciano a piedi scalzi. Hanno rovesciato le loro ciotole, perchè non vogliono accettare l'elemosina dai militari: "Io ti rispetto come persona, ma non accetto nulla dalla tua struttura di violenza".
Manifestano senza bandiere di parte, solo quella con il pavone, simbolo di libertà e democrazia. Hanno rinunciato a segni distintivi per identificarsi nella sofferenza del popolo. Dai loro cortei non si levano slogan e proclami, ma una sola frase, in forma di preghiera: "viva la democrazia". Non portano cartelli, né striscioni, perchè il loro corpo disarmato è il messaggio.
Nella nostra situazione di grande privilegio non vediamo comportamenti paragonabili da chi si pretende guida spirituale o è chiamato a responsabilità di potere, né comportamenti significativamente migliori ci sembrano provenire da quanti, in modo a volte clamoroso, li contestano.
Siamo grati ai monaci birmani, ai cittadini che li accompagnano e proteggono, perché ci ricordano il valore di un metodo e di scelte sottolineate da due date vicine: 2 ottobre, anniversario della nascita di Mohandas Gandhi, "Giornata internazionale della nonviolenza" indetta dall'ONU, e 4 ottobre, anniversario della morte di San Francesco d'Assisi, patrono d'Italia, ricordato come inventore del presepe piuttosto che come costruttore di pace in tempi di crociate e difensore di ogni forma di vita.
Siamo vicini ai fratelli monaci birmani e li ringraziamo ancora per la loro lotta che fa tanto bene anche a noi, che dobbiamo trovare la forza per liberarci dalle basi militari e dalle bombe atomiche presenti sul nostro territorio, per uscire dai conflitti armati nei quali il nostro paese è coinvolto, per costruire una democrazia degna di questo nome.