(meno divertente del primo)
A me la Fontana di Trevi rossa è piaciuta!
Anche a me. Però quel tale bisogna metterlo in galera.
Ma non ha fatto niente. Anzi, è stato un gesto artistico.
Precisamente. Guarda, fosse per me istituirei tutta una categoria di Reati Artistici, a cui riserverei la parte più soleggiata delle galere.
L’Arte, un reato? Ma non ti vergogni?
Un po’ sì, mi vergogno. Ma vedi, è per il loro bene e dell’arte. Gli artisti che violano la legge hanno assolutamente bisogno di leggi da violare. Macchiare di rosso l’acqua della fontana diventa artistico soltanto se è un reato. Se lo derubrichiamo, tutti cominceranno ad andare alla Fontana con i secchielli di tutti i colori, e fidati, smetterà di essere bello dopo poche ore. Sarà diventata una cosa banale, istituzionale, verrà anche Veltroni a tinger l’acqua d’arcobaleno nel Giorno delle Minoranze,vogliamo ridurci così? Se invece desideriamo che l’acqua rossa resti un vero gesto artistico, dobbiamo ribadire che esiste una legge che la impedisce: e se la legge non c’è, ci toccherà scriverla. È un po’ lo stesso discorso dei writers. I writers sono artisti-contro. Se smettono di essere contro, smettono di essere artisti, per cui la società è costretta a dargli contro. Dalle mie parti a volte un assessore concede un muro ai writers: il risultato è sempre deludente. Il writer ha bisogno di avere fretta, freddo, paura dei poliziotti col manganello. Altrimenti diventa solo un decoratore di camion con aerografo, un madonnaro, e neanche dei migliori.
Scusa, ma in pratica stai dicendo che le pratiche artistiche fuorilegge ottengono il risultato opposto a quello che si prefissavano: rafforzare il controllo, inasprire le leggi…
Mi sembra una cosa abbastanza ovvia. Da quando nella mia città ci sono i writers, sono nati i comitati cittadini che ricoprono le scritte dei writers. Io penso che l’artista moderno (non l’artista classico, che era un grande artigiano al servizio di una committenza)... dicevo, penso che l’artista moderno sia quasi sempre un grande bambinone, e il contenuto ultimo delle sue opere sia, nel 50% dei casi: “Ehi, papà guardami, esisto”. Mi sembra di averne già parlato. Questo è un tipo di arte che, prima ancora di soldi, ha bisogno di un Papà. È un’arte che trasforma gli spettatori in padri, in borghesi da épater. Se la apprezziamo, dobbiamo fare esattamente quello che l’artista chiede: dargli tanti scapaccioni.
E allora Sgarbi…
Sgarbi è un critico d’arte. Se gli artisti dobbiamo mandarli tutti in galera, a Sgarbi propongo il ruolo di secondino. Lo trovo molto appropriato: gli altri dopo un po’ escono, lui resta lì.
Il tizio si è qualificato come futurista. Io ci avrei visto più certo situazionismo, oppure Christo, o un happening…
Guarda, è una questione di riferimenti culturali. Una fontana rossa è una provocazione. Durante il Novecento molti artisti hanno praticato la provocazione come arte, e ogni 5-6 anni cambiavano etichetta. Se poi nel tuo percorso personale hai studiato più gli anni ’70, magari lo chiamerai Happening. Il tizio è un fanatico di estrema destra, per cui ci vede il Futurismo. Ognuno alla fine è libero di sfoggiare l’etichetta in cui si riconosce.
Ma i futuristi macchiavano l’acqua delle fontane?
Che io sappia, no. Però non gli sarebbe dispiaciuto, anzi. Del resto il rosso era il colore preferito di Filippo Tommaso Marinetti, che proponeva di aumentare a dismisura la banda rossa sulla bandiera italiana. Il bianco e il verde dovevano rimanere due striscioline sul bordo. Lui però probabilmente avrebbe usato una vernice corrosiva.
Un criminale!
Ecco, hai centrato il punto. L’artista moderno è un criminale vero o un criminale per finta? Non lo so. Posso dire che molta neoavanguardia, dai Cinquanta-Sessanta in poi, ha trasformato in gesti teatrali quelli che all’inizio del secolo erano atti criminali veri e propri. I futuristi non andavano così per il sottile. Quel Guido Keller che sorvolò Montecitorio con un biplano, non credo che urlasse: “Scostatevi, sto per tirare un pitale”. Probabilmente non escludeva di ammazzare qualcuno mentre effettuava il suo gesto artistico.
Sì, ma Marinetti è vissuto per anni a Roma e non ha mai danneggiato in alcun modo la Fontana di Trevi.
Per un motivo molto preciso: voleva venderla ai turisti.
Prima di Totò?
Forse Totò si è ispirato in qualche modo a un manifesto composto tra il 1913 e il 1919, in cui Marinetti proponeva al Governo di vendere il patrimonio artistico italiano.
Dato che soltanto le Gallerie degli Uffizi e Pitti furono valutate più di un miliardo, l’Italia sarà in pochi anni abbastanza ricca per: 1. avere la prima marina mercantile del mondo; 2. avere una grande navigazione fluviale; 3. intensificare decisamente tutte le industrie esistenti, e creare immediatamente le mancanti; 4 sviluppare fino al rendimento massimo l’agricoltura e sanare tutte le zone malariche; 5. vincere completamente l’analfabetismo; 6. abolire totalmente ogni imposta per venti anni almeno; 7. dare un utile compenso ai combattenti.Ma il turismo…
Prevediamo tutte le obbiezioni e le distruggiamo: La vendita del nostro patrimonio artistico, ben lungi dal diminuire il nostro prestigio, dimostrerà al mondo che un popolo giovane e sicuro del proprio avvenire ne sa affrontare tutti i problemi, trasformando in forze vive le sue ricchezze morte, come un aristocratico intelligente rinuncia ad ogni fasto vano e lancia il proprio oro nell’industria.[…]*
Aspetta, aspetta:
Si obietterà anche che questa vendita allontanerà dall’Italia il fiume rimunerativo dei visitatori stranieri. Non vogliamo discutere qui sull’utilità dell’industria dei forestieri, che pur regalando all’Italia molti milioni, è tanto aleatoria da poter cessare per un caso isolato di colera o per una scossa di terremoto, ed è sempre dannosa poiché snazionalizza e umilia il nostro paese, lo riempie di spie e trasforma un terzo degl’italiani in albergatori, in ciceroni e in boys d’hôtel.
Dichiariamo soltanto che i forestieri verranno sempre, purtroppo, in gran numero, poiché la nostra penisola fa il clima più dolce, il cielo più bello [ecc. ecc.]*
Aspetta. Marinetti non era lo stesso che proponeva di asfaltare Venezia?
Proprio lui. Se fosse andato al potere avrebbe trasformato l'Italia in un un’enorme Porto Marghera. Anche se probabilmente il risultato sarebbe stato più simile a un enorme Agro Pontino.
Mi sfugge l’apparentamento dei futuristi coi fascisti, con il loro culto della tradizione, dell’antichità…
È un discorso molto lungo.
Allora lasciamo perdere, non mi interessa più.
Ti dico solo questo: il fascismo nel 1919 non è il fascismo del 1930. Il Mussolini di fine anni Dieci, che vive a Milano e scrive vibranti editoriali sul suo giornale finanziato dall’Ansaldo, è un appassionato di motori, di automobili e aeroplani. Per lui esistono ormai soltanto due classi sociali, i “produttori” (operai, industriali, ecc.) che fanno la ricchezza del Paese, e quelli che vivono alle spalle dei produttori (i politici corrotti di Roma ladrona).
Stai dicendo che Mussolini è nato leghista!
No. È nato socialista. Poi è stato anarcosindacalista, socialista-interventista, nazionalista… nella fase del flirt con Marinetti aveva idee molto simili a quelle dei padroncini di oggi. Quando è andato a Roma la musica è cambiata. Sai, il cupolone, il fontanone… è roba che alla lunga ti rammollisce.
Aveva ragione Marinetti? Dovevamo vendere tutto?
Non lo so. Però è da duemila anni che facciamo la figura di quelli che pisciano sui monumenti eterni. I monumenti restano abbastanza eterni, e il nostro piscio dopo un po’ se ne va via. I futuristi ormai son roba più vecchia del Colosseo. Personalmente preferisco non coltivare nostalgie per il passato, figurati se metto a nutrirle per un futuro andato male.
(*)F. T. Marinetti, Teoria e invenzione futurista, Milano, Mondadori, 1983, pagg. 432-434.
Posizione inusuale, critica, a tratti divertente e condivisibile, sicuramente molto interessante.
RispondiEliminaanche a me il rosso nella fontana è piaciuto, tanto più che nessun danno è derivato ai marmi della fontana.
RispondiEliminaa proposito di derubricazione dei reati, l'incuria degli amministratori cittadini verso i monumenti è reato o espressione artistica?
effettivamente i writer legalizzati sono una tristezza come la birra senz'alcol.
RispondiEliminaperò ti sfido a dirmi quando mussolini è stato anarcosindacalista. Per quanto ne so io ha flirtato col sindacalismo rivoluzionario, che però era allora un insieme ben più composito ed eterogeneo del puro anarcosindacalismo.
visto che la proprietà privata è praticamente intangibile,ritengo che il restante patrimonio sia da dividere per 57 milioni.Abbastanza insomma per coltivarci uno spazio artistico individuale,pure quando non deteniamo il talento di Caravaggio.
RispondiEliminap.s.(OT)quale governo ha inventato il condono tombale per il possesso di reperti archeologici(quella si,roba di una volgarità immensa)
Ice Kent: se la premessa è che ogni artista moderno è un potenziale criminale, va da sé che gli amministratori non possono essere artisti, sono cariche non cumulabili. Quindi se distruggi un opera d'arte da privato cittadino per vandalismo o negligenza commetti un gesto artistico: ma se sei un assessore o un sindaco, sei un criminale o basta.
RispondiEliminaSì, Cragno, mi hai sgamato, Mussolini non era anarcosindacalista ma sindacalista rivoluzionario. Ho messo anarcos. perché era più breve e suonava più strano. Tanto neppure lui, di lì a pochi anni, avrebbe saputo spiegare la differenza.
Leonardo a volte sei troppo fariseo.
RispondiEliminaCome si dice a Roma qui le chiacchiere stanno a zero. La Fontana Rossa è vitale, le buche su Via Nazionale mortali.
Rosso Trevi - Veltroni : 2 - 0
Eh?
RispondiEliminaCerto che è vitale, il problema è che resta un esempio vitale solo se rimane eccezionale.
Se passa l'idea che chiunque può essere artista buttando vanilina su un monumento... no, è un'opera d'arte soltanto la prima volta.
C'è un motivo preciso per cui la merda in scatola di Piero Manzoni si compra a peso d'oro e la mia no.
La parabola della giustizia italiana riguardo l'estrema destra...
RispondiEliminaPiazza Fontana tanti morti nessun colpevole-Fontana di Trevi un identificato e si è alle calcagna dei complici.
E con questo? Allora Duchamp (magari!) non è più artista?
RispondiEliminaOrmai La Fontana Rossa è opera prima, unica e irripetibile. Non c'è bisogno di martiri, condannati, cloni o maestri.
L'essenziale è non pretendere schemi o albi da seguire.
Chiunque può provare ma deve avere fantasia nella provocazione. Proprio come Manzoni.
Io in effetti stavo pensando a fare qualcosa con le transenne... Che dici? Ci proviamo?
Ma secondo me sei troppo drastico con questa cosa che è arte solo la prima volta: un po' di cacca in una scatolina, ben contestualizzata, potrebbe essere considerata una valida opera d'arte pure oggi
RispondiEliminaVabbe', e allora va a cagare.
RispondiEliminaAh beh no, la mia purtroppo non credo...
RispondiEliminaPer Volpice.
RispondiEliminaVorrei puntualizzare una cosa. La cacca in scatolina non te la giocare per farci soldi.
Qualcuno ha già avuto quest'idea e l'ha chiamata merde d'artiste.
Per quanto riguarda la fontana a me non dispiace, il rosso piace pure, meglio di tante vaccate dell'arte contemporanea. Per quanto riguarda l'ideatore del colo sono dell'idea che due mazzate glele possono dare se sono previste dalla legge. In fondo se lui volkeva provocare l'avrà pure considerata l'evenienza di rischiare...
A Milano Marinetti combatté il chiaro di luna specchiato nei navigli, e ora si vuole buttare all'aria la città per riesumarli. Milano città d'acqua fa il paio con la Rma imperiale di Mussolini. Il ritorno agli antichi splendori è la parola d'ordine di tutti gli esaltati
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